I calzari nella tradizione ebraica così come in quella cristiana e musulmana, rappresentano la corporeità e un legame terreno che l'anima, in procinto di legarsi a Dio, deve abbandonare per favorire tale eccezionale incontro. Nel momento della rivelazione, il profeta viene investito nel volto da una forte luce la cui origine non va ricercata nelle fiammelle del roveto ardente, bensì nella presenza soprannaturale. Essa sopperisce in una magnifica trovata scenica, a qualsiasi altro tentativo di resa figurativa della persona di Dio Padre.
L'opera eseguita tra il 1615 e il 1617 all'inizio del soggiorno dell'artista presso la Corte dei Gonzaga a Mantova