Teocrito

Teocrito

Teocrito Si dice nativo di Siracusa

ma deve aver soggiornato a lungo a Cos ed Alessandria, perché nelle sue opere si notano affinità con Apollonio, Callimaco e l'ambiente letterario di Alessandria. Dell'opera di Teocrito sono giunti 30 Idilli, vari Epigrammi e la Zampogna, un carme figurato in cui i versi rappresentano l'oggetto cantato. Gli Idilli sono senza dubbio l'opera maggiore: le tematiche e la struttura appaiono molto varie, tanto che è invalso l'uso di suddividerli in carmi bucolici. I carmi bucolici e i mimi rappresentano qualcosa d'originale sia per il nuovo sentimento della vita che li ispira, sia per la concezione poetica e la storia delle forme letterarie. Secondo gli studiosi, gli Idilli sono il risultato di una finzione letteraria nata nel clima di gioco dell'età ellenistica, ossia, l'origine della poesia bucolica, è da ricondurre a veri e propri agoni poetici che si svolgevano nelle campagne tra autentici pastori. L'agone poetico presupponeva innanzi tutto la presenza di un giudice che metteva alla prova i concorrenti, decretando infine un vincitore. Talisie: è il testo più significativo dal punto di vista della poetica; l'azione si svolge nella campagna di Cos durante la stagione estiva. Simichida incontra lungo la strada il capraio Licida. Tra i due subito si accende un dialogo vivace che si conclude con l'invito di alleviare la fatica del cammino offrendo un saggio della loro arte; così Licida canta l'amore per un fanciullo e Simichida rievoca la contrastata passione omoerotica di un amico. L'idillio si chiude in una lieta cornice agreste. Simichida rappresenta evidentemente Teocrito; Licida invece nasconde probabilmente la duplice personalità umana e divina. In questo modo quando Licida dona il bastone a Simichida si ha una sorta di investitura, durante la quale la divinità fa il dono della poesia agli uomini. Per Teocrito la poesia più congeniale, più vera, è quella bucolica. La verità di Teocrito è mediazione tra realtà e poesia e si rifà alla teorizzazione di Aristotele, contrariamente a quella di Esiodo che è rappresentazione della vita campestre e si contrappone ai miti di Omero. Se quindi la verità è l'essenza della poesia, la tranquillità costituisce il fine cui tende il canto. Si può quindi notare come in tale concetto convergano sia l'antica funzione catartica dell'arte, sia il nuovo ideale della poesia epicurea, che mira a conseguire la serenità interiore con una vita appartata, a contatto con la natura. I Mietitori: Buceo non è più lui da quando Bombica l'ha stregato. Milone invece è il mietitore che sul lavoro non conosce cedimenti o frustrazioni, tantomeno i deliramenti per una donna. Il Ciclope: la parte centrale dell'idillio è costituita dal canto del ciclope Polifemo che canta per trovare conforto ai suoi tormenti, al suo amore per la ninfa Galatea. L'incantatrice: il tema è ancora una volta l'amore non corrisposto, passionale e disperato.