Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 21-25, pag 3

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 21-25

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 21-25

Hoc in Boeotia amnes duo efficiunt, quorum alteri ab effectu Melas nomen est: uterque ex eodem lacu exeunt diuersa facturi In Beozia due fiumi producono questo cambiamento, uno dei quali per i suoi effetti è chiamato Mela: entrambi escono dal medesimo lago, ma per agire in modo contrario
[4] In Macedonia quoque, ut ait Theophrastus, qui facere albas oves volunt, adducunt, quem ut diutius potavere, non aliter quam infectae mutantur; at si illis lana opus fuit pulla, paratus gratuitus infector est: ad Peneion eundem gregem appellunt [4] Anche in Macedonia, come afferma Teofrasto, coloro che vogliono far diventare bianche le pecore le conducono : dopo averne bevuto abbastanza a lungo, esse cambiano colore come se fossero state tinte; ma se hanno bisogno di lana scura, è pronto un tintore che lavora gratuitamente: spingono il medesimo gregge verso il Peneo
Auctores bonos habeo esse in Galatia flumen, quod idem in omnibus efficiat, esse in Cappadocia quo poto equis nec ulli praeterea animali color mutetur et spargatur albo cutis Ho dei testi di autori attendibili secondo i quali in Galazia esiste un fiume che produce il medesimo effetto su tutti gli animali, e in Cappadocia ne esiste uno che fa cambiare colore ai cavalli che vi si dissetano, cospargendo il loro mantello di macchie bianche, mentre non ha alcun effetto sugli altri animali

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 21-25
Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 21-25

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 02; 21-25

[5] Quosdam lacus esse, qui nandi imperitos ferant, notum est: erat in Sicilia, est adhuc in Syria stagnum, in quo natant lateres et mergi proiecta non possunt, licet gravia sint [5] noto che certi laghi tengono a galla uomini che non sanno nuotare: esisteva in Sicilia ed esiste tuttora in Siria un bacino su cui galleggiano i mattoni e in cui non si possono far affondare gli oggetti che si buttano, per quanto siano pesanti
Huius rei palam causa est: quamcumque vis rem expende et contra aquam statue, dummodo utriusque par sit modus: si aqua gravior est, leviorem rem, quam ipsa est, fert, et tanto supra se extollet quanto erit levior; graviora descendent La causa di questo fenomeno è evidente: stabilisci il peso di un oggetto qualsiasi e mettilo a confronto con quello dellacqua, purché il volume dei due corpi sia uguale: se lacqua è più pesante, sostiene le cose che sono più leggere, e tanto più le innalzerà sulla sua superficie, quanto più sono leggere; le cose più pesanti, invece, andranno a fondo

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At si aquae et eius rei, quam contra pensabis, par pondus erit, nec pessum ibit nec extabit sed exaequabitur aquae et natabit quidem sed paene mersa ac nulla eminens parte Ma se sarà uguale il peso dellacqua e quello delloggetto con cui la confronterai, questo non affonderà né emergerà, ma starà allo stesso livello dellacqua e nuoterà sì, ma quasi del tutto immerso, senza sporgere con alcuna sua parte
[6] Hoc est cur quaedam tigna supra aquam paene tota efferantur, quaedam ad medium submissa sint, quaedam ad aequilibrium aquae descendant [6] Questa è la ragione per cui certi tronchi stanno quasi completamente sollevati sullacqua, altri stanno immersi per metà, altri discendono a pelo dacqua

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Namque cum utriusque pondus par est, neutra res alteri cedit, graviora descendunt, leuiora gestantur Infatti, quando il peso dei due corpi è uguale, nessuno dei due si lascia vincere dallaltro, invece i corpi più pesanti vanno a fondo, quelli più leggeri stanno a galla
Grave autem et leve est non aestimatione nostra, sed comparatione eius, quo vehi debet Ma pesanti e leggeri non in base a una nostra valutazione, bensì in base al confronto con ciò che li deve trasportare

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[7] Itaque ubi aqua gravior est hominis corpore aut saxo, non sinit id, quo non vincitur, mergi: sic evenit, ut in quibusdam stagnis ne lapides quidem pessum eant [7] Pertanto, quando lacqua è più pesante del corpo di un uomo o di un sasso, non consente che affondi ciò che non supera il suo peso; così accade che in certe acque stagnanti neppure le pietre vadano a fondo
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