Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 8, 1-12

Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 8, 1-12

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 8, 1-12
[1] superest lectio: in qua puer ut sciat ubi suspendere spiritum debeat, quo loco versum distinguere, ubi cludatur sensus, unde incipiat, quando attollenda vel summittenda sit vox, quid quoque flexu, quid lentius celerius concitatius lenius dicendum, demonstrari nisi in opere ipso non potest [1] Resta la lettura: in cui affinché un fanciullo impari dove debba trattenere il fiato, in che punto dividere il verso, dove si concluda il senso, da dove cominci, quando si debba alzare o abbassare la voce, cosa anche nell'inflessione, cosa bisogna dire più lentamente più velocemente più concitatamente più lievemente, non può essere dimostrato se non nell'azione stessa
[2] Vnum est igitur quod in hac parte praecipiam, ut omnia ista facere possit: intellegat [2] Una cosa sola è dunque quella che consiglio in questa parte, affinché possa fare tutte queste cose: capisca
Sit autem in primis lectio virilis et cum sanctitate quadam gravis, et non quidem prorsae similis, quia et carmen est et se poetae canere testantur, non tamen in canticum dissoluta nec plasmate, ut nunc a plerisque fit, effeminata: de quo genere optime C Dapprima dunque la lettura sia virile e vigorosa con una certa sacralità, e non certo simile alla prosa, perché sia c'è il canto sia i poeti dichiarano che essi cantano, ma non dissolta in canto né con una modulazione effeminata, come avviene ora da parte di molti: del quale genere sappiamo che C

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 1, 1-22

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 1, 1-22

Caesarem praetextatum adhuc accepimus dixisse: "si cantas, male cantas: Si legis, cantas" Cesare ancora vestito con la pretesta aveva detto ottimamente: "se canti, canti male: se leggi, canti"
[3] Nec prosopopoeias, ut quibusdam placet, ad comicum morem pronuntiari velim, esse tamen flexum quendam quo distinguantur ab iis in quibus poeta persona sua utetur [3] Né che io voglia che le prosopopee, come piace ad alcuni, siano dette secondo l'usanza comica, che tuttavia ci sia una certa flessione con cui si distinguano da quelle in cui un poeta parla in propria persona

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Quintiliano, Institutio oratoria: 10; 01, 93-95

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte 10; 01, 93-95

[4] Cetera admonitione magna egent, in primis ut tenerae mentes tracturaeque altius quidquid rudibus et omnium ignaris insederit non modo quae diserta sed vel magis quae honesta sunt discant [4] Le altre cose richiedono grande insegnamento, dapprima affinché le menti tenere e che esamineranno più profondamente qualunque cosa sia penetrata nei rozzi e ignari di tutto non solo imparino le cose che sono chiare ma ancor più quelle che sono oneste
[5] Ideoque optime institutum est ut ab Homero atque Vergilio lectio inciperet, quamquam ad intellegendas eorum virtutes firmiore iudicio opus est: sed huic rei superest tempus, neque enim semel legentur [5] Pertanto si stabilì ottimamente che la lettura iniziasse da Omero e Virgilio, sebbene per capire i loro pregi è necessario un più solido giudizio: ma per questa cosa resta tempo, infatti non saranno letti una volta

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Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 1, 23-37

Interim et sublimitate heroi carminis animus adsurgat et ex magnitudine rerum spiritum ducat et optimis inbuatur Intanto sia l'animo s'innalzi per la sublimità del carme eroico sia trascini lo spirito con la grandezza delle azioni e sia colmato di ottime cose
[6] Utiles tragoediae: alunt et lyrici, si tamen in iis non auctores modo sed etiam partes operis elegeris: nam et Graeci licenter multa et Horatium nolim in quibusdam interpretari [6] Utili le tragedie: anche i lirici nutrono, se però fra essi non sceglierai solo autori ma anche parti dell'opera: infatti sia i Greci spiegare licenziosamente molte cose sia non vorrei spiegare ad alcuni Orazio

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Elegia vero, utique qua amat, et hendecasyllabi, qui sunt commata sotadeorum (nam de sotadeis ne praecipiendum quidem est), amoveantur si fieri potest, si minus, certe ad firmius aetatis robur reserventur L'elegia invero, con cui certo si ama, e gli endecasillabi, che sono parti di versi sotadei (infatti non bisogna nemmeno parlare dei sotadei), siano eliminati se può avvenire, se no, siano riservati certo per una più solida robustezza dell'età

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 5, 61-72

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Quintiliano, Institutio oratoria: Liber 1, 7, 16-35

Latino: dall'autore Quintiliano, opera Institutio oratoria parte Liber 1, 7, 16-35