Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 09 - Parte 02, pag 2

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 09 - Parte 02

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 09 - Parte 02

ext Iam Atheniensium ciuitas ad uaesaniam usque temeraria, quae x uniuersos imperatores suos, et quidem a pulcherrima uictoria uenientis, capitali iudicio exceptos necauit, quod militum corpora saeuitia maris interpellante sepulturae mandare non potuissent, necessitatem puniens, cum honorare uirtutem deberet

init Temeritati proximus est error, quem ad modum ad laedendum par, ita cui facilius quis ignouerit, quia non sua sponte, sed uanis concitatus imaginibus culpae se inplicat; qui quam late in pectoribus hominum uagetur si conplecti coner vitio de quo loquor sim obnoxius

Paucos igitur eius lapsus referemus
() Ed ecco il caso di impulsività, spinto fino alla follia, del popolo ateniese, che fece condannare a morte e uccidere tutti e dieci i suoi strateghi, reduci addirittura da una splendida vittoria, perché non avevano potuto provvedere alla sepoltura dei cadaveri dei loro combattenti per le condizioni proibitive del mare, punendone il comportamento dovuto ad uno stato di necessità, quando avrebbe dovuto onorarne il valore

() Assai vicino alla temerarietà è l'errore, come di pari efficacia per offendere, così tale da essere facilmente perdonato, perché cade in braccio alla colpa non di sua volontà, ma provocato da false apparenze; e se tentassi di, raccoglierne esempi volti a dimostrare quanto largamente esso vaghi nell'animo umano, cadrei nel vizio stesso di cui sto parlando

ne riferiamo, dunque, pochi casi con le dannose conseguenze ch'esso comportò
C Heluius Cinna tribunus pl ex funere C Caesaris domum suam petens populi manibus discerptus est pro Cornelio Cinna, in quem saeuire se existimabat iratus ei, quod, cum adfinis esset Caesaris, aduersus eum nefarie raptum impiam pro rostris orationem habuisset, eoque errore propulsus est, ut caput Helui perinde atque Corneli circa rogum Caesaris fixum iaculo ferret, officii sui, alieni erroris piaculum miserabile () Il tribuno della plebe Caio Elvio Cinna, mentre si dirigeva a casa di ritorno dalle esequie di Caio Cesare, fu fatto a pezzi dal popolo, perché la sua persona fu scambiata per quella di Cornelio Cinna, contro il quale esso credeva d'infierire adirato con lui perché, pur essendo affine di Cesare, aveva tenuto nel Foro un empio discorso contro colui ch'era stato empiamente ucciso, e fu il popolo da questo errore spinto a portare attorno al rogo di Cesare la testa, di Elvio infissa su un giavellotto come fosse quella di Cornelio, pietosa espiazione del suo dovere e dell'altrui errore
Nam C Cassium error a semet ipso poenas exigere coegit: inter illum enim pugnae quattuor exercituum apud Philippos uarium ipsisque ducibus ignotum euentum missus ab eo Titinius centurio nocturno tempore, ut specularetur quonam in statu res M Bruti essent, dum crebros excessus uiae petit, quia tenebrarum obscuritas hostesne an conmilitones occurrerent dinoscere non sinebat, tardius ad Cassium rediit

quem is exceptum ab hostibus omniaque in eorum potestatem recidisse existimans finire uitam properauit, cum et castra hostium inuicem capta et Bruti copiae magna ex parte incolumes essent
() Fu un errore, ad esempio, che costrinse Caio Cassio a punirsi da sé stesso: difatti, durante lo svolgimento, incerto e dai risultati rimasti sconosciuti ai generali stessi delle due parti, della battaglia fra quattro eserciti presso Filippi, il centurione Titinio, da lui mandato nella notte ad osservare come andassero le cose nel campo di Bruto, mentre cercava di fare numerose deviazioni durante il percorso, impedito dalle tenebre di distinguere se ad andargli incontro fossero nemici o commilitoni, tornò da Cassio con un certo ritardo

Questi, credendo che egli fosse stato sorpreso dai nemici e caduto in loro potere, si affrettò a suicidarsi, mentre invece l'accampamento nemico era stato conquistato e le soldatesche di Bruto erano in gran parte incolumi

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 01 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 01 - Parte 01

Titini uero non obliteranda silentio uirtus, qui oculis paulisper haesit inopinato iacentis ducis spectaculo attonitus, deinde profusus in lacrimas etsi inprudens inquit, imperator, causa tibi mortis fui, tamen, ne id ipsum inpunitum sit, accipe me fati tui comitem, superque exanime corpus eius iugulo suo gladium capulo tenus demisit ac permixto utriusque sanguine duplex uictima iacuit, pietatis haec, erroris illa

Ceterum falsa opinatio nescio an praecipuam iniuriam Lartis Tolumni Veientium regis penatibus intulerit: nam cum in tesserarum prospero iactu per iocum conlusori dixisset occide, et forte Romanorum legati interuenissent, satellites eius errore uocis inpulsi interficiendo legatos lusum ad inperium transtulerunt
Ma non è da passare sotto silenzio il coraggio di Titinio, che, profondamente turbato dallo spettacolo del suo generale che giaceva morto, rimase per un po' con gli occhi sbarrati, poi, scoppiato in lacrime, anche se senza saperlo, o mio generale , disse, ti fui causa di morte, tuttavia, perché il fatto non resti impunito, accoglimi compagno del tuo destino e cadendo sopra il suo corpo esanime, smmerse nella gola la spada fino all'elsa: ambedue giacquero frammischiando il loro sangue, vittime l'uno della pietà, l'altro di un errore

() Del resto non so se una falsa opinione non abbia procurato alla famiglia del re dei Veienti, Larzio Tolumnio, una grave iattura: ché, avendo egli detto scherzosamente a un suo compagno di gioco a Uccidi, per il fatto che aveva realizzato un buon colpo ai dadi, ed essendo per caso sopraggiunti degli ambasciatori romani, i suoi ministri, spinti da un'interpretazione errata della battuta, trasformarono lo scherzo in un ordine, facendo strage degli ambasciatori
init Vltionis autem quem ad modum acres, ita iusti aculei sunt, qui lacessiti concitantur, acceptum dolorem dolore pensare cupientes: quos latius conplecti non adtinet

Tribunus pl M Flauius ad populum de Tusculanis retulit, quod eorum consilio Veliternos Priuernatesque rebellaturos diceret

qui cum cum coniugibus ac liberis squalore obsiti supplices Romam uenissent, accidit ut reliquis tribubus salutarem sententiam secutis sola Pollia iudicaret oportere publice eos uerberatos securi percuti, inbellem multitudinem sub corona uenire
Quanto alla vendetta, come pungenti, così giusti ne sono gli stimoli, i quali, se provocati, si eccitano, desiderando compensare col dolore il dolore ricevuto: parlarne troppo ampiamente non attiene al nostro compito

() Il tribuno della plebe Marco Flavio riferì, a proposito dei Tusculani, davanti al popolo che per loro consiglio i Veliterni e i Privernati si erano ribellati a Roma

E quando costoro si presentarono con mogli e figli a supplicare vestiti squallidamente, accadde che, mentre le altre tribù diedero voto favorevole, la sola Pollia giudicò essere opportuno flagellarli e farli uccidere pubblicamente a colpi di scure e che i rimanenti, cioè gli inabili alle armi, fossero venduti all'asta come schiavi

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 01

quam ob causam Papiria tribus, in qua plurimum postea Tusculani in ciuitatem recepti potuerunt, neminem umquam candidatum Polliae tribus fecit magistratum, ne ad eam ullus honor suffragiis suis perueniret, quae illis uitam ac libertatem, quantum in ipsa fuit, ademerat

Illam uero ultionem et senatus et consensus omnium adprobauit: cum enim Adrianus ciuis Romanos, qui Vticae consistebant, sordido imperio uexasset idcircoque ab his uiuus esset exustus, nec quaestio ulla in urbe hac de re habita nec querella uersata est
Per questa ragione la tribù Papiria, nella quale i Tusculani in seguito accolti con diritto di cittadinanza furono i più influenti, non elesse mai magistrato alcuno che fosse candidato della tribù Pollia, ad impedire che con l'aiuto del suo voto fosse attribuita alcuna carica pubblica a quella tribù che aveva tolto a quelli, per quanto da essa era dipeso, vita e libertà

Quanto alla vendetta che segue, sia il senato che l'universale approvazione popolare l'applaudirono: poiché Adriano aveva angariato con un governo esoso i cittadini romani residenti ad Utica e fu per ciò da loro arso vivo, non ci fu in Roma, per questo fatto, né inchiesta né denunzia alcuna
ext Clarae ultionis utraque regina, et Tomyris, quae caput Cyri abscisum in utrem humano sanguine repletum demitti iussit exprobrans illi insatiabilem cruoris sitim simulque poenas occisi ab eo filii sui exigens, et Berenice, quae Laodices insidiis interceptum sibi filium grauiter ferens armata currum conscendit persecutaque satellitem regium, crudelis operis ministrum nomine Caeneum, quem hasta nequiquam petierat, saxo ictum prostrauit ac super eius corpus actis equis inter infesta contrariae partis agmina ad domum, in qua interfecti pueri corpus occultari arbitrabatur, perrexit Chiara vendetta si presero due regine: Tomiri, che tagliò la testa a Ciro e la fece gettare entro un'otre piena di sangue umano, rimproverandogli così la sua insaziabile sete di sangue e facendogli scontare, insieme, l'uccisione del proprio figlio avvenuta per opera di Ciro stesso; e Berenice, che, mal sopportando che suo figlio fosse stato ucciso a tradimento da Laodice, montò armata su un cocchio e, inseguito lo sgherro del re, di nome Ceneo, ch'era stato l'esecutore del crudele ordine, non essendo riuscita a colpirlo con l'asta, lo uccise con un colpo di pietra e, fatti passare i cavalli sul suo corpo tra le schiere nemiche, continuò alla volta della casa, nella quale pensava che fosse nascosto il corpo del suo ragazzo ucciso

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ext Iasonem Thessalum Persarum regi bellum inferre parantem an satis iusta ultio absumpserit ambiguae aestimationis est: Taxillo enim gymnasiarcho a quibusdam iuuenibus pulsatum se questo permisit ut aut tricenas ab his drachmas exigeret aut denas plagas singulis inponeret

quo posteriore uindicta uso qui uapulauerant Iasonem interfecerunt, animi, non corporis dolore poenae modum aestimantes

ceterum paruo inritamento ingenui pudoris maximae rei expectatio subruta est, quoniam opinione Graeciae tantum in spe Iasonis quantum in effectu Alexandri reponitur

init Nunc, quatenus uitae humanae cum bona tum etiam mala substitutis exemplorum imaginibus persequimur, dicta inproba et facta scelerata referantur
() A voler dare una valutazione, non si sa bene se sia stata giusta la vendetta che colpì il tessalo Giasone che si preparava a portar guerra al re di Persia: difatti; quando il ginnasiarca Tassillo si lamentò di essere stato picchiato da alcuni giovani, gli permise o di farsi consegnare un indennizzo di trenta dracme a testa o di dar loro dieci nerbate per uno

Tassillo scelse, per essere risarcito, la seconda forma; ma quegli stessi che erano stati picchiati uccisero Giasone, valutando il genere e la misura della pena non in base al dolore fisico, ma per ciò ch'essa rappresentava dal punto di vista morale

E fu così che per la lieve offesa fatta all'onore di uomini liberi l'attesa fiduciosa di un'impresa straordinaria venne a cadere: perché, secondo quanto opinano i Greci, Giasone dava a sperare tanto, quanto Alessandro era riuscito a compiere

Ora, poiché sotto le immagini degli esempi noi trattiamo non solo delle virtù, ma anche dei vizi umani, veniamo a parlare dei detti sconvenienti e delle azioni scellerate
Vnde autem potius quam a Tullia ordiar, quia tempore uetustissimum, conscientia nefarium, uoce monstri simile exemplum est

cum carpento ueheretur et is, qui iumenta agebat, succussis frenis constitisset, repentinae morae causam requisiuit, et ut comperit corpus patris Seruii Tulli occisi ibi iacere, supra id duci uehiculum iussit, quo celerius in conplexum interfectoris eius Tarquinii ueniret

qua tam impia tamque probrosa festinatione non solum se aeterna infamia, sed etiam ipsum uicum cognomine sceleris conmaculauit

Non tam atrox C Fimbriae est factum et dictum, sed si per se aestimetur, utrumque audacissimum

id egerat, ut Scaeuola in funere C Marii iugularetur

quem postquam ex uulnere recreatum conperit, accusare apud populum instituit
() Donde cominciare, se non da quella Tullia, il cui esempio è remotissimo nel tempo, nefando per la premeditazione, mostruoso al racconto

Mentre veniva trasportata su una vettura, essendosi il vetturino fermato con una brusca frenata, ella chiese il motivo dell'improvvisa sosta e, appena saputo che lì giaceva il cadavere di suo padre Servio Tullio ucciso, ordinò che vi si facesse passare sopra il carro per poter giungere prima tra le braccia dell'assassino di suo padre

Con tanto empia e svergognata fretta macchiò di infamia eterna non solo sé stessa, ma anche il quartiere in cui avvenne il fatto, al quale fece assumere il nome di e Scellerato

() L'azione e le parole di Caio Fimbria non furono così crudeli, ma, se esaminate in sé, sono l'una e le altre un saggio di estrema audacia

Egli aveva fatto in modo che Scevola venisse sgozzato durante le esequie di Caio Mario

Ma appena seppe che era guarito dalla ferita, cominciò ad accusarlo davanti al popolo

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interrogatus deinde quid de eo secus dicturus esset, cui pro sanctitate morum satis digna laudatio reddi non posset, respondit obiecturum se illi quod parcius corpore telum recepisset

licentiam furoris aegrae rei publicae gemitu prosequendam

L uero Catilina in senatu M Cicerone incendium ab ipso excitatum dicente sentio, inquit et quidem illud, si aqua non potuero, ruina restinguam

quem quid aliud existimemus quam conscientiae stimulis actum reum a se inchoati parricidii peregisse
Richiesto, poi, che cosa di male avrebbe detto di lui, che non poteva essere lodato abbastanza degnamente per la santità dei suoi costumi, rispose che lo avrebbe incolpato di non aver a sufficienza ricevuto in corpo l'arma

O licenza folle, degna di essere accompagnata dal pianto della repubblica ridotta a mal partito

() Lucio Catilina, mentre Cicerone proclamava in senato che egli aveva suscitato un incendio, a Me ne accorgo , disse, e se non potrò con l'acqua, lo spegnerà con la rovina

Che altro pensare di lui se non che, punto dagli stimoli del rimorso, abbia accusato e perseguito sé stesso fino alla condanna

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