Il fallimento delle credenze positivistiche e la crisi delle forme letterarie tradizionali segnano il primo Novecento con un esigenza di rinnovamento
Se è vero che il romanzo viene completamente trasformato c'è da dire che esso diventa un genere poco praticato, se non per creare opere di facile consumo. La prosa narrativa viene momentaneamente abbandonata in favore di una prosa lirica ispirata ai poemetti in prosa di Baudelaire. Nasce di qui la tendenza che caratterizzerà il primo Novecento, cioè il frammento, una composizione tanto breve quanto intensa che, sulla scia del Decadentismo, reintroduce la poesia pura in quanto pone in primissimo piano la soggettività del poeta e l'interiorità travagliata dell'uomo contemporaneo.
Tutto ciò, nella forma, si traduce con un abbandono della metrica tradizionale e dei suoi limiti in favore del verso libero. Il termine di poeti "crepuscolari" compare per la prima volta sulla Stampa in una recensione di Borgese del 1909 il quale parlò di una voce di una poesia gloriosa che si spegne, cioè una voce
"crepuscolare". I poeti che sono racchiusi in questa cerchia sono infatti il simbolo dell'esaurimento della tradizione lirica italiana, i cui contenuti tipicamente aulici e sublimi sono sostituiti dall'amore per le piccole cose, dalla vita quotidiana e da un linguaggio sempre più dimesso e prosaico. È evidente la rottura con la poesia precedente sia sul piano formale che sul piano ideologico in quanto la nuova poesia non ha più messaggi eccezionali da proporre al lettore, ma diventa semplicemente la voce dell'esistenza borghese come esperienza minore se non inutile.
I modelli del Crepuscolarismo sono da ricercarsi nel Simbolismo più introverso diffuso in Francia e in Belgio ma che si avvicina molto al Simbolismo di Pascoli con la sua poetica del fanciullino e l'adozione di tematiche umili e domestiche. In realtà il Crepuscolarismo non può considerarsi un movimento ben organizzato che faccia capo ad un gruppo preciso; come in molti casi, si tratta di una tendenza, di un orientamento diffuso che interpreta, in maniera del tutto diversa da autore ad autore, la crisi dei valori poetici del mondo borghese. È per questo che questi poeti sono lontani anche geograficamente: a Torino spicca la personalità di Guido Gozzano che fu in stretti rapporti anche con l'ambiente ligure dove la tendenza si diffuse.
Per il resto altri centri sono Roma e l'Italia centrale dove si ritrovano Sergio Corazzini, Marino Moretti e Aldo Palazzeschi. Questa lontananza geografica fa pensare anche a diversi modi di concepire l'esperienza crepuscolare, aiutata anche dalla mancanza di un programma preciso come si diceva all'inizio. Il crepuscolarismo di Corazzini, con il suo verso libero, si ricollega molto alla lezione simbolista e propone un forte valore esistenziale: il poeta si presenta come un fanciullo malato che nega il significato della poesia come scrittura dell'anima. La sua poesia risente molto del simbolismo francese e fiammingo soprattutto per la scelta del tema della sofferenza esistenziale ma anche nell'attenzione verso il mondo delle piccole cose.