Fedro, Favole: Libro 03 - Prologo, pag 4

Fedro, Favole: Libro 03 - Prologo

Latino: dall'autore Fedro, opera Favole parte Libro 03 - Prologo

Quem si leges, laetabor; sin autem minus,habebunt certe quo se oblectent posteri E se lo leggerai, mi allieterò; se invece no,avranno certamente di che dilettarsi i posteri
Nunc, fabularum cur sit inventum genus,brevi docebo Ora, essendo stato scoperto il genere delle favole,insegnerò brevemente
Servitus obnoxia,quia quae volebat non audebat dicere,affectus proprios in fabellas transtulit,calumniamque fictis elusit iocis La schiavitù soggetta,poiché non osava dire ciò che voleva,trasferì i propri sentimenti nelle favolette,ed eluse la calunnia con finti giochi

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Ego illius pro semita feci viam,et cogitavi plura quam reliquerat,in calamitatem deligens quaedam meam Io feci una via al posto del suo sentiero,e pensai più cose che abbia lasciate,scegliendo alcune cose per la mia rovina
quodsi accusator alius Seiano foret,si testis alius, iudex alius denique,dignum faterer esse me tantis malis,nec his dolorem delenirem remediis Che se ci fosse un accusatore diverso da Seiano,se un testimone diverso, ed infine un giudice diverso,mi confesserei degno di così grandi mali,e non calmerei il dolore con questi rimedi

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Suspicione si quis errabit sua,et, rapiens ad se quod erit commune omnium,stulte nudabit animi conscientiam,huic excusatum me velim nihilo minus Se uno uscisse dal suo sospetto,e, rubando per sé ciò che sarà comune di tutti,stoltamente denuderà la coscienza dell'animo,nulla meno vorrei scusarmi con costui
Neque enim notare singulos mens est mihi,verum ipsam vitam et mores hominum ostendere Né io ho l'animo di bollare i singoli,ma mostrare la stessa vita ed i costumi degli uomini
rem me professum dicet fors aliquis gravem Forse qualcuno dirà che io ho detto una cosa importante
Si Phryx Aesopus potuit, si Anacharsis Scythesaeternam famam condere ingenio suo,ego litteratae qui sum proprior Graeciae,cur somno inerti deseram patriae decus,Threissa cum gens numeret auctores deos,Linoque Apollo sit parens, Musa Orpheo,qui saxa cantu movit et domuit ferasHebrique tenuit impetus dulci mora Se il frigio Esopo potè, se lo sciita Anacardifondare eterna fama per il proprio ingegno,io che sono abbastanza vicino alle Grecia colta,perché col sonno inerte trascurerò l'onore della patria,mentre la gente tracia annovera autori divini,avendo Lino Apollo per padre, Orfeo la Musa,che mosse i sassi col canto e domò le fieree trattenne gli impeti dell'Ebro col dolce riposo
Ergo hinc abesto, Livor, ne frustra gemas,quoniam mihi sollemnis dabitur gloria Dunque sta sempre lontano, Livore, non gemere invano,poiché mi verrà concessa una solenne gloria