[31] Hoc sibi illi veteres persuaserant, ad hoc efficiendum intellegebant opus esse, non ut in rhetorum scholis declamarent, nec ut fictis nec ullo modo ad veritatem accedentibus controversiis linguam modo et vocem exercerent, sed ut iis artibus pectus implerent, in quibus de bonis et malis, de honesto et turpi, de iusto et iniusto disputatur; haec enim est oratori subiecta ad dicendum materia Nam in iudiciis fere de aequitate, in deliberationibus [de utilitate, in laudationibus] de honestate disserimus, ita [tamen] ut plerumque haec ipsa in vicem misceantur: de quibus copiose et varie et ornate nemo dicere potest, nisi qui cognovit naturam humanam et vim virtutum pravitatemque vitiorum et intellectum eorum, quae nec in virtutibus nec in vitiis numerantur |
[31] Di questo erano convinti gli antichi, e capivano che per raggiungere tale scopo occorreva non declamare nelle scuole dei retori né esercitare solo la lingua e la voce in dibattiti immaginari e privi di rispondenza con la vita reale, ma saziare la mente con quelle discipline in cui si discute del bene e del male, dell'onesto e del turpe, del giusto e dell'ingiusto; perché questa è la materia in cui si deve misurare l'oratore nei suoi discorsi Nei processi, infatti, trattiamo per lo più della giustizia, nelle sedi in cui si delibera trattiamo dell'utilità, nelle occasioni in cui si pronunciano elogi trattiamo dell'onestà, anche se questi temi molto frequentemente si mescolano fra loro; e non è possibile che uno possa parlare in modo pieno, articolato ed elegante, se non conosce fino in fondo la natura umana e la forza della virtù e il potere negativo dei vizi e se non sa comprendere le azioni non classificabili né tra le virtù, né tra i vizi |
Ex his fontibus etiam illa profluunt, ut facilius iram iudicis vel instiget vel leniat, qui scit quid ira, promptius ad miserationem impellat, qui scit quid sit misericordia et quibus animi motibus concitetur In his artibus exercitationibusque versatus orator, sive apud infestos sive apud cupidos sive apud invidentis sive apud tristis sive apud timentis dicendum habuerit, tenebit venas animorum, et prout cuiusque natura postulabit, adhibebit manum et temperabit orationem, parato omni instrumento et ad omnem usum reposito sunt apud quos adstrictum et collectum et singula statim argumenta concludens dicendi genus plus fidei meretur: apud hos dedisse operam dialecticae proficiet Alios fusa et aequalis et ex communibus ducta sensibus oratio magis delectat: ad hos permovendos mutuabimur a Peripateticis aptos et in omnem disputationem paratos iam locos |
Dalle fonti di questo sapere sgorgano anche altri vantaggi: riesce più facilmente a eccitare o placare la collera del giudice chi sa cos'è l'ira, e lo può indurre più prontamente alla compassione chi sa cos'è la misericordia e da quali sentimenti viene suscitata L'oratore bene addestrato da questi aspetti del sapere e dalla pratica, sia che si debba rivolgere a un pubblico di persone ostili o emotive o invidiose o malvage o pavide, saprà sentire il loro polso e maneggiare e darà, secondo la natura di ciascuno, il tono giusto al discorso, tenendo pronto a disposizione ogni strumento, predisposto per ogni evenienza Per alcuni merita maggiore fiducia un tipo di oratoria concisa, serrata, capace di concentrare simultaneamente le singole argomentazioni: con costoro sarà utile maneggiare bene la dialettica Altri si fanno prendere da un discorso fluente, senza scosse e regolato secondo i princìpi del buon senso: per far colpo su costoro, prenderemo a prestito dai Peripatetici i temi adatti e già pronti per le varie dispute |
dabunt Academici pugnacitatem, Plato altitudinem, Xenophon iucunditatem; ne Epicuri quidem et Metrodori honestas quasdam exclamationes adsumere iisque, prout res poscit, uti alienum erit oratori Neque enim sapientem informamus neque Stoicorum comitem, sed eum qui quasdam artis haurire, omnes libare debet Ideoque et iuris civilis scientiam veteres oratores comprehendebant, et grammatica musica geometria imbuebantur Incidunt enim causae, plurimae quidem ac paene omnes, quibus iuris notitia desideratur, pleraeque autem, in quibus haec quoque scientia requiritur [32] Nec quisquam respondeat sufficere, ut ad tempus simplex quiddam et uniforme doceamur |
Gli Accademici daranno il contributo della loro combattività, Platone metterà in campo la sublimità, Senofonte il tono garbato; e non sarà neppure fuori posto per l'oratore desumere alcuni pungenti aforismi da Epicuro e da Metrodoro e applicarli secondo che il tema lo richieda Non stiamo, infatti, delineando la figura del sapiente né di un seguace degli Stoici, bensì quella di una persona che debba assimilare a fondo certe discipline e sfiorarle tutte Ecco perché gli oratori di un tempo avevano in pugno il sapere relativo al diritto civile, mentre ricevevano solo un'infarinatura di grammatica, musica e geometria Si presentano infatti delle cause, anzi moltissime e si può dire tutte, in cui è essenziale la conoscenza del diritto, ma ve ne sono spesso altre in cui si richiede una buona conoscenza anche di queste discipline [32] E non mi si risponda che basta apprendere di volta in volta nozioni superficiali e generiche |
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Tacito, Dialogus de oratoribus: 21-30
Latino: dall'autore Tacito, opera Dialogus de oratoribus parte 21-30
primum enim aliter utimur propriis, aliter commodatis, longeque interesse manifestum est, possideat quis quae profert an mutuetur deinde ipsa multarum artium scientia etiam aliud agentis nos ornat, atque ubi minime credas, eminet et excellit Idque non doctus modo et prudens auditor, sed etiam populus intellegit ac statim ita laude prosequitur, ut legitime studuisse, ut per omnis eloquentiae numeros isse, ut denique oratorem esse fateatur; quem non posse aliter existere nec extitisse umquam confirmo, nisi eum qui, tamquam in aciem omnibus armis instructus, sic in forum omnibus artibus armatus exierit |
Tanto per cominciare, ben diverso è l'uso di ciò che abbiamo fatto nostro e di ciò che abbiamo preso a prestito, ed esiste ovviamente una grande differenza tra il possedere davvero o avere da altri ciò che esponiamo In secondo luogo, la buona conoscenza di numerose discipline orna il nostro discorso anche quando trattiamo d'altro e, quando meno lo credi, essa campeggia e spicca E non se ne accorge solo l'ascoltatore dotto e smaliziato, ma anche il grosso pubblico, e subito, nella lode che gli manifestano, salutano uno che ha studiato come si deve, che ha percorso tutte le tappe dell'eloquenza, che insomma è un vero oratore; quale sostengo non esistere o non essere mai esistito se non quando scende nel foro armato di tutto questo vario sapere, come il soldato scende in battaglia in pieno assetto di guerra |
Quod adeo neglegitur ab horum temporum disertis, ut in actionibus eorum huius quoque cotidiani sermonis foeda ac pudenda vitia deprehendantur; ut ignorent leges, non teneant senatus consulta, ius [huius] civitatis ultro derideant, sapientiae vero studium et praecepta prudentium penitus reformident In paucissimos sensus et angustas sententias detrudunt eloquentiam velut expulsam regno suo, ut quae olim omnium artium domina pulcherrimo comitatu pectora implebat, nunc circumcisa et amputata, sine apparatu, sine honore, paene dixerim sine ingenuitate, quasi una ex sordidissimis artificiis discatur Ergo hanc primam et praecipuam causam arbitror, cur in tantum ab eloquentia antiquorum oratorum recesserimus |
Gli abili parlatori di oggi, invece, trascurano questa cultura al punto che si può cogliere nelle loro arringhe anche la loro lingua quotidiana coi suoi brutti e deplorevoli difetti: ignorano le leggi, non tengono presenti i decreti del senato, giungono a rendere ridicolo il diritto civile, guardano con profondo sgomento all'apprendimento del sapere e ai precetti della filosofia Degradano l'eloquenza, confinandola, come se fosse bandita dal suo regno, in pochissime idee e in miserevoli battute sentenziose; sicché lei che un tempo, signora di tutte le arti, riempiva, col suo magnifico corteggio, i petti, ora, sconciata e mutilata, senza seguito né onori, direi quasi senza una sua dignità d'origine, la si impara come uno dei mestieri più volgari Questa ritengo essere la prima e principale causa del nostro così grave scadimento rispetto all'eloquenza degli antichi oratori |
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Si testes desiderantur, quos potiores nominabo quam apud Graecos Demosthenem, quem studiosissimum Platonis auditorem fuisse memoriae proditum est Et Cicero his, ut opinor, verbis refert, quidquid in eloquentia effecerit, id se non rhetorum [officinis], sed Academiae spatiis consecutum Sunt aliae causae, magnae et graves, quas vobis aperiri aequum est, quoniam quidem ego iam meum munus explevi, et quod mihi in consuetudine est, satis multos offendi, quos, si forte haec audierint, certum habeo dicturos me, dum iuris et philosophiae scientiam tamquam oratori necessariam laudo, ineptiis meis plausisse [33] Et Maternus 'mihi quidem' inquit 'susceptum a te munus adeo peregisse nondum videris, ut incohasse tantum et velut vestigia ac liniamenta quaedam ostendisse videaris |
Se si vogliono delle testimonianze, quale più autorevole posso produrre se non quella, tra i Greci, di Demostene, che la tradizione vuole come uno dei più appassionati discepoli di Platone E Cicerone ci dice testualmente, se ben ricordo, che quanto egli è come oratore lo deve non alle botteghe dei retori, ma ai portici dell'Accademia Altre cause vi sono, importanti e gravi, che tocca a voi mettere in luce, perché il mio compito l'ho ormai assolto e, com'è mia abitudine, ho urtato un numero abbastanza grande di persone che, se avessero ascoltato le mie parole, direbbero, ne sono sicuro, che, nel lodare il sapere nel campo del diritto e della filosofia, ho solo reso omaggio a mie piccole vanità [33] E Materno: 'Secondo me, non hai affatto terminato il compito che ti sei assunto, anzi mi sembra che tu l'abbia appena iniziato e solo tracciato un abbozzo del problema |
Nam quibus [artibus] instrui veteres oratores soliti sint, dixisti differentiamque nostrae desidiae et inscientiae adversus acerrima et fecundissima eorum studia demonstrasti: cetera exspecto, ut quem ad modum ex te didici, quid aut illi scierint aut nos nesciamus, ita hoc quoque cognoscam, quibus exercitationibus iuvenes iam et forum ingressuri confirmare et alere ingenia sua soliti sint Neque enim solum arte et scientia, sed longe magis facultate et [usu] eloquentiam contineri, nec tu puto abnues et hi significare vultu videntur ' Deinde cum Aper quoque et Secundus idem adnuissent, Messalla quasi rursus incipiens: 'quoniam initia et semina veteris eloquentiae satis demonstrasse videor, docendo quibus artibus antiqui oratores institui erudirique soliti sint, persequar nunc exercitationes eorum |
Hai detto, è vero, con quale corredo di sapere gli antichi oratori normalmente si attrezzavano e hai messo in rilievo la distanza esistente tra la nostra indolenza e la nostra ignoranza e i loro studi intensi e tanto fecondi; aspetto il resto, perché, così come ho appreso da te ciò che quelli sapevano e ciò che noi ignoriamo, allo stesso modo io conosca anche con quale addestramento essi, raggiunta ormai la piena giovinezza e sul punto di entrare nel foro, abbiano - di norma - fortificato e nutrito il proprio ingegno Perché l'eloquenza si basa non solo sulla conoscenza teorica, ma molto più sulle capacità naturali e sull'esperienza pratica: cosa su cui, penso, tu concordi, e i presenti sembrano confermarlo, dai loro sguardi 'Dopo che anche Apro e Secondo ebbero fatto un cenno d'assenso, Messalla riprese, quasi cominciando da capo: 'Poiché sembra di aver illustrato a sufficienza il primo inizio e i germi dell'eloquenza antica, indicando il bagaglio culturale attraverso cui gli antichi oratori erano soliti formarsi e istruirsi, tratterò ora del loro addestramento pratico |
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Quamquam ipsis artibus inest exercitatio, nec quisquam percipere tot tam reconditas tam varias res potest, nisi ut scientiae meditatio, meditationi facultas, facultati usus eloquentiae accedat per quae colligitur eandem esse rationem et percipiendi quae proferas et proferendi quae perceperis Sed si cui obscuriora haec videntur isque scientiam ab exercitatione separat, illud certe concedet, instructum et plenum his artibus animum longe paratiorem ad eas exercitationes venturum, quae propriae esse oratorum videntur [34] Ergo apud maiores nostros iuvenis ille, qui foro et eloquentiae parabatur, imbutus iam domestica disciplina, refertus honestis studiis deducebatur a patre vel a propinquis ad eum oratorem, qui principem in civitate locum obtinebat |
In realtà, ogni sapere implica un addestramento pratico, ed è impossibile che uno assimili tante nozioni, così astruse e varie, a meno che allo studio teorico non si accompagni la rielaborazione, alla rielaborazione le capacità naturali, e alle capacità naturali la pratica dell'eloquenza Se ne deduce che esiste identità tra il metodo per assimilare ciò che poi si esprime e il metodo per esprimere ciò che hai assimilato Ma se a qualcuno ciò sembra troppo oscuro e se vuol separare il sapere teorico dall'addestramento pratico, dovrà almeno ammettere che una mente dotata e arricchita da quel bagaglio culturale finirà per essere meglio preparata a quell'addestramento pratico che sembra essere proprio dell'oratore [34] Dunque, presso i nostri antenati, il giovane destinato all'eloquenza nel foro, col corredo della formazione ricevuta in casa e arricchito di buoni studi, veniva condotto dal padre o dai parenti da quell'oratore che godeva della posizione di maggior prestigio a Roma |
Hunc sectari, hunc prosequi, huius omnibus dictionibus interesse sive in iudiciis sive in contionibus adsuescebat, ita ut altercationes quoque exciperet et iurgiis interesset utque sic dixerim, pugnare in proelio disceret Magnus ex hoc usus, multum constantiae, plurimum iudicii iuvenibus statim contingebat, in media luce studentibus atque inter ipsa discrimina, ubi nemo inpune stulte aliquid aut contrarie dicit, quo minus et iudex respuat et adversarius exprobret, ipsi denique advocati aspernentur |
Doveva abituarsi a frequentarlo, a scortarlo in pubblico, a seguirlo in tutti i suoi discorsi sia in tribunale sia nelle assemblee, in modo da non perdere neanche gli scontri verbali e da presenziare ai diverbi e da imparare, se così si può dire, a combattere stando dentro la battaglia Da ciò derivava subito ai giovani molta esperienza, grande sicurezza e una notevole dose di sano discernimento, perché studiavano nella piena luce del foro e in mezzo ai processi, dove nessuno può dire impunemente sciocchezze o fare affermazioni contraddittorie, senza evitare la disapprovazione dei giudici, il sarcasmo dell'avversario e infine il dissenso degli stessi amici presenti |
Igitur vera statim et incorrupta eloquentia imbuebantur; et quamquam unum sequerentur, tamen omnis eiusdem aetatis patronos in plurimis et causis et iudiciis cognoscebant; habebantque ipsius populi diversissimarum aurium copiam, ex qua facile deprehenderent, quid in quoque vel probaretur vel displiceret Ita nec praeceptor deerat, optimus quidem et electissimus, qui faciem eloquentiae, non imaginem praestaret, nec adversarii et aemuli ferro, non rudibus dimicantes, nec auditorium semper plenum, semper novum, ex invidis et faventibus, ut nec bene [nec male] dicta dissimularentur Scitis enim magnam illam et duraturam eloquentiae famam non minus in diversis subselliis parari quam suis; inde quin immo constantius surgere, ibi fidelius corroborari |
Così, dunque, venivano subito iniziati alla vera e incorrotta eloquenza; e, pur essendo al seguito di un solo avvocato, finivano per conoscere tutti gli avvocati del loro tempo attraverso un gran numero di cause civili e penali; inoltre il rapporto col pubblico dava loro la possibilità di cogliere le grandi divergenze di gusto, e sulla base di ciò potevano facilmente scoprire che cosa era valorizzato in ciascun oratore e che cosa finiva per spiacere Così, da una parte non mancava il maestro, ottimo anzi e scelto al meglio, che sapesse mostrare il vero volto dell'eloquenza e non una pallida copia; dall'altra non mancavano avversari e rivali che lottavano con armi di ferro e non di legno, e un uditorio sempre pieno, sempre nuovo, composto da detrattori e sostenitori, i quali non lasciavano passare inosservato nulla, buono o cattivo che fosse Sapete, infatti, che la fama di eloquenza, quella grande e duratura, uno se la costruisce non meno sui banchi avversari che sui propri: là, anzi, sorge più salda e là mette le sue radici più robuste |