Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 01, pag 2

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 01

sed tunc clarissimus quisque iuuenum pro amplificanda et tuenda patria plurimum laboris ac periculi sustinebat, deforme sibi existimans, quos dignitate praestaret, ab his uirtute superari

ideoque Aemilianus hanc militiam aliis propter difficultatem uitantibus sibi depoposcit

Magnum inter haec fortitudinis exemplum antiquitas offert

Romani Gallorum exercitu pulsi, cum se in Capitolium et in arcem conferrent, inque his collibus morari omnes non possent, necessarium consilium in plana parte urbis relinquendorum seniorum ceperunt, quo facilius iuuentus reliquias imperii tueretur
Ma allora i giovani più illustri affrontavano moltissime fatiche e rischi per ingrandire e difendere la patria, stimando che fosse indecoroso farsi vincere in valore da coloro che essi vincevano in nobiltà

Proprio per questo Emiliano chiese per sé questonore, da altri evitato per le difficoltà del compito

Insigne tra gli esempi di questo genere è quello offertoci in tempi antichi

I Romani, sconfitti dallesercito dei Galli, ripiegando sul Campidoglio e sulla rocca e non tutti potendo esservi contenuti, presero di necessità la decisione di abbandonare gli anziani nella parte pianeggiante della città, perché i giovani potessero difendere più facilmente la parte ancora libera del territorio
ceterum ne illo quidem tam misero tamque luctuoso tempore ciuitas nostra uirtutis suae oblita est: defuncti enim honoribus apertis ianuis in curulibus sellis cum insignibus magistratuum, quos gesserant, sacerdotiorumque, quae erant adepti, consederunt, ut et ipsi in occasu suo splendorem et ornamenta praeteritae uitae retinerent et plebi ad fortius sustinendos casus suo

uenerabilis eorum aspectus primo hostibus fuit et nouitate rei et magnificentia cultus et ipso audaciae genere commotis

sed quis dubitaret quin et Galli et uictores illam admirationem mox in risum et in omne contumeliae genus conuersuri essent

non expectauit igitur hanc iniuriae maturitatem M Atilius, uerum barbam suam permulcenti Gallo scipionem uehementi ictu capiti inflixit eique propter dolorem ad se occidendum ruenti cupidius corpus obtulit
Del resto, neppure in quella circostanza così infelice e dolorosa, la nostra città dimenticò la sua virtù: infatti, i magistrati a riposo, aperte le porte, si riunirono a sedere sopra le selle curuli, adorni delle insegne delle magistrature ricoperte e dei sacerdozi ottenuti, onde al tramonto della propria vita fossero rivestiti degli splendidi ornamenti del passato e il popolo a resistere con maggior coraggio nella dura prova

Lì per lì il loro aspetto suscitò reverenza nei Galli, rimasti stupiti sia dalla novità dello spettacolo sia dalla magnificenza degli abiti sia da quella maniera di mostrare il proprio coraggio

Ma chi avrebbe dubitato che i Galli, in quanto tali e in quanto vincitori, sarebbero tosto passati dallammirazione allo scherno e ad ogni genere di offesa

Marco Attilio, dunque, non aspettò che loffesa avesse compimento, ma ad un Gallo che gli lisciava la barba inferse un violento colpo di bastone sulla testa, offrendoglisi, quasi non desiderasse altro, quando il barbaro, accecato dal dolore, si precipitò ad ucciderlo
capi ergo uirtus nescit, patientiae dedecus ignorat, fortunae succumbere omni fato tristius ducit, noua et speciosa genera interitus excogitat, si quisquam interit, qui sic extinguitur

Reddendus est nunc Romanae iuuentuti debitus gloriae titulus, quae C Sempronio Atratino consule cum Volscis apud Verruginem parum prospere dimicante, ne acies nostra iam inclinata propelleretur, equis delapsa se ipsa centuriauit atque in hostium exercitum inrupit

quo demoto proximum tumulum occupauit effecitque ut omnis Volscorum conuersus impetus legionibus nostris ad confirmandos animos salutare laxamentum daret

itaque, cum iam de tropaeis statuendis cogitarent, proelium nocte dirimente uictoresne an uicti discederent incerti abierunt
La virtù, dunque, non sa arrendersi, ignora il disonore della rassegnazione, giudica infelicità maggiore di ogni altra soccombere alla fortuna, trova forme nuove e gloriose di morte, se di morte si può parlare per uno che così muoia

() Bisogna ora rendere il dovuto titolo di gloria a quei giovani romani che, combattendo con scarsa fortuna il console Caio Sempronio Atratino contro i Volsci presso Verrugine, ad evitare che la nostra linea, già vacillante, ripiegasse in rotta, smontati da cavallo combatterono nelle centurie e attaccarono il nemico

E poiché lebbero respinto, occuparono il colle attiguo e fecero in modo che, per larrestarsi dellassalto dei Volsci, le nostre legioni avessero il tempo di riprendersi

Così, quando già pensavano di cantar vittoria, sopraggiunta la notte e quindi interrottasi la battaglia, i Volsci si ritirano non sapendo bene se fossero vincitori o vinti

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 01 - Parte 01

Strenuus ille quoque flos ordinis equestris, cuius mira uirtute Fabius Maximus Rullianus magister equitum bello, quod aduersus Samnites gerebatur, male commissi proelii crimine leuatus est: namque Papirio Cursore propter auspicia repetenda in urbem proficiscente castris praepositus ac uetitus in aciem exercitum ducere, nihilo minus manus cum hoste, sed tam infeliciter quam temere conseruit: procul enim dubio superabatur

ceterum optimae indolis iuuentus detractis equorum frenis uehementer eos calcaribus stimulatos in aduersos Samnites egit obstinataque animi praesentia extortam manibus hostium uictoriam et cum ea spem maximi ciuis Rulliani patriae restituit
() Valoroso fu anche quello splendido gruppo di dellordine equestre, il cui meraviglioso coraggio valse a libar rare dallaccusa di aver male attaccato battaglia Fabio Massimo Rulliano, comandante in capo della cavalleria nella guerra che si combatteva contro i Sanniti: il quale, malgrado Papirio Cursore partendo alla volta di Roma per prendere gli auspici gli avesse proibito, affidandogli il comando del campo, di fare uscire a battaglia lesercito, volle nondimeno scontrarsi col nemico, ma con un risultato tanto infausto, quanto temeraria era stata la decisione: perché indubbiamente egli era inferiore di forze

Ma quei magnifici giovani, tolti i morsi ai cavalli, li spronarono caricando i Sanniti e con ostinato coraggio tolsero la vittoria già in pugno ai nemici e con essa restituirono alla patria colui che era destinato a diventare valentissimo cittadino
Qualis deinde roboris illi milites, qui uehementi ictu remorum concitatam fuga Punicam classem nantes lubricis pelagi quasi camporum firmitate pedites in litus retraxerunt

Eiusdem temporis et notae miles, qui Cannensi proelio, quo Hannibal magis uires Romanorum contudit quam animos fregit, cum ad retinenda arma inutiles uulneribus manus haberet, spoliare se conantis Numidae ceruicem conplexus os naribus et auribus corrosis deforme reddidit inque plenis ultionis morsibus expirauit

sepone iniquum pugnae euentum, quantum interfectore fortior interfectus

Poenus enim in uictoria obnoxius morienti solacio fuit, Romanus in ipso fine uitae uindex sui extitit
() Di che vigoria dovettero essere quei soldati, che nuotando riuscirono a spingere verso la terra ferma, come combattessero a terra e non sul fondo scivoloso del mare, la flotta cartaginese, sì da farla battere in vorticosa ritirata a forza di remi

In quello stesso torno di tempo e dello stesso stampo fu il soldato, che durante la battaglia di Canne, in cui Annibale sconfisse le forze dei Romani più che fiaccarne gli spiriti, avendo le mani non più in grado di impugnare le armi per via delle ferite, attaccatosi al collo di un Numida che tentava di spogliarlo delle armi, lo rese irriconoscibile mordendogli naso e orecchie e morì mentre ancora lo mordeva rabbiosamente, sitibondo di vendetta

Non consideriamo per un momento lesito sfavorevole della battaglia: quanto fu più forte lucciso delluccisore

Infatti il Cartaginese, seppur vincitore, si offrì al morente come consolazione, il Romano proprio in punto di morte si erse vindice della propria vita

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01
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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

Militis hic in aduerso casu tam egregius uirilis animus, quem relaturus sum imperatoris: P enim Crassus cum Aristonico bellum in Asia gerens a Thracibus, quorum is magnum numerum in praesidio habebat, inter Elaeam et Zmyrnam exceptus, ne in dicionem eius perueniret, dedecus arcessita ratione mortis effugit: uirgam enim, qua ad regendum equum usus fuerat, in unius barbari oculum direxit; qui ui doloris accensus latus Crassi sica confodit, dumque se ulciscitur, Romanum imperatorem maiestatis amissae turpitudine liberauit

ostendit fortunae Crassus quam indignum uirum tam graui contumelia adficere uoluisset, quoniam quidem iniectos ab ea libertati suae miserabiles laqueos prudenter pariter ac fortiter rupit donatumque se iam Aristonico dignitati suae reddidit
() Eccezionale fu il coraggio di questo soldato in quella tragica circostanza, e lo stesso dicasi di un generale, Publio Crasso, il quale, mentre guerreggiava in Asia con Aristonico, catturato tra Elea e Smirne dai Traci, cherano numerosi dalla sua parte, per non cadere nelle mani del nemico trovò il modo di accelerare la propria fine e di evitare così quel disonore: diresse il suo frustino contro gli occhi di un barbaro, che, acceso dal terribile dolore, gli conficcò il pugnale in un fianco, liberandolo, nel momento stesso in cui si vendicava, dalla vergogna della perduta maestà

Crasso volle mostrare alla fortuna quanto indegno uomo avesse voluto offendere così gravemente, perché indubbiamente, con una premeditazione pari al coraggio, ruppe le miserabili catene chessa fortuna aveva legato attorno alla sua libertà e ricuperò la propria dignità quando già era destinato come preda ad Aristonico
Eodem mentis proposito usus est Scipio Metellus: namque infeliciter Cn Pompei generi sui defensis in Africa partibus classe Hispaniam petens, cum animaduertisset nauem, qua uehebatur, ab hostibus captam, gladio praecordia sua transuerberauit, ac deinde prostratus in puppi quaerentibus Caesarianis militibus ubinam esset imperator respondit imperator se bene habet, tantumque eloqui ualuit, quantum ad testandam animi fortitudinem aeternae laudi satis erat

Tui quoque clarissimi excessus, Cato, Vtica monumentum est, in qua ex fortissimis uulneribus tuis plus gloriae quam sanguinis manauit: si quidem constantissime in gladium incumbendo magnum hominibus documentum dedisti, quanto potior esse debeat probis dignitas sine uita quam uita sine dignitate

Cuius filia minime muliebris animi
Lo stesso proposito portò ad effetto Scipione Metello: diretto in Ispagna con una flotta, dopo linutile resistenza dellesercito di suo genero Cneo Pompeo in Africa, quando si accorse che la nave su cui viaggiava era stata catturata dal nemico, si trafisse il petto con la spada e poi, giacendo sulla poppa, ai Cesariani che gli chiedevano dove fosse il comandante rispose: Il comandante sta bene , ed ebbe la forza di dire tanto, quanto bastava a dimostrare per sempre la sua forza danimo

() Anche della tua gloriosissima fine, o Catone, è testimone Utica, dove dalle tue coraggiose ferite promanò più gloria che sangue: se è vero che, gettandoti impavido sulla spada, dimostrasti nobilmente allumanità quanto preferibile debba essere, per gli onesti, la dignità senza vita alla vita senza dignità

() Pure sua figlia ebbe animo per nulla da femminetta

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quae, cum Bruti uiri sui consilium, quod de interficiendo ceperat Caesare, ea nocte, quam dies taeterrimi facti secutus est, cognosset, egresso cubiculum Bruto cultellum tonsorium quasi unguium resecandorum causa poposcit eoque uelut forte elapso se uulnerauit

clamore deinde ancillarum in cubiculum reuocatus Brutus obiurgare eam coepit, quod tonsoris praeripuisset officium

cui secreto Porcia non est hoc inquit temerarium factum meum, sed in tali statu nostro amoris mei erga te certissimum indicium: experiri enim uolui, si tibi propositum parum ex sententia cessisset, quam aequo animo me ferro essem interemptura

Felicior progenie sua superior Cato, a quo Porciae familiae principia manarunt

qui cum ab hoste in acie uehementer paruulo peteretur, uagina gladius eius elapsus decidit
La notte precedente il giorno del mostruoso assassinio di Cesare, venuta a conoscenza del progetto di suo marito Bruto, appena costui fu uscito dalla stanza da letto, chiese un rasoio dando ad intendere che volesse tagliarsi le unghie e come per accidente se ne ferì

Richiamato in camera dalle grida delle ancelle, Bruto cominciò a rimproverarla perché si era voluta sostituire al parrucchiere

Ma Porcia, presolo in disparte: Questo non è stato un fatto accidentale, disse, ma una prova sicura del mio amore per te in codesta nostra situazione: sì, ho voluto sperimentare con quanta serenità mi sarei uccisa, se il tuo progetto fosse fallito

() Più fortunato della sua progenie, Catone il Vecchio, iniziatore della famiglia Porcia

assalito impetuosamente da un nemico sul campo di battaglia, si vide cadere a terra la spada, scivolata dal fodero
quem subiectum proeliantium globo atque undique hostilibus pedibus circumdatum postquam abesse sibi animaduertit, adeo constanti animo in suam potestatem redegit, ut illum non periculo oppressus rapere, sed metu uacuus sumere uideretur

quo spectaculo adtoniti hostes postero die ad eum supplices pacem petentes uenerunt

Togae quoque fortitudo militaribus operibus inserenda est, quia eandem laudem foro atque castris edita meretur

cum Ti Gracchus in tribunatu profusissimis largitionibus fauore populi occupato rem publicam oppressam teneret palamque dictitaret interempto senatu omnia per plebem agi debere, in aedem Fidei Publicae conuocati patres conscripti a consule Mucio Scaeuola quidnam in tali tempestate faciendum esset deliberabant, cunctisque censentibus ut consul armis rem publicam tueretur, Scaeuola negauit se quicquam ui esse acturum
E appena si accorse che rischiava di perderla, calpestato comera da un nugolo di nemici che gli stavano intorno, la riconquistò con tanto coraggio da parer che lavesse ripresa non con grave rischio, ma senza alcuna paura

Sbalorditi da questo spettacolo, i nemici si recarono da lui il giorno seguente a supplicarlo di fare la pace

Al coraggio dimostrato nelle imprese militari va opportunamente collegato alche quello civile, rivelato cioè nel Foro, perché ambedue meritano eguale elogio

Quando Tiberio Gracco durante il suo tribunato, ottenuto il favore del popolo con costosissime largizioni, teneva in soggezione la repubblica e andava dicendo apertamente che bisognava eliminare con la violenza il senato e dare ogni potere alla plebe, i senatori, convocati nel tempio della Fides Publica dal console Muzio Scevola, discutevano dei provvedimenti da prendere in quel frangente; ma, contro lunanime decisione che affidava al console il compito di difendere con le armi la repubblica, Scevola dichiarò che non avrebbe fatto ricorso alla violenza

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tum Scipio Nasica, quoniam inquit consul, dum iuris ordinem sequitur, id agit, ut cum omnibus legibus Romanum imperium corruat, egomet me priuatus uoluntati uestrae ducem offero, ac deinde laeuam manum ima parte togae circumdedit sublataque dextra proclamauit: qui rem publicam saluam esse uolunt me sequantur, eaque uoce cunctatione bonorum ciuium discussa Gracchum cum scelerata factione quas merebatur poenas persoluere coegit

Item, cum tr pl Saturninus et praetor Glaucia et Equitius designatus tr pl maximos in ciuitate nostra seditionum motus excitauissent, nec quisquam se populo concitato opponeret, primum M Aemilius Scaurus C Marium consulatum sextum gerentem hortatus est ut libertatem legesque manu defenderet protinusque arma sibi adferri iussit
Allora Scipione Nasica disse: Poiché il console collabora, nellàmbito della legalità, alla rovina dellautorità dello Stato, io, pur privo di una carica specifica, mi offro di persona alla guida nella realizzazione dei vostri voleri; quindi, fatta passare la sinistra attorno allestremità della toga e sollevata la destra, proclamò: a Chi vuole salva la repubblica, mi segua; e, scrollata con tali parole ogni esitazione dei benpensanti, costrinse Gracco e la sua fazione di facinorosi a pagare il meritato fio

Allo stesso modo, quando il tribuno della plebe Saturnino, il pretore Glaucia e il tribuno designato della plebe Equizio sollevarono gravi disordini nella nostra città senza che alcuno si opponesse alle sommosse della piazza, Marco Emilio Scauro fu il primo ad esortare Caio Mario, console per la sesta volta, a difendere con la forza la libertà e le leggi e chiese che gli si portassero le armi

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