Nomen amicitiae, sic, quatenus expedit, haeret;calculus in tabula mobile ducit opus Dum fortuna manet, vultum servatis, amici;cum cecidit, turpi certitis ora fuga Grex agit in scaena mimum: pater ille vocatur,filius hic, nomen divitis ille tenet Mox ubi ridendas inclusit pagina partes, vera redit facies, adsimulata perit [LXXXI] Nec diu tamen lacrimis indulsi, sed veritus ne Menelaus etiam antescholanus inter cetera mala solum me in deversorio inveniret, collegi sarcinulas, locumque secretum et proximum litori maestus conduxi Ibi triduo inclusus, redeunte in animum solitudine atque contemptu, verberabam aegrum planctibus pectus et inter tot altissimos gemitus frequenter etiam proclamabam: 'Ergo me non ruina terra potuit haurire Non iratum etiam innocentibus mare |
La parola amicizia dura finché serve;la pedina corre instabile sulla scacchiera Finché regge la fortuna, eccoti tutti amici; ma quando crolla, è subito vergognosa fuga I guitti sono in scena alle prese con un mimo: chi fa il padre, chi fa il figlio, chi la parte del riccone Ma quando sulla pagina il comico finisce, torna la faccia vera e quella falsa muore 81 Ad ogni modo, non me ne sto lì a piangere ancora per molto, ma per paura che tra le altre disgrazie l'assistente Menelao mi trovi lì da solo nella locanda, raccolgo i miei stracci e avvilito come sono prendo in affitto un posticino fuori mano in riva al mare Rimango lì barricato per tre giorni e, assillato dal pensiero della solitudine e da quello dell'affronto subito, mi percuotevo il petto, continuando a ripetermi, tra gemiti disperati: Ma perché la terra non mi ha voluto inghiottire Perché non mi ha risucchiato il mare che infierisce anche contro gli innocenti |
Effugi iudicium, harenae imposui, hospitem occidi, ut inter audaciae nomina mendicus, exul, in deversorio Graecae urbis iacerem desertus Et quis hanc mihi solitudinem imposuit Adulescens omni libidine impurus et sua quoque confessione dignus exilio, stupro liber, stupro ingenuus, cuius anni ad tesseram venierunt, quem tanquam puellam conduxit etiam qui virum putavit Quid ille alter qui die togae virilis stolam sumpsit, qui ne vir esset a matre persuasus est, qui opus muliebre in ergastulo fecit, qui postquam conturbavit et libidinis suae solum vertit, reliquit veteris amicitiae nomen et -- pro pudor -- tanquam mulier secutuleia unius noctis tactu omnia vendidit |
Sono forse sfuggito alla giustizia, ho scampato la sabbia del circo, ho assassinato un ospite, per finire, dopo tante prove coraggiose, in una pensioncina di una città greca, senza il becco di un quattrino, cacciato dalla patria e abbandonato E chi mi ha condannato a questo isolamento Un ragazzino rotto a ogni libidine, degno per sua stessa ammissione dell'esilio, uno che a forza di concedersi è diventato libero e rispettabile, uno che ha alle spalle una vita di marchette, e che faceva la ragazzina anche con quelli che sapevano benissimo che era un maschio E dell'altro, che cosa dovrei dire Che il giorno della toga virile si è messo un vestito da donna, che già sua madre lo aveva persuaso di non essere un uomo, che quand'era ai lavori forzati faceva la troia di tutti, e che poi, soltanto per cambiare settore di schifezze, ha tradito il nome di un'antica amicizia -- Vergogna -- come la peggiore delle puttane, si è venduto fino alle braghe per la fregola di un'unica notte |
Iacent nunc amatores obligati noctibus totis, et forsitan mutuis libidinibus attriti derident solitudinem meam Sed non impune Nam aut vir ego liberque non sum, aut noxio sanguine parentabo iniuriae meae' [LXXXII] Haec locutus gladio latus cingor, et ne infirmitas militiam perderet, largioribus cibis excito vires Mox in publicum prosilio furentisque more omnes circumeo porticus Sed dum attonito vultu efferatoque nihil aliud quam caedem et sanguinem cogito, frequentiusque manum ad capulum, quem devoveram, refero, notavit me miles, sive ille planus fuit sive nocturnus grassator, et: 'Quid tu, inquit, commilito, ex qua legione es aut cuius centuria ' Cum constantissime et centurionem et legionem essem ementitus: 'Age ergo, inquit ille, in exercitu vestro phaecasiati milites ambulant |
E nel frattempo, quei due se la spassano abbracciati, e magari, stremati dal piacere, se la ridono anche della mia solitudine Ma non la passeranno liscia E non sarò più un uomo e libero per giunta, se non laverò nel loro sangue l'affronto che hanno fatto al mio onore 82 Al termine di questo sproloquio, mi cingo la spada al fianco e, per evitare che la debolezza fisica comprometta l'esito della missione, mi rimetto in forze con una bella abbuffata Poi mi precipito fuori e, come un pazzo, comincio a camminare su e giù sotto i portici Ma mentre son lì invasato a sognare stragi e massacri con gli occhi fuori della testa, e la mia mano corre sempre più spesso alla spada destinata alla vendetta, mi nota un tizio in uniforme, o barbone o tagliagole che fosse e mi fa: Altolà camerata, di che legione sei o di quale centuria Siccome io mi invento lì su due piedi i nomi del centurione e della legione, quello ribatte: E dimmi un po', in questo tuo reggimento i soldati vanno in giro coi sandali bianchi ai piedi |
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' Cum deinde vultu atque ipsa trepidatione mendacium prodidissem, ponere iussit arma et malo cavere Despoliatus ergo, immo praecisa ultione retro ad deversorium tendo, paulatimque temeritate laxata coepi grassatoris audaciae gratias agere Non bibit inter aquas, poma aut pendentia carpit Tantalus infelix, quem sua vota premunt Divitis haec magni facies erit, omnia acervansqui timet et sicco concoquit ore famem Non multum oportet consilio credere, quia suam habet fortuna rationem [LXXXIII] In pinacothecam perveni vario genere tabularum mirabilem Nam et Zeuxidos manus vidi nondum vetustatis iniuria victas, et Protogenis rudimenta cum ipsius naturae veritate certantia non sine quodam horrore tractavi Jam vero Apellis quam Graeci mon(kthmon appellant, etiam adoravi |
Ma quando poi dalla mia faccia e dal mio imbarazzo si capisce benissimo che ho mentito, il tipo mi intima di consegnargli l'arma e di non mettermi nei pasticci Disarmato e ormai privo di ogni velleità di vendetta, me ne torno alla pensione e lì, sbollita a poco a poco la rabbia, finisco per ringraziare la spudoratezza di quel cialtrone Non beve in mezzo all'acqua, né coglie i frutti penduliil povero Tantalo, anche se il desiderio lo rode Questa è la sorte del ricco, che sguazza nel troppodi tutto e rumina a bocca asciutta la sua fame Mai fidarsi troppo di quel che si ha in animo di fare, perché la sorte ha una sua logica 83 Arrivo in una splendida pinacoteca piena di quadri di ogni tipo Vedo infatti opere di Zeusi non ancora intaccate dall'usura del tempo, e non senza un brivido sfioro degli schizzi di Protogene che quanto a realismo gareggiavano con la natura stessa Inoltre contemplo di Apelle uno di quelli che i Greci chiamano monocnémi |
Tanta enim subtilitate extremitates imaginum erant ad similitudinem praecisae, ut crederes etiam animorum esse picturam Hinc aquila ferebat caelo sublimis Idaeum, illinc candidus Hylas repellebat improbam Naida Damnabat Apollo noxias manus lyramque resolutam modo nato flore honorabat Inter quos etiam pictorum amantium vultus tanquam in solitudine exclamavi: 'Ergo amor etiam deos tangit Iuppiter in caelo suo non invenit quod diligeret, sed peccaturus in terris nemini tamen iniuriam fecit Hylan Nympha praedata temperasset amori suo, si venturum ad interdictum Herculem credidisset Apollo pueri umbram revocavit in florem, et omnes fabulae quoque sine aemulo habuerunt complexus At ego in societatem recepi hospitem Lycurgo crudeliorem' |
I contorni delle umane erano tratteggiati con una naturalezza e una precisione tali che si sarebbe potuto dire ci fossero dipinte dentro anche le anime Da una parte un'aquila rapiva Ganimede trascinandolo in cielo, dall'altra l'ingenuo Ila respingeva una Naiade priva di ritegno Apollo imprecava contro le sue mani colpevoli, mettendo sulla allentata lira un fiore appena sbocciato In mezzo a tutte quelle scene con al centro l'amore, salto su a dire, come se fossi stato da solo in pieno deserto: Ma allora l'amore colpisce anche gli dèi Siccome Giove non trovava in cielo quel che gli andava a genio, se n'è sceso a peccare sulla terra, senza però far dei torti a nessuno La ninfa che rapì Ila avrebbe frenato la propria febbre d'amore, se solo avesse saputo che Eracle sarebbe venuto a lamentarsi da lei Apollo fa rivivere in un fiore l'ombra del suo diletto, Anche tutti gli altri miti del passato raccontano storie di amori non corrisposti Io, invece, mi sono andato a mettere con un socio più crudele di Licurgo |
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Ecce autem, ego dum cum ventis litigo, intravit pinacothecam senex canus, exercitati vultus et qui videretur nescio quid magnum promittere, sed cultu non proinde speciosus, ut facile appareret eum ex hac nota litteratorum esse, quos odisse divites solent Is ergo ad latus constitit meum 'Ego, inquit, poeta sum et, ut spero, non humillimi spiritus, si modo coronis aliquid credendum est, quas etiam ad imperitos deferre gratia solet 'Quare ergo, inquis, tam male vestitus es’ Propter hoc ipsum: Amor ingenii neminem unquam divitem fecit 'Qui pelago credit, magno se fenore tollit;qui pugnas et castra petit, praecingitur auro;vilis adulator picto iacet ebrius ostro, et qui sollicitat nuptas, ad praemia peccat Sola pruinosis horret facundia pannis, atque inopi lingua desertas invocat artes |
Mentre son lì che me la prendo con l'aria, entra nella pinacoteca un vecchio coi capelli tutti bianchi, la faccia tirata, e che sembrava promettere chissà cosa, anche se i suoi vestiti non erano proprio eleganti, che si capiva benissimo era uno di quegli intellettuali che ai ricchi di solito non gli vanno giù Il tipo si viene a fermare accanto a me Sono un poeta mi dice, e nemmeno, come mi auguro, da buttar via, per lo meno se si deve credere ai premi letterari, che adesso c'è il vizio di darli anche a cani e porci 'Ma allora' tu mi potresti chiedere 'perché vai in giro vestito a quel modo’ Ma proprio per questo: la passione per la cultura non ha mai reso ricco nessuno Chi al mare s'affida, di guadagni si riempie;chi corre dietro guerre e battaglie, d'oro si cinge;il vile adulatore se ne sta sdraiato ubriaco sulla porpora,e chi attenta alle spose, trae profitto peccando I retori solo tremano in poveri panni,e con voce debole invocano le arti abbandonate |
[LXXXIV] 'Non dubie ita est: si quis vitiorum omnium inimicus rectum iter vitae coepit insistere, primum propter morum differentiam odium habet: quis enim potest probare diversa Deinde qui solas exstruere divitias curant, nihil volunt inter homines melius credi, quam quod ipsi tenent Insectantur itaque, quacunque ratione possunt, litterarum amatores, ut videantur illi quoque infra pecuniam positi 'Nescio quo modo bonae mentis soror est paupertas 'Vellem, tam innocens esset frugalilatis meae hostis, ut deliniri posset Nunc veteranus est latro et ipsis lenonibus doctior' [LXXXV] EVMOLPVS 'In Asiam cum a quaestore essem stipendio eductus, hospitium Pergami accepi |
84 senz'altro così: se uno, nemico di tutti i vizi, si mette a seguire la retta via, lo guardano subito male proprio per questa sua differenza di mentalità, perché non piace a nessuno la gente che non pensa come lui E poi, coloro che badano solo a fare soldi a palate, pretendono che al mondo non ci sia niente di più prezioso di quello che possiedono E così perseguitano in tutti i modi possibili gli amanti delle lettere, perché anche quelli diano l'impressione di essere inferiori al denaro Non so perché l'intelligenza debba sempre essere sorella della povertà Vorrei che chi avversa la mia sobrietà fosse tanto indulgente da potersi commuovere E invece quello lì è una canaglia incallita, che ne sa più dei papponi in persona 85 EUMOLPO Quand'ero militare in Asia agli ordini di un questore, mi ospitò una famiglia di Pergamo |
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Vbi cum libenter habitarem non solum propter cultum aedicularum, sed etiam propter hospitis formosissimum filium, excogitavi rationem qua non essem patri familiae suspectus amator Quotiescunque enim in convivio de usu formosorum mentio facta est, tam vehementer excandui, tam severa tristitia violari aures meas obsceno sermone nolui, ut me mater praecipue tanquam unum ex philosophis intueretur Jam ego coeperam ephebum in gymnasium deducere, ego studia eius ordinare, ego docere ac praecipere, ne quis praedator corporis admitteretur in domum Forte cum in triclinio iaceremus, quia dies sollemnis ludum artaverat pigritiamque recedendi imposuerat hilaritas longior, fere circa mediam noctem intellexi puerum vigilare |
Siccome mi trovavo benissimo non solo per la comodità dell'alloggio, ma anche perché il padrone di casa aveva un figlio bellissimo, mi misi subito a escogitare il sistema per diventarne l'amante senza che il padre se ne rendesse conto Tutte le volte che a tavola si faceva un accenno a certe esperienze omosessuali, io mi infervoravo così tanto e chiedevo con una tale decisione di non offendere le mie orecchie con sconcezze di quel tipo, che soprattutto la madre del ragazzo mi guardava come un vero filosofo Così cominciai ad accompagnarlo io in palestra, ad organizzargli lo studio, a dargli qualche lezione, a raccomandargli di non portarsi in casa qualche maniaco sessuale La sera di un giorno di festa, mentre ce la godevamo nel triclinio e una protratta allegria ci aveva tolto la forza di ritirarci nelle nostre camere, verso mezzanotte mi resi conto che il ragazzo era ancora sveglio |
Itaque timidissimo murmure votum feci et: 'Domina, inquam, Venus, si ego hunc puerum basiavero, ita ut ille non sentiat, cras illi par columbarum donabo' Audito voluptatis pretio puer stertere coepit Itaque aggressus simulantem aliquot basiolis invasi Contentus hoc principio bene mane surrexi electumque par columbarum attuli expectanti ac me voto exsolvi [LXXXVI] Proxima nocte cum idem liceret, mutavi optionem et: 'Si hunc, inquam, tractavero improba manu, et ille non senserit, gallos gallinaceos pugnacissimos duos donabo patienti' Ad hoc votum ephebus ultro se admovit et, puto, vereri coepit ne ego obdormissem Indulsi ergo sollicito, totoque corpore citra summam voluptatem me ingurgitavi Deinde ut dies venit, attuli gaudenti quicquid promiseram |
E allora, con un filo di voce, feci questo voto: 'O nostra Signora Venere, se solo riesco a baciare questo ragazzo senza che se ne accorga, domani gli regalo una coppia di colombe' Ma il giovane, sentendo il prezzo che ero disposto a pagare per quel tipo di piacere, cominciò a russare Io saltai subito addosso a quell'ipocrita e lo sommersi di baci Soddisfatto di questo inizio, la mattina mi alzai di buon'ora e comprai un bel paio di colombe che, come lui si aspettava, gli portai, per tener fede al mio voto 86 Essendosi la notte successiva ripresentata l'occasione, cambiai obiettivo e dissi tra me e me: 'Se riesco a palparlo per bene senza che lui se ne accorga, in cambio gli regalo due galli da combattimento' Sentendo questa promessa e, mi sa tanto, temendo che fossi io ad addormentarmi, il ragazzino mi si avvicinò spontaneamente Io allora mi sbrigai a tranquillizzarlo e mi rimpinzai con tutto il suo corpo, senza però arrivare al piacere supremo Poi, alle prime luci del giorno, gli portai con sua grande gioia quanto promesso |
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ut tertia nox licentiam dedit, consurrexi ad aurem male dormientis: 'Dii, inquam, immortales, si ego huic dormienti abstulero coitum plenum et optabilem, pro hac felicitate cras puero asturconem Macedonicum optimum donabo, cum hac tamen exceptione, si ille non senserit' Nunquam altiore somno ephebus obdormivit Itaque primum implevi lactentibus papillis manus, mox basio inhaesi, deinde in unum omnia vota coniunxi Mane sedere in cubiculo coepit atque expectare consuetudinem meam Scis quanto facilius sit columbas gallosque gallinaceos emere quam asturconem, et, praeter hoc, etiam timebam ne tam grande munus suspectam faceret humanitatem meam Ergo aliquot horis spatiatus, in hospitium reverti nihilque aliud quam puerum basiavi |
Quando anche la terza notte vidi che c'era via libera, mi alzai e, mentre lui fingeva di dormire, gli sussurrai in un orecchio: 'O dèi immortali, se a questo angioletto addormentato riesco a fargli il servizio completo, domani, in cambio di questo piacere, gli regalo un bellissimo puledro macedone, a patto però che non si accorga di nulla' Il ragazzino dormì profondo come non gli era mai successo Così io prima mi riempii le mani coi suoi capezzoli al latte, poi mi attaccai alle sue labbra in un bacio lunghissimo e alla fine concentrai tutte le mie voglie in un unico punto La mattina successiva, lui se ne stava in camera, aspettando che come al solito io gli portassi il mio regalo Ma sai benissimo quanto più facile sia comprare colombe e galli rispetto a un puledro, e in più avevo paura che un regalo di quelle dimensioni potesse rendere sospetta la mia generosità Così, dopo qualche ora passata a zonzo, me ne tornai a casa e al ragazzino non gli diedi altro che baci |