La civiltà mesopotamica era essenzialmente urbana, con la popolazione che abitava all'interno di città protette da mura, ma l'economia era basata sull'agricoltura. I cittadini possedevano terre sia all'interno che all'esterno delle mura cittadine che portavano il bestiame a pascolare fuori città, dove tuttavia ritornavano ogni sera; inoltre spesso gli animali vivevano all'interno dell'abitazione.
In questo tipo di società, la fertilità degli uomini, degli animali della terra rivestiva un grande significato culturale. In ogni caso si trovava un'altare dedicato alle divinità della fertilità, a volte decorato con immagini votive e molti miti narrati, tra cui La discesa di Inanna, descrivono i cicli delle stagioni della fertilità.
LA DISCESA DI INANNA
Inanna era una grande divinità mesopotamica che rappresentava le realtà attorno alle quali ruotava la vita:
- la fertilità
- la procreazioneù
- la sensualità
- l'amore
- anche la guerra
Inanna sperava di poter partecipare ai riti funebri del marito della sorella, pur sapendo di averne causato la morte. Ella si era infatti offerta di sposare l'eroico semidio Gilgamesh, ma fu da questo rifiutata e schernita. Per vendicarsi, chiese allora al padre Anu, Dio del cielo, di inviare il toro del cielo - la divinità Gugalanna, marito di Ereshkigal - per uccidere Gilgamesh. Visibile nel cielo notturno nella forma della costellazione che i romani chiamavano Taurus, il toro aveva il potere di consumare i raccolti, prosciugare i fiumi e far tremare la terra.
Anu accettò di mandare il toro, ma Gilgamesh, che aveva una forza sovrumana, lo uccise e lo smembrò. Poiché si sentiva responsabile della sua morte, Inanna voleva piangerlo negli inferi insieme alla sorella. Secondo alcune interpretazioni invece, Inanna intendeva conquistare il regno di Ereshkigal, estendendo in questo modo il proprio potere al mondo sottostante
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