Latino: dall'autore Terenzio, opera Eunuchus parte Actus II, 232-291
GNATHO PARMENO GNATHO Di inmortales, homini homo quid praestat stulto intellegens quid inter est hoc adeo ex hac re venit in mentem mihi: conveni hodie adveniens quendam mei loci hinc atque ordinis, hominem haud inpurum, itidem patria qui abligurrierat bona: [235] video sentum squalidum aegrum, pannis annisque obsitum "oh quid istuc" inquam "ornatist " "quoniam miser quod habui perdidi, em quo redactu' sum omnes noti me atque amici deserunt " hic ego illum contempsi prae me: "quid homo" inquam "ignavissime itan parasti te ut spes nulla relicua in te siet tibi [240] simul consilium cum re amisti viden me ex eodem ortum loco qui color nitor vestitu', quae habitudost corporis omnia habeo neque quicquam habeo; nil quom est, nil defit tamen " "at ego infelix neque ridiculus esse neque plagas pati possum " "quid tu his rebu' credi' fieri |
GNATONE PARMENONE GNATONE Per gli dei immortali, come fa uno a primeggiare su un altro Che differenza c'è fra il dritto e il fesso Questo mi è venuto in mente perché oggi, venendo qui, ho incontrato un tale del mio stato e della mia condizione, un uomo tutt'altro che spregevole che, proprio [235] come me, aveva dissipato le sostanze paterne Lo vedo sporco, malconcio, malato, cencioso e invecchiato «Ehi, gli dico, come mai così combinato » «Siccome, disgraziato che sono, ho perduto quel che avevo, guarda come sono ridotto Tutti mi abbandonano, amici e conoscenti» Io a questo punto ho cominciato a guardarlo dall'alto in basso: «Ma come, gli dico, brutto fannullone, sei arrivato al punto da non nutrire più alcuna [240] fiducia in te stesso Insieme coi beni hai perso anche la testa Guarda me, che pure provengo dalla tua stessa condizione Guarda come sono colorito, lustro, ben vestito Guarda che splendore Ho tutto e non ho niente Sono senza un soldo e non mi manca nulla» |
tota erras via [245] olim isti fuit generi quondam quaestus apud saeclum prius: hoc novomst aucupium; ego adeo hanc primus inveni viam est genus hominum qui esse primos se omnium rerum volunt nec sunt: hos consector; hisce ego non paro me ut rideant, sed eis ultro adrideo et eorum ingenia admiror simul [250] quidquid dicunt laudo; id rursum si negant, laudo id quoque; negat quis: nego; ait: aio; postremo imperavi egomet mihi omnia adsentari is quaestu' nunc est multo uberrimus " PARMENO scitum hercle hominem hic homines prorsum ex stultis insanos facit |
«Ma io, misero me, non son buono né a far ridere, né a farmi prendere a legnate » «Perché, tu pensi che si faccia [245] così Sei completamente fuori strada; questo era il sistema di una volta, quello dei parassiti dell'altra generazione: c'è un nuovo modo di bidonare il prossimo, adesso, e sono stato io il primo a scoprirlo Esistono dei tipi che vogliono primeggiare in tutto, senza averne le capacità: io mi metto alle loro calcagna; mica li faccio ridere, anzi sono io che sorrido loro e lodo le [250] loro battute di spirito; approvo tutto quel che dicono; se poi dicono l'opposto, torno ad approvare; uno dice di no: io pure; dice di sì: io pure; insomma, mi sono imposto l'adulazione come regola di vita Oggigiorno è senza dubbio l'attività che rende meglio» PARMENONE (a parte) Costui è davvero un bel dritto, per la miseria Gli sciocchi te li fa diventare sicuramente pazzi |
GNATHO dum haec loquimur, interealoci ad macellum ubi advenimus,[255] concurrunt laeti mi obviam cuppedenarii omnes, cetarii lanii coqui fartores piscatores, quibus et re salva et perdita profueram et prosum saepe: salutant, ad cenam vocant, adventum gratulantur ille ubi miser famelicus videt mi esse tantum honorem et [260] tam facile victum quaerere, ibi homo coepit me obsecrare ut sibi liceret discere id de me: sectari iussi, si potis est, tamquam philosophorum habent disciplinae ex ipsis vocabula, parasiti ita ut Gnathonici vocentur PARMENO viden otium et cibu' quid facit alienu' GNATHO sed ego cesso [265] ad Thaidem hanc deducere et rogare ad cenam ut veniat sed Parmenonem ante ostium Thaini' tristem video, rivali' servom: salva resest |
GNATONE Così, tra un discorso e l'altro, come arriviamo al mercato [255] delle carni, ecco corrermi incontro, tutti festanti, i venditori di raffinatezze: pescivendoli, macellai, cuochi, salumai, pescatori, tutta gente a cui, avessi o no denaro, ho sempre fatto del bene e continuo a farne: mi salutano, mi invitano a cena, si rallegrano del mio arrivo Quando quel morto di fame vede che mi usano [260] tanti riguardi, e che per me è così semplice procurarmi il cibo, comincia a pregarmi in ginocchio di insegnare il sistema anche a lui Lo invito a entrare alla mia scuola per cui, se la cosa riesce, come le scuole dei filosofi prendono il nome dai capiscuola, chissà che i parassiti un giorno non si chiamino Gnatonici PARMENONE (a parte) Guarda guarda, a che risultati porta stare in [265] ozio e mangiare a sbafo GNATONE Ma cos'aspetto a menare questa qui da Taide e a invitarla a cena da noi |
nimirum hic homines frigent nebulonem hunc certumst ludere PARMENO hisce hoc munere arbitrantur suam Thaidem esse GNATHO plurima salute Parmenonem [270] summum suom inpertit Gnatho quid agitur PARMENO statur GNATHO video num quid nam hic quod nolis vides PARMENO te GNATHO credo; at numquid aliud PARMENO qui dum GNATHO quia tristi's PARMENO nil quidem GNATHO ne sis; sed quid videtur hoc tibi mancupium PARMENO non malum hercle GNATHO uro hominem PARMENO ut falsus animist GNATHO quam hoc munu' gratum Thaidi arbitrare esse PARMENO hoc nunc dicis [275] eiectos hinc nos: omnium rerum, heus, vicissitudost |
Però davanti alla porta di Taide vedo Parmenone, lo schiavo dell'altro spasimante, scuro in volto: le cose si mettono bene; nessuna meraviglia se a questa gente voltano la spalle; voglio proprio spassarmela a spese di questo coglione PARMENONE (a parte) Questi qui, col loro regalo, sono convinti di aver conquistato Taide GNATONE Gnatone porge i migliori saluti al suo grande amico Parmenone [270] Come stai PARMENONE In piedi GNATONE Lo vedo Cè qualcosa che non ti va PARMENONE Tu GNATONE Questo lo credo Ma c'è anche dell'altro PARMENONE Perché mai GNATONE Perché sei scuro in volto PARMENONE Per nulla GNATONE Bene; ma di questa schiavetta che te ne pare PARMENONE Niente male, per la miseria GNATONE (a parte) Gli brucia, al nostro uomo PARMENONE (a parte) Come s'inganna GNATONE Pensi che Taide gradirà questo regaluccio [275] PARMENONE In pratica, mi stai dicendo che ormai ci hanno cacciato fuori: ahimè, la ruota della fortuna gira |
GNATHO sex ego te totos, Parmeno, hos mensis quietum reddam ne sursum deorsum cursites neve usque ad lucem vigiles ecquid beo te PARMENO men papae GNATHOsic soleo amicos PARMENO laudo GNATHO detineo te: fortasse tu profectus alio fueras [280] PARMENO nusquam GNATHO tum tu igitur paullulum da mi operae: fac ut admittar ad illam PARMENO age modo, i: nunc tibi patent fores hae quia istam ducis GNATHO numquem evocari hinc vis foras PARMENO sine biduom hoc praetereat: qui mihi nunc uno digitulo fores aperis fortunatus, ne tu istas faxo calcibus saepe insultabi' frustra [285] GNATHO etiamnunc tu hic stas, Parmeno eho numnam hic relictu's custos, nequis forte internuntius clam a milite ad istam curset PARMENO facete dictum: mira vero militi qui placeat sed video erilem filium minorem huc advenire |
GNATONE Senti, Parmenone, in questo modo ti farò star tranquillo per i prossimi sei mesi, senza che tu debba correre su e giù o vegliare fino all'alba Non sei contento PARMENONE Io capperi GNATONE Di solito mi comporto così con gli amici PARMENONE Bravo GNATONE Ma ti sto trattenendo: forse eri diretto altrove [280] PARMENONE No, no GNATONE Allora dammi un piccolo aiuto Fammi ricevere da Taide PARMENONE Va' tranquillo: la porta per te è spalancata, visto che conduci questa qui GNATONE Desideri forse far uscire fuori qualcuno (entra in casa) PARMENONE (rimasto solo) Lascia che passino questi due giorni e questa porta, che adesso hai la fortuna di aprirmi soltanto con un dito, ti ridurrò a tempestarla di calci, ma non [285] si aprirà di un millimetro GNATONE (uscendo, con tono ironico) Ancora piantato qui, Parmenone Ehi, forse ti hanno lasciato come guardiano per spiare se qualche messo del soldato corre di nascosto da Taide PARMENONE Buona questa Del resto non c'è da stupirsi visto che piaci al soldato |
miror quid ex Piraeo abierit; nam ibi custos publice est nunc [290] non temere est; et properans venit: nescioquid circumspectat |
(Gnatone rientra da Taide) Ma vedo che il padroncino si dirige qua Sono stupito che abbia [290] lasciato il Pireo; è di guarnigione laggiù: certo c'è un motivo; e come si affretta Si guarda intorno circospetto, come se cercasse qualcosa |