Petronio, Satyricon: 132-141, pag 3

Petronio, Satyricon: 132-141

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 132-141
[CXXXIX] Torum frequenti tractatione vexavi, amoris mei quasi quandam imaginem Non solum me numen et implacabile fatumpersequitur

Prius Inachia Tirynthius ira exagitatus onus caeli tulit, ante profanam Iunonem Pelias sensit, tulit inscius arma Laomedon, gemini satiavit numinis iram Telephus, et regnum Neptuni pavit Ulixes

Me quoque per terras, per cani Nereos aequorHellespontiaci sequitur gravis ira Priapi

Quaerere a Gitone meo coepi, num aliquis me quaesisset

'Nemo, inquit, hodie

Sed hesterno die mulier quaedam haud inculta ianuam intravit, cumque diu mecum esset locuta et me accersito sermone lassasset, ultimo coepit dicere, te noxam meruisse daturumque serviles poenas, si laesus in querela perseverasset'
139 Cominciai a dimenarmi freneticamente nel letto, come se avessi avuto tra le braccia il mio amore; Non me soltanto un nume e il fato implacabiletormenta

Prima di me il Tirinzio, colpito dall'ira di Inaco, resse il peso del cielo, già Pelia il rancore provò di Giunone, e Laomedonte cinse ignaro le armi, Telefo di due numi saziò l'ira terribile, e Ulisse temette la forza di Nettuno

Me pure per tutte le terre, sui mari del bianco Nereoincalza feroce la collera dell'ellespontiaco Priapo

Chiesi al mio Gitone se qualcuno mi aveva cercato

'Oggi nessuno' rispose lui

ma ieri è venuta qui una donna mica male che, dopo aver parlato un bel po' con me tormentandomi con un sacco di domande, alla fine ha attaccato a dire che l'avevi fatta grossa e che, se solo la parte lesa perseverava nell'accusa, ti sarebbe toccata la pena degli schiavi
Nondum querelam finieram, cum Chrysis intervenit amplexuque effusissimo me invasit et: 'Teneo te, inquit, qualem speraveram: tu desiderium meum, tu voluptas mea, nunquam finies hunc ignem, nisi sanguine extinxeris'

Unus ex noviciis servulis subito accurrit et mihi dominum iratissimum esse affirmavit, quod biduo iam officio defuissem

Recte ergo me facturum, si excusationem aliquam idoneam praeparassem: vix enim posse fieri, ut rabies irascentis sine verbere consideret

[CXL] Matrona inter primas honesta, Philomela nomine, quae multas saepe hereditates officio aetatis extorserat, tum anus et floris extincti, filium filiamque ingerebat orbis senibus, et, per hanc successionem artem suam perseverabat extendere
Non avevo ancora finito di fare le mie rimostranze, quando arrivò Criside che, avvinghiandosi a me in un abbraccio selvaggio, urlò: Finalmente sei mio, come ho tanto sperato; tu mio unico desiderio, mio solo amore; questo fuoco che mi divora, non potrai mai estinguerlo, se non col sangue

All'improvviso arrivò uno dei giovani appena assunti, sostenendo che il padrone ce l'aveva da bestia con me perché erano due giorni che non mi vedeva

avrei fatto bene a trovarmi una scusa credibile, se no era difficile che a quel collerico passasse la rabbia senza dover arrivare alla frusta

140 Filomela, una delle signore più stimate del luogo, che in passato, sfruttando la giovane età, aveva messo le mani su un bel po' di eredità, adesso che era avanti negli anni e sfiorita, appioppava il figlio e la figlia a dei vecchi senza prole e così, nonostante il cambio di guardia, continuava a incrementare i suoi traffici
Ea ergo ad Eumolpum venit et commendare liberos suos eius prudentiae bonitatique credere se et vota sua

Illum esse solum in toto orbe terrarum, qui praeceptis etiam salubribus instruere iuvenes quotidie posset

Ad summam, relinquere se pueros in domo Eumolpi, ut illum loquentem audirent: quae sola posset hereditas iuvenibus dari

Nec aliter fecit ac dixerat, filiamque speciosissimam cum fratre ephebo in cubiculo reliquit, simulavitque se in templum ire ad vota nuncupanda

Eumolpus, qui tam frugi erat ut illi etiam ego puer viderer, non dislulit puellam invitare ad pygesiaca sacra

Sed et podagricum se esse lumborumque solutorum omnibus dixerat, et si non servasset integram simulationem, periclitabatur totam paene tragoediam evertere
Questa donna si presentò a Eumolpo, per raccomandare alla sua saggezza e alla sua bontà di cuore i propri figli e affidare nelle sue mani se stessa e le sue speranze

Gli disse infatti che lui era l'unico uomo al mondo in grado di educare i giovani impartendo loro anche i migliori principi morali

Che, a farla breve, lei lasciava i suoi due figli a casa di Eumolpo perché facessero tesoro delle sue parole, in quanto quella era la sola eredità che era in grado di dare ai ragazzi

E non si comportò diversamente da quanto aveva detto: lasciò infatti lì in camera la ragazza che era un vero splendore e il fratello che era appena adolescente, e finse di andare al tempio a fare un voto

Eumolpo, che era così casto e puro da considerare anche me un ragazzino, non perse tempo e invitò subito la ragazza ai sacri riti del didietro

Ma dato che a tutti aveva detto di avere la gotta e di soffrire di lombaggine, e se non continuava a sostenere questa tesi rischiava di mandare a carte quarantotto tutta la sceneggiata

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Petronio, Satyricon: 61-75
Petronio, Satyricon: 61-75

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 61-75

Itaque ut constaret mendacio fides, puellam quidem exoravit ut sederet super commendatam bonitatem, Coraci autem imperavit ut lectum, in quo ipse iacebat, subiret positisque in pavimento manibus dominum lumbis suis commoveret

Ille lente parebat imperio, puellaeque artificium pari motu remunerabat

Cum ergo res ad effectum spectaret, clara Eumolpus voce exhortabatur Coraca, ut spissaret officium

Sic inter mercennarium amicamque positus senex veluti oscillatione ludebat

Hoc semel iterumque ingenti risu, etiam suo, Eumolpus fecerat

Itaque ego quoque, ne desidia consuetudinem perderem, dum frater sororis suae automata per clostellum miratur, accessi temptaturus an pateretur iniuriam

Nec se reiciebat a blanditiis doctissimus puer, sed me numen inimicum ibi quoque invenit
per dar credito alla messinscena, pregò la piccola di andarsi a sedere su quel commendevole segno di bontà; al servo Corace ordinò invece di mettersi sotto il letto su cui lui era disteso e, puntellandosi a forza di braccia sul pavimento, di muovere su e giù con la schiena il padrone

Quello eseguì l'ordine, in un primo tempo a ritmo lento e armonizzando il proprio movimento alle mosse esperte della ragazza

Ma, quando si era ormai quasi sul più bello, Eumolpo si mise a gridare a Corace di andare più svelto

E così il vecchio, messo tra il servitore e l'amichetta, se la spassava un mondo con quella specie di altalena

E, fra le risa di tutti cui si univano anche le sue, Eumolpo aveva già bissato un paio di volte il giochetto

Quanto a me, per non perdere le buone abitudini a forza di stare con le mani in mano, mi accostai al ragazzino che stava sbirciando dal buco della serratura le evoluzioni della sorella, e controllai se ci stava

E il ragazzino, che la sapeva già alquanto lunga, non avrebbe rifiutato le mie attenzioni, solo che anche lì il dio avverso mi venne a stanare
'Dii maiores sunt, qui me restituerunt in integrum

Mercurius enim, qui animas ducere et reducere solet, suis beneficiis reddidit mihi quod manus irata praeciderat, ut scias me gratiosiorem esse quam Protesilaum aut quemquam alium antiquorum'

Haec locutus sustuli tunicam, Eumolpoque me totum approbavi

At ille primo exhorruit, deinde ut plurimum crederet, utraque manu deorum beneficia tractat

'Socrates, deorum hominumque , gloriari solebat, quod nunquam neque in tabernam conspexerat nec ullius turbae frequentioris concilio oculos crediderat

Adeo nihil est commodius quam semper cum sapientia loqui

-- Omnia, inquam, ista vera sunt; nec ulli enim celerius homines incidere debent in malam fortunam, quam qui alienum concupiscunt
A rimettermi in sesto sono stati gli dèi maggiori

Mercurio infatti, abituato com'è a scarrozzare avanti e indietro le anime, bontà sua mi ha restituito ciò che una mano imbestialita mi aveva strappato, perché adesso, come puoi constatare, vado più forte di Protesilao e di tutti quanti gli amatori del mondo antico

E così dicendo, mi tirai su la tunica e feci vedere il tutto a Eumolpo

Lui, sulle prime, ci rimane di stucco, poi, per meglio sincerarsi della cosa, si mette a palpeggiare tutto quel ben di dio con entrambe le mani

Socrate, degli dèi e degli uomini soleva vantarsi di non avere mai messo il naso in un'osteria e di non essersi mai fermato a curiosare in un assembramento di gente

Non c'è niente di meglio che intrattenersi sempre con i saggi

Tutto questo risposi io è vero; Infatti nessuno è destinato a fare in fretta una brutta fine, più di quelli che mettono gli occhi sulle cose degli altri

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Petronio, Satyricon: 31-45
Petronio, Satyricon: 31-45

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 31-45

Vnde plani autem, unde levatores viverent, nisi aut locellos aut sonantes aere sacellos pro hamis in turbam mitterent

Sicut muta animalia cibo inescantur, sic homines non caperentur nisi spe aliquid morderent'

[CXLI] 'Ex Africa navis, ut promiseras, cum pecunia tua et familia non venit

Captatores iam exhausti liberalitatem imminuerunt

Itaque aut fallor, aut fortuna communis coepit redire ad paenitentiam suam'

'Omnes, qui in testamento meo legata habent, praeter libertos meos hac condicione percipient quae dedi, si corpus meum in partes conciderint et astante populo comederint

Apud quasdam gentes scimus adhuc legem servari, ut a propinquis suis consumantur defuncti, adeo quidem ut obiurgentur aegri frequenter, quod carnem suam faciant peiorem
Ad esempio, di che cosa vivrebbero ladri e vagabondi, se non avessero con sé scrigneti e borselli con monete sonanti da buttare come esca alla gente

Come i pesci abboccano attirati dall'esca, allo stesso modo gli uomini non rimarrebbero intrappolati se non si facesse balenare loro la speranza di mordere qualcosa

141 Tanto per cominciare, la tua nave che doveva giungere dall'Africa, secondo la tua promessa, con tanto di soldi e schiavi a bordo non è ancora arrivata

E i cacciatori di eredità, ormai ridotti in bolletta, cominciano a tirarsi indietro

Perciò, o sono io che mi sbaglio, oppure la fortuna comincia di nuovo a voltarci le spalle

Tutti coloro che ho menzionato nel mio testamento, ad eccezione dei miei liberti, potranno avere quanto ho lasciato loro solo a patto che taglino a pezzi il mio cadavere e se lo mangino alla presenza del popolo

Sappiamo che presso alcune popolazioni esiste ancor oggi l'usanza che i vivi mangino i corpi dei loro parenti defunti, tanto è vero che spesso i malati si sentono rinfacciare di rendere peggiore la loro carne
His admoneo amicos meos, ne recusent quae iubeo, sed quibus animis devoverint spiritum meum, eisdem etiam corpus consumant'

Excaecabat pecuniae ingens fama oculos animosque miserorum

Gorgias paratus erat exsequi

'De stomachi tui recusatione non habeo quod timeam

Sequetur imperium, si promiseris illi pro unius horae fastidio multorum bonorum pensationem

Operi modo oculos, et finge te non humana viscera, sed centies sestertium comesse

Accedit huc, quod aliqua inveniemus blandimenta, quibus saporem mutemus

Neque enim ulla caro per se placet, sed arte quadam corrumpitur, et stomacho conciliatur averso

Quod si exemplis vis quoque probari consilium, Saguntini oppressi ab Hannibale humanas edere carnes, nec hereditatem expectabant
Perciò io esorto tutti i miei amici a non sottrarsi alla mia volontà, invitandoli a mangiarsi il mio cadavere con lo stesso gusto con il quale avranno di certo mandato a quel paese l'anima mia

L'enorme risonanza di tutta quella ricchezza accecava gli occhi e le menti di quei poveracci

Gorgia era disposto a rispettare la clausola

Non ho paura che il tuo stomaco si possa rifiutare

Seguirà le direttive impartite, se gli prometterai che una sola ora di nausea verrà ricompensata da un sacco di belle cose

Basterà che tu chiuda gli occhi e immagini di buttar giù un milione di sesterzi invece di carne umana

E poi, a tutto questo si aggiunge che un sughetto per modificare il sapore lo troveremo

Infatti non esiste una carne che piaccia in sé e per sé, ma viene lavorata ad arte perché risulti appetibile anche a uno stomaco cui altrimenti ripugnerebbe

Se poi vuoi degli esempi che ti dimostrino quanto sto dicendo, sappi che i Saguntini assediati da Annibale mangiarono carne umana, anche se non aspettavano alcuna eredità

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Petelini idem fecerunt in ultima fame, nec quicquam aliud in hac epulatione captabant, nisi tantum ne esurirent

Cum esset Numantia a Scipione capta, inventae sunt matres, quae liberorum suorum tenerent semesa in sinu corpora'

E lo stesso fecero gli abitanti di Petelia nell'estremo bisogno, non aspettandosi da un banchetto di quel tipo nient'altro se non vincere i morsi della fame

Quando Numanzia fu espugnata da Scipione, si trovarono delle madri che stringevano tra le braccia i corpi semidivorati dei figli

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