Virgilio, Eneide: Libro 08 - VENERE E VULCANO

Virgilio, Eneide: Libro 08 - VENERE E VULCANO

Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 08 - VENERE E VULCANO
At Venus haud animo nequiquam exterrita mater Laurentumque minis et duro mota tumultu Volcanum adloquitur, thalamoque haec coniugis aureo incipit et dictis divinum aspirat amorem: 'dum bello Argolici vastabant Pergama reges debita casurasque inimicis ignibus arces, non ullum auxilium miseris, non arma rogavi artis opisque tuae, nec te, carissime coniunx, incassumve tuos volui exercere labores, quamvis et Priami deberem plurima natis, et durum Aeneae flevissem saepe laborem Ma Venere, madre non invano sgomenta nel cuore sconvolta dalle minacce di Laurento e dal duro tumulto parla a Vulcano, e così inizia nell'aureo letto del coniuge e con le parole ispira un amore divino: Mentre i re argolici con la guerra devastavano la dovuta Pergamo e le rocche destinate a cadere per i fuochi nemici, non chiesi nessun aiuto per i miseri, non le armi della tua arte e potenza, né volli, carissimo coniuge, che tu facessi le tue opere invano,benchè moltissimo dovessi ai figli di Priamo e spesso avessi pianto la dura fatica di Enea
nunc Iovis imperiis Rutulorum constitit oris: ergo eadem supplex venio et sanctum mihi numen arma rogo, genetrix nato Ora per gli ordini di Giove si fermò nelle terre dei Rutuli: dunque io stessa vengo supplice e chiedo alla (tua) potenzaper me sacra le armi, una madre per il figlio
te filia Nerei, te potuit lacrimis Tithonia flectere coniunx Te la figlia di Nereo, te la sposa titonia potè piegare con lacrime

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Virgilio, Eneide: Libro 01 - IL DISCORSO DI ILIONEO
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Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 01 - IL DISCORSO DI ILIONEO

aspice qui coeant populi, quae moenia clausis ferrum acuant portis in me excidiumque meorum Guarda quali popoli si radunano, quali mura, chiuse òle porte, affilano il ferro contro di me e la morte dei miei
' dixerat et niveis hinc atque hinc diva lacertis cunctantem amplexu molli fovet Aveva detto e qua e là la divina con le nivee braccia lo scalda, lui esitante, con un morbido amplesso

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Virgilio, Eneide: LA TEMPESTA (01.81- 01.23)
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Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte LA TEMPESTA (01.81- 01.23)

Ille repente accepit solitam flammam, notusque medullas intravit calor et labefacta per ossa cucurrit, non secus atque olim tonitru cum rupta corusco ignea rima micans percurrit lumine nimbos; sensit laeta dolis et formae conscia coniunx Egli subito accoglie la solita fiamma, ed il noto calore penetrò nelle midolla e corse per le ossa crollate, non diversamente da quando a volte rotta da risplendente tuono una igne fenditura brillante percorre di luce le nubi; s'accorse la moglie lieta dei tranelli e conscia della bellezza
tum pater aeterno fatur devinctus amore: 'quid causas petis ex alto Allora il padre stravinto dall'eterno amore dice: Perché cerchi motivi da lontano

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Virgilio, Eneide: Libro 08 - LO SCUDO DI ENEA
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Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 08 - LO SCUDO DI ENEA

fiducia cessit quo tibi, diva, mei La fiducia di me per te dove andò, divina
similis si cura fuisset, tum quoque fas nobis Teucros armare fuisset; nec pater omnipotens Troiam nec fata vetabant stare decemque alios Priamum superesse per annos Se ci fosse stato simile affanno, anche allora sarebbe stato lecito per noi armare i Teucri; né il padre onnipotente né i fati vietavano che Troiadurasse per altri dieci anni e Priamo soprvvivesse

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Latino: dall'autore Virgilio, opera Eneide parte Libro 01 - RISPOSTA DI DIDONE E INTERVENTO DI ENEA

et nunc, si bellare paras atque haec tibi mens est, quidquid in arte mea possum promittere curae, quod fieri ferro liquidove potest electro, quantum ignes animaeque valent, absiste precando viribus indubitare tuis E adesso se ti prepari a combattere e questo è per te il disegno, checchè di prmura posso promettere nella mia arte, ciò che si può fare col ferro o col limpido elettro, quanto valgono fuochi e mantici, smetti, pregando, di dubitare delle tue forze

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