L'evento si svolge in piazza Malaspina a Volpedo, comune in provincia di Alessandria. Il motivo della protesta era il caro pane. Pellizza realizza prima degli schizzi di un opera che sarà molto travagliata nel tempo.
La prima versione si chiamò Ambasciatori della fame ed era un bozzetto. I manifestanti rivendicavano il livello minimo di sussistenza e chiedevano di potersi sfamare. La grande ombra in primo piano è generato dal palazzo Malaspina dove la folla si sta dirigendo. Qui c'era la sede dei proprietari terrieri.
La prima esposizione nella quadriennale di Torino de Il quarto Stato non ottenne alcun riconoscimento e l'opera non fu neanche venduta. Il processo di rivalutazione fu molto lento. Poi diventa nota grazie a riproduzioni su varie riviste socialiste. La questione economica era sempre stata un problema per Pellizza e dopo la morte della moglie, per lui le cose peggiorarano nella depressione al punto di arrivare a togliersi la vita non ancora 40enne. Dell'opera finale ecco cosa dirà un noto critico
Il monumento più alto che il movimento operaio abbia mai potuto vantare in italia
Corrado Maltese
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FIUMANA, incompiuto
dopo Ambasciatori della fame è la volta del bozzetto di Fiumana. Qui aumenta la folla. E' qualcosa di dirompente che non si può fermare. Sparisce l'ombra del palazzo padronale. Non ci si muove più verso i proprietari terrieri ma verso un futuro migliore con la consapevolezza di una nuova indentità di classe. Le persone rappresentate sono molto più numerose rispetto al precedente ritratto e un cambiamento significato sta nei 3 personaggi di testa. Non sono più tre uomini ma compare una donna con in braccio un bambino. il popolo non è piu natura morta ma un massa vivente e scalpitante
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QUARTO STATO
Poi è la volta de: il cammino dei lavoratori. cambiato all'ultimo momento in Quarto Stato. Il titolo Quarto Stato fu ricavato da un espressione usata durante la rivoluzione francese. Con questo nome venivano indicati classe sociale e operai. Artigiani e contadini si contrapponevano alla borghesia considerata Terzo Stato.
- Clero
- Nobili
- Borghesia
- quarto Stato
Non ci sono più le case. Si ragiona in termine di una classe lavoratrice generica e non quella di operai e contadini. Qui si dà maggior rilievo alla gestualità dei lavoratori. I soggetti nelle prime file risultano più dinamici. Vengono utilizzati colori caldi e il senso della rappresentazione è di uomini del lavoro impegnati per una lotta di classe, per ottenere i giusti diritti universali. Il loro incedere verso l'osservatore non è violento. La folla non è inferocita ma ha maturato il proprio ruolo.
Il corteo è guidato da tre soggetti. Un giovane con la barba posto al centro sui 35 anni, Clemente Bidone, lavoratore. Un uomo anziano alla sua destra, Giovanni Zarri. Sia lui che il giovane hanno il cappello in testa e si sono tolti la giacca per il troppo caldo. Infine una donna con in braccio un bambino, ha le sembianze della moglie del Pellizza, Teresa. La donna rimanda all'iconografia della Madonna con il bambino. E' a piedi nudi e tiene il bimbo in braccio. Gli abiti che indossano sono umili ma portati con dignità. Invita la folla a seguirla con il gesto della mano. Le pieghe della sua veste danno un senso di movimento.
Sono persone, intelligenti, fieri lavoratori. I manifestanti guardano in più direzioni e compiono gesti naturali. Chi tiene per mano un bambino, chi si ripara gli occhi dal Sole portando una mano in viso. Pellizza non vuole più rappresentare il senso stretto di una cronaca manifestazione ma rendere universale il dipinto. Questa maturazione fu anche conseguenza dell'ondata emotiva che suscitarono i moti di Milano nel mese di Maggio quando morirono almeno 80 persone scese in piazza per protestare contro l'aumento eel prezzo del pane. Queste persone furono vittima della repressione
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dalla suggestione di uno scorcio di paesaggio, l'incrocio delle due leggere strade in salita che confluiscono nella piazza davanti a Palazzo Malaspina a Volpedo, nella piena luce di un mattino d'Aprile, Pellizza trovò lo spunto per l'ambientazione di uno sciopero di lavoratori: uomini e donne in marcia per la rivendicazione di un equo salario con cui sfamare le proprie famiglie.
L'artista voleva misurarsi con la crudezza della realtà contemporanea. Oltre un decennio di tribolazioni e ricerche per arrivare alla versione definitiva della sua grande opera. Pellizza aveva voluto elaborare e interpretare la realtà idealizzandola, valorizzandone i protagonisti, quella nuova classe di lavoratori che arrivava alla ribalta della storia con una sua identità.
La prima fila, dietro i tre protagonisti, è sospinta in avanti verso la piazza, dalla folla. I vari atteggiamenti, i gesti che compongono il dialogo, sono accompagnati dall'incedere cadenzato e calmo della schiera. Pelliccia individua nell'oratoria delle mani, la forza lavoro degli operai e dei braccianti, l'elemento unificante della gente e arriva a realizzare un'opera capitale, al crocevia di molte sequenze storico-artistiche:
- la nascita del socialismo
- le trasformazioni dell'Italia post-unitaria
- la pittura sociale
- il verismo
- il divisionismo