Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 09 - Parte 02

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 09 - Parte 02

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 09 - Parte 02
cuius filiam uirginem aquam sacris petitum extra moenia egressam Tatius ut armatos Sabinos in arcem secum reciperet corrupit, mercedis nomine pactam quae in sinistris manibus gerebant: erant autem in his armillae et anuli magno ex pondere auri

loco potitum agmen Sabinorum puellam praemium flagitantem armis obrutam necauit, perinde quasi promissum, quod ea quoque laeuis gestauerant, soluisset

absit reprehensio, quia inpia proditio celeri poena uindicata est

Ser quoque Galba summae perfidiae: trium enim Lusitaniae ciuitatium conuocato populo tamquam de conmodis eius acturus vii, in quibus flos iuuentutis consistebat, electa et armis exuta partim trucidauit, partim uendidit

quo facinore maximam cladem barbarorum magnitudine criminis antecessit
Un giorno che sua figlia era uscita fuori dalle mura ad attingere acqua per i sacrifici, Tazio la corruppe e la convinse a fare entrare con sé nella rocca degli armati sabini, promettendole che avrebbe avuto a titolo di compenso, come desiderava, tutti gli oggetti che portavano nella mano sinistra: e si trattava di braccialetti e di anelli d'oro massiccio

Impadronitosi della posizione, il drappello dei Sabini rispose alla giovane che reclamava il suo premio uccidendola sotto il peso delle proprie armi, quasi che avessero mantenuta la promessa, perché anche quelle avevano portato nella sinistra

Asteniamoci dal biasimo, se una rapida punizione vendicò quell'empio tradimento

() Anche Servio Galba fu estremamente sleale: convocata la popolazione di tre città della Lusitania con la scusa di trattare dei loro interessi, scelse e disarmò ottomila giovani, ch'erano i migliori di quella gente, e parte ne trucidò, parte vendette schiavi

Con questa impresa egli superò nella grandezza del crimine la più grande strage che potesse toccare a quei barbari
Cn autem Domitium summi generis et magni animi uirum nimia gloriae cupiditas perfidum existere coegit: iratus namque Bituito regi Aruernorum, quod tum suam et Allobrogum gentem se etiam tum in prouincia morante ad Q Fabii successoris sui dexteram confugere hortatus esset, per conloquii simulationem arcessitum hospitioque exceptum uinxit ac Romam naue deportandum curauit

cuius factum senatus neque probare potuit neque rescindere uoluit, ne remissus in patriam Bituitus bellum renouaret

igitur eum Albam custodiae causa relegauit

Viriathi etiam caedes duplicem perfidiae accusationem recipit, in amicis, quod eorum manibus interemptus est, in Q Seruilio Caepione consule, quia is sceleris huius auctor inpunitate promissa fuit uictoriamque non meruit, sed emit
() L'eccessivo desiderio di gloria costrinse il nobilissimo e magnanimo Cneo Domizio a diventare sleale: adirato con Bituito, re degli Arverni, perché, ancor trovandosi lui nella provincia, aveva esortato il suo popolo e quello degli Allobrogi a rifugiarsi sotto la protezione del suo successore Quinto Fabio, convocatolo con la scusa di un colloquio e accoltolo ospitalmente, lo fece arrestare e deportare su una nave a Roma

Il senato non poté approvare la sua azione né volle sconfessarla, perché Bituito, rimandato in patria, non rinnovasse la guerra

e pertanto lo confinò ad Alba

() Pure la sanguinosa fine di Viriato si trascina con sé una duplice accusa di perfidia, riguardante i suoi amici, perché fu ucciso per loro mano, e il console Quinto Servilio Cepione, perché costui si rese responsabile di codesto delitto avendo promesso l'impunità, e non meritò, ma comprò la vittoria
ext Verum ut ipsum fontem perfidiae contemplemur, Karthaginienses Xanthippum Lacedaemonium, cuius optima opera primo Punico bello usi fuerant et quo iuuante Atilium Regulum ceperant, simulantes domum se reuehere, in alto merserunt, quid tanto facinore petentes

an ne uictoriae eorum socius superesset

extat nihilo minus, et quidem cum opprobrio, quem sine ulla gloriae iactura inuiolatum reliquissent

ext Hannibal porro Nucerinos hortatu suo cum binis uestimentis urbem inexpugnabilibus muris cinctam egressos uapore et fumo balnearum strangulando, et Acerranorum senatum eadem ratione extra moenia euocatum in profundum puteorum abiciendo nonne bellum aduersus populum Romanum et Italiam professus aduersus ipsam fidem acrius gessit, mendaciis et fallacia quasi praeclaris artibus gaudens
Ma, per osservare le fonti stesse della perfidia, i Cartaginesi, dopo essersi assai felicemente valsi dell'opera dello spartano Santippo nella prima guerra punica ed aver catturato col suo aiuto Attilio Regolo, fingendo di riaccompagnarlo in patria lo annegarono in mare: che altro desiderando col compiere sì grande delitto

Forse che non sopravvivesse un compagno della loro vittoria

Sopravvive tuttavia, e certo con loro grave vergogna, il ricordo di colui che avrebbero potuto lasciare incolume senza danno alcuno per il loro successo in guerra

() E ancora: Annibale, quando fece con le sue esortazioni uscire forniti di due vestiti a testa i Nocerini dalla loro città cinta da mura inespugnabili e poi li soffocò col vapore e col fumo dei bagni, e quando, chiamati con lo stesso trucco fuori dalle loro mura i senatori di Acerra, li precipitò in profondi pozzi, non guerreggiò forse troppo crudelmente contro Roma e l'Italia, in onta alla stessa lealtà e godendo delle sue bugie e della sua fallacia quasi fossero capolavori di strategia

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 08 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 08 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 08 - Parte 01

quo euenit ut alioqui insignem nominis sui memoriam relicturus, in dubio maiorne an peior uir haberi deberet poneret

init Sed ut uiolentiae et seditionis tam togatae quam etiam armatae facta referantur, L Equitium, qui se Ti Gracchi filium simulabat tribunatumque aduersus leges cum L Saturnino petebat, a C Mario quintum consulatum gerente in publicam custodiam ductum populus claustris carceris conuulsis raptum humeris suis per summam animorum alacritatem portauit
Per cui avvenne che, destinato per il resto a lasciare memoria insigne del suo nome, lasciò in dubbio se dovesse essere giudicato uomo più grande o più perfido

Per passare ora al racconto di azioni violente e sediziose sia in pace sia in guerra, quando Caio Mario, allora console per la quinta volta, fece incarcerare Lucio Equizio che fingeva di essere figlio di Tíberio Gracco e, in onta alle leggi, si presentava insieme a Lucio Saturnino candidato alla carica di tribuno, il popolo, rotti i catenacci della prigione, se lo portò via sulle spalle in mezzo all'entusiasmo generale
idemque Q Metellum censorem, quod ab eo tamquam Gracchi filio censum recipere nolebat, lapidibus prosternere conatus est, adfirmantem tres tantum modo filios Ti Graccho fuisse, e quibus unum in Sardinia stipendia merentem, alterum infantem Praeneste, tertium post patris mortem natum Romae decessisse, neque oportere clarissimae familiae ignotas sordes inseri, cum interim inprouida concitatae multitudinis temeritaspro inpudentia et audacia

aduersus consulatum et censuram tetendit principesque suos omni petulantiae genere uexauit

Vaesana haec tantum modo, illa etiam cruenta seditio: populus enim Nunnium conpetitorem Saturnini nouem iam creatis tribunis unoque loco duobus candidatis restante ui prius in aedes priuatas conpulit, extractum deinde interemit, ut caede inte gerrimi ciuis facultas apiscendae potestatis taeterrimo ciui daretur
() E il medesimo popolo tentò di uccidere a colpi di pietra il censore Quinto Metello, perché non voleva accettare la registrazione di Equizio come figlio di Gracco affermando che Tiberio Gracco aveva avuto solo tre figli, dei quali uno era morto militando in Sardegna, l'altro ch'era ancora bambino in Preneste e un terzo, nato postumo, a Roma, e che non era opportuno introdurre un miserabile sconosciuto in quella nobilissima famiglia, mentre intanto la sconsiderata temerarietà della plebe sovreccitata oh impudenza e audacia

si oppose al console e al censore, attaccando duramente i suoi capi con ogni genere di sfacciate offese

() Codesta rivolta fu solamente folle, quella di cui diremo fu anche sanguinosa; perché il popolo, una volta eletti nove tribuni e restando un solo posto per due candidati, spinse violentemente in una casa privata Nunnio, competitore di Saturnino, quindi, trattolo fuori, lo uccise per dare la possibilità ad un pessimo soggetto di ottenere la carica eliminando sanguinosamente un integerrimo cittadino

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 04 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 04 - Parte 01

Creditorum quoque consternatio aduersus Semproni Asellionis praetoris urbani caput intolerabili modo exarsit

quem, quia causam debitorum susceperat, concitati a L Cassio tribuno pl pro aede Concordiae sacrificium facientem ab ipsis altaribus fugere extra forum coactum inque tabernula latitantem praetextatum discerpserunt

Mil rom Detestanda fori condicio, sed si castra respicias, aeque magna orietur indignatio

cum C Mario lege Sulpicia prouincia Asia, ut aduersus Mitridatem bellum gereret, priuato decreta esset, missum ab eo Gratidium legatum ad L Sullam consulem accipiendarum legionum causa milites trucidarunt, procul dubio indignati, quod ab summo imperio ad eum, qui nullo in honore uersaretur, transire cogerentur

sed quis ferat militem scita plebis exitio legati corrigentem
() Contro la testa del pretore urbano Sempronio Asellione arse intollerabilmente l'ira anche dei creditori

Poiché costui si era assunto la difesa dei debitori, il popolo, eccitato dal tribuno della plebe Lucio Cassio, lo costrinse a fuggire, mentre sacrificava davanti al tempio della dea Concordia, dagli stessi altari fuori del Foro e, trovatolo nascosto in una botteguccia, lo uccise facendone scempio, con ancora addosso la pretesta

Detestabile fu la condizione in cui si venne a trovare allora il Foro, ma se getti lo sguardo sui militari, nascerà un'indignazione ugualmente grande

Essendo stata assegnata, in base alla legge Sulpicia, la provincia d'Asia a Caio Mario, ancora cittadino privato, per la guerra contro Mitridate, i soldati trucidarono il legato Gratidio da lui mandato al console Silla per rilevarne le legioni: fuor di dubbio sdegnati, perché venivano costretti a passare dalle dipendenze della più alta carica a quelle di uno che non ne rivestiva ancora alcuna

Ma chi sopporterebbe un soldato che corregge le decisioni del popolo con l'uccisione di un legato
Mil rom Pro consule istud tam uiolenter exercitus, illud aduersus consulem: Q enim Pompeium Sullae collegam senatus iussu ad exercitum Cn Pompei, quem aliquamdiu inuita ciuitate obtinebat, contendere ausum ambitiosi ducis inlecebris corrupti milites sacrificare incipientem adorti in modum hostiae mactarunt tantumque scelus, curia castris cedere se confessa, inultum abiit

Mil rom Ille quoque exercitus nefarie uiolentus, qui C Carbonem, fratrem Carbonis ter consulis, propter bella ciuilia dissolutam disciplinam militarem praefractius et rigidius astringere conatum priuauit uita satiusque duxit maximo scelere coinquinari quam prauos ac taetros mores mutare
() Nel caso or ora visto l'esercito reagì così violentemente in difesa del console, in quello che vedremo contro il console: difatti Quinto Pompeo, collega di Silla, che aveva osato recarsi per ordine del senato presso l'esercito di Cneo Pompeo, che costui teneva da qualche tempo contro la volontà della cittadinanza, fu assalito, nell'atto di dare inizio a un sacrificio, dai soldati a ciò spinti dall'ambizioso generale e ucciso come fosse una vittima; e sì grande delitto restò impunito, avendo la Curia confessato di cedere di fronte all'elemento militare

() Di nefanda violenza si rese colpevole altresì l'esercito, che privò della vita Caio Carbone, fratello del Carbone tre volte console, per aver tentato con troppa risolutezza e severità di ripristinare la disciplina militare che si era rilassata per via delle guerre civìlì e ritenne cosa migliore macchiarsi di una gravissima colpa che mutare cattive e scandalose abitudini

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Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 03 - Parte 01

init Temeritatis etiam et subiti et uehementes sunt impulsus, quorum ictibus hominum mentes concussae nec sua pericula dispicere nec aliena facta iusta aestimatione prosequi ualent

Quam enim temere se Africanus superior ex Hispania duabus quinqueremibus ad Syphacem traiecit, in unius Numidae infidis praecordiis suam pariter et patriae salutem depositurus

itaque exiguo momento maximae rei casus fluctuatus est, utrum interfector an captiuus Scipionis Syphax fieret
() Anche la temerarietà suole aggredire con assalti violenti ed improvvisi: quando la mente umana ne sia scossa, è per essa impossibile distinguere le situazioni di pericolo proprie o valutare serenamente le azioni altrui

() Con quanta temerarietà, ad esempio, l'Africano maggiore traghettò l'esercito dalla Spagna alla volta di Siface su due quinqueremi per affidare la salvezza sua e della patria a un tempo ai malvagi precordi di un solo Numida

E così l'esito di un'impresa importantissima, per la quale o Siface avrebbe potuto uccidere Scipione o Scipione catturare Siface, rimase sospeso a un filo
Nam C Caesaris anceps conatus, etsi caelestium cura protectus est, non tamen uix sine horrore animi referri potest: si quidem inpatiens legionum tardioris a Brundisio Apolloniam traiectus per simulationem aduersae ualetudinis conuiuio egressus maiestate sua seruili ueste occultata nauiculam conscendit et e flumine Aoo maris Hadriatici saeua tempestate fauces petiit protinusque in altum dirigi iusso nauigio multum ac diu contrariis iactatus fluctibus tandem necessitati cessit

Age, illa quam execrabilis militum temeritas

fecit enim ut A Albinus, nobilitate, moribus, honorum omnium consummatione ciuis eximius, propter falsas et inanes suspiciones in castris ab exercitu lapidibus obrueretur, quodque accessionem indignationis non recipit, oranti atque obsecranti duci a militibus causae dicendae potestas negata est
() Il pericoloso tentativo di Caio Cesare, pur se fu protetto dalla cura dei Celesti, può tuttavia essere raccontato appena senza raccapriccio: se è vero che, non riuscendo a tollerare il ritardo nel traghettamento troppo lento delle sue legioni da Brindisi ad Apollonia, allontanatosi da un convito con la scusa di non sentirsi bene e travestitosi da schiavo, s'imbarcò mi un naviglio e direttosi dal fiume Aoo verso le gole tempestose dell'Adriatico, diede ordine di prendere immediatamente il largo, donde, molto e a lungo contrastato dai marosi, dovette infine ritirarsi di fronte alle forze più grandi di lui

() Suvvia, quanto esecrabile non è la temerarietà dei soldati

Essa, infatti, fece sì che Aulo Albino, cittadino esimio per nobiltà, costumi e casato ricco di ogni carica politica, fosse lapidato nel campo dall'esercito per via di falsi e vuoti sospetti; e cosa che non diminuisce lo sdegno al generale che lo pregava e scongiurava fu negata la facoltà di difendersi davanti ai soldati

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ext Itaque minus miror apud trucem et saeuum animum Hannibalis defensionis locum innoxio gubernatori non fuisse, quem a Petilia classe Africam repetens freto adpulsus, dum tam paruo spatio Italiam Siciliamque inter se diuisas non credit, uelut insidiosum cursus rectorem interemit, posteaque diligentius inspecta ueritate tunc absoluit, cum eius innocentiae nihil ultra sepulcri honorem dari potuit

igitur angusti atque aestuosi maris alto e tumulo speculatrix statua quam memoriae Pelori tam Punicae temeritatis ultra citraque nauigantium oculis conlocatum indicium est
E così meno mi meraviglio che il truce e crudele Annibale non permise di difendersi ad un innocente pilota, che fece uccidere come traditore, allorquando diretto da Petilia in Africa con la flotta fu sospinto attraverso lo stretto di Messina, non credendo che Italia e Sicilia fossero divise tra loro da un così breve tratto di mare; e poi, conosciuta la verità, allora lo assolse, quando alla sua innocenza non poté dare altro onore che quello del sepolcro

Perciò da un'altura di quello stretto tempestoso si offre agli occhi di chi lo attraversa nei due sensi una statua, posta a testimonianza e ricordo tanto di Peloro, quanto della temerarietà cartaginese

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