Antonio Ligabue e la sua fama da truffatore

Antonio Ligabue e la sua fama da truffatore

all'inizio del suo percorso artistico ritrae ciò che vede - la natura e gli animali -. Spinto dal bisogno gira per le cascine dei contadini e scambia i propri quadri, spesso dipinti su brandelli di lenzuoli, in cambio di pasti caldi e vestiti

ma Ligabue è furbo e riesce a mettere in piedi un sistema di truffa. Una volta venduto un quadro, Antonio torna dopo qualche tempo dal contadino che lo ha acquistato e lo richiede indietro con la scusa di aggiungervi qualche ultimo dettaglio. Una volta tornato in possesso della sua opera, aggiunge sì i dettagli, ma anzichè restituirla al proprietario, lo rivende al contadino della cascina successiva

Antonio Ligabue nel maggio del 1919 arriva al comando dei Carabinieri di Gualtieri, comune in provincia di Reggio Emilia. Proviene dal nord. Magro, leggermente ricurvo, ha un naso enorme. Fissa le persone con gli occhi stralunati e non parla con nessuno. anche perché pur essendo figlio di una donna italiana è nato e cresciuta a Zurigo e conosce solo il tedesco, e dunque non capisce quasi nulla di quello che gli viene detto. Non ha alcuna voglia di restare lì ma così ha stabilito la legge svizzera, dove viveva, che lo ha espulso. 

È l'unico luogo in cui può stare. E' la città natale del suo patrigno, di cui porta il cognome: Laccabue, ma il patrigno non vive lì. Comincia a vivere come un randagio. Dorme nelle campagne, in rifugi di fortuna. Vive di quello che trova. Gli unici brevi momenti di felicità sono quelli nei quali incontra qualche animale. Gli abitanti del posto lo osservano da lontano, i ragazzini lo inseguono e lo prendono in giro.

Pian piano Antonio Ligabue (sarà lui a modificare il cognome del patrigno, al quale non accetterà mai di essere associato) si conquista la fiducia della gente di Gualtieri, diventando la loro mascotte. In cambio di qualche disegno o di una piccola scultura d'argilla che ritrae un animale del bosco, riceve pochi spiccioli, qualcosa da mangiare. Qualcuno gli dà un posto riparato dove dormire. Comincia così il percorso artistico di una delle figure più singolari del Novecento italiano. La sua pittura da assoluto autodidatta, senza nessuna preparazione accademica, rappresenta uno dei più puri esempi di arte primitiva. E' l'essenza stessa della creazione. E' la sola possibilità di redenzione da una vita faticosissima e segnata

un fienile dove dormiva Antonio Ligabue nei primi tempi un fienile dove dormiva Antonio Ligabue nei primi tempi

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Antonio Ligabue scambiava un quadro per un piatto di minestra
Antonio Ligabue scambiava un quadro per un piatto di minestra

così dicevano i conoscenti. L'artista disegnava anche a tavola. A volte perfino su di essa, usando le posate per inciderla. Ligabue mangiava poco. Raramente carne. Era ghiotto invece di pastasciutta

Nato a Zurigo, figlio illegittimo di Elisabetta Costa, la quale quando ha solo un anno, nel 1900, lo lascia in affidamento. Le condizioni di indigenza in cui vive, provocano il gozzo e il rachitismo che lo affliggeranno fin da piccolo, compromettendo sia la sua salute fisica che quella mentale. Pur continuando a vivere fino alla maggiore età presso i genitori adottivi, Antonio mantiene contatti con la madre naturale, e quando lei muore in seguito all'ingestione di carne avariata si convince che il colpevole sia il patrigno, per cui coverà da quel momento un odio implacabile.

Cominciano a manifestarsi in maniera evidente i suoi problemi mentali, fino a quando una crisi causa una denuncia per aggressione fisica nei confronti della madre adottiva. Le autorità non vanno tanto per il sottile e decidono di espellerlo dalla Svizzera. Esiliato nelle campagne dell'Emilia, Antonio trova una sua dimensione. Se la pittura lenisce la sofferenza psichica, tuttavia non basta a guarirlo. 

La conoscenza del tedesco gli dà la possibilità durante la guerra, di rendersi utile come interprete. Negli anni cinquanta Antonio Ligabue troverà una certa stabilità, anche economica. La critica comincia a interessarsi alla sua pittura, gli addetti ai lavori parlano di lui, i suoi quadri entrano nel circuito del mercato non più come merce di scambio per un panino, un fiasco di vino. E' un momento di benessere totalmente imprevedibile, e inaspettato, che gli dà la possibilità di realizzare il suo più grande sogno: acquistare una motocicletta

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l'artista era figlio di Elisabetta Costa e da padre ignoto. Viene registrato all'anagrafe con il cognome della madre, poi la donna conosce il sarto Bonfiglio Laccabue