Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 09 - Parte 02, pag 3

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 09 - Parte 02

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 09 - Parte 02

Consternatum etiam Magi Chilonis amentia pectus, qui M Marcello datum a Caesare spiritum sua manu eripuit, uetus amicus et Pompeianae militiae comes, indignatus aliquos sibi amicorum ab eo praeferri: urbem enim a Mytilenis, quo se contulerat, repetentem in Atheniensium portu pugione confodit protinusque ad inritamenta uaesaniae suae trucidanda tetendit, amicitiae hostis, diuini beneficii interceptor, publicae religionis, quod ad salutem clarissimi ciuis recuperandam attinuit, acerba labes

Hanc crudelitatem, cui nihil adici posse uidetur, C Toranius atrocitate parricidi superauit: namque triumuirorum partes secutus proscripti patris sui praetorii et ornati uiri latebras, aetatem notasque corporis, quibus agnosci posset, centurionibus edidit, qui eum persecuti sunt
() Sconvolto dalla pazzia fu anche l'animo di Magio Chilone, il quale, pur vecchio amico di Marco Marcello e suo commilitone sotto le bandiere di Pompeo, sdegnato che da lui gli fossero stati preferiti alcuni amici, gli tolse dì sua mano quella vita che Cesare gli aveva risparmiato: tornando da Mitilene, dove si era recato, a Roma, lo pugnalò nel porto di Atene e subito si protese a sgozzare colui che gli aveva provocato la follia, nemico dell'amicizia, annullatore di un beneficio divino, amaro disonore della pubblica pietà religiosa, per quel che attenne al salvataggio della vita di un illustrissimo cittadino

() Questa crudeltà, cui par che nulla si possa aggiungere, fu superata dall'atrocità del parricidio di Caio Toranio: fautore dei triumviri, egli indicò il nascondiglio, l'età e i connotati di suo padre, proscritto, expretore ed onorato cittadino, ai centurioni, che finirono per scovarlo
senex de filii magis uita et incrementis quam de reliquo spiritu suo sollicitus an incolumis esset et an imperatoribus satis faceret interrogare eos coepit

e quibus unus ab illo inquit, quem tantopere diligis, demonstratus nostro ministerio filii indicio occideris, protinusque pectus eius gladio traiecit

conlapsus itaque est infelix, auctore caedis quam ipsa caede miserior

Cuius fati acerbitatem L Villius Annalis sortitus, cum in campum ad quaestoria comitia filii descendens proscriptum se cognosset, ad clientem suum confugit

sed ne fide eius tutus esse posset, scelere nefarii iuuenis effectum est, si quidem per ipsa uestigia patris militibus ductis occidendum eum in conspectu suo obiecit, bis parricida, consilio prius, iterum spectaculo

Ne Vettius quidem Salassus proscriptus parum amari exitus
Il vecchio, preoccupato più per la vita e l'avvenire del figlio che per quanto gli restava da vivere, cominciò a chieder loro se fosse incolume e se i comandanti fossero contenti di lui

Allora uno di quelli: Indicato a noi da colui che tanto ami, sarai ucciso per nostra mano su delazione di tuo figlio , e subito gli trafisse il petto con la spada

Cadde così l'infelice, più misero per l'autore dell'assassinio suo che per l'assassinio stesso

() Simile acerbità dì fato ebbe in sorte Lucio Villio Annale; venuto a sapere, mentre scendeva al campo Marzio per l'elezione del figlio a questore, di essere stato proscritto, si rifugiò presso un suo cliente

Ma, per mostruoso delitto del figlio, avvenne che nemmeno lì sotto la protezione di colui fosse al sicuro, poiché, condotti gli sgherri sulle orme del padre, lo consegnò loro in suo cospetto perché lo uccidessero: due volte parricida, prima con la premeditazione, poi con la sua stessa presenza

() Nemmeno il proscritto Vettio Salasso ebbe una morte poco amara
quem latentem uxor interficiendum, quid dicam, tradidit an ipsa iugulauit ; quanto enim leuius est scelus, cui tantum modo manus abest

ext Illud autem facinus, quia externum est, tranquilliore adfectu narrabitur

Scipione Africano patris et patrui memoriam gladiatorio munere Karthagine Noua celebrante duo regis filii nuper patre mortuo in harenam processerunt pollicitique sunt ibi se de regno proeliaturos, quo spectaculum illud inlustrius pugna sua facerent

eos cum Scipio monuisset ut uerbis quam ferro diiudicare mallent uter regnare deberet, ac iam maior natu consilio eius obtemperaret, minor corporis uiribus fretus in amentia perstitit initoque certamine pertinacior impietas fortunae iudicio morte multata est
Egli era nascosto, ma la moglie lo consegnò perché fosse ucciso o, per meglio dire, lo uccise essa stessa; di quanto può infatti esser più lieve un delitto, alla cui esecuzione manca solo la mano che lo compia

Con minore commozione racconterò, in quanto è straniero, il fatto che segue

Mentre Scipione Africano celebrava in Cartagena la memoria del padre e dello zio paterno con uno spettacolo di gladiatori , i due figli del re, morto loro da poco, si fecero avanti nell'arena e promisero di battersi lì stesso per il regno, volendo rendere con il loro scontro più illustre lo spettacolo

Scipione li ammonì a decidere piuttosto con le parole che con le armi chi dei due avrebbe regnato, ma, mentre il più adulto dei due acconsentiva al suo consiglio, il più giovane, fidando nella sua forza, persistette nel suo folle proposito e, iniziato il duello, fu punito con la morte, dalla decisione della fortuna, della sua ostinata empietà

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 03 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 01

ext Mitridates autem multo sceleratius, qui non cum fratre de paterno regno, sed cum ipso patre bellum de dominatione gessit

in quo qui aut homines ullos adiutores inuenerit aut deos inuocare ausus sit, praecipuam admirationem habet

ext Quamquam quid hoc quasi inusitatum illis gentibus miremur, cum Sariaster aduersus patrem suum Tigranen Armeniae regem ita cum amicis consenserit, ut omnes e dexteris manibus sanguinem mitterent atque eum inuicem sorberent

vix ferrem pro salute parentis tam cruenta conspiratione foedus facientem

ext Sed quid ego ista consector aut quid his immoror, cum unius parricidii cogitatione cuncta scelera superata cernam
() Molto più scelleratamente si comportò Mitridate, che guerreggiò per il regno paterno non col fratello, ma con suo padre stesso

E ci sarebbe da meravigliarsi altamente, se chi nutrisse tale proposito o trovasse gente disposta ad aiutarlo o avesse il coraggio d'invocare l'aiuto degli dèi

() Sebbene, perché meravigliarsi di questo atto come quasi mai usato da quei popoli, se Sariastro si accordò con i suoi amici per togliere il regno a suo padre Tigrane, re di Armenia, con la cerimonia per cui tutti si punsero le destre e, spillatone il sangue, ne bevvero tra loro

A stento avrei sopportato uno che stringesse un patto così sanguinoso per difendere suo padre

() Ma a che insistere su questi fatti o perché indugiarvi, quando vedo che tutti i delitti sono stati superati in gravità dalla premeditazione di un solo parricidio
omni igitur impetu mentis, omnibus indignationis uiribus ad id lacerandum pio magis quam ualido adfectu rapior: quis enim amicitiae fide extincta genus humanum cruentis in tenebris sepelire conatum profundo debitae execrationis satis efficacibus uerbis adegerit

tu uidelicet efferatae barbariae immanitate truculentior habenas Romani imperii, quas princeps parensque noster salutari dextera continet, capere potuisti

aut te conpote furoris mundus in suo statu mansisset

urbem a Gallis captam et trecentorum inclytae gentis uirorum strage foedatum amnem Cremeram et Alliensem diem et oppressos in Hispania Scipiones et Trasimennum lacum et Cannas bellorumque ciuilium domestico sagnuine manantis furores amentibus propositis furoris tui repraesentare et uincere uoluisti
A bollarlo sono indotto, dunque, con ogni impeto dell'animo e con ogni sdegno, da un sentimento di pietà più che d'ira; Chi, infatti, estintasi la lealtà dell'amicizia, potrebbe con espressioni adeguate gettare nell'abisso della dovuta esecrazione chi ha tentato di seppellire in cruente tenebre il genere umano

Tu, certamente reso più tracotante e crudele dall'efferatezza della barbarie, hai potuto prendere le briglie dell'impero romano, tenute nella sua salutare destra dal nostro principe e padre

O il mondo sarebbe rimasto in piedi, se tu avessi attuato il tuo folle progetto

Con i pazzi propositi della tua insania avresti voluto resuscitare e superare la presa di Roma da parte dei Galli e la strage dei trecento dell'inclita famiglia presso il Cremera lordo del loro sangue e la giornata dell'Allia e l'eccidio degli Scipioni in Ispagna e il lago Trasimeno e Canne e stillanti del sangue delle guerre civili

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 05 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 05 - Parte 01

sed uigilarunt oculi deorum, sidera suum uigorem obtinuerunt, arae, puluinaria, templa praesenti numine uallata sunt, nihilque, quod pro capite augusto ac patria excubare debuit, torporem sibi permisit, et in primis auctor ac tutela nostrae incolumitatis ne excellentissima merita sua totius orbis ruina conlaberentur diuino consilio prouidit

itaque stat pax, ualent leges, sincerus priuati ac publici officii tenor seruatur

qui autem haec uiolatis amicitiae foederibus temptauit subuertere, omni cum stirpe sua populi Romani uiribus obtritus etiam apud inferos, si tamen illuc receptus est, quae meretur supplicia pendit
Ma furono ben svegli gli occhi degli dèi, le stelle conservarono il loro potere, gli altari, i pulvinari, i templi furono protetti dalla presenza dei numi e nessuna divinità di quelle che avrebbero dovuto vegliare a difesa dell'augusta persona del principe e della patria si lasciò addormentare; e, più degli altri, il supremo difensore della nostra incolumità provvide a che i suoi eccellentissimi meriti non rovinassero in una con la distruzione totale del mondo

Così la pace trionfa sicura, vigono le leggi, viene integralmente rispettata la continuità dei doveri privati e pubblici

Chi, violando le leggi dell'amicizia, tentò di sovvertire questo stato di cose, calpestato con tutta la sua stirpe dalle forze del popolo romano, sconta anche presso gli inferi, se pure vi è stato ricevuto, le pene che ha meritato
init Humanae autem uitae condicionem praecipue primus et ultimus dies continet, quia plurimum interest quibus auspiciis inchoetur et quo fine claudatur, ideoque eum demum felicem fuisse iudicamus, cui et accipere lucem prospere et reddere placide contigit

medii temporis cursus, prout fortuna gubernaculum rexit, modo aspero, modo tranquillo motu peragitur, spe semper minor, dum et cupide uotis extenditur et fere sine ratione consumitur

nam et si eo bene uti uelis, etiam paruum amplissimum efficies, numerum annorum multitudine operum superando: alioquin quid attinet inerti mora gaudere, si magis exigis uitam quam adprobas

sed ne longius euager, eorum mentionem faciam, qui non uulgari genere mortis absumpti sunt

Tullus Hostilius fulmine ictus cum tota domo conflagrauit
La condizione della vita umana è racchiusa principalmente nel primo e nell'ultimo suo giorno, perché è importantissimo con quali auspici abbia inizio e con quale fine abbia termine; e perciò giudichiamo che sia felice solo colui che abbia insorte di vedere la luce felicemente e di renderla serenamente

Il corso dell'età intermedia tra questi estremi si compie, secondo che la fortuna ha retto il timone, con moto ora agitato, ora tranquillo, con risultati sempre inferiori alle speranze, mentre e viene prolungato cupidamente con voti e trascorre di solito senza un perché

In realtà, se pur volessi ben servirtene, renderesti grandissimo questo breve corso del tempo, superando il numero degli anni con la moltitudine delle opere: del resto, che importa godersi un ozio inerte, se si trascorre la vita piuttosto che viverla sì da farla apprezzare

Ma, per non uscire dal tema, ricorderò ora coloro che morirono di un genere di morte non comune

() Tullo Ostilio, colpito da un fulmine, arse con tutta la sua casa

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 06 - Parte 01

singularem fati sortem, qua accidit ut columen urbis in ipsa urbe raptum ne supremo quidem funeris honore a ciuibus decorari posset, caelesti flamma in eam condicionem redactum, ut eosdem penates et regiam et rogum et sepulcrum haberet

Vix ueri simile est in eripiendo spiritu idem gaudium potuisse quod fulmen, et tamen idem ualuit

nuntiata enim clade, quae ad lacum Trasimennum inciderat, altera mater, sospiti filio ad ipsam portam facta obuia, in conplexu eius expirauit, altera, cum falso mortis filii nuntio maesta domi sederet, ad primum conspectum redeuntis exanimata est

genus casus inusitatum

quas dolor non extinxerat, laetitia consumpsit

Sed minus miror, quod mulieres
singolare scherzo del destino, per cui accadde che questo baluardo della città, in essa stessa rapito, non potesse ricevere dai concittadini il supremo onore delle esequie, ridotto come fu dal fuoco del cielo nella condizione di avere come rogo e sepolcro gli stessi penati e la reggia

() appena verosimile che nel togliere la vita la gioia abbia potuto quanto poté quel fulmine, e tuttavia è così

Infatti, annunziata la strage toccata al lago Trasimeno, una madre, incontratasi col figlio superstite dalla battaglia alle porte della città, spirò tra le sue braccia; un'altra, mentre sedeva in casa sua, mesta per il falso annunzio della morte di suo figlio, al vederlo tornare morì

O genere nuovo di sciagura

Coloro che il dolore non aveva stroncate, stroncò la gioia

Ma la meraviglia mia è minore, trattandosi di donne
M Iuuentius Thalna consul, collega Ti Gracchi consulis iterum, cum in Corsica, quam nuper subegerat, sacrificaret, receptis litteris decretas ei a senatu supplicationes nuntiantibus, intento illas animo legens caligine oborta ante foculum conlapsus mortuus humi iacuit

quem quid aliud quam nimio gaudio enectum putemus

en cui Numantia aut Karthago excindenda traderetur

Maioris aliquanto spiritus dux Q Catulus, Cimbrici triumphi C Mario particeps a senatu datus, sed exitus uiolentioris: namque ab hoc eodem Mario postea propter ciuiles dissensiones mori iussus, recenti calce inlito multoque igni percalefacto cubiculo se inclusum peremit

cuius tam dira necessitas maximus Marianae gloriae rubor extitit
() Il console Manio Giovenzio Taina, collega di Tiberio Gracco per la seconda volta console, mentre compiva un sacrificio nella Corsica da lui poco prima sottomessa, ricevuto un messaggio dal senato che gli annunziava la decisione di ringraziare pubblicamente gli dèi in suo onore, lo stava leggendo con la massima attenzione, quando, sviluppatasi una nuvola da fumo davanti al piccolo focolare, va cadde e giacque morto a terra

Che altro pensare di lui, se non che sia stato ucciso dalla troppa gioia

Ecco uno, al quale sa sarebbe potuto dare l'incarico di distruggere Numanzia o Cartagine

() Comandante alquanto più coraggioso fu Quinto Catturo, che il senato chiamò a partecipare con Caio Mario al trionfo Cambrico, ma che morì di morte più violenta: ché, ricevuto da Mario stesso in seguito alle lotte civili l'ordine di suicidarsi, si chiuse in una camera intonacata con calce fresca e surriscaldata e in tal modo sa uccise

L'ineluttabilità così crudele di questo rimase la macchia più grande nella gloriadi Mario

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Qua tempestate rei publicae L quoque Cornelius Merula consularis et flamen Dialis, ne ludibrio insolentissimis uictoribus esset, in Iouis sacrario uenis incisis contumeliosae mortis denuntiationem effugit, sacerdotisque sui sanguine uetustissimi foci maduerunt

Acer etiam et animosus uitae exitus Herenni Siculi, quo C Gracchus et aruspice et amico usus fuerat: nam cum eo nomine in carcerem duceretur, in postem eius inliso capite in ipso ignominiae aditu concidit ac spiritum posuit, uno gradu a publico supplicio manuque carnificis citerior

Consimili impetu mortis C Licinius Macer uir praetorius, Calui pater, repetundarum reus, dum sententiae diriberentur, in maenianum conscendit
() Fu nella stessa situazione pericolosa per la repubblica che anche Lucio Cornelio Merula, exconsole e sacerdote Diale, per non essere ludibrio agli insolentissimi vincitori, sa tagliò le vene nel tempio di Giove, evitando l'intimazione di una morte oltraggiosa, e bagnò col suo stesso sangue da sacerdote gli antichissimi altari

() Fiera anche e coraggiosa fu la morte da Erennio Siculo, col quale come aruspice ed amico aveva avuto rapporta Caio Gracco: difatti, mentre a questo titolo venava condotto in carcere, batté la testa contro la porta della prigione, cadde e sparò proprio nel momento in cui cominciava l'esecuzione del provvedimento punitivo, precedendo a un tempo al pubblico supplizio e la mano del carnefice

() Con uguale impeto da morte salì sulla balconata della Basilica Caio Licanio Macro, expretore e padre da Calvo, accusato da concussione, in attesa che venasse fatto al conteggio dea vota

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