Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 21-25
| [12] Quis non gravissimas esse aquas credat, quae in crystallum coeunt | [12] Chi non crederebbe che le acque più pesanti siano quelle che si trasformano in ghiaccio |
| Contra autem est: tenuissimis enim hoc evenit, quas frigus ob ipsam tenuitatem facillime gelat | Invece è vero il contrario: questo accade con le acque più leggere, che il freddo gela molto facilmente proprio a causa della loro leggerezza |
| Unde autem fiat eiusmodi lapis, apud Graecos ex ipso nomine apparet: G-krustallon enim appellant aeque hunc perlucidum lapidem quam illam glaciem, ex qua fieri lapis creditur | Come poi si formi quella pietra che sembra ghiaccio, appare chiaro dallo stesso nome con cui i Greci la designano: essi, infatti, chiamano sia questa pietra trasparente sia quel ghiaccio dal quale credono che si formi la pietra |
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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 26-30
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| Aqua enim caelestis minimum in se terreni habens cum induruit, longioris frigoris pertinacia spissatur magis ac magis, donec omni aere excluso in se tota compressa est, et umor qui fuerat, lapis effectus est | Infatti, lacqua che proviene dal cielo e contiene in sé una quantità minima di elementi terrosi, quando si è indurita, si condensa sempre più a causa di un freddo costante, finché non è tutta compressa in se stessa, avendo eliminato tutta laria, e ciò che era acqua è diventato pietra |
