Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 163-178

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 163-178

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 163-178

[163] Nerone principe in Cappadocia repertus est lapis duritia marmoris, candidus atque tralucens etiam qua parte fulvae inciderant venae, ex argumento phengites appellatus

hoc construxerat aedem Fortunae, quam Seiani appellant, a Servio rege sacratam, amplexus aurea domo; quare etiam foribus opertis interdiu claritas ibi diurna erat alio quam specularium modo tamquam inclusa luce, non transmissa

In Arabia quoque esse lapidem vitri modo tralucidum, quo utantur pro specularibus, Iuba auctor est

[164] Nunc ad operarios lapides transisse conveniat primumque cotes ferro acuendo

multa earum genera: Creticae diu maximam laudem habuere, secundam Laconicae e Taygeto monte, oleo utraeque indigentes

inter aquarias Naxiae laus maxima fuit, mox Armeniacae, de quibus diximus

ex oleo et aqua Cilicia pollent, ex aqua Arsinoiticae
[163] Essendo imperatore Nerone in Cappadocia fu trovata una pietra con la durezza del marmo, bianca e traslucida anche in quella parte in cui erano incisi venature rossicce, detta fengite dal contenuto

Aveva costruito con questa il tempio della Fortuna, che chiamano di Seiano, consacrato dal re Servio, inseritolo nella casa dorata; quindi anche con le porte chiuse qui di giorno c'era la luminosià diurna diversamente che al modo degli specchi come inclusa nella luce, non riflessa

Giuba è testimone che anche in Arabia c'è una pietra traslucida al modo del vetro, che usano come specchi

[164] Ora converrà essere passati alle pietre da lavoro e dapprima le cote per affilare il ferro

Molti i loro generi: ebbero a lungo il massimo pregio quelle di Creta, la seconda della Laconia dal monte Taygeto, entrambe bisognose di olio

Fra quelle d'acqua massimo fu il pregio di quella di Nasso, poi di quella dell'Armenia, di cui abbiamo detto

Con olio ed acqua rinvigoriscono in Cilicia, con l'acqua quelle di Arsinoe
[165] repertae sunt et in Italia aqua trahentes aciem acerrimae effectu, nec non et trans Alpis, quas passernices vocant

quarta ratio est saliva hominis proficientium in tonstrinarum officinis

Laminitanae ex Hispania citeriore in eo genere praecipuae

[166] E reliqua multitudine lapidum tofus aedificiis inutilis est mortalitate, mollitia

quaedam tamen loca non alium habent, sicuti Carthago in Africa

exestur halitu maris, friatur vento, everberatur imbri

sed cura tuentur picando parietes, quoniam et tectorii calce eroditur, sciteque dictum est ad tecta eos pice, ad vina calce uti, quoniam sic musta condiunt

[167] Alia mollitia circa Romam Fidenati et Albano

in Umbria quoque et Venetia albus lapis dentata serra secatur
[165] Anche in Italia furono trovate quelle che in acqua traggono vigore molto efficaci nell'effetto, ed anche oltre le Alpi, che chiamano passernici

Una quarta qualità è di quelle che si adoperano con la saliva dell'uomo nelle botteghe dei barbieri

In questo genere specifiche quelle di Laminio dalla Spagna citeriore

[166] Della restante quantità di pietre il tufo è inutile per gli edifici per la durata, la debolezza

Tuttavia alcune località non hanno altro, come Cartagine in Africa

E' consumato dalla brezza del mare, è frantumato dal vento, è colpito dalla pioggia

Ma proteggono con cura le pareti con lo spalmare pece, perché viene corroso anche dalla calce dello stuccatore, e sappiate fu detto che essi usavano la pece per le case, la calce per i vini, perché così condiscono i mosti

[167] Altre tenere intorno a Roma (nel territorio) di Fidene ed Alba

Anche in Umbria e a Venezia una pietra bianca si sega con una sega dentata
hi tractabiles in opere laborem quoque tolerant, sub tecto dumtaxat; aspergine et gelu pruinisque rumpuntur in testas, nec contra auram maris robusti

Tiburtini, ad reliqua fortes, vapore dissiliunt

[168] Nigri silices optimi, quibusdam in locis et rubentes

nonnusquam vero et albi, sicut in Tarquiniensi Anicianis lapicidinis circa lacum Volsiniensem et in Statoniensi, quibus ne ignis quidem noceat

iidem et in monimentis scalpti contra vetustatem quoque incorrupti permanent; ex iis formae fiunt, in quibus aera funduntur

[169] est et viridis lapis vehementer igni resistens, sed nusquam copiosus et, ubi invenitur, lapis, non saxum, est

e reliquis pallidus in caemento raro utilis, globosus contra iniurias fortis, sed structurae infidelis, nisi multa suffrenatione devinctus

nec certior fluviatilis, semper veluti madens
Queste malleabili nell'uso sopportano anche la lavorazione, finché dentro casa; con lo spruzzo e il gelo e le brine si frantumano in pezzi, e non resistenti contro la brezza del mare

I travertini, forti per tutte le altre cose, si frantumano col vapore

[168] Ottime le selci nere, anche le rossicce in alcuni luoghi

In qualche zona poi anche le bianche, come nelle cave aniciane di Tarquinia intorno al lago Bolsena e nel territorio di Statonia, neppure il fuoco le danneggia

Le stesse scolpite sui monumenti restano intatte anche contro la vecchiaia; con esse si fanno stampini, in cui vengono colati i bronzi

[169] C'è anche una pietra verde che resiste validamente al fuoco, ma in nessun luogo abbondante e, dove viene trovata, è pietra, non roccia

Fra le altre la pallida raramente utile nella costruzione, la rotonda resistente contro i danni, ma di struttura inaffidabile, se non legata con molta cementazione

Né più sicura quella fluviale, sempre come umida

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 12-24
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 12-24

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 12-24

[170] remedium est in lapide dubio aestate cum eximere nec ante biennium inserere tecto, domitum tempestatibus

quae ex eo laesa fuerint, subterraneae structurae aptentur utilius; quae restiterint, tutum est vel caelo committere

[171] Graeci e lapide duro aut silice aequato struunt veluti latericios parietes

cum ita fecerunt, isodomon vocant genus structurae; at cum inaequali crassitudine structa sunt coria, pseudisodomon

tertium est emplecton; tantummodo frontibus politis reliqua fortuita conlocant

[172] alternas coagmentationes fieri, ut commissuras antecedentium medii lapides optineant, necessarium est, in medio quoque pariete, si res patiatur; si minus, utque a lateribus

medios parietes farcire fractis caementis diatonicon vocant

reticulata structura, qua frequentissime Romae struunt, rimis opportuna est
[170] Nella pietra incerta il rimedio è prenderle in estate e non inserirle prima di due anni nella costruzione, a temprarsi alle intemperie

Quelle che siano state danneggiate da questo, siano usate più utilmente per la struttura sotterranea; quelle che hanno resistito, è sicuro esporre anche all'aria

[171] I Greci costruiscono con una pietra dura o con selce uniforme come le pareti di mattoni

Quando hanno fatto così, chiamano isodoma il tipo di struttura; ma quando gli strati sono costruiti con spessore disuguale, pseudisodoma

Il terzo è l'empletto; uniformano solo nelle parti frontali le altre a caso

[172] E' necessario fare giunture alternate, cosicché le pietre abbiano a metà le commissure delle antecedenti, anche nella parete interna, se la situazione permette; se meno, fino dai lati

Chiamano diatonico colmare gli interni delle pareti con cementi frantumati

La struttura reticolata, con cui costruiscono molto frequentemente a Roma, è soggetta alle fenditure
structuram ad normam et libellam fieri, ad perpendiculum respondere oportet

[173] cisternas harenae purae asperae V partibus, calcis quam vehementissime II construi, fragmentis silicis non excedentibus libras; ita ferratis vectibus calcari solum parietesque similiter

utilius geminas esse, ut in priore vitia considant atque per colum in proximam transeat pura aqua

[174] Calcem e vario lapide Cato censorius inprobat; ex albo melior

quae ex duro, structurae utilior; quae ex fistuloso, tectoriis; ad utrumque damnatur ex silice

utilior e molari, quia est quaedam pinguior natura eius

mirum aliquid, postquam arserit, accendi aquis

[175] Harenae tria genera: fossicia, cui quarta pars calcis addi debet, fluviatili aut marinae tertia

si et testae tusae tertia pars addatur, melior materia erit
Occorre fare la struttura secondo squadra e livella, corrispondere perpendicolarmente

[173] Che le cisterne siano costruite di sabbia pura ruvida per cinque parti, per due di calce quanto più fortemente, con frammenti di selce che non superino le libbre; così essere pressati con mazze ferrate ugualmente il suolo e le pareti

Più utile essere due, affinché le impurità si fermino nella prima e attraverso un filtro l'acqua passi pura nella successiva

[174] Catone il censore disapprova la calce di pietra varia; migliore dalla bianca

Quella della dura, più utile per la struttura; quella della porosa, per le coperture; di selce è disapprovata per entrambi

Più utile di macina, perché per una sua certa natura è più grassa

Qualcosa di strano, dopo che si sia bruciata, essere accesa con le acque

[175] Tre i tipi di sabbia: di cava, a cui deve essere aggiunta la quarta parte di calce, alla fluviale o alla marina una terza parte

Se si aggiunge anche una terza parte di terracotta pestata, il materiale sarà migliore

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 221-223

ab Appennino ad Padum non invenitur fossicia, nec trans maria

[176] Ruinarum urbis ea maxume causa, quod furto calcis sine ferumine suo caementa componuntur

intrita quoque ea quo vetustior, eo melior

in antiquorum aedium legibus invenitur, ne recentiore trima uteretur redemptor; ideo nullae tectoria eorum rimae foedavere

tectorium, nisi quod ter harenato et bis marmorato inductum est, numquam satis splendoris habet

uliginosa et ubi salsugo vitiet testaceo sublini utilius

[177] in Graecia tectoriis etiam harenatum, quo inducturi sunt, prius in mortario ligneis vectibus subigunt

experimentum marmorati est in subigendo, donec rutro non cohaereat; contra in albario opere, ut macerata calx ceu glutinum haereat; macerari non nisi ex glaeba oportet
Dall'Appennino al Po non si trova di cava, né oltre mare

[176] Questa soprattutto la causa dei crolli della città, poiché per la frode della calce i cementi sono composti senza un proprio legamento

Questo anche tritato quanto più vecchio, tanto migliore

Nelle leggi delle case degli antichi si trova, affinché l'impresario non usi una più recente di tre anni; perciò nessuna crepa deturpò i loro rivestimenti

Rivestimento, che non ha mai abbastanza luminosità se non si è rivestito tre volte con calce e sabbia e due con polvere di marmo

Anche dove la salsedine umida rovini essere spalmato più utilmente con terracotta pestata

[177] In Grecia anche per gli intonacatori trattano prima nel mortaio con pestelli di legno calce e sabbia, con cui si accingono a stenderla

E' prova della polvere di marmo nello stenderla, finchè non aderisce alla cazzuola; invece nel lavoro a stucco, cosicché la calce macerata aderisca come colla; occorre essere macerata se non in blocco
Elide aedis est Minervae, in qua frater Phidiae Panaenus tectorium induxit lacte et croco subactum, ut ferunt; ideo, si teratur hodie in eo saliva pollice, odorem croci saporemque reddit

[178] Columnae eaedem densius positae crassiores videntur

genera earum quattuor: quae sextam partem altitudinis in crassitudine ima habent, Doricae vocantur; quae nonam, Ionicae; quae septimam, Tuscanicae; Corinthiis eadem ratio quae Ionicis, set differentia, quoniam capitulis Corinthiarum eadem est altitudo, quae colligitur crassitudine ima, ideoque graciliores videntur; Ionicis enim capituli altitudo tertia pars est crassitudinis

In Elide c'è un tempio di Minerva, in cui Paneno fratello di Fidia stese un rivestimento impastato con latte e zafferano, come dicono; perciò, se oggi è strofinata su esso la saliva col pollice, dà l'odore e il sapore dello zafferano

[178] le stesse colonne messe più vicino sembrano più grandi

Quattro i loro tipi: quelle che hanno una sesta parte di altezza nella bassa profondità, sono dette doriche; quelle che (hanno) la nona, ioniche, quelle che (hanno) la settima, tuscaniche; lo stesso rapporto delle ioniche per le corinzie, ma una differenza, perché l'altezza per i capitelli delle corinzie è la stessa, che è raccolta a bassa profondità, e perciò sembrano più sottili; infatti l'altezza del capitello per le ioniche è la terza parte dell'ampiezza

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