Petronio, Satyricon: 76-90, pag 2

Petronio, Satyricon: 76-90

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 76-90
Nomen amicitiae, sic, quatenus expedit, haeret;calculus in tabula mobile ducit opus

Dum fortuna manet, vultum servatis, amici;cum cecidit, turpi certitis ora fuga

Grex agit in scaena mimum: pater ille vocatur,filius hic, nomen divitis ille tenet

Mox ubi ridendas inclusit pagina partes, vera redit facies, adsimulata perit

[LXXXI] Nec diu tamen lacrimis indulsi, sed veritus ne Menelaus etiam antescholanus inter cetera mala solum me in deversorio inveniret, collegi sarcinulas, locumque secretum et proximum litori maestus conduxi

Ibi triduo inclusus, redeunte in animum solitudine atque contemptu, verberabam aegrum planctibus pectus et inter tot altissimos gemitus frequenter etiam proclamabam: 'Ergo me non ruina terra potuit haurire

Non iratum etiam innocentibus mare
La parola amicizia dura finché serve;la pedina corre instabile sulla scacchiera

Finché regge la fortuna, eccoti tutti amici; ma quando crolla, è subito vergognosa fuga

I guitti sono in scena alle prese con un mimo: chi fa il padre, chi fa il figlio, chi la parte del riccone

Ma quando sulla pagina il comico finisce, torna la faccia vera e quella falsa muore

81 Ad ogni modo, non me ne sto lì a piangere ancora per molto, ma per paura che tra le altre disgrazie l'assistente Menelao mi trovi lì da solo nella locanda, raccolgo i miei stracci e avvilito come sono prendo in affitto un posticino fuori mano in riva al mare

Rimango lì barricato per tre giorni e, assillato dal pensiero della solitudine e da quello dell'affronto subito, mi percuotevo il petto, continuando a ripetermi, tra gemiti disperati: Ma perché la terra non mi ha voluto inghiottire

Perché non mi ha risucchiato il mare che infierisce anche contro gli innocenti
Effugi iudicium, harenae imposui, hospitem occidi, ut inter audaciae nomina mendicus, exul, in deversorio Graecae urbis iacerem desertus

Et quis hanc mihi solitudinem imposuit

Adulescens omni libidine impurus et sua quoque confessione dignus exilio, stupro liber, stupro ingenuus, cuius anni ad tesseram venierunt, quem tanquam puellam conduxit etiam qui virum putavit

Quid ille alter

qui die togae virilis stolam sumpsit, qui ne vir esset a matre persuasus est, qui opus muliebre in ergastulo fecit, qui postquam conturbavit et libidinis suae solum vertit, reliquit veteris amicitiae nomen et -- pro pudor -- tanquam mulier secutuleia unius noctis tactu omnia vendidit
Sono forse sfuggito alla giustizia, ho scampato la sabbia del circo, ho assassinato un ospite, per finire, dopo tante prove coraggiose, in una pensioncina di una città greca, senza il becco di un quattrino, cacciato dalla patria e abbandonato

E chi mi ha condannato a questo isolamento

Un ragazzino rotto a ogni libidine, degno per sua stessa ammissione dell'esilio, uno che a forza di concedersi è diventato libero e rispettabile, uno che ha alle spalle una vita di marchette, e che faceva la ragazzina anche con quelli che sapevano benissimo che era un maschio

E dell'altro, che cosa dovrei dire

Che il giorno della toga virile si è messo un vestito da donna, che già sua madre lo aveva persuaso di non essere un uomo, che quand'era ai lavori forzati faceva la troia di tutti, e che poi, soltanto per cambiare settore di schifezze, ha tradito il nome di un'antica amicizia -- Vergogna -- come la peggiore delle puttane, si è venduto fino alle braghe per la fregola di un'unica notte
Iacent nunc amatores obligati noctibus totis, et forsitan mutuis libidinibus attriti derident solitudinem meam

Sed non impune

Nam aut vir ego liberque non sum, aut noxio sanguine parentabo iniuriae meae'

[LXXXII] Haec locutus gladio latus cingor, et ne infirmitas militiam perderet, largioribus cibis excito vires

Mox in publicum prosilio furentisque more omnes circumeo porticus

Sed dum attonito vultu efferatoque nihil aliud quam caedem et sanguinem cogito, frequentiusque manum ad capulum, quem devoveram, refero, notavit me miles, sive ille planus fuit sive nocturnus grassator, et: 'Quid tu, inquit, commilito, ex qua legione es aut cuius centuria

' Cum constantissime et centurionem et legionem essem ementitus: 'Age ergo, inquit ille, in exercitu vestro phaecasiati milites ambulant
E nel frattempo, quei due se la spassano abbracciati, e magari, stremati dal piacere, se la ridono anche della mia solitudine

Ma non la passeranno liscia

E non sarò più un uomo e libero per giunta, se non laverò nel loro sangue l'affronto che hanno fatto al mio onore

82 Al termine di questo sproloquio, mi cingo la spada al fianco e, per evitare che la debolezza fisica comprometta l'esito della missione, mi rimetto in forze con una bella abbuffata

Poi mi precipito fuori e, come un pazzo, comincio a camminare su e giù sotto i portici

Ma mentre son lì invasato a sognare stragi e massacri con gli occhi fuori della testa, e la mia mano corre sempre più spesso alla spada destinata alla vendetta, mi nota un tizio in uniforme, o barbone o tagliagole che fosse e mi fa: Altolà camerata, di che legione sei o di quale centuria

Siccome io mi invento lì su due piedi i nomi del centurione e della legione, quello ribatte: E dimmi un po', in questo tuo reggimento i soldati vanno in giro coi sandali bianchi ai piedi

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Petronio, Satyricon: 132-141

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 132-141

' Cum deinde vultu atque ipsa trepidatione mendacium prodidissem, ponere iussit arma et malo cavere

Despoliatus ergo, immo praecisa ultione retro ad deversorium tendo, paulatimque temeritate laxata coepi grassatoris audaciae gratias agere

Non bibit inter aquas, poma aut pendentia carpit Tantalus infelix, quem sua vota premunt

Divitis haec magni facies erit, omnia acervansqui timet et sicco concoquit ore famem

Non multum oportet consilio credere, quia suam habet fortuna rationem

[LXXXIII] In pinacothecam perveni vario genere tabularum mirabilem

Nam et Zeuxidos manus vidi nondum vetustatis iniuria victas, et Protogenis rudimenta cum ipsius naturae veritate certantia non sine quodam horrore tractavi

Jam vero Apellis quam Graeci mon(kthmon appellant, etiam adoravi
Ma quando poi dalla mia faccia e dal mio imbarazzo si capisce benissimo che ho mentito, il tipo mi intima di consegnargli l'arma e di non mettermi nei pasticci

Disarmato e ormai privo di ogni velleità di vendetta, me ne torno alla pensione e lì, sbollita a poco a poco la rabbia, finisco per ringraziare la spudoratezza di quel cialtrone

Non beve in mezzo all'acqua, né coglie i frutti penduliil povero Tantalo, anche se il desiderio lo rode

Questa è la sorte del ricco, che sguazza nel troppodi tutto e rumina a bocca asciutta la sua fame

Mai fidarsi troppo di quel che si ha in animo di fare, perché la sorte ha una sua logica

83 Arrivo in una splendida pinacoteca piena di quadri di ogni tipo

Vedo infatti opere di Zeusi non ancora intaccate dall'usura del tempo, e non senza un brivido sfioro degli schizzi di Protogene che quanto a realismo gareggiavano con la natura stessa

Inoltre contemplo di Apelle uno di quelli che i Greci chiamano monocnémi
Tanta enim subtilitate extremitates imaginum erant ad similitudinem praecisae, ut crederes etiam animorum esse picturam

Hinc aquila ferebat caelo sublimis Idaeum, illinc candidus Hylas repellebat improbam Naida

Damnabat Apollo noxias manus lyramque resolutam modo nato flore honorabat

Inter quos etiam pictorum amantium vultus tanquam in solitudine exclamavi: 'Ergo amor etiam deos tangit

Iuppiter in caelo suo non invenit quod diligeret, sed peccaturus in terris nemini tamen iniuriam fecit

Hylan Nympha praedata temperasset amori suo, si venturum ad interdictum Herculem credidisset

Apollo pueri umbram revocavit in florem, et omnes fabulae quoque sine aemulo habuerunt complexus

At ego in societatem recepi hospitem Lycurgo crudeliorem'
I contorni delle umane erano tratteggiati con una naturalezza e una precisione tali che si sarebbe potuto dire ci fossero dipinte dentro anche le anime

Da una parte un'aquila rapiva Ganimede trascinandolo in cielo, dall'altra l'ingenuo Ila respingeva una Naiade priva di ritegno

Apollo imprecava contro le sue mani colpevoli, mettendo sulla allentata lira un fiore appena sbocciato

In mezzo a tutte quelle scene con al centro l'amore, salto su a dire, come se fossi stato da solo in pieno deserto: Ma allora l'amore colpisce anche gli dèi

Siccome Giove non trovava in cielo quel che gli andava a genio, se n'è sceso a peccare sulla terra, senza però far dei torti a nessuno

La ninfa che rapì Ila avrebbe frenato la propria febbre d'amore, se solo avesse saputo che Eracle sarebbe venuto a lamentarsi da lei

Apollo fa rivivere in un fiore l'ombra del suo diletto, Anche tutti gli altri miti del passato raccontano storie di amori non corrisposti

Io, invece, mi sono andato a mettere con un socio più crudele di Licurgo

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Petronio, Satyricon: 111-131

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 111-131

Ecce autem, ego dum cum ventis litigo, intravit pinacothecam senex canus, exercitati vultus et qui videretur nescio quid magnum promittere, sed cultu non proinde speciosus, ut facile appareret eum ex hac nota litteratorum esse, quos odisse divites solent

Is ergo ad latus constitit meum

'Ego, inquit, poeta sum et, ut spero, non humillimi spiritus, si modo coronis aliquid credendum est, quas etiam ad imperitos deferre gratia solet

'Quare ergo, inquis, tam male vestitus es’

Propter hoc ipsum: Amor ingenii neminem unquam divitem fecit

'Qui pelago credit, magno se fenore tollit;qui pugnas et castra petit, praecingitur auro;vilis adulator picto iacet ebrius ostro, et qui sollicitat nuptas, ad praemia peccat

Sola pruinosis horret facundia pannis, atque inopi lingua desertas invocat artes
Mentre son lì che me la prendo con l'aria, entra nella pinacoteca un vecchio coi capelli tutti bianchi, la faccia tirata, e che sembrava promettere chissà cosa, anche se i suoi vestiti non erano proprio eleganti, che si capiva benissimo era uno di quegli intellettuali che ai ricchi di solito non gli vanno giù

Il tipo si viene a fermare accanto a me

Sono un poeta mi dice, e nemmeno, come mi auguro, da buttar via, per lo meno se si deve credere ai premi letterari, che adesso c'è il vizio di darli anche a cani e porci

'Ma allora' tu mi potresti chiedere 'perché vai in giro vestito a quel modo’

Ma proprio per questo: la passione per la cultura non ha mai reso ricco nessuno

Chi al mare s'affida, di guadagni si riempie;chi corre dietro guerre e battaglie, d'oro si cinge;il vile adulatore se ne sta sdraiato ubriaco sulla porpora,e chi attenta alle spose, trae profitto peccando

I retori solo tremano in poveri panni,e con voce debole invocano le arti abbandonate
[LXXXIV] 'Non dubie ita est: si quis vitiorum omnium inimicus rectum iter vitae coepit insistere, primum propter morum differentiam odium habet: quis enim potest probare diversa

Deinde qui solas exstruere divitias curant, nihil volunt inter homines melius credi, quam quod ipsi tenent

Insectantur itaque, quacunque ratione possunt, litterarum amatores, ut videantur illi quoque infra pecuniam positi

'Nescio quo modo bonae mentis soror est paupertas

'Vellem, tam innocens esset frugalilatis meae hostis, ut deliniri posset

Nunc veteranus est latro et ipsis lenonibus doctior'

[LXXXV] EVMOLPVS

'In Asiam cum a quaestore essem stipendio eductus, hospitium Pergami accepi
84 senz'altro così: se uno, nemico di tutti i vizi, si mette a seguire la retta via, lo guardano subito male proprio per questa sua differenza di mentalità, perché non piace a nessuno la gente che non pensa come lui

E poi, coloro che badano solo a fare soldi a palate, pretendono che al mondo non ci sia niente di più prezioso di quello che possiedono

E così perseguitano in tutti i modi possibili gli amanti delle lettere, perché anche quelli diano l'impressione di essere inferiori al denaro

Non so perché l'intelligenza debba sempre essere sorella della povertà

Vorrei che chi avversa la mia sobrietà fosse tanto indulgente da potersi commuovere

E invece quello lì è una canaglia incallita, che ne sa più dei papponi in persona

85 EUMOLPO

Quand'ero militare in Asia agli ordini di un questore, mi ospitò una famiglia di Pergamo

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Petronio, Satyricon: 01 - 15

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 01 - 15

Vbi cum libenter habitarem non solum propter cultum aedicularum, sed etiam propter hospitis formosissimum filium, excogitavi rationem qua non essem patri familiae suspectus amator

Quotiescunque enim in convivio de usu formosorum mentio facta est, tam vehementer excandui, tam severa tristitia violari aures meas obsceno sermone nolui, ut me mater praecipue tanquam unum ex philosophis intueretur

Jam ego coeperam ephebum in gymnasium deducere, ego studia eius ordinare, ego docere ac praecipere, ne quis praedator corporis admitteretur in domum

Forte cum in triclinio iaceremus, quia dies sollemnis ludum artaverat pigritiamque recedendi imposuerat hilaritas longior, fere circa mediam noctem intellexi puerum vigilare
Siccome mi trovavo benissimo non solo per la comodità dell'alloggio, ma anche perché il padrone di casa aveva un figlio bellissimo, mi misi subito a escogitare il sistema per diventarne l'amante senza che il padre se ne rendesse conto

Tutte le volte che a tavola si faceva un accenno a certe esperienze omosessuali, io mi infervoravo così tanto e chiedevo con una tale decisione di non offendere le mie orecchie con sconcezze di quel tipo, che soprattutto la madre del ragazzo mi guardava come un vero filosofo

Così cominciai ad accompagnarlo io in palestra, ad organizzargli lo studio, a dargli qualche lezione, a raccomandargli di non portarsi in casa qualche maniaco sessuale

La sera di un giorno di festa, mentre ce la godevamo nel triclinio e una protratta allegria ci aveva tolto la forza di ritirarci nelle nostre camere, verso mezzanotte mi resi conto che il ragazzo era ancora sveglio
Itaque timidissimo murmure votum feci et: 'Domina, inquam, Venus, si ego hunc puerum basiavero, ita ut ille non sentiat, cras illi par columbarum donabo'

Audito voluptatis pretio puer stertere coepit

Itaque aggressus simulantem aliquot basiolis invasi

Contentus hoc principio bene mane surrexi electumque par columbarum attuli expectanti ac me voto exsolvi

[LXXXVI] Proxima nocte cum idem liceret, mutavi optionem et: 'Si hunc, inquam, tractavero improba manu, et ille non senserit, gallos gallinaceos pugnacissimos duos donabo patienti'

Ad hoc votum ephebus ultro se admovit et, puto, vereri coepit ne ego obdormissem

Indulsi ergo sollicito, totoque corpore citra summam voluptatem me ingurgitavi

Deinde ut dies venit, attuli gaudenti quicquid promiseram
E allora, con un filo di voce, feci questo voto: 'O nostra Signora Venere, se solo riesco a baciare questo ragazzo senza che se ne accorga, domani gli regalo una coppia di colombe'

Ma il giovane, sentendo il prezzo che ero disposto a pagare per quel tipo di piacere, cominciò a russare

Io saltai subito addosso a quell'ipocrita e lo sommersi di baci

Soddisfatto di questo inizio, la mattina mi alzai di buon'ora e comprai un bel paio di colombe che, come lui si aspettava, gli portai, per tener fede al mio voto

86 Essendosi la notte successiva ripresentata l'occasione, cambiai obiettivo e dissi tra me e me: 'Se riesco a palparlo per bene senza che lui se ne accorga, in cambio gli regalo due galli da combattimento'

Sentendo questa promessa e, mi sa tanto, temendo che fossi io ad addormentarmi, il ragazzino mi si avvicinò spontaneamente

Io allora mi sbrigai a tranquillizzarlo e mi rimpinzai con tutto il suo corpo, senza però arrivare al piacere supremo

Poi, alle prime luci del giorno, gli portai con sua grande gioia quanto promesso

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Petronio, Satyricon: 31-45

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 31-45

ut tertia nox licentiam dedit, consurrexi ad aurem male dormientis: 'Dii, inquam, immortales, si ego huic dormienti abstulero coitum plenum et optabilem, pro hac felicitate cras puero asturconem Macedonicum optimum donabo, cum hac tamen exceptione, si ille non senserit'

Nunquam altiore somno ephebus obdormivit

Itaque primum implevi lactentibus papillis manus, mox basio inhaesi, deinde in unum omnia vota coniunxi

Mane sedere in cubiculo coepit atque expectare consuetudinem meam

Scis quanto facilius sit columbas gallosque gallinaceos emere quam asturconem, et, praeter hoc, etiam timebam ne tam grande munus suspectam faceret humanitatem meam

Ergo aliquot horis spatiatus, in hospitium reverti nihilque aliud quam puerum basiavi
Quando anche la terza notte vidi che c'era via libera, mi alzai e, mentre lui fingeva di dormire, gli sussurrai in un orecchio: 'O dèi immortali, se a questo angioletto addormentato riesco a fargli il servizio completo, domani, in cambio di questo piacere, gli regalo un bellissimo puledro macedone, a patto però che non si accorga di nulla'

Il ragazzino dormì profondo come non gli era mai successo

Così io prima mi riempii le mani coi suoi capezzoli al latte, poi mi attaccai alle sue labbra in un bacio lunghissimo e alla fine concentrai tutte le mie voglie in un unico punto

La mattina successiva, lui se ne stava in camera, aspettando che come al solito io gli portassi il mio regalo

Ma sai benissimo quanto più facile sia comprare colombe e galli rispetto a un puledro, e in più avevo paura che un regalo di quelle dimensioni potesse rendere sospetta la mia generosità

Così, dopo qualche ora passata a zonzo, me ne tornai a casa e al ragazzino non gli diedi altro che baci

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