Monologo di Desdemona

Monologo di Desdemona

Taci e sta’ ferma! Hai detto.
No, Otello, no! Non starò zitta

Qui, nella nostra camera da letto, ho

Anch'io voce in capitolo. Vuoi fare del nostro giaciglio d'amore un campo di battaglia? Tu sei un generale. Vuoi divenire un assassino?

Non toccarmi! Che cosa dovrebbe essere questa, la tua ultima impresa eroica? Uccidere la donna che ti ama e ti è stata fedele dal primo fino all'ultimo momento? Una donna che non si difende? Puoi anche uccidermi fra un quarto d'ora. Questo quarto d'ora lo esigo. Io ho rimesso nelle tue mani la mia vita intera, Otello, non fare lo spilorcio adesso, un quarto d'ora puoi anche regalarmelo.

Hai battuto la guancia che tanto spesso copristi di baci. Chi sei tu per poterlo fare? Hai soltanto le mani? Pensi e senti soltanto con le tue mani? Coi pugni non si ottiene niente.

Tu credi ad un pezzetto di stoffa che si usa per soffiarsi il naso, tergersi la fronte o asciugarsi le lacrime. Non pensavo che un pezzo di stoffa potesse bastare per accusarmi di infedeltà. Se fossi colpevole, la mia morte non servirebbe a placare la tua gelosia, se invece sono innocente, ogni colpa ricade su di te, non potrai sopravvivere.

Quando tu- per la prima volta!- mi parlasti delle tue imprese, io piansi e sospirai. Ti ammiravo, ti compativo e ti invidiavo. Tu eri un forestiero, apparivi un eroe. Non ti ho dato abbastanza prove del mio amore? Quando affermi che Desdemona è stata infedele, offendi colui che lei ama. Non conosci dunque il tuo valore, Otello? Non ho riconosciuto apertamente il mio amore per te?

Non dire niente ora! Lasciami finire di parlare!

Avrei dovuto abbracciarti più forte? Avrei dovuto sussurrare come sussurrano le cortigiane? Non mi è stato insegnato a parlare dei miei sentimenti. Una donna deve essere riservata e discreta. Che cosa stupida! E quali conseguenze mortali può avere! Avrei dovuto, ogni giorno, esaltare di nuovo le tue imprese? Mi ero scelta un uomo forte, e ora sei così debole, Otello. Il mio cuore è colmo di pietà. Non ti invidio più.

Non vuoi la mia pietà? Resta dove sei! Non un passo in più. Vuoi strangolarmi? Non invocherò aiuto. Ma parlerò più forte, poiché pare che tu sia diventato sordo. Oppure dai ascolto soltanto a quello che ti sussurrano gli altri? Perché non chiedi apertamente? Non si parla di una persona, si parla con quella persona. Rifletti, Otello, resta poco tempo, domanda alla tua testa. E domanda al tuo cuore. Forse tutto questo non è opera di Jago, geloso del tuo potere e della tua felicità. Jago è più sveglio di te, ed è più intelligente, se astuzia vuol dire intelligenza. Egli capisce le debolezze degli altri e le usa a suo vantaggio. La tua debolezza è la gelosia, la mia, è stata contare sul nostro amore. Otello e Desdemona, i grandi amanti. C'era anche una certa vanità in questo, lo ammetto, non soltanto amore. E questa è la mia debolezza, la mia colpa. Il nostro sconfinato amore viene ora messo alla prova.

Se sei sordo, Otello, se non comprendi le mie parole né il linguaggio dei miei occhi, capisci ancora il linguaggio delle mie mani? Lascia che le mie dita parlino alle tue dita, le mie labbra alle tue labbra. Se non credi più alle parole, credi alla verità dei miei sguardi, delle mie mani, delle mie spalle.

Dicono che chi più ama soffra anche di più. Ti ho amato ancora troppo poco? E' prevista per questo la pena di morte? Chi è che giudica? Chi sei tu per poter giudicare? Avrei dovuto insegnarti le nostre preghiere. Noi diciamo: Signore, sia fatta la Tua volontà! Come può essere volontà di Dio che a uccidermi sia colui che mi ama sopra ogni altra cosa al mondo? Per me tu eri smisuratamente grande, più grande di qualsiasi altro uomo. Ti misi su un piedistallo e feci di te un eroe, un dio.

Anche tu sei un uomo come gli altri. Sei vulnerabile, e io piango perché è colpa mia se mi stai di fronte come un uomo ferito. Vedo che i tuoi occhi solo lucidi. Il mio tempo è finito, Otello. Porta per l'ultima volta le tue forti mani attorno al mio collo.

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