Petronio, Satyricon: 61-75, pag 2

Petronio, Satyricon: 61-75

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 61-75

Ille autem iam ebrius uxoris suae umeris imposuerat manus, oneratusque aliquot coronis et unguento per frontem in oculos fluente, praetorio loco se posuit, continuoque vinum et caldam poposcit

Delectatus hac Trimalchio hilaritate et ipse capaciorem poposcit scyphum, quaesivitque quomodo acceptus esset

'Omnia, inquit, habuimus praeter te; oculi enim mei hic erant

Et mehercules bene fuit

Scissa lautum novendialem servo suo misello faciebat, quem mortuum manu miserat

Et, puto, cum vicensimariis magnam mantissam habet; quinquaginta enim millibus aestimant mortuum

Sed tamen suaviter fuit, etiam si coacti sumus dimidias potiones super ossucula eius effundere'

[LXVI] -- Tamen, inquit Trimalchio, quid habuistis in cena

-- Dicam, inquit, si potuero; nam tam bonae memoriae sum, ut frequenter nomen meum obliviscar
Quello, ormai ubriaco, appoggiandosi con le mani sulle spalle della moglie, mentre l'olio profumato dalla fronte gli colava fin negli occhi a causa delle molte corone piazzate sulla testa, si sistema al posto d'onore, e ordina subito vino e acqua calda

Compiaciuto dell'allegria che c'era in sala, Trimalcione si fa portare anche lui un boccale più grosso e poi chiede ad Abinna come gli era andata

Tutto perfetto: mancavi solo tu; io però ero qui col pensiero

Ma, dio di un dio, è andata alla grande

Scissa ha offerto un ricco novendiale in onore di un suo schiavo che, povero diavolo, lui aveva liberato in punto di morte

Ma mi sa che avrà delle brutte rogne con le tasse, perché il morto gliel'hanno valutato 50000 sesterzi

Comunque siamo stati che è un piacere, anche se ci è toccato versare metà del vino sulle quattro ossa di quel disgraziato

66 Va bene, va bene fa Trimalcione Ma per cena che cosa vi hanno dato

Adesso risponde l'altro, provo a dirtelo, se ci riesco; ma io a memoria vado così forte che a volte non mi ricordo nemmeno il mio nome
Habuimus tamen in primo porcum botulo coronatum et circa sangunculum et gizeria optime facta et certe betam et panem autopyrum de suo sibi, quem ego malo quam candidum; nam et vires facit, et cum mea re causa facio, non ploro

Sequens ferculum fuit sciribilita frigida et supra mel caldum infusum excellente Hispanum

Itaque de sciribilita quidem non minimum edi, de melle me usque tetigi

Circa cicer et lupinum, calvae arbitratu et mala singula

Ego tamen duo sustuli et ecce in mappa alligata habeo; nam si aliquid muneris meo vernulae non tulero, habebo convicium

Bene me admonet domina mea

In prospectu habuimus ursinae frustum, de quo cum imprudens Scintilla gustasset, paene intestina sua vomuit; ego contra plus libram comedi, nam ipsum aprum sapiebat
Ad ogni modo, di primo ci hanno portato del maiale incoronato di salsicce e di ventrigli di pollo cucinati meravigliosamente, bietole e pane integrale autentico, che io preferisco a quello bianco perché ti rimette in forze e quando faccio i miei bisogni non mi vengono le lacrime agli occhi

Di secondo ci hanno portato una focaccia fredda con sopra del miele caldo, di quello spagnolo che è la fine del mondo

La focaccia l'ho assaggiata appena, il miele invece me lo son fatto uscire dagli occhi

Di contorno ceci e lupini, noci a piacere e una mela a testa

Io comunque me ne sono prese due, e la seconda ce l'ho qua nel tovagliolo, perché se al mio schiavetto non gli porto qualcosa, finisce che mi fa una scenata

Ah sì, fa bene a ricordarmelo la mia signora

Avevamo davanti agli occhi anche un bel pezzo di carne di orso e Scintilla, dopo averne assaggiata un po' senza starci a pensare, a momenti si vomita anche le budella; io invece me ne son fatta più di una libbra perché sapeva di carne di cinghiale
Et si, inquam, ursus homuncionem comest, quanto magis homuncio debet ursum comesse

In summo habuimus caseum mollem et sapam et cocleas singulas et cordae frusta et hepatia in catillis et ova pilleata et rapam et senape et catillum concacatum -- pax Palamedes

-- Etiam in alveo circumlata sunt oxycomina, unde quidam etiam improbi ternos pugnos sustulerunt

Nam pernae missionem dedimus

[LXVII] 'Sed narra mihi, Gai, rogo, Fortunata quare non recumbit

-- Quomodo nosti, inquit, illam, Trimalchio, nisi argentum composuerit, nisi reliquias pueris diviserit, aquam in os suum non coniciet

-- Atqui, respondit Habinnas, nisi illa discumbit, ego me apoculo'

Et coeperat surgere, nisi signo dato Fortunata quater amplius a tota familia esset vocata
E poi, dico io, se l'orso si pappa gli ometti, perché gli ometti non dovrebbero papparselo l'orso

Per dessert ci hanno portato formaggio fresco, sapa, lumache, una a testa, trippa, fegatini al tegamino, uova alla coque, rape, senape e un piatto con dentro della roba che sembrava merda, ma basta

Niente da fare: hanno fatto girare anche un vaso di olive in salamoia, e dei burini se ne sono prese fino a tre manciate a testa

Il prosciutto invece lo abbiamo rimandato al mittente

67 Ma dimmi un po', Gaio, te ne prego, com'è che Fortunata non è della partita

Come, Non lo sai gli risponde Trimalcione che quella, finché non ha rimesso a posto tutta l'argenteria e distribuito gli avanzi ai servi, non butta giù nemmeno una goccia d'acqua

Va bene incalza Abinna, ma se lei non si fa vedere, io alzo le chiappe e tolgo il disturbo

E aveva già fatto il gesto di alzarsi, quando, su ordine del padrone, tutta la servitù si mette a chiamare Fortunata quattro volte e più

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Petronio, Satyricon: 132-141
Petronio, Satyricon: 132-141

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 132-141

Venit ergo galbino succincta cingillo, ita ut infra cerasina appareret tunica et periscelides tortae phaecasiaeque inauratae

Tunc sudario manus tergens, quod in collo habebat, applicat se illi toro, in quo Scintilla Habinnae discumbebat uxor, osculataque plaudentem: 'Est te, inquit, videre'

Eo deinde perventum est, ut Fortunata armillas suas crassissimis detraheret lacertis Scintillaeque miranti ostenderet

Vltimo etiam periscelides resolvit et reticulum aureum, quem ex obrussa esse dicebat

Notavit haec Trimalchio iussitque afferri omnia et: 'Videtis, inquit, mulieris compedes: sic nos barcalae despoliamur

Sex pondo et selibram debet habere

Et ipse nihilo minus habeo decem pondo armillam ex millesimis Mercurii factam'
Così lei arriva, con il vestito tenuto su da una cintura giallina che le si vedeva sotto la tunica color ciliegia, i cerchietti intrecciati alle caviglie e gli stivaletti dorati

Allora, asciugandosi le mani con un fazzoletto che aveva al collo, si va a sdraiare accanto a Scintilla, la moglie di Abinna, e mentre questa batte le mani, la sbaciucchia dicendo: Te, beato chi ti vede

Tra un discorso e l'altro, si arriva al punto che Fortunata si sfila i braccialetti dalle braccia grassissime e li mostra a Scintilla tutta presa dalla cosa

Poi si toglie anche i cerchietti dalle caviglie e la reticella da capelli che a sua detta era di oro puro

Trimalcione segue la scena e poi, alla fine, si fa portare il tutto dicendo: Ecco qua le catene delle donne; e noi, baccalà, ci facciamo ripulire fino all'osso

Questo qui mi sa che pesa almeno sei libbre e mezzo

Però un bracciale da dieci libbre ce l'ho anch'io, che me lo son fatto fare coi millesimi di Mercurio
Vltimo etiam, ne mentiri videretur, stateram iussit afferri et circulatum approbari pondus

Nec melior Scintilla, quae de cervice sua capsellam detraxit aureolam, quam Felicionem appellabat

Inde duo crotalia protulit et Fortunatae invicem consideranda dedit et: 'Domini, inquit, mei beneficio nemo habet meliora

-- Quid

inquit Habinnas, excatarissasti me, ut tibi emerem fabam vitream

Plane si filiam haberem, auriculas illi praeciderem

Mulieres si non essent, omnia pro luto haberemus; nunc hoc est caldum meiere et frigidum potare'

Interim mulieres sauciae inter se riserunt ebriaeque iunxerunt oscula, dum altera diligentiam matris familiae iactat, altera delicias et indiligentiam viri

Dumque sic cohaerent, Habinnas furtim consurrexit, pedesque Fortunatae correptos super lectum immisit

'Au, au
Poi, per far vedere che non raccontava frottole, si fa portare una bilancia e pretende che i commensali se la passino per verificare il peso del bracciale

Ma Scintilla non è da meno, perché si toglie dal collo un astuccio in oro da lei chiamato Felicione

ne estrae due orecchini che porge a Fortunata, dicendole: Questi sono un regalo del mio signor marito che di più belli non ce ne sono

Sfido io

sbotta Abinna Per farti comprare quegli affari di vetro, mi hai portato via anche la camicia

Stai pur certa che se avessi una figlia, le taglierei i lobi delle orecchie

Se non ci fossero le donne, ti tirebbero dietro la roba; e invece, guarda un po', ci tocca pisciare caldo e bere freddo

Intanto le due donne, toccate nel vivo, mezze brille com'erano già, se la ridono e si sbaciucchiano, mentre una elogia il suo impegno di madre di famiglia, e l'altra si lamenta delle scappatelle del marito e di quanto lui la trascuri

E mentre se ne stanno così appiccicate, Abinna, senza farsi vedere, si alza e tira Fortunata per i piedi, facendola finire lunga e distesa sul letto

O porca

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Petronio, Satyricon: 91-110
Petronio, Satyricon: 91-110

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 91-110

' illa proclamavit aberrante tunica super genua

Composita ergo in gremio Scintillae indecentissimam rubore faciem sudario abscondit

[LXVIII] Interposito deinde spatio cum secundas mensas Trimalchio iussisset afferri, sustulerunt servi omnes mensas et alias attulerunt, scobemque croco et minio tinctam sparserunt et, quod nunquam ante videram, ex lapide speculari pulverem tritum

Statim Trimalchio: 'Poteram quidem, inquit, hoc fericulo esse contentus; secundas enim mensas habetis

si quid belli habes, affer'

Interim puer Alexandrinus, qui caldam ministrabat, luscinias coepit imitari clamante Trimalchione subinde: 'Muta

Ecce alius ludus

Servus qui ad pedes Habinnae sedebat, iussus, credo, a domino suo proclamavit subito canora voce: ‘Interea medium Aeneas iam classe tenebat’
urla quella con il vestito che svolazza fin sopra le ginocchia

Poi però si ricompone e si va a buttare tra le braccia di Scintilla, nascondendosi con il fazzoletto la faccia resa ancora più volgare dal rossore

8 Poco dopo Trimalcione ordina di servire il dessert, e i servi sparecchiano i tavoli e preparano dei nuovi coperti, spargendo per terra della segatura colorata di zafferano e di carminio e, cosa questa che non avevo mai visto, della polvere di mica

Subito Trimalcione attacca: Certo poteva bastare la prima portata; Invece c'è anche il dolce

E se di là avete qualcosa di buono, allora portatelo

Intanto uno schiavetto di Alessandria impegnato a servirci l'acqua calda comincia a imitare l'usignolo, con Trimalcione che ogni tanto gli grida: Cambia

E allora ecco arrivare un altro numero

Un servo che era sdraiato ai piedi di Abinna, a un cenno direi del padrone, comincia a declamare ad alta voce:Intanto Enea era già in mare aperto con la flotta
Nullus sonus unquam acidior percussit aures meas; nam praeter errantis barbariae aut adiectum aut deminutum clamorem, miscebat Atellanicos versus, ut tunc primum me etiam Vergilius offenderit

Lassus tamen cum aliquando desisset, adiecit Habinnas et 'Nunquit, didicit, sed ego ad circulatores eum mittendo erudibam

Itaque parem non habet, sive muliones volet sive circulatores imitari

Desperatum valde ingeniosus est: idem sutor est, idem cocus, idem pistor, omnis Musae mancipium

Duo tamen vitia habet, quae si non haberet, esset omnium numerum: recutitus est et stertit

Nam quod strabonus est, non curo; sicut Venus spectat

Ideo nihil tacet, vix oculo mortuo unquam

Illum emi trecentis denariis

[LXIX] Interpellavit loquentem Scintilla et: 'Plane, inquit, non omnia artificia servi nequam narras
Un suono più duro e sgradevole io non l'avevo mai sentito: infatti quel tizio, oltre agli alti e bassi casuali nei toni e agli errori di pronuncia tipici di chi è straniero, mescolava al testo dei versi di Atellana, tanto che per la prima volta in vita mia anche Virgilio mi fece venire il voltastomaco

Quando a un certo punto non ne poteva più, Abinna aggiunge: E pensare che a scuola non ci ha mai messo piede: sono stato io che per fargli imparare qualcosa lo mandavo dai suonatori ambulanti

Ed è per questo che adesso è una forza quando si mette a fare il verso ai mulattieri e ai suonatori ambulanti

E poi è un talento nato: sa fare il sarto, il cuoco, il pasticciere, un drago in tutti i mestieri

Certo, due difetti ce l'ha, sennò sarebbe perfetto: è circonciso e russa

Che poi sia strabico, non me ne importa: ha gli occhi come Venere

Per questo non sta mai zitto, e i suoi occhi sono sempre mobilissimi

L'ho pagato trecento denari

69 Scintilla lo interrompe e sbotta: Non li hai mica raccontati tutti i pregi di questo schiavo, eh

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Petronio, Satyricon: 16-30
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Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 16-30

Agaga est; at curabo stigmam habeat'

Risit Trimalchio et: 'Adcognosco, inquit, Cappadocem: nihil sibi defraudit, et mehercules laudo illum; hoc enim nemo parentat

Tu autem, Scintilla, noli zelotypa esse

Crede mihi, et vos novimus

Sic me salvum habeatis, ut ego sic solebam ipsumam meam debattuere, ut etiam dominus suspicaretur; et ideo me in vilicationem relegavit

Sed tace, lingua, dabo panem'

Tanquam laudatus esset nequissimus servus, lucernam de sinu fictilem protulit et amplius semihora tubicines imitatus est succinente Habinna et inferius labrum manu deprimente
Perché ti fa anche da ruffiano, ma io uno di questi giorni lo faccio marchiare

Trimalcione rise e disse: Lo riconosco, il Cappadoce: non si priva di nulla e com'è vero dio fa pure bene, perché son cose quelle che nella bara non ce le regala più nessuno

Ma tu, Scintilla, vedi di non fare troppo la gelosa

Credimi, voi donne vi conosciamo bene

Morissi qui sul posto, se non è vero che ai miei tempi mi sbattevo la padrona, tanto che anche il padrone ha fiutato qualcosa e mi ha spedito a sgobbare in campagna

Ma non fatemi parlare che è meglio

Ma quella lenza di uno schiavo, come se avessero detto mirabilia sul suo conto, tira fuori una piccola lampada di argilla e per una buona mezz'ora imita la tromba, con Abinna che lo accompagna facendo vibrare il labbro inferiore
Ultimo etiam in medium processit et modo harundinibus quassis choraulas imitatus est, modo lacernatus cum flagello mulionum fata egit, donec vocatum ad se Habinnas basiavit, potionemque illi porrexit et: 'Tanto melior, inquit, Massa, dono tibi caligas'

Nec ullus tot malorum finis fuisset, nisi epidipnis esset allata, turdi siligine uvis passis nucibusque farsi

Insecuta sunt Cydonia etiam mala spinis confixa, ut echinos efficerent

Et haec quidem tolerabilia erant, si non fericulum longe monstrosius effecisset ut vel fame perire mallemus

Nam cum positus esset, ut nos putabamus, anser altilis circaque pisces et omnium genera avium: 'Amici, inquit Trimalchio, quicquid videtis hic positum, de uno corpore est factum'
Alla fine avanza nel mezzo della sala e imita il flautista con due pezzi di canna, per poi passare a fare il verso al mulattiere con un mantello e una frusta, finché Abinna lo richiama a sé e lo sbaciucchia porgendogli un bicchiere di vino: Sei sempre più gagliardo, Massa, eccoti in dono un bel paio di sandali

Dio solo sa quando sarebbe finito quello strazio, se non avessero servito il dolce, a base di tordi farciti di uva passa e noci

Poi arrivano delle mele cotogne piene di spine per farle sembrare tanti ricci

E questo ancora ancora era tollerabile, se non avessero portato un piatto ben più spaventoso che ci fa pensare che sarebbe stato meglio morire di fame

Quando viene servita in tavola, occhio e croce ci sembra un'oca obesa con contorno di pesci e di uccelli assortiti: Amici, dice Trimalcione, tutto quello che vedete in tavola è fatto di un unico ingrediente

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Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 76-90

Ego scilicet homo prudentissimus, statim intellexi quid esset, et respiciens Agamemnon: 'Mirabor, inquam, nisi omnia ista de fimo facta sunt aut certe de luto

Vidi Romae Saturnalibus eiusmodi cenarum imaginem fieri'

[LXX] Necdum finieram sermonem, cum Trimalchio ait: 'Ita crescam patrimonio, non corpore, ut ista cocus meus de porco fecit

Non potest esse pretiosior homo

Volueris, de vulva faciet piscem, de lardo palumbam, de perna turturem, de colaepio gallinam

Et ideo ingenio meo impositum est illi nomen bellissimum; nam Daedalus vocatur

Et quia bonam mentem habet, attuli illi Roma munus cultros Norico ferro'

Quos statim iussit afferri, inspectosque miratus est

Etiam nobis potestatem fecit ut mucronem ad buccam probaremus
E io, siccome un paio di cose le so, capisco subito di cosa si tratta e, rivolgendomi ad Agamennone, gli dico: Ci va già bene se tutta 'sta roba non è fatta di o almeno di fango

A Roma ne ho viste, a Carnevale, di cene così che erano tutte finte

70 Non avevo ancora finito di parlare, che Trimalcione riattacca: Possano tutte le mie ricchezze, e non la pancia, smettere di crescere, se non è vero che per fare tutte queste cose il mio cuoco ha usato solo carne di porco

Bravi come lui non ce ne sono

Se solo lo volete, quello è capace che con una vulva vi fa un pesce, con un pezzo di lardo un piccione, con un prosciutto una tortora e con un culatello una gallina

Ed è per questo che io - ma sarò in gamba - gli ho dato un nome bellissimo: l'ho chiamato Dedalo

Siccome poi è davvero tanto in gamba, gli ho portato in dono da Roma dei coltelli in acciaio Norico

Se li fa subito portare e li scruta per bene con aria soddisfatta

ce li passa per farcene provare l'affilatura sulla faccia

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