Orazio, Satire: Libro 01, Satira 04, pag 2

Orazio, Satire: Libro 01, Satira 04

Latino: dall'autore Orazio, opera Satire parte Libro 01, Satira 04
ingenium cui sit, cui mens divinior atque os magna sonaturum, des nominis huius honorem Solo a chi ha genio, afflato divino e sublimità d'espressione puoi concedere l'onore di questo titolo
idcirco quidam comoedia necne poema [45]esset, quaesivere, quod acer spiritus ac vis nec verbis nec rebus inest, nisi quod pede certo differt sermoni, sermo merus Così alcuni si sono chiesti se la commedia sia poesia o no, [45] perché nel contenuto e nella forma le mancano forza e slancio d'ispirazione e se non fosse per la regolarità del metro, che la distingue, non sarebbe altro che prosa
'at pater ardens saevit, quod meretrice nepos insanus amica filius uxorem grandi cum dote recuset,[50] ebrius et, magnum quod dedecus, ambulet ante noctem cum facibus "Ma v'è pure il padre che, acceso d'ira, s'inalbera se un figlio scioperato, persa la testa per una sgualdrina, rifiuta una moglie ricca di dote [50] e, ubriaco che è una vergogna, se ne va in giro con le fiaccole prima di notte"
' numquid Pomponius istis audiret leviora, pater si viveret Credi che Pomponio, se vivesse suo padre, subirebbe rimproveri più lievi di questi
ergo non satis est puris versum perscribere verbis, quem si dissolvas, quivis stomachetur eodem [55] quo personatus pacto pater Non basta, dunque, costruire un verso con parole comuni, che se le sciogli, chiunque avrebbe modo di adirarsi [55] come quel padre sulla scena
his, ego quae nunc, olim quae scripsit Lucilius, eripias si tempora certa modosque, et quod prius ordine verbum est posterius facias praeponens ultima primis, non, ut si solvas 'postquam Discordia taetra [60] belli ferratos postis portasque refregit', invenias etiam disiecti membra poetae Se ai versi che vado scrivendo o a quelli che scrisse un tempo Lucilio, togliessi il ritmo che regola i metri e sconvolgessi l'ordine delle parole, mettendo in fondo quelle dell'inizio e all'inizio quelle del fondo, non troveresti, come se sciogliessi "dopo che l'orrenda discordia [60] di guerra infranse le porte e gli stipiti di ferro", che brandelli delle membra del poeta Basta fin qui: un
hactenus haec: alias, iustum sit necne poema altra volta, se sia vero o poesia
nunc illud tantum quaeram, meritone tibi sit suspectum genus hoc scribendi Ora cercherò soltanto se con ragione o no sia sospetto a te questo genere letterario
Sulgius acer [65] ambulat et Caprius, rauci male cumque libellis, magnus uterque timor latronibus; at bene siquis et vivat puris manibus, contemnat utrumque Il crudele Sulgio [65] cammina e Caprio , rauchi e con le denunce,entrambi di grande timore per i ladri ma se uno vive onestamente con mani pulite,ignora entrambi
ut sis tu similis Caeli Birrique latronum, non ego sim Capri neque Sulgi: cur metuas me [70] nulla taberna meos habeat neque pila libellos, quis manus insudet volgi Hermogenisque Tigelli, nec recito cuiquam nisi amicis idque coactus, non ubivis coramve quibuslibet Come se tu fossi simile a Celio e Birro fra i ladroni,io non lo sarei né di Caprio né di Sulgio: perché temermi [70] Nessuna taverna avrebbe i miei libri né i pilastri dei librai,qualche mano sudata del volgo o di Ermogene e Tigellio,né li recito a nessuno se non agli amici e se costretto,non dovunque e davanti a chiunque