Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 56-59

Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 02; 56-59

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 02; 56-59

[56][1] Heraclitus existimat fulgurationem esse velut apud nos incipientium ignium conatum et primam flammam incertam, modo intereuntem, modo resurgentem ; haec antiqui fulgetra dicebant

Tonitrua nos pluraliter dicimus ; antiqui autem tonitruum dixerunt aut tonum

Hoc apud Caecinam invenio, facundum virum et qui habuisset aliquando in eloquentia nomen, nisi illum Ciceronis umbra pressisset

[2] Etiamnunc illo verbo utebantur antiqui quo nos producta una syllaba utimur ; dicimus enim, ut splendore, sic fulgere; at illis ad significandum hanc e nubibus subitae lucis eruptionem mos erat correpta media syllaba uti, ut dicerent fulgore

[57][1] Quid ipse existimem quaeris ; adhuc enim alienis opinionibus commodavi manum

Dicam
[56][1] Eraclito ritiene che il lampo sia come presso di noi il primo tentativo e la prima incerta fiamma dei fuochi che si stanno accendendo, che ora è sul punto di spegnersi ora si ravviva: gli antichi li chiamavano lampeggi

Noi diciamo al plurale tuoni ; gli antichi li chiamavano tonitrus o tonus

Li trovo in Cecina, uomo eloquente, che sarebbe prima o poi diventato famoso nel campo, se lombra di Cicerone non lo avesse coperto

[2] E ancora, gli antichi si servivano di quel verbo che noi utilizziamo dopo averne allungato una sillaba: infatti, diciamo fulgere (lampeggiare) così come splendere (risplendere); essi, invece, per indicare questa improvvisa esplosione di luce dalle nubi, avevano labitudine di abbreviare la sillaba di mezzo e di dire fulgere

[57][1] Chiedi che cosa ne pensi io personalmente (finora, infatti, ho messo la mia mano al servizio delle opinioni di altri)

Te lo dirò
Fulgurat, cum repentinum late lumen emicuit ; id evenit ubi in ignem aer extenuatis nubibus vertitur, nec vires quibus longius prosiliret invenit

[2] Non miraris, puto, si aera aut motus extenuat aut extenuatio incendit ; sic liquescit excussa glans funda et attritu aeris velut igne, destillat

Ideo plurima aestate sunt fulmina quia plurimum calidi est ; facilius autem attritu calidorum ignis existit

[3] Eodem autem modo fit fulgur, quod tantum splendet, et fulmen, quod mittitur

Sed illi levior vis alimentique minus est et, ut breviter dicam quod sentio, fulmen est fulgur intentum
Lampeggia quando una luce improvvisa brilla per vasto tratto; ciò avviene quando laria, per la rarefazione delle nubi, si trasforma in fuoco, ma non trova le forze per balzare più lontano

[2] Non ti stupisci, credo, se il movimento rarefà laria o la rarefazione le fa prendere fuoco: così si liquefà la palla di piombo scagliata dalla fionda e cade a gocce per lattrito con laria come farebbe per effetto del fuoco

Perciò destate i fulmini sono numerosi, perché fa molto caldo, e il fuoco si origina più facilmente per lattrito di corpi caldi

[3] Nello stesso modo ha origine il lampo, che risplende soltanto, e il fulmine, che è scagliato

Ma quello ha minor forza e minor nutrimento e, per dire in breve ciò che penso, il fulmine è un lampo scagliato più energicamente
Ergo ubi calidi fumidique natura emissa terris in nubes incidit et diu in illarum sinu volutata est, novissime erumpit et, quia vires non habet, splendor est ; [4] at ubi illa fulgura plus habuere materiae et malore impetu arserunt, non apparent tantum, sed decidunt

Quidam existimant utique fulmen reverti, quidam subsidere ubi alimenta praegravaverunt et fulmen ictu languidiore delatum est

[58][1] At quare fulmen subitum apparet nec continuatur assiduus ignis

Quia celere mirique motus simul et nubes rumpit et aera incendit, deinde desinit flamma motu quiescente, non enim assiduus est spiritus cursus, ut ignis possit extendi
Dunque, quando sostanze calde e fumose emesse dalla terra incontrano le nubi e girano a lungo nel loro seno, alla fine balzano fuori e, poiché non hanno forza, danno origine a un bagliore; [4] ma quando quei lampi hanno maggior nutrimento e ardono con più energia, non si mostrano soltanto, ma cadono giù

Alcuni ritengono che il fulmine ritorni in ogni caso alla sua origine, altri che si fermi sulla terra quando è sovraccarico di sostanze nutritive e precipita con un colpo più debole

[58][1] Ma perché il fulmine appare allimprovviso e non si estende senza interruzione una scia di fuoco

Perché il suo movimento incredibilmente veloce squarcia simultaneamente le nubi e fa prendere fuoco allaria e poi la fiamma si estingue perché cessa il moto, infatti, la propagazione dellaria non è abbastanza continua perché il fuoco possa allungarsi

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Seneca, Naturales Quaestiones: Libro 03; 01-05

Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 03; 01-05

Sed quotiens fortius ipsa iactatione se accendit, fugiendi impetum capit; deinde, cum evasit et pugna desinit, ex eadem causa modo usque ad terram profertur, modo ante dissoluitur, si minore ui pressus est

[2] Quare oblique fertur

Quia spiritu constat, - spiritus autem obliquus est flexuosusque -, et quia natura ignem sursum vocat, iniuria deorsum premit ; incipit autem obliquum esse iter, dum neutra vis alteri cedit et ignis in superiora nititur, in inferiora deprimitur

[3] Quare frequenter cacumina montium feriuntur

Quia opposita sunt nubibus et e caelo cadentibus per haec transeundum est

[59][1] Intelligo quid dudum desideres, quid efflagites
Ma ogni volta che si infiamma più violentemente per la sua stessa agitazione, trova lo slancio per sfuggire; poi, quando è sfuggita e la lotta è terminata, sotto lazione della medesima causa si spinge fino a terra, talvolta si dissolve prima, se è stata spinta da una forza minore

[2] Perché il fulmine si muove obliquamente

Perché è formato da aria, e laria si muove obliquamente e girando su se stessa, e perché la natura chiama il fuoco verso lalto, mentre una forza violenta lo spinge verso il basso; il percorso comincia ad andare di traverso, mentre nessuna delle due forze cede allaltra e il fuoco si sforza di andare verso lalto, ma viene spinto verso il basso

[3] Perché le vette dei monti vengono colpite così spesso

Perché sono poste di fronte alle nubi e ciò che cade dal cielo deve attraversarle

[59][1] Capisco che cosa ti aspetti da tempo di sentire, che cosa richiedi con insistenza
Malo, inquis, fulmina non timere quam nosse ; itaque alios doce quemadmodum fiant ; ego mihi metum illorum excuti volo, non naturam indicari

[2] Sequar quo vocas

Omnibus enim rebus omnibusque sermonibus aliquid salutare miscendum est

Cum imus per occulta naturae, cum divina tractamus, vindicandus est a malis suis animus ac subinde firmandus, quod etiam eruditis et hoc unum agentibus necessarium est, non ut effugiamus ictus rerum, - undique enim in in nos tela iaciuntur, - sed ut fortiter constanterque patiamur

[3] Invicti esse possumus, inconcussi non possumus

Quamquam interim spes subit, inconcussos quoque esse nos posse

Quemadmodum

inquis
Preferisco, dici, non avere paura dei fulmini, piuttosto che sapere che cosa sono; perciò, insegna ad altri come si formino: io voglio essere liberato dalla paura dei fulmini, non essere istruito sulla loro natura

[2] Accolgo la tua richiesta

A tutto quello che facciamo e a tutto quello che diciamo bisogna mescolare qualche insegnamento salutare

Quando ci addentriamo nei misteri della natura, quando trattiamo cose divine, dobbiamo liberare lanima dai suoi mali e subito dopo dobbiamo darle forza, e questo è necessario anche agli uomini colti che si dedicano esclusivamente a queste indagini, e questo non per evitare i colpi della natura -poiché da ogni parte vengono scagliati dardi contro di noi,- ma per sopportarli con coraggio e tenacia

[3] Possiamo essere invincibili, non possiamo essere inattaccabili

Anche se a volte sorge in noi la speranza di poter essere inattaccabili

Come

chiedi

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Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 07; 06-10

Contemne mortem, et omnia quae ad mortem ducunt contempta sunt, sive illa bella sunt, siue naufragia, seu morsus ferarum, seu ruinarum subito lapsu procidentium pondera

[4] Numquid facere amplius possunt quam ut corpus ab animo resoluant

Haec nulla diligentia evitat, nulla felicitas donat, nulla potentia evincit

Alia varia sorte disponuntur ; mors omnes aeque vocat ; iratis diis propitiisque moriendum est

[5] Animus ex ipsa desperatione sumatur

Ignavissima animalia, quae natura ad fugam genuit, ubi exitus non patet, temptant pugnam corpore imbelli

Nullus perniciosior hostis est quam quem audacem angustiae faciunt, longeque violentius semper ex necessitate quam ex virtute corrigitur, aut certe paria conantur animus magnus ac perditus
Disprezza la morte, e in questo modo disprezzerai anche tutto ciò che conduce alla morte, siano guerre o naufragi, morsi di fiere o il peso delle macerie di edifici crollati allimprovviso

[4] Potrebbero forse fare di più che separare lanima dal corpo

Nessuna cura diligente può evitarci questa separazione, nessuna prosperità può farci tale dono, nessuna potenza può conseguire tale vittoria

Queste cose dispone con spaventi che variano da un individuo allaltro: la morte chiama tutti ugualmente: che gli dèi ci siano ostili o favorevoli, dobbiamo morire

[5] Prendiamo coraggio dalla disperazione stessa

Gli animali più imbelli, che la natura ha generato per la fuga, quando è preclusa loro ogni via di scampo, provano a combattere, nonostante che il loro corpo sia poco adatto a ciò

Nessun nemico è più pericoloso di quello che, messo alle strette, diventa audace, e, reso migliore dalla necessità, lotta con molta più violenza che non per il coraggio, o per lo meno compiono altrettanti sforzi un animo grande e uno disperato
[6] Cogitemus nos, quantum ad mortem, perditos esse

Et sumus

Ita est, Lucili; omnes reseruamur ad mortem

Totum hune quem vides populum, totumque quem usquam cogitas esse, cito natura revocabit et condet, nec de re sed de die quaeritur; eodem citius tardiusue veniendum est

[7] Quid ergo

Non tibi timidissimus omnium videtur et insipientissimus qui magno ambitu iogat moram mortis

Nonne contemneres eum qui, inter perituros constitutus, beneficii looo peteret ut ultimus ceruicem praeberet

Idem facimus ; magno aestimamus mori tardius

[8] In omnes constitutum est capitale supplicium, et quidem constitutione iustissima, quod maximum solet esse solacium extrema passuris ; quorum enim causa, sors eadem est
[6] Abituiamoci a pensare che noi, per quanto concerne la morte, siamo senza speranza

E lo siamo realmente

così, Lucilio: tutti siamo conservati per la morte

Tutta questa gente che vedi, tutta quella che pensi ci sia in qualunque parte del mondo, presto la natura la richiamerà a sé e la seppellirà, e non è in questione la cosa in sé, ma solo il giorno: presto o tardi, dobbiamo arrivare tutti alla stessa fine

[7] E allora

Non ti sembra luomo più vile e più ignorante di tutti colui che si adopera in tutti i modi per ottenere un rinvio della morte

Forse che non disprezzeresti chi, posto fra i condannati a morte, chiedesse come un grande favore di porgere il collo per ultimo

Noi facciamo la stessa cosa: diamo molta importanza al morire il più tardi possibile

[8] Per tutti è stata stabilita la pena capitale, e con un decreto molto giusto, cosa che di solito rappresenta la più grande consolazione per chi deve subire lestremo supplizio

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Latino: dall'autore Seneca, opera Naturales Quaestiones parte Libro 01; 05-07

Sequeremur traditi a iudice aut magistratu et carnifici nostro praestaremus obsequium ; quid interest utrum ad mortem iussi eamus an ultronei

[9] O te dementem et oblitum fragilitatis tuae, si tunc mortem times cum tonat

Itane

In hoc salus tua vertitur

Vives si fulmen effugeris

Petet te gladius, petet lapis, petet bilis ; non maximum ex periculis tuis sed speciosissimum fulmen est

[10] Male scilicet actum erit tecum, si sensum mortis tuae celeritas infinita praeveniet, si mors tua procuratur, si ne tunc quidem, cum expiras, supervacuus sed alicuius magnae rei signum es

Male scilicet tecum agitur, si cum fulmine conderis

[11] Sed pavescis ad caeli fragorem et ad inane nubilum trepidas et, quotiens aliquid effulsit, expiras

Quid ergo
Come uguale è la nostra origine, uguale è il nostro destino; se fossimo condotti a morte da un giudice o da un magistrato, lo seguiremmo e obbediremmo al nostro carnefice; che differenza cè se andiamo alla morte perché ci è stato ordinato o perché siamo nati

[9] Oh pazzo e dimentico della tua fragilità, se hai paura della morte solo quando tuona

Davvero

La tua salvezza dipende solo da questo

Vivrai, se riuscirai a sfuggire al fulmine

Ma ti raggiungerà una spada, una pietra, una malattia biliare;il fulmine non è il più grande, ma solo il più appariscente dei pericoli che ti minacciano

[10] Sarai stato trattato davvero male, se lestrema rapidità della tua morte ti impedirà di accorgertene, se la tua morte sarà seguita da cerimonie espiatorie, se neppure nellattimo in cui spiri sei inutile, ma sei il presagio di qualche grande avvenimento

Sei davvero trattato male, se vieni sepolto col fulmine

[11] Ma tu sbigottisci al rombo dei tuoni e tremi davanti al cielo coperto di nubi inconsistenti e vieni meno alla vista di qualche bagliore

E allora
Honestius putas deiectione perire quam fulmine

Eo itaque fortior adversus caeli minas surge et, cum undique mundus exarserit, cogita nihil habere te tanta morte perdendum

[12] Quodsi tibi parari credis illam caeli confusionem, illam tempestatum discordiam, si propter te ingestae illisaeque nubes strepunt, si in tuum exitium tanta vis ignium excutitur, at tu solacii loco numera tanti esse mortem tuam

[13] Sed non erit huic cogitationi locus ; casus iste donat metum

Est inter cetera hoc quoque commodum eius quod expectationem suam antecedit

Nemo umquam timuit fulmen, nisi qui effugit
Ritieni più onorevole morire per la diarrea che per il fulmine

Perciò, alzati in piedi tanto più coraggioso contro le minacce del cielo e, quando il mondo intero brucerà, pensa che tu non hai niente che meriti di essere distrutto da una simile morte

[12] E se poi credi che tale sconvolgimento del cielo e tale guerra fra i venti siano diretti contro di te, se a causa tua le nubi si ammassano e si scontrano e tuonano, se una così ingente massa di fuoco si è liberata per uccidere te, allora annovera tra i motivi di consolazione il fatto che la tua morte sia così importante

[13] Ma non ci sarà la possibilità di fare queste riflessioni; questo tipo di evento risparmia la paura

Fra gli altri vantaggi ha anche questo, che precede lattesa

Nessuno ha mai temuto alcun fulmine, se non quello al quale è sfuggito

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