Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 31-45
Est sicca, sobria, bonorum consiliorum: tantum auri vides Est tamen malae linguae, pica pulvinaris Quem amat, amat; quem non amat, non amat Ipse Trimalchio fundos habet, quantum milvi volant, nummorum nummos Argentum in ostiarii illius cella plus iacet, quam quisquam in fortunis habet Familia vero -- babae babae -- non mehercules puto decumam partem esse quae dominum suum noverit Ad summam, quemvis ex istis babaecalis in rutae folium coniciet [XXXVIII] ' Nec est quod putes illum quicquam emere Omnia domi nascuntur: lana, credrae, piper; lacte gallinaceum si quaesieris, invenies Ad summam, parum illi bona lana nascebatur; arietes a Tarento emit, et eos culavit in gregem Mel Atticum ut domi nasceretur, apes ab Athenis iussit afferri; obiter et vernaculae quae sunt, meliusculae a Graeculis fient |
Mangia poco, non beve, e ha la testa sul collo: tutto oro quel che vedi Però ha una lingua, una vera cornacchia Chi ama ama, chi non ama non ama Lui, Trimalcione, ha tante terre che per vederle ci vorrebbero le ali di un nibbio e fa soldi su soldi Nella guardiola del suo portiere c'è più oro di quanto altri ne hanno in un patrimonio intiero Circa la servitù, lasciamo perdere: ad aver visto in faccia il padrone, porcaccia la miseria, ce ne sarà sì e no uno su dieci Sta di fatto che questi scrocconi lui se li rivolta come vuole 38 E non ti credere che compri qualcosa Gli cresce tutto in casa: lana, cedri, pepe; e se gli chiedi latte di gallina, lui te lo trova Per fartela breve, visto che la lana di sua produzione non era un granché, ha acquistato a Taranto dei montoni fuoriclasse e li ha messi a montare il gregge Un'altra volta, per avere miele dell'Attica in casa, ha ordinato che gli portassero le api dall'Attica, in modo che le api nostrane migliorassero un po' stando insieme alle greche |
Ecce intra hos dies scripsit, ut illi ex India semen boletorum mitteretur Nam mulam quidem nullam habet, quae non ex onagro nata sit Vides tot culcitras: nulla non aut conchyliatum aut coccineum tomentum habet Tanta est animi beatitudo Reliquos autem collibertos eius cave contemnas Valde sucossi sunt Vides illum qui in imo imus recumbit: hodie sua octingenta possidet De nihilo crevit Modo solebat collo suo ligna portare Sed quomodo dicunt -- ego nihil scio, sed audivi -- quom Incuboni pilleum rapuisset, et thesaurum invenit Ego nemini invideo, si quid deus dedit Est tamen sub alapa et non vult sibi male Itaque proxime cum hoc titulo proscripsit:C POMPEIVS DIOGENES EX KALENDIS IVLIIS CENACVLVM LOCAT; IPSE ENIM DOMVM EMIT Quid ille qui libertini loco iacet Quam bene se habuit |
Addirittura in questi giorni ha scritto in India che gli spediscano il seme dei funghi Non ha una sola mula che non sia figlia di un onagro Guarda quanti cuscini: ebbene, sono tutti imbottiti con porpora o scarlatto Questa sì che è fortuna Gli altri suoi compagni di schiavitù di un tempo, occhio a non prenderli sotto gamba Si son fatti i soldi anche loro Lo vedi quello che è sdraiato per ultimo nell'ultima fila: bene, oggi avrà almeno ottocentomila sesterzi è venuto su dal nulla Figurati che fino a ieri portava la legna sulle spalle Io non lo so per certo, l'ho solo sentito, ma gira voce che abbia rubato il berretto a Incubo e ci abbia trovato dentro un tesoro Io però non lo invidio mica uno che dio gli ha fatto un regalo Lui però puzza ancora di schiavo e se la tira da gran signore E non è mica tanto che ha fatto appendere fuori questo avviso: 'Dal 1 luglio G Pompeo Diogene affitta questo solaio perché si è fatto l'appartamento' E quell'altro che adesso è là seduto al posto dei liberti Lui sì che se la passava bene |
Non impropero illi Sestertium suum vidit decies, sed male vacillavit Non puto illum capillos liberos habere Nec mehercules sua culpa; ipso enim homo melior non est; sed liberti scelerati, qui omnia ad se fecerunt Scito autem: sociorum olla male fervet, et ubi semel res inclinata est, amici de medio Et quam honestam negotiationem exercuit, quod illum sic vides Libitinarius fuit Solebat sic cenare, quomodo rex: apros gausapatos, opera pistoria, avis, cocos, pistores Plus vini sub mensa effundebatur, quam aliquis in cella habet Phantasia, non homo Inclinatis quoque rebus suis, cum timeret ne creditores illum conturbare existimarent, hoc titulo auctionem proscripsit: C IVLIVS PROCVLVS AVCTIONEM FACIET RERVM SVPERVACVARVM' |
Non che ce l'abbia con lui Era arrivato a toccare il milione, e poi zac è crollato Quello non ha più manco i capelli senza ipoteche E perdio, non è mica colpa sua; credimi, non c'è persona migliore di lui; chi gli ha fregato tutto sono stati dei liberti avanzi di galera Ricordatelo bene: la pentola in comune non c'è mai dentro niente di buono, e quando va male, gli amici ti saluto e sono Adesso lo vedi ridotto in quel modo, ma sapessi che bel lavoro faceva Impresario di pompe funebri, era A tavola era roba da re: cinghiali impanati, timballi al forno, uccelli, cuochi, fornai A tavola scorreva più vino di quanto se ne può avere in cantina Un sogno fatto uomo Ma quando ha iniziato a girargli storta, per evitare che i creditori lo pensassero con l'acqua alla gola, ha organizzato una vendita all'incanto con questo slogan: 'G Giulio Proculo mette all'asta quello che non gli serve' |
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[XXXIX] Interpellavit tam dulces fabulas Trimalchio; nam iam sublatum erat ferculum, hilaresque convivae vino sermonibusque publicatis operam coeperant dare Is ergo reclinatus in cubitum: 'Hoc vinum, inquit, vos oportet suave faciatis: pisces natare oportet Rogo, me putatis illa cena esse contentum, quam in theca repositorii videratis Sic notus Ulixes Quid ergo est Oportet etiam inter cenandum philologiam nosse Patrono meo ossa bene quiescant, qui me hominem inter homines voluit esse Nam mihi nihil novi potest afferri, sicut ille tericulus iam semel habuit praxim Caelus hic, in quo duodecim dii habitant, in totidem se figuras convertit, et modo fit aries Itaque quisquis nascitur illo signo, multa pecora habet, multum lanae, caput praeterea durum, frontem expudoratam, cornum acutum Plurimi hoc signo scolastici nascuntur et arietilli' |
39 Quando ormai ci avevano già portato via i piatti e i commensali cominciavano a straparlare dandoci dentro della grossa col vino Trimalcione, appoggiato sul gomito, interrompe questo ameno monologo dicendo: A un vino così bisogna fargli onore: pesci bisogna che nuotino Ma ditemi un po', non crederete mica che stasera mi accontenti di quello che avete visto su quella teglia 'Conoscete così poco Ulisse' E allora Anche seduti a tavola, un po' di cultura non fa mica male Con buona pace di quella buon'anima del mio padrone, che mi ha voluto uomo fra gli uomini A me non c'è niente che mi prenda alla sprovvista, e quel piattino di prima ve ne ha dato la prova Questo cielo che vedete ci abitano dentro dodici dèi che a loro volta si trasformano in altrettanti simboli e adesso diventa l'Ariete Chi nasce sotto quel segno, avrà molte pecore, molta lana, la faccia di bronzo, la testa dura e il corno sempre sull'attenti Sotto questo segno nascono molti letterati e rompipalle |
Laudamus urbanitatem mathematici; itaque adiecit: 'Deinde totus caelus taurulus fit Itaque tunc calcitrosi nascuntur et bubulci et qui se ipsi pascunt In geminis autem nascuntur bigae et boves et colei et qui utrosque parietes linunt In cancro ego natus sum: ideo multis pedibus sto, et in mari et in terra multa possideo; nam cancer et hoc et illoc quadrat Et ideo iam dudum nihil super illum posui, ne genesim meam premerem In leone cataphagae nascuntur et imperiosi |
Noi facciamo un sacco di complimenti a quella battuta da astrologo, e lui riattacca dicendo: Poi tutto il cielo diventa Toro Ed è in questa congiuntura che nascono gli scontrosi, i burini e quelli che bastano a se stessi Sotto i Gemelli vengono fuori le bighe, i buoi, i coglioni e quelli che tengono il piede dentro due scarpe Sotto il Cancro ci sono nato io: per questo sono ben piantato su molti piedi e ho un sacco di possedimenti in terra e in mare E infatti il granchio sta bene sia lì che qui, ed è per questo che non ci ho fatto mettere sopra nulla, perché niente coprisse il mio segno Sotto il Leone nascono poi i crapuloni e i prepotenti |
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In virgine mulieres et fugitivi et compediti; in libra laniones et unguentarii et quicunque aliquid expendunt; in scorpione venenarii et percussores; in sagittario strabones, qui holera spectant, lardum tollunt; in capricorno aerumnosi, quibus prae mala sua cornua nascuntur; in aquario copones et cucurbitae; in piscibus obsonatores et rhetores Sic orbis vertitur tanquam mola, et semper aliquid mali facit, ut homines aut nascantur aut pereant Quod autem in medio caespitem videtis et super caespitem favum, nihil sine ratione facio Terra mater est in medio quasi ovum corrotundata, et omnia bona in se habet tanquam favus' [XL] 'Sophos' |
sotto la Vergine le femminucce, gli schiavi che se la svignano e quelli che finiscono ai ceppi; sotto la Bilancia i macellai, i profumieri e tutti quelli che vendono merci a peso; sotto lo Scorpione gli avvelenatori e gli assassini; sotto il Sagittario gli strabici che adocchiano la verdura e si fottono il lardo; sotto il Capricorno i disgraziati che si ritrovano le corna sulla testa per colpa dei loro mali; sotto l'Acquario gli osti e le teste di rapa; sotto i Pesci gli chef e i retori Così gira il mondo come una ruota, e sono sempre guai, sia che gli uomini nascano sia che muoiano Ecco perché al centro vedete quella zolla con sopra il favo: non faccio mai nulla senza buoni motivi Nel mezzo c'è la madre terra rotonda come un uovo, e racchiude dentro di sé ogni bene come un favo 40 Bravissimo |
universi clamamus, et sublatis manibus ad camaram iuramus Hipparchum Aratumque comparandos illi homines non fuisse, donec advenerunt ministri ac toralia praeposuerunt toris, in quibus retia erant picta subsessoresque cum venabulis et totus venationis apparatus Necdum sciebamus quo mitteremus suspiciones nostras, cum extra triclinium clamor sublatus est ingens, et ecce canes Laconici etiam circa mensam discurrere coeperunt Secutum est hos repositorium, in quo positus erat primae magnitudinis aper, et quidem pilleatus, e cuius dentibus sportellae dependebant duae palmulis textae, altera caryatis, altera thebaicis repleta Circa autem minores porcelli ex coptoplacentis facti, quasi uberibus imminerent, scrofam esse positam significabant Et hi quidem apophoreti fuerunt |
gridiamo in coro, e con le mani tese verso il soffitto giuriamo che uomini come Ipparco e Arato non sono degni manco di allacciargli le scarpe, quand'ecco entrano dei servi e sistemano sui triclini dei copriletti che avevano ricamate sopra le reti e cacciatori appostati con in mano gli spiedi e tutti gli arnesi per la caccia Non sapevamo ancora cosa dovessimo immaginare, quando da fuori della sala si leva un grande baccano, ed ecco che dei cani della Laconia entrano e si mettono a correre all'impazzata intorno alla tavola A ruota arriva una grossa teglia sulla quale giganteggia un enorme cinghiale con in testa un berretto da liberto: alle sue zanne sono appesi due piccoli cestini di palma intrecciata, pieni uno di datteri freschi e l'altro di secchi Tutto intorno c'erano dei maialini di pasta di mandorle che, essendo attaccati più o meno alle mammelle, facevano capire che si trattava di una femmina Ce li regalano, da portarli poi via a fine cena |
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Ceterum ad scindendum aprum non ille Carpus accessit, qui altilia laceraverat, sed barbatus ingens, fasciis cruralibus alligatus et alicula subornatus polymita, strictoque venatorio cultro latus apri vehementer percussit, ex cuius plaga turdi evolaverunt Parati aucupes cum harundinibus fuerunt, et eos circa triclinium volitantes momento exceperunt Inde cum suum cuique iussisset referri, Trimalchio adiecit: 'Etiam videte, quam porcus ille silvaticus lotam comederit glandem' Statim pueri ad sportellas accesserunt quae pendebant e dentibus, thebaicasque et caryatas ad numerum divisere cenantibus [XLI] Interim ego, qui privatum habebam secessum, in multas cogitationes diductus sum, quare aper pilleatus intrasset Postquam itaque omnis bacalusias consumpsi, duravi interrogare illum interpretem meum, quod me torqueret |
A tagliare il cinghiale non si presenta quel Trincia che aveva fatto le parti coi polli, ma un energumeno barbuto con le gambe fasciate e un mantello damascato sulle spalle; impugnato un coltello da caccia, il tipo cala un colpo tremendo nel fianco del cinghiale e dallo squarcio ne esce uno stormo di tordi in volo Ma lì c'erano già pronti gli uccellatori con tanto di canne, e in un battibaleno li riacciuffano mentre quelli svolazzano per la sala Dopo aver ordinato di darne uno a ogni invitato, aggiunge: Guardate un po' che ghiande prelibate si pappava quel porco selvatico Due schiavetti afferrano i cestini che pendevano dalle zanne del cinghiale e distribuiscono agli invitati i datteri freschi e quelli secchi 41 Nel frattempo, appartato com'ero nel mio cantuccio, io mi spremevo le meningi per capire perché mai quel cinghiale avesse in testa il berretto dei liberti Dopo aver fatto le supposizioni più assurde, mi decido a interpellare di nuovo il mio vicino chiedendogli lumi sul problema che mi assilla |
At ille: 'Plane etiam hoc servus tuus indicare potest: non enim aenigma est, sed res aperta Hic aper, cum heri summa cena eum vindicasset, a conviviis dimissus est; itaque hodie tamquam libertus in convivium revertitur' Damnavi ego stuporem meum et nihil amplius interrogavi, ne viderer nunquam inter honestos cenasse Dum haec loquimur, puer speciosus, vitibus hederisque redimitus, modo Bromium, interdum Lyaeum Euhiumque confessus, calathisco uvas circumtulit, et poemata domini sui acutissima voce traduxit Ad quem sonum conversus Trimalchio: 'Dionyse, inquit, liber esto' Puer detraxit pilleum apro capitique suo imposuit Tum Trimalchio rursus adiecit: 'Non negabitis me, inquit, habere Liberum patrem' Laudamus dictum Trimalchionis, et circumeuntem puerum sane perbasiamus |
E lui mi fa: Anche il tuo servo te lo può spiegare benissimo: non è mica un mistero, lo sanno tutti Visto che gli invitati di ieri sera hanno rimandato indietro questo cinghiale perché scoppiavano di cibo, per questo oggi ritorna a tavola acconciato da liberto Me la prendo con la mia stupidità e non gli domando più nulla per non dar l'impressione di essere uno che a tavola con gente per bene non c'è mai stato Mentre parliamo di queste cose, uno schiavetto bellissimo con i capelli pieni di foglie di vite e di edera e che dice di essere un po' Bromio, un po' Lieo ed Evio, distribuisce grappoli d'uva prendendoli da un cestino e propina versi del padrone con una voce da rompere i timpani E Trimalcione, voltandosi in direzione di quel suono, dice: Dioniso, sii libero Lo schiavetto toglie il cappello al cinghiale e se lo mette in testa Trimalcione allora insiste: Ora non potrete più negare che ho il padre Libero Applaudiamo la battuta di Trimalcione e copriamo letteralmente di baci il ragazzino impegnato nel suo secondo giro |
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Ab hoc ferculo Trimalchio ad lasanum surrexit Nos libertatem sine tyranno nacti coepimus invitare convivarum sermones Dama itaque primus cum pataracina poposcisset: 'Dies, inquit, nihil est Dum versas te, nox fit Itaque nihil est melius quam de cubiculo recta in triclinium ire Et mundum frigus habuimus Vix me balneus calfecit Tamen calda potio vestiarius est Staminatas duxi, et plane matus sum Vinus mihi in cerebrum abiit' [XLII] Excepit Seleucus fabulae partem et: 'Ego, inquit, non cotidie lavor; baliscus enim fullo est: aqua dentes habet, et cor nostrum cotidie liquescit Sed cum mulsi pultarium obduxi, frigori laecasin dico Nec sane lavare potui; fui enim hodie in funus Homo bellus, tam bonus Chrysanthus animam ebulliit |
Dopo questa portata Trimalcione si alza per andare al cesso E noi, non sentendoci più in soggezione per la sua ingombrante presenza, ci mettiamo a discutere delle cose di cui si parla a tavola Dama, dopo essersi scolato un bel boccale di vino, rompe il ghiaccio dicendo: Il giorno dura un istante Non fai a tempo a voltarti, che è subito notte Perciò non c'è niente di meglio che passare dal letto alla tavola E poi abbiamo avuto un freddo del boia quasi non bastava il bagno per scaldarmi le ossa Credetemi, una bella bibita calda è meglio di una coperta Ne ho tirate giù un bel po' e adesso sono giù ubriaco fradicio Il vino mi ha dato alla testa 42 Alla conversazione prende parte anche Seleuco dicendo: Io non mi lavo mica tutti i giorni, perché il bagno è una cosa da lavandaie: l'acqua ha i denti e ogni giorno ti scola via un pezzo di cuore Ma basta che mi faccia un bel bicchiere di vino al miele e al freddo gli dico di fottersi E poi oggi il bagno non l'ho potuto fare perché sono andato a un funerale Quel povero diavolo di Crisanto, un vero gentiluomo, se n'è andato |