Achille è il più forte dei guerrieri achei e nella sfida con il principe troiano Ettore, uscirà vincitore. Ettore, figlio di Priamo, nel dimostrare il suo attaccamento alla patria, morirà.
Andromaca sperimenta ancora una volta il dolore per la morte di un affetto caro. Un destino terribile prima di questo duello, sempre a causa della guerra, le aveva già portato via fratelli e padre. Purtroppo non è ancora finita. La donna intuisce la tragedia e cerca di fermare il marito senza riuscirci. Il coraggio di Ettore si contrappone al senso della famiglia di Andromaca. La scelta dell'uomo, del soldato, non è semplice ma sente di doverlo fare per la patria.
Andromaca E' una moglie fedele e premurosa. Non si lascia andare alla disperazione del passato. Ha un figlio, Astianatte, futuro re di Troia, e deve pensare anche a lui. Le cose prendano un altra piega, Troia viene conquistata e Neottolemo, figlio di Achille, uccide Astianatte gettandolo dalle mura della città. Andromaca viene resa schiava.
De Chirico offre la sua interpretazione, enfatizza il momento dell'abbandono e umanizza le figure artificiali. I manichini sono protagonisti insieme alla morte che aleggia. Achille non è fisicamente presente ma si percepisce la sua presenza. L'osservatore si trova a confrontarsi con una narrazione antica rappresentata in chiave moderna, trovandosi spaesato e in confusione.
Sono gli ultimi momenti che la coppia può godersi insieme. Nei manichini, assemblati da varie forme geometriche, Andromaca, nelle sue linee più morbide, cerca di abbandonare la tristezza per fare posto ad un pò di speranza. Le figure si avvicinano senza potersi abbracciare, un semplice tocco potrebbe curare ma anche ferire. L'opera carica di teatralità è struggente. La donna si slancia in avanti verso il compagno, consapevole di una vita distrutta come sorella, figlia, moglie e madre a causa della guerra.
Negli anni seguenti, de Chirico riproporrà l'opera in ulteriori varianti, eccone alcune...