Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 05-06 Parte 01, pag 4

Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 05-06 Parte 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 05-06 Parte 01

Dic quid natura necessarium fecerit, quid supervacuum, quam faciles leges posuerit, quam iucunda sit vita, quam expedita illas sequentibus, quam acerba et implicita eorum qui opinioni plus quam naturae crediderunt si prius docueris quam partem eorum levatura sint

Quid istorum cupiditates demit

quid temperat

Utinam tantum non prodessent

nocent

Hoc tibi cum voles manifestissimum faciam, comminui et debilitari generosam indolem in istas argutias coniectam

Pudet dicere contra fortunam militaturis quae porrigant tela, quemadmodum illos subornent

Hac ad summum bonum itur

per istud philosophiae 'sive nive' et turpes infamesque etiam ad album sedentibus exceptiones

Quid enim aliud agitis, cum eum quem interrogatis scientes in fraudem inducitis, quam ut formula cecidisse videatur
Insegna loro che cosa la natura ha generato di necessario, che cosa di superfluo, che norme semplici ha dato, quanto è bella la vita e quanto è facile per chi vi obbedisce, quanto è dura e complicata per quegli uomini che hanno creduto più ai pregiudizi che alla natura; ma prima dovrai insegnare quale parte dei loro mali potrà essere alleviata

Quale di questi cavilli può estinguere le passioni

Quale moderarle

Magari si limitassero a non giovare

Nuocciono addirittura

Quando vorrai, ti dimostrerò molto chiaramente che anche uno spirito magnanimo diventa debole e fiacco se si perde in codeste sottigliezze

Mi vergogno di dire che armi costoro porgano a chi si prepara a combattere contro la sorte e come lo preparino

questa la via che porta al sommo bene

Attraverso questi sia che, sia che non della filosofia e attraverso obiezioni vergognose e infamanti anche per dei legulei

Che altro fate, quando di proposito traete in inganno l'interrogato, se non fargli credere che ha perso la causa per una formula
Sed quemadmodum illos praetor, sic hos philosophia in integrum restituit

Quid disceditis ab ingentibus promissis et grandia locuti, effecturos vos ut non magis auri fulgor quam gladii praestringat oculos meos, ut ingenti constantia et quod omnes optant et quod omnes timent calcem, ad grammaticorum elementa descenditis

Quid dicitis

sic itur ad astra Hoc enim est quod mihi philosophia promittit, ut parem deo faciat; ad hoc invitatus sum, ad hoc veni: fidem praesta

Quantum potes ergo, mi Lucili, reduc te ab istis exceptionibus et praescriptionibus philosophorum: aperta decent et simplicia bonitatem

Etiam si multum superesset aetatis, parce dispensandum erat ut sufficeret necessariis: nunc quae dementia est supervacua discere in tanta temporis egestate

Vale
Ma come il pretore reintegra nel proprio diritto la parte lesa, così fa la filosofia

Perché non mantenete le vostre straordinarie promesse, Avete fatto solenni affermazioni, che per merito vostro lo splendore dell'oro non mi avrebbe abbagliato gli occhi più di quello della spada, che avrei calpestato con grande fermezza tutto quello che gli uomini desiderano o temono; e ora vi abbassate ai princìp elementari dei grammatici

Che dite

così si sale alle stelle La filosofia promette di rendermi simile alla divinità; sono stato chiamato per questo, per questo sono venuto: mantieni le tue promesse

Stai lontano, Lucilio mio, più che puoi, da queste obiezioni e sottigliezze dei filosofi: all'onestà si addice un linguaggio chiaro e semplice

Anche se avessimo ancòra molto tempo da vivere, bisognerebbe amministrarlo con parsimonia, perché basti per ciò che è necessario: e allora, non è da pazzi imparare nozioni superflue quando abbiamo così poco tempo

Stammi bene
Est quidem, mi Lucili, supinus et neglegens qui in amici memoriam ab aliqua regione admonitus reducitur; tamen repositum in animo nostro desiderium loca interdum familiaria evocant, nec exstinctam memoriam reddunt sed quiescentem irritant, sicut dolorem lugentium, etiam si mitigatus est tempore, aut servulus familiaris amisso aut vestis aut domus renovat

Ecce Campania et maxime Neapolis ac Pompeiorum tuorum conspectus incredibile est quam recens desiderium tui fecerint: totus mihi in oculis es

Cum maxime a te discedo; video lacrimas combibentem et affectibus tuis inter ipsam coercitionem exeuntibus non satis resistentem

Modo amisisse te videor; quid enim non 'modo' est, si recorderis

Modo apud Sotionem philosophum puer sedi, modo causas agere coepi, modo desii velle agere, modo desii posse
Mio caro, è davvero una persona apatica e trascurata chi si ricorda di un amico quando glielo richiama alla mente la vista di un qualche luogo; certe volte, però posti familiari evocano in noi una nostalgia che era latente dentro di noi; non è che riaccendano un ricordo ormai spento, ma lo scuotono dal torpore; allo stesso modo che uno schiavo caro alla persona scomparsa, o un suo vestito, o la casa, riacutizzano il dolore di chi piange, anche se ormai è stato mitigato dal tempo

Ecco, è incredibile come la Campania, e soprattutto Napoli, e la vista della tua Pompei abbiano reso cocente la nostalgia di te: ti ho tutto davanti agli occhi

il momento del distacco: ti vedo mentre inghiotti le lacrime e non riesci a resistere al dirompere dell'affetto nonostante cerchi di frenarti

Mi sembra di averti lasciato poco fa; che cosa non è accaduto poco fa se lo si rivive nella memoria

Poco fa sedevo fanciullo alla scuola del filosofo Sozione, poco fa cominciavo a discutere le cause, poco fa decidevo di non discuterle più, poco fa cominciavo a non poterlo più fare

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libri 09-10 Parte 01

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libri 09-10 Parte 01

Infinita est velocitas temporis, quae magis apparet respicientibus

Nam ad praesentia intentos fallit; adeo praecipitis fugae transitus lenis est

Causam huius rei quaeris

quidquid temporis transit eodem loco est; pariter aspicitur, una iacet; omnia in idem profundum cadunt

Et alioqui non possunt longa intervalla esse in ea re quae tota brevis est

Punctum est quod vivimus et adhuc puncto minus; sed et hoc minimum specie quadam longioris spatii natura derisit: aliud ex hoc infantiam fecit, aliud pueritiam, aliud adulescentiam, aliud inclinationem quandam ab adulescentia ad senectutem, aliud ipsam senectutem

In quam angusto quodam quot gradus posuit

Modo te prosecutus sum; et tamen hoc 'modo' aetatis nostrae bona portio est, cuius brevitatem aliquando defecturam cogitemus
Il tempo scorre velocissimo e ce ne accorgiamo soprattutto quando guardiamo indietro

mentre siamo intenti al presente, passa inosservato, tanto vola via leggero nella sua fuga precipitosa

Ne chiedi il motivo

Tutto il tempo trascorso si trova in uno stesso luogo; lo vediamo simultaneamente, sta tutto insieme; ogni cosa precipita nello stesso baratro

E, del resto, non possono esserci lunghi intervalli in una cosa che nel complesso è breve

La nostra vita è un attimo, anzi, meno di un attimo; ma la natura ci ha schernito dando un'apparenza di durata a questo spazio di tempo minimo: di una parte ne ha fatto l'infanzia, di un'altra la fanciullezza, poi l'adolescenza, il declino dall'adolescenza alla vecchiaia e la vecchiaia stessa

Quanti gradini ha collocato in una scala così corta

Poco fa ti ho salutato; e tuttavia questo poco fa è una buona parte della nostra esistenza, e la sua breve durata, pensiamoci, un giorno finirà
Non solebat mihi tam velox tempus videri: nunc incredibilis cursus apparet, sive quia admoveri lineas sentio, sive quia attendere coepi et computare damnum meum

Eo magis itaque indignor aliquos ex hoc tempore quod sufficere ne ad necessaria quidem potest, etiam si custoditum diligentissime fuerit, in supervacua maiorem partem erogare

Negat Cicero, si duplicetur sibi aetas, habiturum se tempus quo legat lyricos: eodem loco pono dialecticos: tristius inepti sunt

Illi ex professo lasciviunt, hi agere ipsos aliquid existimant

Nec ego nego prospicienda ista, sed prospicienda tantum et a limine salutanda, in hoc unum, ne verba nobis dentur et aliquid esse in illis magni ac secreti boni iudicemus

Quid te torques et maceras in ea quaestione quam subtilius est contempsisse quam solvere
Non mi sembrava in passato che il tempo scorresse tanto veloce; ora la sua celerità mi appare incredibile, sia perché sento che si avvicina la meta, sia perché ho cominciato a osservare e a fare il conto delle mie perdite

Perciò mi sdegno tanto più con coloro che spendono in occupazioni inutili la maggior parte di questo tempo insufficiente già per le attività necessarie, anche se vi si bada con la massima cura

Cicerone afferma che se pure gli venisse raddoppiata la vita, non avrebbe il tempo di leggere i lirici; nello stesso conto tengo i dialettici: ma essi sono più tristemente inutili

Quelli vaneggiano e lo riconoscono, questi ritengono di fare qualcosa di buono

Non dico che non si debba dare un'occhiata a queste futilità, ma solo un'occhiata e un saluto dalla soglia, badando che non ci raggirino e ci facciano credere che in esse ci sia un grande bene nascosto

Perché ti tormenti e ti maceri su un problema che è cosa più intelligente disprezzare che risolvere

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Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 16
Seneca, Lettere a Lucilio: Libro 16

Latino: dall'autore Seneca, opera Lettere a Lucilio parte Libro 16

Securi est et ex commodo migrantis minuta conquirere: cum hostis instat a tergo et movere se iussus est miles, necessitas excutit quidquid pax otiosa collegerat

Non vacat mihi verba dubie cadentia consectari et vafritiam in illis meam experiri

Aspice qui coeant populi, quae moenia clusis ferrum acuant portis

Magno mihi animo strepitus iste belli circumsonantis exaudiendus est

Demens omnibus merito viderer, si cum saxa in munimentum murorum senes feminaeque congererent, cum iuventus intra portas armata signum eruptionis exspectaret aut posceret, cum hostilia in portis tela vibrarent et ipsum solum suffossionibus et cuniculis tremeret, sederem otiosus et eiusmodi quaestiunculas ponens: 'quod non perdidisti habes; cornua autem non perdidisti; cornua ergo habes' aliaque ad exemplum huius acutae delirationis concinnata
Se uno si sposta tranquillo e con tutta calma, può anche raccogliere le cose di poco conto: ma quando il nemico incalza alle spalle e il soldato ha ricevuto l'ordine di muoversi, bisogna gettar via quanto si è accumulato nella quiete della pace

Non ho tempo di seguire le loro frasi ambigue e di mettervi alla prova il mio acume

Guarda quali popoli si radunano, quali città, chiuse le porte, affilano le armi

Devo ascoltare con grande coraggio questo strepito di guerra che risuona intorno a me

Giustamente sembrerei a tutti un pazzo se, mentre le donne e i vecchi ammassano pietre per fortificare le mura, mentre i giovani in armi aspettano o chiedono vicino alle porte il segnale della sortita, mentre i giavellotti nemici vibrano conficcandosi nelle porte e il suolo stesso trema per le trincee e le gallerie, sedessi in ozio ponendomi sciocche questioni di questo tipo: Hai quello che non hai perduto; non hai perduto le corna, quindi hai le corna e altre, formate sull'esempio di questo acuto delirio
Atqui aeque licet tibi demens videar si istis impendero operam: et nunc obsideor

Tunc tamen periculum mihi obsesso externum immineret, murus me ab hoste secerneret: nunc mortifera mecum sunt

Non vaco ad istas ineptias; ingens negotium in manibus est

Quid agam

mors me sequitur, fugit vita

Adversus haec me doce aliquid; effice ut ego mortem non fugiam, vita me non effugiat

Exhortare adversus difficilia, [de aequanimitate] adversus inevitabilia; angustias temporis mei laxa

Doce non esse positum bonum vitae in spatio eius sed in usu posse fieri, immo saepissime fieri, ut qui diu vixit parum vixerit

Dic mihi dormituro 'potes non expergisci'; dic experrecto 'potes non dormire amplius'

Dic exeunti 'potes non reverti'; dic redeunti 'potes non exire'
Ebbene, ugualmente potrei sembrarti un pazzo se adesso impiegassi le mie energie in codeste questioni: anche ora sono assediato

Tuttavia nell'assedio di una città mi sovrasterebbe un pericolo esterno, un muro mi separerebbe dal nemico: ora, invece, i pericoli mortali sono dentro di me

Non ho tempo per queste sciocchezze; ho tra le mani una faccenda importante

Che devo fare

La morte mi incalza, la vita fugge

Insegnami come affrontare questa situazione; fa' che io non fugga la morte, che la vita non fugga me

Incoraggiami contro le difficoltà, contro i mali inevitabili; prolunga il poco tempo che ho

Insegnami che il valore della vita non consiste nella sua durata, ma nell'uso che se ne fa; che può accadere, anzi accade spessissimo, che chi è vissuto a lungo è vissuto poco

Dimmi, quando sto per addormentarmi: Potresti non svegliarti più; e quando mi sono svegliato: Potresti non addormentarti più

Dimmi quando esco: Può accadere che tu non torni; e quando ritorno: Può accadere che tu non esca più

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Erras si in navigatione tantum existimas minimum esse quo morte vita diducitur: in omni loco aeque tenue intervallum est

Non ubique se mors tam prope ostendit: ubique tam prope est

Has tenebras discute, et facilius ea trades ad quae praeparatus sum

Dociles natura nos edidit, et rationem dedit imperfectam, sed quae perfici posset

De iustitia mihi, de pietate disputa, de frugalitate, de pudicitia utraque, et illa cui alieni corporis abstinentia est, et hac cui sui cura

Si me nolueris per devia ducere, facilius ad id quo tendo perveniam; nam, ut ait ille tragicus, 'veritatis simplex oratio est', ideoque illam implicari non oportet; nec enim quicquam minus convenit quam subdola ista calliditas animis magna conantibus

Vale

Epistulam tuam accepi post multos menses quam miseras; supervacuum itaque putavi ab eo qui afferebat quid ageres quaerere
Sbagli a ritenere che soltanto in mare è minima la distanza che separa la vita dalla morte: è ugualmente breve in ogni posto

La morte non si mostra dovunque tanto vicina: ma dovunque è tanto vicina

Dissipa queste tenebre e più facilmente mi darai quegli insegnamenti cui sono preparato

La natura ci ha creato duttili e ci ha dato una ragione imperfetta, ma suscettibile di perfezionamento

Discuti con me della giustizia, della pietà, della sobrietà, delle due forme di pudore, sia di quello che non viola il corpo altrui, sia di quello che ha riguardo del proprio corpo

Se non mi condurrai fuori strada arriverò più facilmente alla meta cui tendo; come dice quel famoso tragediografo: La verità si esprime con parole semplici; perciò non bisogna ingarbugliarla; a un animo che abbia grandi aspirazioni niente si addice meno di questa subdola acutezza di ingegno

Stammi bene

Ho ricevuto la tua lettera molti mesi dopo che l'avevi spedita; ho, perciò creduto superfluo chiedere che cosa facessi a chi la portava
Valde enim bonae memoriae est, si meminit; et tamen spero te sic iam vivere ut, ubicumque eris, sciam quid agas

Quid enim aliud agis quam ut meliorem te ipse cotidie facias, ut aliquid ex erroribus ponas, ut intellegas tua vitia esse quae putas rerum

Quaedam enim locis et temporibus adscribimus; at illa, quocumque transierimus, secutura sunt

Harpasten, uxoris meae fatuam, scis hereditarium onus in domo mea remansisse

Ipse enim aversissimus ab istis prodigiis sum; si quando fatuo delectari volo, non est mihi longe quaerendus: me rideo

Haec fatua subito desiit videre

Incredibilem rem tibi narro, sed veram: nescit esse sc caecam; subinde paedagogum suum rogat ut migret, ait domum tenebricosam esse

Hoc quod in illa ridemus omnibus nobis accidere liqueat tibi: nemo se avarum esse intellegit, nemo cupidum
Certo, se lo ricorda, ha una buona memoria; spero, tuttavia, che tu viva ormai in modo che io sappia quello che fai, dovunque ti trovi

E, infatti, che altro fai se non renderti ogni giorno migliore, eliminare qualcuno dei tuoi errori, capire che i vizi che ritieni siano nelle cose, sono in realtà in te

Alcuni li imputiamo ai luoghi e alle circostanze; ma essi ci seguiranno dovunque andremo

Arpaste, quella povera matta, trastullo di mia moglie, sai che mi è rimasta in casa come fastidiosa eredità

Io sono contrarissimo a queste anormalità; se qualche volta voglio divertirmi con un pagliaccio, non devo cercare lontano: rido di me

Questa matta di colpo ha perso la vista

Ti racconto un fatto incredibile, ma vero: non sa di essere cieca; chiede continuamente al suo accompagnatore di condurla via, dice che la casa è buia

Ti sia chiaro che accade a tutti noi quello che in lei ci fa ridere: nessuno si rende conto di essere avaro, nessuno di essere avido

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Caeci tamen ducem quaerunt, nos sine duce erramus et dicimus, 'non ego ambitiosus sum, sed nemo aliter Romae potest vivere; non ego sumptuosus sum, sed urbs ipsa magnas impensas exigit; non est meum vitium quod iracundus sum, quod nondum constitui certum genus vitae: adulescentia haec facit'

Quid nos decipimus

non est extrinsecus malum nostrum: intra nos est, in visceribus ipsis sedet, et ideo difficulter ad sanitatem pervenimus quia nos aegrotare nescimus

Si curari coeperimus, quando tot morborum tantas vires discutiemus

Nunc vero ne quaerimus quidem medicum, qui minus negotii haberet si adhiberetur ad recens vitium; sequerentur teneri et rudes animi recta monstrantem

Nemo difficulter ad naturam reducitur nisi qui ab illa defecit: erubescimus discere bonam mentem
I ciechi, però chiedono una guida, noi andiamo errando senza guida e diciamo: Io non sono ambizioso, ma nessuno può vivere diversamente a Roma; non sono uno spendaccione, ma è proprio la città a richiedere grandi spese; non è colpa mia se sono collerico, se non ho ancòra stabilito una precisa condotta di vita: è colpa della giovane età

Perché vogliamo ingannarci

Non viene dall'esterno il nostro male: è dentro di noi, sta nelle nostre stesse viscere e, perciò difficilmente possiamo guarire: ignoriamo di essere malati

Se pure cominciassimo a curarci, quando potremo disperdere le enormi forze di tante malattie

Ma per ora non cerchiamo neppure un medico: avrebbe meno da fare se fosse chiamato per un vizio recente; animi malleabili e semplici seguirebbero chi indica la retta via

Non è difficile ricondurre alla natura nessuno, se non chi alla natura si è ribellato: ci vergogniamo di apprendere la saggezza

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