quae nonagesimum annum transgressa cum summa et animi et corporis sinceritate lectulo, quantum dinoscere erat, cotidiana consuetudine cultius strato recubans et innixa cubito tibi quidem inquit, Sex Pompei, dii magis quos relinquo quam quos peto gratias referant, quod nec hortator uitae meae nec mortis spectator esse fastidisti ceterum ipsa hilarem fortunae uultum semper experta, ne auiditate lucis tristem intueri cogar, reliquias spiritus mei prospero fine, duas filias et uno nepotum gregem superstitem relictura permuto cohortata deinde ad concordiam suos distributo eis patrimonio et cultu suo sacrisque domesticis maiori filiae traditis poculum, in quo uenenum temperatum erat, constanti dextera arripuit |
Ormai ultranovantenne e dopo una vita trascorsa nella più grande onestà di azioni e di sentimenti, messasi a giacere sul letto che aveva preparato, a quel che si poteva capire, con più cura del solito e stando appoggiata su un braccio: Mi auguro, o Sesto Pompeo, disse, che ti abbiano a compensare del fatto che non disdegnasti di esortarmi a vivere e di assistere alla mia morte più gli dei che lascio di quelIi che vado a trovare Ma, dopo aver io stessa sperimentato la favela sempre lieta della sorte, perché non sia costretta dal desiderio di vivere ancora a vederne l'altra, cambio gli ultimi giorni della mia vita con una morte serena, trovandomi a lasciare superstiti due figlie e un folto gruppo di nipoti Esortati quindi i suoi alla concordia e diviso tra loro il patrimonio, dopo aver affidato alla maggiore delle figlie l'incarico di tener viva la sua memoria e i sacri oggetti della casa, diè di piglio con mano coraggiosa alla tazza in cui era stato mesciuto il veleno |
tum defusis Mercurio delibamentis et inuocato numine eius, ut se placido itinere in meliorem sedis infernae deduceret partem, cupido haustu mortiferam traxit potionem ac sermone significans quasnam subinde partes corporis sui rigor occuparet, cum iam uisceribus eum et cordi imminere esset elocuta, filiarum manus ad supremum opprimendorum oculorum officium aduocauit nostros autem, tametsi nouo spectaculo obstupefacti erant, suffusos tamen lacrimis dimisit Sed ut ad Massiliensium ciuitatem, unde in hoc deuerticulum excessi, reuertar, intrare oppidum eorum nulli cum telo licet, praestoque est qui id custodiae gratia acceptum exituro reddat, ut hospitia sua, quemadmodum aduenientibus humana sunt, ita ipsis quoque tuta sint |
quindi, fatte libagioni a Mercurio ed invocatene la protezione per un viaggio tranquillo fino alla parte migliore dell'Inferno, bevve d'un fiato la mortale pozione e, scrivendo, momento per momento, quali parti del corpo fossero prese dal freddo della morte, aggiunse che ne sentiva già l'effetto alle viscere e al cuore; poi chiamò a sé le figlie per l'estremo incarico di chiuderle gli occhi Quanto a noi Romani che eravamo ad assistere, pur sbalorditi da quello strano episodio, pure noi ci trovammo con gli occhi gonfi di pianto Ma per tornare a Marsiglia, donde ho preso lo spunto per questa breve digressione, a nessuno è lecito entrare armato in città, e c'è chi e addetto a restituire a chi esce le armi che avrà depositate al suo ingresso: la ragione è che essi vogliono essere, quanto ospitali, tanto sicuri nei confronti di chi vada a trovarli |
Horum moenia egressis uetus ille mos Gallorum occurrit, quos memoria proditum est pecunias mutuas, quae his apud inferos redderentur, dare, quia persuasum habuerint animas hominum inmortales esse dicerem stultos, nisi idem bracati sensissent, quod palliatus Pythagoras credidit Auara et feneratoria Gallorum philosophia, alacris et fortis Cimbrorum et Celtiberorum, qui in acie gaudio exultabant tamquam gloriose et feliciter uita excessuri, lamentabantur in morbo quasi turpiter et miserabiliter perituri Celtiberi etiam nefas esse ducebant proelio superesse, cum is occidisset, pro cuius salute spiritum deuouerant laudanda utrorumque [populorum] animi praesentia, quod et patriae incolumitatem fortiter [tueri] et fidem amicitiae constanter praestandam arbitrabantur |
A coloro che escono dalle mura si dice che per antica tradizione gallica essi consegnino delle somme in prestito, da restituire quando saranno agli inferi, persuasi come sono che l'anima dell'uomo è immortale Li potresti considerare sciocchi, se non che essi, che secondo l'uso nazionale indossano delle brache, hanno le stesse credenze di Pitagora, che vestì il mantelletto greco Avara ed interessata è la filosofia dei Galli tanto, quanto alacre e coraggiosa è quella dei Cimbri e dei Celtiberi, che sul campo di battaglia esultavano, sapendo che sarebbero morti gloriosamente e in piena beatitudine, mentre, quand'erano ammalati, si rattristavano come per dover morire in maniera, per così dire, ignobile e misera I Celtiberi ritenevano addirittura empio sopravvivere ad una battaglia, quando fosse caduto colui, alla cui sola incolumità avevano dedicato solennemente la propria vita Degli uni e degli altri è degno di lode il sangue freddo, perché credevano che fosse necessario proteggere coraggiosamente la patria e mantenere fede senza esitazione alla loro parola di amici |
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Thraciae uero illa natio merito sibi sapientiae laudem uindicauerit, quae natales hominum flebiliter, exequias cum hilaritate celebrans sine ullis doctorum praeceptis uerum condicionis nostrae habitum peruidit remoueatur itaque naturalis omnium animalium dulcedo uitae, quae multa et facere et pati turpiter cogit, si ortu eius aliquanto felicior ac beatior finis reperietur Quocirca recte Lycii, cum his luctus incidit, muliebrem uestem induunt, ut deformitate cultus commoti maturius stultum proicere maerorem uelint Verum quid ego fortissimos hoc in genere prudentiae uiros laudem respiciantur Indorum feminae, quae, cum more patrio conplures eidem nuptae esse soleant, mortuo marito in certamen iudiciumque ueniunt, quam ex his maxime dilexerit |
[12] E sì che a ragione può rivendicare il titolo di saggio quel popolo della Tracia, che, piangendo le nascite e celebrando giulivamente i funerali, ha saputo, senza precetto alcuno dei filosofi, intendere la vera essenza della condizione mortale Aborriamo, dunque, da ogni istinto di piacere animalesco che ci costringe a fare e a subire molte vergogne, una volta scoperto che morire è cosa alquanto più felice e beata del nascere [13] Non hanno, dunque, torto i Lici ad indossare, quando sono colpiti da un lutto, abiti femminili: perché così sono indotti dalla stranezza del loro vestire a por termine al più presto ad una sciocca afflizione Ma a che lodare gli uomini più forti in questo genere di saggezza Osserviamo, ad esempio, le mogli degli Indiani, le quali, lì vige la poligamia, alla morte del marito fanno a gara, con regolare processo, per sapere quale tra loro il defunto abbia amata di più |
uictrix gaudio exultans deductaque a necessariis laetum prae se ferentibus uultum coniugis se flammis superiacit et cum eo tamquam felicissima crematur: superatae cum tristitia et maerore in uita remanent protrahe in medium Cimbricam audaciam, adice Celtibericam fidem, iunge animosam Thraciae potentiam sapientiam, adnecte Lyciorum in luctibus abiciendis callide quaesitam rationem, Indico tamen rogo nihil eorum praeferes, quem uxoria pietas in modum genialis tori propinquae mortis secura conscendit Cui gloriae Punicarum feminarum, ut ex conparatione turpius appareat, dedecus subnectam: Siccae enim fanum est Veneris, in quod se matronae conferebant atque inde procedentes ad quaestum, dotis corporis iniuria contrahebant, honesta nimirum tam inhonesto uinculo coniugia iuncturae |
La vincitrice, esultante di gioia e accompagnata dai parenti stretti ilari in volto fino al rogo, si getta tra le fiamme e, pienamente beata, si fa cremare con lui: le mogli che sono state vinte nel giudizio continuano a vivere nella mestizia e nell'afflizione Pensiamo all'audacia dei Cimbri, alla lealtà dei Celtiberi, uniamovi la coraggiosa saggezza dei Traci, l'intelligente comportamento dei Lici nello smettere il lutto: e tuttavia nulla vale quanto il rogo degli Indiani, su cui una moglie, innamorata e fedele, sale, senza preoccuparsi minimamente della morte che la sovrasta, come su un letto nuziale [15] A questi esempi di lodevole eroismo farò immediatamente seguire, perché ne risalti al confronto la vergognosità, la sfrontatezza delle donne puniche: c'è, infatti, a Sicca un tempio di Venere, nel quale si recavano le matrone: esse, da qui partendo, offrivano a pagamento il proprio corpo per procurarsi, con offesa alla loro pudicizia, la dote nuziale: disposte, così, a legare con un vincolo tanto disonesto un vincolo onesto, quale dev'essere quello coniugale |