Cesare, De bello civili: Libro 01, 01-10, pag 2

Cesare, De bello civili: Libro 01, 01-10

Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 01, 01-10

Quotienscumque sit decretum, darent operam magistratus, ne quid res publica detrimenti caperet (qua voce et quo senatus consulto populus Romanus ad arma sit vocatus), factum in perniciosis legibus, in vi tribunicia, in secessione populi templis locisque editioribus occupatis: atque haec superioris aetatis exempla expiata Saturnini atque Gracchorum casibus docet

quarum rerum illo tempore nihil factum, ne cogitatum quidam; nulla lex promulgata, non cum populo agi coeptum, nulla secessio facta

Hortatur, cuius imperatoris ductu v VIIII annis rem publicam felicissime gesserint plurimaque proelia secunda fecerint, omnem Galliam Germaniamque pacaverint, ut eius existimationem dignitatemque ab inimicis defendant
Ogniqualvolta si decretò che i magistrati provvedessero affinché lo stato non ricevesse alcun danno (e con questa formula e con questo decreto il popolo romano veniva chiamato alle armi), ciò fu fatto in caso di leggi perniciose, di azioni di forza dei tribuni, di sommosse popolari, con l'occupazione di templi e di posizioni dominanti; e rammenta che questi fatti del passato sono stati espiati con la morte di Saturnino e dei Gracchi

In quel tempo nulla di questo fu fatto e neppure pensato: non fu promulgata nessuna legge, non vi fu inizio di ricorso al popolo, non venne fatta alcuna sommossa

Esorta i soldati a difendere dagli avversari la reputazione e l'onore del comandante sotto la cui guida, durante nove anni, hanno servito fedelmente lo stato e combattuto moltissime battaglie con esito favorevole, hanno portato pace in tutta la Gallia e la Germania
Conclamant legionis XIII, quae aderat, milites -hanc enim initio tumultus evocaverat, reliquae nondum convenerant - sese paratos esse imperatoris sui tribunorumque plebis iniurias defendere

[8] Cognita militum voluntate Ariminum cum ea legione proficiscitur ibique tribunos plebis, qui ad eum profugerant, convenit; reliquas legiones ex hibernis evocat et subsequi iubet

Eo L Caesar adulescens venit, cuius pater Caesaris erat legatus

Is reliquo sermone confecto, cuius rei causa venerat, habere se a Pompeio ad eum privati officii mandata demonstrat: velle Pompeium se Caesari purgatum, ne ea, quae rei publicae causa egerit, in suam contumeliam vertat

Semper se rei publicae commoda privatis necessitudinibus habuisse potiora
Elevano un grido di approvazione i soldati della XIII legione che era presente (questa infatti egli aveva richiamato all'inizio del disordine, le altre invece non erano ancora giunte), proclamando di essere pronti a respingere le ingiurie arrecate al loro comandante e ai tribuni della plebe

[8] Cesare, conosciuta la disposizione d'animo dei soldati, si dirige con quella legione a Rimini e qui incontra i tribuni della plebe che presso di lui erano venuti a trovare rifugio; richiama dagli accampamenti invernali le rimanenti legioni con l'ordine di seguirlo

Lì giunge il giovane L Cesare, il cui padre era luogotenente di Cesare

Costui, terminato il discorso su altri argomenti, per i quali era venuto, dichiara di avere per lui da parte di Pompeo messaggi di carattere privato: dice che Pompeo vuole scusarsi dinanzi a Cesare, che non prenda per offesa personale le azioni che egli ha compiuto per il bene dello stato

dice che alle amicizie personali egli ha sempre anteposto l'interesse pubblico
Caesarem quoque pro sua dignitate debere et studium et iracundiam suam rei publicae dimittere neque adeo graviter irasci inimicis, ut, cum illis nocere se speret, rei publicae noceat

Pauca eiusdem generis addit cum excusatione Pompei coniuncta

Eadem fere atque eisdem verbis praetor Roscius agit cum Caesare sibique Pompeium commemorasse demonstrat

[9] Quae res etsi nihil ad levandas iniurias pertinere videbantur, tamen idoneos nactus homines, per quos ea, quae vellet, ad eum perferrentur, petit ab utroque, quoniam Pompei mandata ad se detulerint, ne graventur sua quoque ad eum postulata deferre, si parvo labore magnas controversias tollere atque omnem Italiam metu liberare possint

Sibi semper primam rei publicae fuisse dignitatem vitaque potiorem
Anche Cesare, in considerazione della sua posizione, deve per il bene dello stato sacrificare il proprio interesse e il proprio risentimento e non adirarsi con gli avversari così violentemente da risultare, sperando di danneggiarli, di danno allo stato

Aggiunge poche considerazioni del medesimo tono che unisce alle scuse di Pompeo

Il pretore Roscio presenta a Cesare quasi i medesimi argomenti e con le medesime parole, dimostrando di essere stato ben istruito da Pompeo

[9] Era chiaro che tutto ciò non serviva a cancellare le offese; tuttavia Cesare, approfittando di uomini adatti, tramite i quali poteva trasmettere il suo volere a Pompeo, chiede a entrambi, dal momento che gli hanno riferito le ambascerie di Pompeo, di non rifiutarsi di riferire a lui anche le sue richieste, per vedere se mai, con poca fatica, fossero in grado di sanare grandi controversie e liberare dal timore tutta l'Italia

Dice che egli ha sempre posto l'onore al primo posto, considerandolo più importante della vita

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Latino: dall'autore Cesare, opera De bello civili parte Libro 02; 23 - 44

Doluisse se, quod populi Romani beneficium sibi per contumeliam ab inimicis extorqueretur, ereptoque semenstri imperio in urbem retraheretur, cuius absentis rationem haberi proximis comitiis populus iussisset

Tamen hanc iacturam honoris sui rei publicae causa aequo animo tulisse; cum litteras ad senatum miserit, ut omnes ab exercitibus discederent, ne id quidem impetravisse

Tota Italia delectus haberi, retineri legiones II, quae ab se simulatione Parthici belli sint abductae, civitatem esse in armis

Quonam haec omnia nisi ad suam perniciem pertinere

Sed tamen ad omnia se descendere paratum atque omnia pati rei publicae causa
Che ha provato dolore perché, con atto oltraggioso, gli è stato strappato dagli avversari un privilegio concesso dal popolo romano e, privato di sei mesi di comando, egli è stato richiamato a Roma, benché il popolo avesse deliberato che nei prossimi comizi si ritenesse valida la sua candidatura, pur se assente

Tuttavia, per il bene dello stato, ha sopportato di buon grado questo danno; quando ha mandato una lettera al senato, chiedendo che tutti i comandanti venissero allontanati dagli eserciti, neppure questo ha ottenuto

In tutta Italia si fanno arruolamenti, sono trattenute le due legioni che gli sono state sottratte col pretesto della guerra contro i Parti; la popolazione è in armi

A che volgono tutte queste manovre se non a suo danno

Pur tuttavia egli è pronto a rassegnarsi e a tutto sopportare per il bene dello stato
Proficiscatur Pompeius in suas provincias, ipsi exercitus dimittant, discedant in Italia omnes ab armis, metus e civitate tollatur, libera comitia atque omnis res publica senatui populoque Romano permittatur

Haec quo facilius certisque condicionibus fiant et iureiurando sanciantur, aut ipse propius accedat aut se patiatur accedere: fore uti per colloquia omnes controversiae componantur

[10] Acceptis mandatis Roscius cum L Caesare Capuam pervenit ibique consules Pompeiumque invenit; postulata Caesaris renuntiat

Illi deliberata re respondent scriptaque ad eum mandata per eos remittunt; quorum haec erat summa: Caesar in Galliam reverteretur, Arimino excederet, exercitus dimitteret; quae si fecisset, Pompeium in Hispanias iturum

Interea, quoad fides esset data Caesarem facturum, quae polliceretur, non intermissuros consules Pompeiumque delectus

Pompeo se ne ritorni nelle sue province, tutti e due congedino gli eserciti, tutti in Italia lascino le armi, il popolo venga liberato dal timore, siano garantiti al senato e al popolo romano liberi comizi e l'esercizio della cosa pubblica

Perché ciò si possa fare più facilmente e con patti sicuri, sanciti da giuramento, o Pompeo si avvicini o lasci che sia Cesare ad avvicinarsi; tutte le controversie si potrebbero dirimere tramite contatti diretti

[10] Assuntosi l'incarico, Roscio insieme a L Cesare giunge a Capua, dove trova i consoli e Pompeo; riferisce le richieste di Cesare

Dopo essersi consultati, danno una risposta e, tramite loro, per iscritto rimettono a Cesare le loro proposte, i cui punti principali sono questi: Cesare ritorni in Gallia; si allontani da Rimini, congedi l'esercito; Pompeo sarebbe andato in Spagna quando egli avesse eseguito questi ordini

Nel contempo, fino a che non sarebbe stato certo che Cesare avrebbe mantenuto le sue promesse, i consoli e Pompeo non avrebbero interrotto gli arruolamenti

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