La famiglia artistica fiorentina, ancora scossa per l'improvvisa e prematura morte di Adriano Cecioni occorsa il 23 maggio di quello stesso anno, saldava così il suo debito morale con il sottosegretario alla istruzione pubblica Martini che appena due anni addietro aveva procurato allo scultore l'incarico di professore all'istituto femminile di Firenze, di fatto garantendogli quel poco di tranquillità economica che per tutta la vita gli era mancata. La lunga gestazione dell'opera era stata seguita da Fattori che, nelle sue lettere al sottosegretario e amico, lo teneva informato sull'impegno di Banti, il quale pur lavorando costantemente sul dipinto non ne traeva sufficiente soddisfazione