né l'autrice dell'articolo né la donna che stava intervistando in un negozio, avrebbero saputo dirne il perché. Una rivista specializzata del 1918 affermava che si trattava di una "regola abbastanza consueta", dato che il rosa era un colore più "forte e deciso" mentre l'azzurro era più " delicato e aggraziato ". È probabile che sia questa la vera spiegazione. Il rosa in fondo, è un rosso sbiadito.
Nell'epoca dei soldati dalle giacche scarlatte e dei cardinali con le vesti rosse, il rosa doveva essere percepito come il più mascolino fra i due, mentre l'azzurro era la sfumatura riservata alla Madonna. Del resto all'inizio del secolo scorso anche l'idea di assegnare abiti diversi ai bambini in base al loro sesso è alquanto insolita: i tassi di mortalità e di nascita erano così elevati che tutti i bambini sotto i due anni indossavano abiti di lino bianchi, facili da candeggiare.
Nel periodo, dalla metà dell'Ottocento alla metà del novecento, il rosa passa dai vestiti delle giovani donne a quelli delle ragazzine delle bambine, che si convertono al rosa molto prima dei coetanei maschi all'azzurro. Già le filastrocche e le canzoncine settecentesche raccontano che i bambini nascono sotto i cavoli e le bambine sotto le rose. Se il salto dal fiore al colore è semplice, quello della verdura è un po' più complicato.
L'800 è ricco di documenti che confermano la consuetudine di vestire le bambine di rosa, ma per trovare le prime tracce della moda di vestire i neonati e bambini di rosa e azzurro bisognerà attendere la fine del secolo. Sembrerebbe che l'abitudine sia nata nell'Inghilterra vittoriana per poi diffondersi nel resto del continente.