nell'idea dei Padri fondatori, questa struttura particolare era fondamentale; doveva garantire l'unione federale tra stati cosi lontani diversi, evitando che i più grandi finissero per dettare legge sui più piccoli e gli Stati più popolosi avrebbero comunque fatto la parte del leone nelle elezioni della camera e in quella del presidente, ed era giusto che fosse così, ma almeno in un ramo del congresso tutti avrebbero avuto lo stesso peso: così l'unione sarebbe rimasta tale.
Questo sensato proposito ha avuto a lungo ottime conseguenze sull'attività legislativa statunitense, ma ora la sua applicazione si è ingolfata. Con le grandi città che aumentano anno dopo anno la loro popolazione, e le zone rurali che invece la vedono diminuire, secondo le stime più affidabili e caute, di questo passo entro il 2040 il 70% degli elettori statunitensi vivrà in appena 15 stati, esprimendo così appena 30 senatori sul 100. Il restante 30% degli elettori statunitensi esprimerà invece il 70% dei senatori. Uno squilibrio notevole che supera moltissimo quello che i Padri fondatori avevano deciso di accettare, aggravato dalla sostanziale omogeneità dei due segmenti di popolazione: il 30% dell'America rurale che eleggerà il 70% del Senato sarà sensibilmente più anziano, più bianco e più rurale della media del paese.
Le conseguenze di questo sbilanciamento saranno significative, perché il Senato ha gli stessi poteri legislativi della camera ma molto più peso e prestigio:
- il Senato è l'organo chiamato a ratificare trattati internazionali e confermare le nomine governative giudiziarie, comprese quelle alla corte suprema
- è presieduto dal vicepresidente degli Stati Uniti
- la durata del mandato dei suoi membri - sei anni, contro i due dei deputati - li rende più liberi di prendere occasionalmente decisioni popolari