Meriggiare pallido e assorto e Spesso il male di vivere

Meriggiare pallido e assorto e Spesso il male di vivere

È il solito paesaggio ligure caldo, assolato, canicolare che comunica un senso di aridità del paesaggio

Nella poesia ci sono delle presenze (formiche, cicale) che ha servono ad indicare la calura estiva, che accompagnano il caldo; in questo ambiente arido e desolato c'è anche la presenza del mare: questo è però lontano (si vede a scaglie) e palpita: in questo caso il mare rappresenta la maglia che si smaglia , il varco (ma lontano), che l'uomo può osservare il lontananza.

Poesia sono presenti molti infiniti presenti infiniti presenti (meriggiare, ascoltare, Osservare, sentire) Che servono ad eliminare ogni riferimento soggettivo e dare quindi all'azione personale e quindi eterno, universale.

Meriggiare significa passare il pomeriggio, pallido (torpore, fiacco, privo di forze )e assorto (in meditazioni).

Qui è presente una parola chiave ma anche un oggetto tipico in Montale: il muro, il cui valore è sottolineato dal fatto che questo sia rotto. Il muro è immortale un correlativo oggettivo che indica la condizione di dolore dell'uomo che non ha possibilità di uscire (il muro infatti ci impedisce trovare un'apertura; inoltre alla fine della poesia monta alle specifiche che sul muro sono presenti dei cocci di bottiglia: quindi se il muro potrebbe dare l'idea di essere scavalcato, quando sono presenti dei cocci di bottiglia non è più possibile scavalcarlo.

Il muro diventa quindi metafora di una condizione dolorosa, A causa dell'impossibilità di dare un senso alla vita, della vita dell'uomo). L'orto inoltre è uno spazio chiuso, spesso recintato e quindi vuole indicare che la nostra vita ti svolge in uno spazio chiuso, limitato dal muro (quindi È un modo per sottolineare ulteriormente l'idea della vita che è chiusa, limitata, senza possibilità di varco, senza possibilità di capire il suo senso, senza poter uscire dalla rete.

Ascoltare tra cespugli spinosi e sterpi (ci dà l'idea di rami secchi) schiocchi di merli e frusci di serpi (onomatopee che ricordano i versi degli animali).

Schiocchi indica i versi brevi e squillanti dei merli, e il fruscio delle serpi (che si possono incontrare soltanto destate, dal momento che durante l'inverno sono in letargo) nelle crepe del suolo (quando la terra è asciutta si creano delle spaccature, quindi è immagine di aridità) o sulla vecchia (pianta erbacea rampicante utilizzata come foraggio per gli animali) ad osservare le fila di formìche rossa (il loro andirivieni richiama l'immagine degli occupati di Seneca, che vanno e vengono senza dare un senso alla propria vita, cercando di occuparla continuamente) che ora deviano e ora si intrecciano lungo il loro cammino all'ombra delle biche (mucchi di terra che si trovano in corrispondenza dei formicai).

La frenetica attività senza senso è stato da alcuni richiamata anche agli uomini della poesia precedente (sicuri di sé, Ma che non riescono a vedere l'ombra proiettata sul muro e quindi la parte nascosta di sè).