Tacito, Annales: Libro 13, 01-24

Tacito, Annales: Libro 13, 01-24

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 13, 01-24

[1] Prima novo principatu mors Iunii Silani proconsulis Asiae ignaro Nerone per dolum Agrippinae paratur, non quia ingenii violentia exitium inritaverat, segnis et dominationibus aliis fastiditus, adeo ut C Caesar pecudem auream eum appellare solitus sit: verum Agrippina fratri eius L Silano necem molita ultorem metuebat, crebra vulgi fama anteponendum esse vixdum pueritiam egresso Neroni et imperium per scelus adepto virum aetate composita insontem, nobilem et, quod tunc spectaretur, e Caesarum posteris: quippe et Silanus divi Augusti abnepos erat

haec causa necis

ministri fuere P Celer eques Romanus et Helius libertus, rei familiari principis in Asia impositi

ab his proconsuli venenum inter epulas datum est, apertius quam ut fallerent
1 La prima morte del nuovo principato, preparata dagli intrighi di Agrippina e all'insaputa di Nerone, è quella di Giunio Silano, proconsole d'Asia; non gli aveva certo provocato la rovina il suo carattere ribelle, ché anzi Gaio Cesare era solito chiamarlo pecora d'oro: ma Agrippina, che aveva tramato per la morte di suo fratello, Lucio Silano, temeva di trovare in lui un vendicatore; c'era poi la convinzione, diffusa tra la gente, che a Nerone, appena uscito dalla fanciullezza e giunto al potere attraverso il delitto, era preferibile un uomo maturo, con le mani pulite, nobile e, cosa che allora contava, discendente dai Cesari: anche Silano infatti era pronipote d'Augusto

Questo il motivo dell'assassinio

Esecutori furono il cavaliere romano Publio Celere e il liberto Elio, amministratori dei beni del principe in Asia

Furono costoro a dare al proconsole, durante un banchetto, il veleno, troppo scopertamente per passare inosservati
nec minus properato Narcissus Claudii libertus, de cuius iurgiis adversus Agrippinam rettuli, aspera custodia et necessitate extrema ad mortem agitur, invito principe, cuius abditis vitiis per avaritiam ac prodigentiam mire congruebat

[2] Ibaturque in caedes, nisi Afranius Burrus et Annaeus Seneca obviam issent

hi rectores imperatoriae iuventae et, rarum in societate potentiae, concordes, diversa arte ex aequo pollebant, Burrus militaribus curis et severitate morum, Seneca praeceptis eloquentiae et comitate honesta, iuvantes in vicem, quo facilius lubricam principis aetatem, si virtutem aspernaretur, voluptatibus concessis retinerent
In modo altrettanto rapido, Narcisso, liberto di Claudio, dei cui scontri con Agrippina ho già detto, venne spinto al suicidio dalla dura prigionia e dalla disperazione, ma contro la volontà del principe, ai cui vizi, ancora latenti, perfettamente si accordavano l'avidità e la prodigalità di Narcisso

2 Si profilavano assassini in serie, se non si fossero opposti Afranio Burro e Anneo Seneca

Essi, posti a guida dell'imperatore nella sua giovinezza e, cosa rara nella condivisione di un simile potere, concordi, godevano, con competenze diverse, di pari autorità: a Burro l'addestramento militare e la lezione di rigore morale, a Seneca il tirocinio nell'eloquenza e un comportamento affabile ma dignitoso; collaboravano per poter più facilmente tenere sotto controllo, con piaceri leciti, l'età del principe, piena di pericoli, se avesse disprezzato la virtù
certamen utrique unum erat contra ferociam Agrippinae, quae cunctis malae dominationis cupidinibus flagrans habebat in partibus Pallantem, quo auctore Claudius nuptiis incestis et adoptione exitiosa semet perverterat

sed neque Neroni infra servos ingenium, et Pallas tristi adrogantia modum liberti egressus taedium sui moverat

propalam tamen omnes in eam honores cumulabantur, signumque more militiae petenti tribuno dedit optimae matris

decreti et a senatu duo lictores, flamonium Claudiale, simul Claudio censorium funus et mox consecratio
La lotta comune era contro la prepotenza di Agrippina che, infiammata da tutte le voglie di una pessima tiranna, aveva dalla sua Pallante, per opera del quale Claudio si era rovinato con nozze incestuose e con una adozione esiziale

Ma Nerone, col suo carattere, non poteva sottostare a degli schiavi, e Pallante, avendo travalicato con meschina arroganza i limiti della sua condizione di liberto, lo aveva colmato di fastidio

Tuttavia, sul piano formale, tutti gli onori erano diretti alla persona di Agrippina; e Nerone, a un tribuno che gli chiedeva, secondo il regolamento, la parola d'ordine, disse: Ottima madre

Il senato le assegnò due littori e la carica di sacerdotessa del divo Claudio, e a questi pubbliche onoranze funebri e, più tardi, l'apoteosi

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Tacito, Annales: Libro 14, 01-19
Tacito, Annales: Libro 14, 01-19

Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte Libro 14, 01-19

[3] Die funeris laudationem eius princeps exorsus est, dum antiquitatem generis, consulatus ac triumphos maiorem enumerabat, intentus ipse et ceteri; liberalium quoque artium commemoratio et nihil regente eo triste rei publicae ab externis accidisse pronis animis audita: postquam ad providentiam sapientiamque flexit, nemo risui temperare, quamquam oratio a Seneca composita multum cultus praeferret, ut fuit illi viro ingenium amoenum et temporis eius auribus accommodatum

adnotabant seniores quibus otiosum est vetera et praesentia contendere, primum ex iis, qui rerum potiti essent, Neronem alienae facundiae eguisse

nam dictator Caesar summis oratoribus aemulus; et Augusto prompta ac profluens quaeque deceret principem eloquentia fuit
3 Il giorno del funerale, Nerone pronunciò l'elogio del principe; finché parlò dell'antica nobiltà della stirpe, enumerando consolati e trionfi degli antenati, la seria tensione dell'oratore si trasmetteva a chi lo ascoltava; anche il ricordo dei suoi studi letterari e l'asserzione che, sotto la sua guida, nessun triste evento aveva patito lo stato da forze straniere, furono ascoltati con rispetto; ma quando passò alla preveggenza e saggezza di Claudio, nessuno poté evitare di sorridere, benché il discorso, scritto da Seneca, fosse di fattura pregevole, col sigillo del suo ingegno suggestivo e sensibile al gusto contemporaneo

I più anziani, cui piace confrontare il passato col presente, osservavano che Nerone, primo fra quanti erano saliti al potere, aveva avuto bisogno dell'eloquenza altrui

Il dittatore Cesare, infatti, aveva gareggiato coi massimi oratori; la parola di Augusto era pronta e fluida, come s'addiceva a un principe
Tiberius artem quoque callebat, qua verba expenderet, tum validus sensibus aut consulto ambiguus

etiam C Caesaris turbata mens vim dicendi non corrupit; nec in Claudio, quotiens meditata dissereret, elegantiam requireres

Nero puerilibus statim annis vividum animum in alia detorsit: caelare pingere, cantus aut regimen equorum exercere; et aliquando carminibus pangendis inesse sibi elementa doctrinae ostendebat

[4] Ceterum peractis tristitiae imitamentis curiam ingressus et de auctoritate patrum et consensu militum praefatus, consilia sibi et exempla capessendi egregie imperii memoravit, neque iuventam armis civilibus aut domesticis discordiis imbutam; nulla odia, nullas iniurias nec cupidinem ultionis adferre

tum formam futuri principis praescripsit, ea maxime declinans, quorum recens flagrabat invidia
Tiberio conosceva anche le tecniche per misurare l'espressione, densa di contenuto a volte e deliberatamente ambigua in altre

Anche la mente malata di Gaio Cesare non aveva compromesso la forza delle sue parole; e Claudio non mancava di eleganza, se parlava su argomenti meditati

Nerone, fin da fanciullo, dirottò il suo vivido ingegno ad altre attività, a scolpire, a dipingere, all'esercizio del canto o dell'equitazione; talvolta, nel comporre versi, mostrava di non essere sprovvisto di cultura

4 Comunque, conclusa la sua recita del dolore, entrò in curia e, dopo un preambolo sull'autorevole posizione espressa dal senato e sul consenso dei soldati alla sua nomina, ricordò i consigli e gli esempi cui conformarsi per esercitare bene il potere: la sua giovinezza si era formata lontano da guerre civili e discordie familiari; quanto a sé, non provava rancori, offese, desiderio di vendetta

Delineò i principi del futuro principato, in cui voleva particolarmente evitare quei comportamenti, verso i quali l'ostilità era ancor viva e bruciante

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Tacito, Annales: libro 14, 40-65
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Latino: dall'autore Tacito, opera Annales parte libro 14, 40-65

non enim se negotiorum omnium iudicem fore, ut clausis unam intra domum accusatoribus et reis paucorum potentia grassaretur; nihil in penatibus suis venale aut ambitioni pervium; discretam domum et rem publicam

teneret antiqua munia senatus, consultum tribunalibus Italia et publicae provinciae adsisterent: illi patrum aditum praeberent, se mandatis exercitibus consulturum

[5] Nec defuit fides, multaque arbitrio senatus constituta sunt: ne quis ad causam orandam mercede aut donis emeretur, ne designatis [quidem] quaestoribus edendi gladiatores necessitas esset
Dichiarò infatti la sua intenzione di non essere giudice di tutte le cause, col risultato di lasciar imperversare la prepotenza di pochi, come quando, entro un'unica casa, stanno accusatori e accusati; nessuna tolleranza ci sarebbe stata sotto il suo tetto alla venalità e all'intrigo; il palazzo e lo stato erano due cose diverse

Il senato poteva conservare le sue competenze, mentre l'Italia e le province dello stato dovevano ricorrere ai tribunali dei consoli, ai quali toccava dare accesso al senato; sua invece la responsabilità degli eserciti, a lui affidati

5 Mantenne la parola, e molte furono le deliberazioni prese per volontà del senato, come il divieto di ricevere compensi o doni per difendere una causa e come la cancellazione dell'obbligo, per i questori designati, di organizzare spettacoli di gladiatori a proprie spese
quod quidem adversante Agrippina, tamquam acta Claudii subverterentur, obtinuere patres, qui in Palatium ob id vocabantur, ut adstaret additis a tergo foribus velo discreta, quod visum arceret, auditus non adimeret

quin et legatis Armeniorum causam gentis apud Neronem orantibus escendere suggestum imperatoris et praesidere simul parabat, nisi ceteris pavore defixis Seneca admonuisset, venienti matri occurrere

ita specie pietatis obviam itum dedecori

[6] Fine anni turbidis rumoribus prorupisse rursum Parthos et rapi Armeniam adlatum est, pulso Radamisto, qui saepe regni eius potitus, dein profugus, tum bellum quoque deseruerat
Su questo punto, nonostante l'opposizione di Agrippina, quasi che fossero sovvertite le disposizioni di Claudio, riuscirono a prevalere i senatori, i quali venivano riuniti a palazzo, proprio perché lei potesse presenziare, per mezzo di un vano praticato sul fondo della sala e chiuso da una tenda, che impedisse agli altri di vederla, ma le permettesse di sentire

Anzi, una volta che una delegazione armena perorava, davanti a Nerone, a favore del proprio popolo, Agrippina stava per salire sul palco imperiale e presiedere all'udienza insieme al figlio, ma per fortuna Seneca, mentre gli altri se ne stavano inchiodati dalla paura, suggerì a Nerone di muovere incontro alla madre

Così, con la finta di un omaggio filiale, si evitò uno scandalo

6 Verso la fine dell'anno giunsero voci allarmanti su una nuova irruzione, con saccheggio, in Armenia, ad opera dei Parti, dopo la cacciata di Radamisto, che, impossessatosi più volte di quel regno e infine scacciato, aveva allora abbandonato anche la guerra

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igitur in urbe sermonum avida, quem ad modum princeps vix septem decem annos egressus suscipere eam molem aut propulsare posset, quod subsidium in eo, qui a femina regeretur, num proelia quoque et obpugnationes urbium et cetera belli per magistros administrari possent, anquirebant

contra alii melius evenisse disserunt, quam si invalidus senecta et ignavia Claudius militiae ad labores vocaretur, servilibus iussis obtemperaturus

Burrum tamen et Senecam multa rerum experientia cognitos; et imperatori quantum ad robur deesse, cum octavo decimo aetatis anno Cn Pompeius, nono decimo Caesar Octavianus civilia bella sustinuerint

pleraque in summa fortuna auspiciis et consiliis quam telis et manibus geri
Dunque, in Roma, città assetata di pettegolezzi, la gente si chiedeva come un principe, che aveva da poco compiuto i diciassette anni, potesse sobbarcarsi un carico tanto gravoso o allontanare il pericolo; quale affidamento si potesse trovare in lui, che era governato da una donna, e se fosse mai possibile risolvere, attraverso i precettori, anche le battaglie, gli assedi di città e le altre operazioni militari

Altri, invece, sostenevano che era meglio adesso di quando alle fatiche delle campagne militari era chiamato un debole, perché vecchio e inetto, come Claudio, sempre pronto a obbedire agli ordini dei suoi servi

Burro e Seneca almeno erano noti per la loro grande esperienza, e, quanto all'energia, ben poco doveva mancare all'imperatore, se a diciotto anni Gneo Pompeo e a diciannove Cesare Ottaviano avevano affrontato la guerra civile

Nella gestione del sommo potere - sostenevano - si opera più con gli auspici e le scelte prudenti che con le armi e le braccia
daturum plane documentum, honestis an secus amicis uteretur, si ducem amota invidia egregium quam si pecuniosum et gratia subnixum per ambitum deligeret

[7] Haec atque talia vulgantibus, Nero et iuventutem proximas per provincias quaesitam supplendis Orientis legionibus admovere legionesque ipsas pro[p]ius Armeniam collocari iubet, duosque veteres reges Agrippam et [Ant]iochum expedire copias, quis Parthorum fines ultro intrarent, simul pontes per amnem Euphraten iungi; et minorem Armeniam Aristobulo, regionem Sophenen Sohaemo cum insignibus regiis mandat

exortusque in tempore aemulus Vologaeso filius Vardanes; et abscessere Armenia Parthi, tamquam differrent bellum
Nerone avrebbe fatto vedere chiaramente se si avvaleva o no di amici degni, qualora, messa da parte l'invidia, avesse scelto un comandante indiscutibilmente capace e non uno pieno di soldi e favorito dagli intrighi

7 Mentre dilagavano discorsi del genere, Nerone ordina che le reclute delle più vicine province muovano a integrare le legioni d'Oriente e che queste legioni si avvicinino ulteriormente all'Armenia; ad Agrippa e ad Antioco, i due più antichi re imposti da Roma, chiede truppe, in vista del progetto di entrare nel territorio dei Parti; e vuole che intanto si gettino ponti sull'Eufrate; assegna poi, con le insegne di re, l'Armenia Minore ad Aristobulo, la regione di Sofene a Soemo

Ma a questo punto si levò, come rivale di Vologese, suo figlio Vardane; i Parti lasciarono l'Armenia, come se volessero rimandare la guerra

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[8] Sed apud senatum omnia in maius celebrata sunt sententiis eorum, qui supplicationes et diebus supplicationum vestem principi triumphalem, utque ovans urbem iniret, effigiemque eius pari magnitudine ac Martis Ultoris eodem in templo censuere, praeter suetam adulationem laeti, quod Domitium Corbulonem retinendae Armeniae praeposuerat videbaturque locus virtutibus patefactus

copiae Orientis ita dividuntur, ut pars auxiliarium cum duabus legionibus apud provinciam Syriam et legatum eius Quadratum Ummidium remaneret, par civium sociorumque numerus Corbuloni esset, additis cohortibus alisque, quae [in] Cappadocia hiemabant

socii reges, prout bello conduceret, parere iussi; sed studia eorum in Corbulonem promptiora erant
8 In senato però questi fatti ebbero un'esagerata risonanza nei discorsi di chi proponeva cerimonie di ringraziamento agli dèi e la comparsa, nei giorni di tali cerimonie, del principe in veste trionfale e un'ovazione al suo ingresso in Roma, e una statua a Nerone, nel tempio di Marte Ultore, di grandezza pari a quella del dio; ma, oltre alla consueta adulazione, si compiacevano che, per controllare l'Armenia, vi avesse messo a capo Domizio Corbulone, il che significava aprire la strada al merito

Questa fu la ripartizione che subirono le forze d'Oriente: parte delle truppe ausiliarie e due legioni rimanevano nella provincia di Siria col legato Quadrato Ummidio, mentre un egual numero di legionari e di alleati stava agli ordini di Corbulone, con l'aggiunta delle coorti e delle ali di cavalleria che, durante l'inverno, erano stanziate in Cappadocia

Ai re alleati s’ingiunse di mettersi a disposizione, secondo le necessità della guerra; ma le loro simpatie andavano a Corbulone

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