Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 06 - Parte 01, pag 3

Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 06 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 06 - Parte 01

qui, cum Placentiae magistratum gereret, Cn Carbone consule iubente decretum fieri, quo sibi obsides a Placentinis darentur, nec summo eius imperio obtemperauit nec maximis uiribus cessit: atque etiam dicente multos se gladios habere respondit et ego annos

obstipuerunt tot legiones tam robustas senectutis reliquias intuentes

Carbonis quoque ira, quia materiam saeuiendi perquam exiguam habebat, paruulum uitae tempus ablatura, in se ipsa conlapsa est

Iam Serui Galbae temeritatis plena postulatio, qui diuum Iulium consummatis uictoriis in foro ius dicentem in hunc modum interpellare sustinuit: C Iuli Caesar, pro Cn Pompeio Magno, quondam genero tuo, in tertio eius consulatu pecuniam spopondi, quo nomine nunc appellor

quid agam

dependam
Questo, mentre ricopriva una carica pubblica a Piacenza, non ottemperò all'ordine del console Cneo Carbone di consegnargli degli ostaggi piacentini né si ritirò di fronte alle sue pressioni di più alto magistrato; e quando Carbone disse di avere molte spade, egli rispose: Ed io ho molti anni

Tante legioni stupirono, osservando come quel vecchio avesse conservato così gran vigore

Anche la collera di Carbone, avendo scarso motivo ad infierire visto che, se soddisfatta, avrebbe troncato un breve spazio di vita svanì da sola

Piena di audacia fu, d'altra parte, la protesta di Servio Galba, il quale osò interrompere il divo Giulio che, portate a termine le sue imprese vittoriose, rendeva giustizia in tribunale, dicendogli: O Caio Giulio Cesare, durante il terzo consolato di Pompeo, un tempo tuo genero, garantii per lui una certa somma ed ora sono citato in giudizio per questa mia obbligazione

Che farò

Dovrò pagare
palam atque aperte ei bonorum Pompei uenditionem exprobrando ut a tribunali summoueretur meruerat

sed illud ipsa mansuetudine mitius pectus aes alienum Pompei ex suo fisco solui iussit

Age, Cascellius uir iuris ciuilis scientia clarus quam periculose contumax

nullius enim aut gratia aut auctoritate conpelli potuit ut de aliqua earum rerum, quas triumuiri dederant, formulam conponeret, hoc animi iudicio uniuersa eorum beneficia extra omnem ordinem legum ponens

idem cum multa de temporibus Caesaris liberius loqueretur, amicique ne id faceret monerent, duas res, quae hominibus amarissimae uiderentur, magnam sibi licentiam praebere respondit, senectutem et orbitatem
e gli rinfacciò in maniera palese e chiara l'alienazione dei beni di Pompeo, meritando così di essere allontanato dal tribunale

Ma fu allora che Cesare, più indulgente della bontà stessa, diede ordine che il debito di Pompeo fosse pagato con le sue rendite personali

() Suvvia, quanto non fu pericolosamente superbo l'illustre giureconsulto Cascellio

Nessun intervento e nessuna pressione dall'alto poterono spingerlo a redigere una formula riguardante i beni che i triumviri avevano assegnato, ponendo con questa sua decisione fuori legge tutti i privilegi da loro concessi

Egli medesimo, ammonito dagli amici a non parlare, com'era solito, con troppa libertà dell'era di Cesare, rispose che la grande libertà di parola gli era concessa dalle due cose più amare per gli uomini, cioè dalla vecchiaia e dalla solitudine in cui era rimasto
ext Inserit se tantis uiris mulier alienigeni sanguinis, quae a Philippo rege temulento immerenter damnata, prouocare se iudicium uociferata est, eoque interrogante ad quem prouocaret, ad Philippum inquit, sed sobrium

excussit crapulam oscitanti ac praesentia animi ebrium resipiscere causaque diligentius inspecta iustiorem sententiam ferre coegit

igitur aequitatem, quam impetrare non potuerat, extorsit, potius praesidium a libertate quam ab innocentia mutuata

ext Iam illa non solum fortis, sed etiam urbana libertas

senectutis ultimae quaedam Syracusis omnibus Dionysii tyranni exitium propter nimiam morum acerbitatem et intolerabilia onera uotis expetentibus sola cotidie matutino tempore deos ut incolumis ac sibi superstes esset orabat
Si inserisce tra uomini così grandi una donna straniera, che, immeritatamente condannata dal re Filippo avvinazzato, gridò che sarebbe ricorsa in appello, e quando Filippo le chiese presso chi avrebbe fatto ricorso, rispose: Presso Filippo, ma quando sarà sobrio

Così essa non solo fece smaltire la sbornia al re, ma col suo coraggio e con la sua presenza di spirito lo costrinse a tornare in sé e a pronunziare, dopo un più attento esame del processo, una più mite sentenza

Dunque ella estorse quell'equità che non aveva potuto ottenere normalmente, prendendo in prestito l'aiuto dalla franchezza di parola piuttosto che dalla sua innocenza

() Ma ecco un esempio di libertà di parola non solo audace, ma anche spiritosa

Una vecchia di Siracusa, mentre tutti si auguravano che il tirando Dionigi andasse in malora per via della sua asprezza di carattere e per gli insopportabili gravami della sua tirannide, ogni mattina, unica e sola, pregava gli dei che lo facessero restare incolume e sopravviverle

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 07 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 07 - Parte 01

quod ubi is cognouit, non debitam sibi admiratus beniuolentiam arcessiuit eam et quid ita hoc aut quo merito suo faceret interrogauit

tum illa certa est inquit ratio propositi mei: puella enim, cum grauem tyrannum haberemus, carere eo cupiebam

quo interfecto aliquanto taetrior arcem occupauit

eius quoque finiri dominationem magni aestimabam

tertium te superioribus inportuniorem habere coepimus rectorem

itaque ne, si tu fueris absumptus, deterior in locum tuum su ccedat, caput meum pro tua salute deuoueo

tam facetam audaciam Dionysius punire erubuit

ext Inter has et Theodorum Cyrenaeum quasi animosi spiritus coniugium esse potuit, uirtute par, felicitate dissimile: is enim Lysimacho regi mortem sibi minitanti, enimuero inquit magnifica res tibi contigit, quia cantharidis uim adsecutus es
Quando egli ne venne a conoscenza, meravigliatosi per tale benevolenza che sapeva di non meritare, la fece venire a sé e le chiese per quale motivo e per qual suo merito si comportasse in questo modo

Allora colei: La ragione del mio proposito e chiara: quand'ero una ragazza, poiché avevamo un odioso tiranno, desideravo che ce ne liberassimo

Dopo che costui fu ucciso, s'impadronì della rocca un altro tiranno peggiore del precedente

Mi pareva gran cosa che pure la sua tirannide avesse fine

ma, dopo questi due, ne abbiamo avuto in te uno ancor più esoso

Così perché, nel caso che tu sia tolto di mezzo, non ne succeda un altro ancor peggiore, offro agli dei la mia vita in cambio della tua

Di fronte ad un'audacia così spiritosa Dionigi si vergognò di punire la vecchia

() Tra codeste donne e Teodoro di Cirene ci sarebbe potuto essere un'affinità di coraggiosi sensi, pari in virtù, diversa nel risultato: difatti questi, al re Lisimaco che lo minacciava di morte, disse: Ti è toccata una cosa magnifica, perché hai pareggiato l'effetto di una cantaride
cumque hoc dicto accensus cruci eum suffigi iussisset, terribilis ait haec sit purpuratis tuis, mea quidem nihil interest humi an sublime putrescam

init Armet se duritia pectus necesse est, dum horridae ac tristis seueritatis acta narrantur, ut omni mitiore cogitatione seposita rebus auditu asperis uacet: ita enim destrictae et inexorabiles uindictae et uaria poenarum genera in medium procurrent, utilia quidem legum munimenta, sed minime in placido et quieto paginarum numero reponenda

M Manlius, unde Gallos depulerat, inde ipse praecipitatus est, quia fortiter defensam libertatem nefarie opprimere conatus fuerat

cuius iustae ultionis nimirum haec praefatio fuit: Manlius eras mihi, cum praecipites agebas Senonas: postquam imitari coepisti, unus factus es ex Senonibus
E quando Lisimaco, incollerito per queste parole, ne ordinò la crocifissione, Codesta pena , aggiunse, potrà far paura ai tuoi dignitari di corte: per me non c'è differenza se marcirò a terra o in alto

() necessario che l'animo si armi di durezza nel momento in cui vengono narrati casi di rigida ed amara severità, onde, abbandonato ogni pensiero di mitezza, si volga a conoscere fatti dolorosi ad udirsi: così, in sostanza, ci si presenteranno esempi di vendette risolute e inesorabili e vari generi di punizione: utili baluardi, senza alcun dubbio, delle leggi, ma non da annoverare tra i racconti riposanti e sereni

Marco Manlio fu gettato nel precipizio dal luogo stesso donde aveva respinto i Galli, per aver tentato di spegnere quella libertà che prima egli stesso aveva valorosamente difesa

Naturalmente la motivazione della giusta condanna fu la seguente: Quando precipitavi dalla rocca i Senoni, eri per me Manlio; ma da quando hai cominciato ad imitarli, sei diventato null'altro che uno dei Senoni

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Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 09 - Parte 01
Valerio Massimo, Detti e fatti memorabili: Libro 09 - Parte 01

Latino: dall'autore Valerio Massimo, opera Detti e fatti memorabili parte Libro 09 - Parte 01

huius supplicio aeternae memoriae nota inserta est: propter illum enim lege sanciri placuit ne quis patricius in arce aut Capitolio habitaret, quia domum eo loci habuerat, ubi nunc aedem Monetae uidemus

Par indignatio ciuitatis aduersus Sp Cassium erupit, cui plus suspicio concupitae dominationis nocuit quam tres magnifici consulatus ac duo speciosissimi triumphi profuerunt: senatus enim populusque Romanus non contentus capitali eum supplicio adficere interempto domum superiecit, ut penatium quoque strage puniretur: in solo autem aedem Telluris fecit

itaque quod prius domicilium inpotentis uiri fuerat nunc religiosae seueritatis monumentum est

Eadem ausum Sp Maelium consimili exitu patria multauit
Al suo supplizio si collega una decisione memorabile: in seguito a tale precedente si decise di sancire per legge che nessun patrizio abitasse sulla rocca e sul Campidoglio: poiché Manlio aveva avuto la casa nel luogo, in cui ora vediamo il tempio della dea Moneta

Pari fu lo sdegno che proruppe da parte dei cittadini contro Spurio Cassio, cui nocque più il sospetto di aver aspirato alla tirannide di quanto non valsero tre eccellenti consolati due magnifici trionfi: il senato e il popolo romano, non contenti di averlo fatto giustiziare, fecero anche demolire la sua casa, perché la pena comprendesse anche la distruzione dei suoi penati: e sul luogo edificarono il tempio sacro alla dea Terra

Così quello che prima era stato il domicilio di un uomo incontrollatamente ambizioso, oggi è testimonianza e ricordo di una scrupolosa severità

Simile fu la condanna inflitta dalla patria a Spurio Melio per aver osato, anche lui, aspirare alla tirannide
area uero domus eius, quo iustitia supplicii notior ad posteros perueniret, Aequimeli appellationem traxit

quantum ergo odii aduersus hostes libertatis insitum animis antiqui haberent parietum ac tectorum, in quibus uersati fuerant, ruinis testabantur

ideoque et M Flacci et L Saturnini seditiosissimorum ciuium corporibus trucidatis penates ab imis fundamentis eruti sunt

ceterum Flacciana area, cum diu pene uacua mansisset, a Q Catulo Cimbricis spoliis adornata est

Viguit in nostra ciuitate Ti et C Gracchorum summa nobilitas ac spes amplissima

sed quia statum ciuitatis conati erant conuellere, insepulta cadauera iacuerunt supremusque humanae condicionis honos filiis Gracchi et nepotibus Africani defuit
L'area della sua casa, perché ben chiaro fosse ai posteri il senso di giustizia che li aveva indotti a suppliziarlo, ebbe il nome di Equimelio

Quanto odio, dunque, i Romani nutrissero nel profondo del cuore per i nemici della libertà, testimoniavano abbattendo pareti e case, entro le quali costoro erano vissuti

Fu per questo che, trucidati Marco Fiacco e Lucio Saturnino, turbolenti rivoluzionari, i loro penati furono scalzati dalle fondamenta

Del resto l'area della casa di Flacco, dopo essere rimasta a lungo vuota t, fu abbellita da Quinto Catulo con le spoglie della vittoria riportata sui Cimbri

Fiorirono da noi Tiberio e Caio Gracco, giovani nobilissimi e che molto facevano sperare di sé

Ma poiché avevano stabilito di sconvolgere la stabilità della repubblica, giacquero cadaveri insepolti, sì che a loro, figli dei Gracchi e nipoti di Scipione Africano, mancò l'estremo onore che i vivi sogliono tributare ai morti

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quin etiam familiares eorum, ne quis rei publicae inimicis amicus esse uellet, de robore praecipitati sunt

Idem sibi licere tam P Mucius tribunus pl quod senatui et populo Romano credidit, qui omnes collegas suos, qui duce Sp Cassio id egerant ut magistratibus non subrogatis communis libertas in dubium uocaretur, uiuos cremauit

nihil profecto hac seueritate fidentius: unus enim tribunus eam poenam nouem collegis inferre ausus est, quam nouem tribuni ab uno collega exigere perhorruissent

Libertatis adhuc custos et uindex seueritas, sed pro dignitate etiam ac pro disciplina aeque grauis: M enim Claudium senatus Corsis, quia turpem cum his pacem fecerat, dedidit
Anzi i loro seguaci intimi, onde nessuno volesse essere amico dei nemici della repubblica, furono precipitati giù dalle carceri di Stato

() Credette che gli fosse lecito quanto era lecito al senato e al popolo romano il tribuno della plebe Publio Mucio: il quale fece bruciare vivi tutti i suoi colleghi, che agli ordini di Spurio Cassio avevano messo in pericolo la comune libertà non avendo eletto alcuni magistrati al posto di altri

Certo nulla si può immaginare di più autoritario di codesta severità, perché un solo tribuno osò in quel modo infliggere a nove colleghi una pena che nove tribuni avrebbero paventato di far eseguire su uno solo dei loro colleghi

() Fino a questo momento la severità l'abbiamo veduta quale custode e vindice della libertà; ma ugualmente rigida essa vigila a difesa della dignità e della disciplina: ad esempio, il senato consegnò Marco Claudio ai Corsi perché aveva stipulato con loro una pace vergognosa
quem ab hostibus non acceptum in publica custodia necari iussit, semel laesa maiestate imperii quot modis irae pertinax uindex

factum eius rescidit, libertatem ademit, spiritum extinxit, corpus contumelia carceris et detestanda Gemoniarum scalarum nota foedauit

Atque hic quidem senatus animaduersionem meruerat: Cn autem Cornelius Scipio Hispali filius prius quam mereri posset expertus est: nam cum ei Hispania prouincia sorte obuenisset, ne illuc iret decreuit adiecta causa, quod recte facere nesciret

itaque Cornelius propter uitae inhonestum actum sine ullo prouinciali ministerio tantum non repetundarum lege damnatus est
Respinto dai nemici, lo fece uccidere nel carcere pubblico, in quanti modi ergendosi a vindice inflessibile dell'ira, una volta ch'era stata lesa la maestà della sua carica

Annullò quanto quello aveva fatto, gli tolse la libertà, ne estinse la vita, ne contaminò il corpo con l'oltraggio del carcere e col marchio esecrando della scalinata Gemonia

Se costui indubbiamente aveva meritato la punizione del senato, Cneo Cornelio Scipione, figlio di Ispalo, la sperimentò ancor prima di poterla meritare: poiché, toccatagli in sorte la provincia di Spagna, fu decretato che non vi si recasse, con la motivazione che non era in grado di comportarsi onestamente

E così Cornelio, per un atto indecoroso della sua vita, fu quasi condannato per concussione senza che avesse ricoperto alcuna carica nella provincia

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Ne in C quidem Vettieno, qui sibi sinistrae manus digitos, ne bello Italico militaret, absciderat, seueritas senatus cessauit: publicatis enim bonis eius ipsum aeternis uinculis puniendum censuit effecitque ut quem honeste spiritum profundere in acie noluerat, turpiter in catenis consumeret

Id factum imitatus M Curius consul, cum dilectum subito edicere coactus esset et iuniorum nemo respondisset, coniectis in sortem omnibus tribubus, Polliae, quae prima exierat, primum nomen urna extractum citari iussit neque eo respondente bona adulescentis hastae subiecit

quod ut illi nuntiatum est, ad consulis tribunal concurrit collegiumque tribunorum appellauit

tunc Manius Curius praefatus non opus esse eo ciue rei publicae, qui parere nesciret, et bona eius et ipsum uendidit
Nemmeno nei confronti di Caio Vittieno, che si era recise le dita della mano sinistra per non militare nella guerra contro gli Italici, si arrestò la severità del senato: dopo averne messo i beni all'incanto, gli decretò il carcere perpetuo e fece in modo ch'egli trascorresse in catene quella vita che non aveva voluto sacrificare gloriosamente sul campo di battaglia

() Imitò questo fatto il console Manio Curio che, costretto ad indire improvvisamente la leva, al rifiuto generale dei giovani atti a portare le armi, procedette al sorteggio di tutte le tribù; e ordinato che si chiamasse il primo nome estratto della tribù Pollia, prima sorteggiata, poiché il chiamato non rispondeva, mise all'asta i beni del giovane

A tale annunzio, costui accorse al palco del console e si appellò ai tribuni

Allora Manio Curio, dopo aver proclamato che alla repubblica non occorreva un cittadino che non sapesse ubbidire, vendette non solo i suoi beni, ma anche lui

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