Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 123-164, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 123-164

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 33, Paragrafi 123-164

quibus argentum addidisse primus traditur Carvilius Pollio eques Romanus, non ut operiret aut Deliaca specie faceret, sed Punicana; eadem et aureos fecit, nec multa post argentei Deliacos imitati sunt

quae omnia expiavit bellum civile Sullanum

[145] Paulo enim ante haec factae sunt lances e centenis libris argenti, quas tunc super CL numero fuisse Romae constat multosque ob eas proscriptos dolo concupiscentium

erubescant annales, qui bellum civile illud talibus vitiis inputavere; nostra aetas fortior fuit

Claudii principatu servus eius Drusilianus nomine Rotundus, dispensator Hispaniae citerioris, quingenariam lancem habuit, cui fabricandae officina prius exaedificata fuerat, et comites eius octo ad CCL libras, quaeso, ut quam multi eas conservi eius inferrent, aut quibus cenantibus
Per primo il cavaliere romano Carvilio Pollione è tramandato aver aggiunto a questi l'argento, cosicché non li ricoprisse o li rendesse secondo il tipo di Delo, ma cartaginese; nello stesso modo li fece anche d'oro, e non molto dopo quelli d'argento imitarono quelli di Delo

La guerra civile dei Sillani espiò tutte queste cose

[145] Infatti poco prima di queste cose furono fatti piatti da cento libbre d'argento, che allora risulta che a Roma fossero di un numero superiore a 150 e che molti per essi furono proscritti per la frode di quelli che se ne impadronivano

Arrossiscano gli annali, che attribuirono a tali vizi quella guerra civile; la nostra età fu più solida

Sotto il principato di Claudio il suo servo Drusiliano di nome Rotondo, cassiere della Spagna citeriore, ebbe un piatto di cinquecento libbre, per la cui fabbricazione era stata costruita dapprima la fucina, e i suoi compagni fino a 250 libbre, chiedo, quanti suoi servi affinché li trasportassero, o per quali invitati a cena
[146] Cornelius Nepos tradit ante Sullae victoriam duo tantum triclinia Romae fuisse argentea, repositoriis argentum addi sua memoria coeptum

Fenestella, qui obiit novissimo Tiberii Caesaris principatu, ait et testudinea tum in usum venisse, ante se autem paulo lignea, rotunda, solida nec multo maiora quam mensas fuisse, se quidem puero quadrata et conpacta aut acere operta aut citro coepisse, mox additum argentum in angulos lineasque per commissuras, tympana vero se iuvene appellata, tum a stateris et lances, quas antiqui magides vocaverant

[147] Nec copia argenti tantum furit vita, sed valdius paene manipretiis, idque iam pridem, ut ignoscamus nobis

delphinos quinis milibus sestertium in libras emptos C

Gracchus habuit, L
[146] Cornelio Nepote tramanda che prima della vittoria di Silla solo due triclini erano d'argento a Roma, che a sua memoria cominciò ad essere aggiunto l'argento ai vassoi

Fenestella, che morì nell'ultimissimo principato di Tiberio Cesare, dice che allora vennero in uso anche oggetti di tartaruga, che essi poi erano stati poco prima di legno, rotondi, massicci e non molto più grandi delle mense, (quando era) lui fanciullo invece, erano iniziati quelli quadrati e compatti o coperti di acero o cedro, aggiunto poi l'argento negli angoli e listelle attraverso le commessure, lui giovane chiamati invece timpani, allora dalle bilance anche piatti, che gli antichi avevano chiamato magide

[147] La vita non impazzì solo per l'abbondanza dell'argento, ma quasi più fortemente per le lavorazioni, e questo già da tempo, affinché ci perdoniamo

C

Gracco ebbe delfini comprati a cinquemila sesterzi a libbra, invece l'oratore L
vero Crassus orator duos scyphos Mentoris artificis manu caelatos HS C, confessus tamen est numquam iis uti propter verecundiam ausum

scimus eundem HS VI in singulas libras vasa empta habuisse

[148] Asia primum devicta luxuriam misit in Italiam, siquidem L

Scipio in triumpho transtulit argenti caelati pondo mille et CCCC et vasorum aureorum pondo MD [anno conditae urbis DLXV]

at eadem Asia donata multo etiam gravius adflixit mores, inutiliorque victoria illa hereditas Attalo rege mortuo fuit

[149] tum enim haec emendi Romae in auctionibus regiis verecundia exempta est urbis anno DCXXII, mediis LVII annis erudita civitate amare etiam, non solum admirari, opulentiam externam, inmenso et Achaicae victoriae momento ad inpellendos mores, quae et ipsa in hoc intervallo anno urbis DCVIII parta signa et tabulas pictas invexit
Crasso due coppe di 100000 sesterzi cesellate dalla mano dell'artefice Mentore, ma confessò che non aveva mai osato usarle per modestia

Sappiamo che lo stesso aveva vasi comprati a 6000 sesterzi a libbra

[148] L'Asia la prima volta vinta mandò in Italia il lusso, infatti L

Scipione portò nel trionfo 1400 libbre di argento cesellato e 1500 libbre di vasi dorati [nell'anno 565 della città fondata]

Ma la stessa Asia data in dono rovinò di molto anche più fortemente i costumi, e, morto il re Attalo, l'eredità fu più dannosa di quella vittoria

[149] Infatti allora a Roma questo ritegno del comprare si perse nelle aste regie nell'anno 622 della città, abituatasi la città nei 57 anni intercorsi anche ad amare, non solo ad ammirare, la ricchezza straniera, con notevole peso per le trasformazioni dei costumi anche della vittoria sull'Acaia, che avvenuta anch'essa in questo periodo nell'anno 608 della città inviò statue e tavole dipinte

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 75-131
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 31, Paragrafi 75-131

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 75-131

[150] ne quid deesset, pariter quoque luxuria nata est et Carthago sublata, ita congruentibus fatis, ut et liberet amplecti vitia et liceret

petiere et dignationem hin aliqui veterum

C

Marius post victoriam Cimbricam cantharis potasse Liberi patris exemplo traditur, ille arator Arpinas et manipularis imperator

[151] Argenti usum in statuas primum divi Augusti temporum adulatione transisse falso existimatur

iam enim triumpho Magni Pompei reperimus translatam Pharnacis, qui primus regnavit in Ponto, argenteam statuam, item Mithridatis Eupatoris et currus aureos argenteosque

[152] argentum succedit aliquando et auro luxu feminarum plebis compedes sibi facientium, quas induere aureas mos tritior vetet
[150] Affinché non mancasse qualcosa, nacque anche la mollezza e contemporaneamente Cartagine distrutta, così che, con destini coincidenti, piacesse e si consentisse che i vizi fossero accettati

Da qui alcuni degli antichi ricevettero anche fama

C

Mario dopo la vittoria cimbrica è detto aver bevuto nei cantari secondo l'esempio del padre Libero, quel contadino di Arpino anche comandante di manipolo

[151] Si ritiene erroneamente che l'uso dell'argento sia passato dapprima sulle statue del divino Augusto per l'adulazione dei tempi

Infatti già nel trionfo di Pompeo Magno troviamo trasportata la statua d'argento di Farnace, che per primo regnò nel Ponto, anche di Mitridate Eupatore e carri d'oro e d'argento

[152] Talora l'argento subentra anche all'oro nel lusso delle donne del popolo che si fanno catenelle, che l'usanza più comune vieta mettere dorate
vidimus et ipsi Arellium Fuscum motum equestri ordine ab insignem calumniam, cum celebritatem adsectarentur adulescentium scholae, argenteos anulos habentem

et quid haec attinet colligere, cum capuli militum ebore etiam fastidito caelentur argento, vaginae catellis, baltea lamnis crepitent, iam vero paedagogia in transitu virilitatis custodiantur argento, feminae laventur et nisi argentea solia fastidiant, eademque materia et cibis et probris serviat

[153] videret haec Fabricius et stratas argento mulierum balineas ita, ut vestigio locus non sit, cum viris lavantium

Fabricius, qui bellicos imperatores plus quam pateram et salinum habere ex argento vetabat, videret hinc dona fortium fieri aut in haec frangi

heu mores, Fabrici nos pudet

[154] Mirum auro caelando neminem inclaruisse, argento multos
E noi stessi abbiamo visto Arellio Fusco tolto dall'ordine equestre per una famosa calunnia, poiché schiere di giovani inseguivano la fama, che aveva anelli d'argento

E che interessa esporre queste cose, essendo cesellate con argento le impugnature dei soldati venuto a noia anche l'avorio, i foderi risuonano per le catenelle, le cinture per le piastre, ormai certo sono custoditi con l'argento i valletti nel passaggio della virilità, le donne sono lavate e non tollerano se non vasche d'argento, e la materia stessa serve sia per i cibi sia per le brutture

[153] Fabrizio dovrebbe vedere queste cose e i bagni delle donne lastricati d'argento così, che non c'è posto per il piede, di quelle che si lavano con gli uomini

Fabrizio, che vietava che comandanti validissimi avessero più di una tazza e una saliera d'argento, dovrebbe vedere da qui fare i premi dei coraggiosi o essere spezzati per questi

Oh costumi, ci vergogniamo di Fabrizio

[154] Strano che molti si siano segnalati nel cesellare l'argento, nessuno l'oro

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 124-129
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 124-129

maxime tamen laudatus est Mentor, de quo supra diximus

quattuor paria ab eo omnino facta sunt, ac iam nullum extare dicitur Ephesiae Dianae templi aut Capitolini incendiis

[155] Varro se et aereum signum eius habuisse scribit

proximi ab eo in admiratione Acragas et Boëthus et Mys fuere

exstant omnium opera hodie in insula Rhodiorum, Boëthi apud Lindiam Minervam, Acragantis in templo Liberi patris in ipsa Rhodo Centauros Bacchasque caelati scyphi, Myos in eadem aede Silenos et Cupidines

Acragantis et venatio in scyphis magnam famam habuit

[156] post hos celebratus est Calamis, et Antipatro qui Satyrum in phiala gravatum somno conlocavisse verius quam caelasse dictus est, Stratonicus mox Cyzicenus, Tauriscus
Ma fu lodato soprattutto Mentore, di cui abbiamo parlato sopra

Da lui furono fatti in tutto quattro lavori equivalenti, e ormai si dice che non resta nulla per gli incendi del tempio di Diana Efesina o di quello Capitolino

[155] Varrone scrive che lui aveva avuto una sua statua di bronzo

Vicinissimi a lui nella fama furono Acragante e Boeto e Mys

Oggi restano le opere di tutti nell'isola di Rodi, di Boeto presso Minerva Lindia, di Acragante nel tempio del padre Libero nella stessa Rodi Baccanti e Centauri di una coppa cesellata, nello stesso tempio Sileni e Cupidi di Mys

Di Acragante ebbe grande fama anche una caccia sulle coppe

[156] Dopo questi fu celebrato Calamide, e Antipatro che fu detto aver posto su una coppa un Sileno oppresso dal sonno più esattamente che aver cesellato, Stratonico poi Cizico, Taurisco
item Ariston et Eunicus Mitylenaei laudantur et Hecataeus et circa Pompei Magni aetatem Pasiteles, Posidonius Ephesius (hedys), Thracides, qui proelia armatosque caelavit, Zopyrus, qui Areopagitas et iudicium Orestis in duobus scyphis HS XII aestimatis

fuit et Pytheas, cuius II unciae X venierunt: Ulixes et Diomedes erant in phialae emblemate Palladium subripientes

[157] fecit idem et cocos magiriscia appellatos parvolis potoriis et e quibus ne exemplaria quidem liceret exprimere; tam opportuna iniuriae subtilitas erat

habuit et Teucer crustarius famam, subitoque ars haec ita exolevit, ut sola iam vetustate censeatur usuque attritis caelaturis sic, ne figura discerni possit, auctoritas constet

[158] (Argentum medicatis aquis inficitur atque adflatu salso, sicut in mediterraneis Hispaniae

) In argenti et auri metallis nascuntur etiamnum pigmenta, sil et caeruleum
Anche Aristone ed Eunico di Mitilene sono lodati ed Ecateo e verso l'epoca di Pompeo Magno Pasitele, Posidonio di Efeso (Hedys), Tracide, che scolpì battaglie e soldati, Zopyro, che scolpì gli Areopagiri e il giudizio di Oreste su due coppe valutate 12000 sesterzi

Ci fu anche Pitea, di cui due once raggiunsero 10000 denari: Ulisse e Diomede erano sul rilievo di una coppa mentre trafugavano il Palladio

[157] Egli stesso fece anche su piccoli bicchieri cuochi detti magirisci e di cui non era possibile neppure realizzare i calchi; tanto facile alla rovina era la sottigliezza

Ebbe fama anche Teucro il cesellatore, e quest'arte decadde così rapidamente, che ormai è considerata per la sola antichità e per i rilievi consumati dall'uso così, che non possa essere distinta la figura, ma conserva il pregio

[158] (L'argento è contaminato dalle acqua minerali e dal soffio salato, come nelle zone interne della Spagna)

Nelle miniere d'argento e d'oro nascono ancora i colori, il sil e l'azzurro

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 11-76
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sil proprie limus est

optimum ex eo quod Atticum vocatur, pretium in pondo libras II; proximum marmorosum dimidio Attici pretio

[159] tertium genus est pressum, quod alii Scyricum vocant, ex insula Scyro, iam et ex Achaia, quo utuntur ad pictorae umbras, pretium in libras HS bini; dupondiis vero detractis quod lucidum vocant, e Gallia veniens

hoc autem et Attico ad lumina utuntur, ad abacos non nisi marmoroso, quoniam marmor in eo resistit amaritudini calcis

effoditur et ad XX ab urbe lapidem in montibus; postea uritur pressum appellantibus qui adulterant

sed esse falsum exustumque, amaritudine apparet et quoniam resolutum in pulverem est

[160] sile pingere instituere primi Polygnotus et Micon, Attico dumtaxat

secuta aetas hoc ad lumina usa est, ad umbras autem Scyrico et Lydio

Lydium Sardibus emebatur, quod nunc omittunt

[161] Caeruleum harena est
Il sil è propriamente fango

Ottimo da quello che è detto attico, il prezzo 2 denari a libbra; successivo il marmoroso con metà prezzo dell'attico

[159] Il terzo tipo è pressato, che alcuni chiamano scirico, dall'isola di Sciro, ormai anche dall'Acaia, lo usano per le ombre della pittura, il prezzo 2 sesterzi a libbra; due assi in meno poi quello che chiamano lucido, che viene dalla Gallia

Questo poi e l'attico si usano per le luci, per le piatrelle se non il marmoroso, perché il marmo in esso resiste alla corrosione della calce

Si estrae anche sui monti a 20 miglia dalla città; poi è bruciato chiamandolo pressato quelli che lo falsificano

Ma l'essere falso e bruciato, appare dalla corrosione e perché è ridotto in polvere

[160] Per primi iniziarono a dipingere col sil Polignoto e Micone, solo con l'attico

L'epoca seguente usò questo per le luci, per le ombre invece lo scirico e il lidio

Il lidio si comprava a Sardi, che ora tralasciano

[161] L'azzurro è sabbia
huius genera tria fuere antiquitus: Aegyptium maxime probatur; Scythicum mos diluitur facile et, cum teritur, in quattuor colores mutatur, candidiorem nigrioremve et crassiorem tenuioremve; praefertur huic etiamnum Cyprium

accessit his Puteolanum et Hispaniense, harena ibi confici coepta

tinguitur autem omne et in sua coquitur herba bibitque sucum

reliqua confectura eadem quae chrysocollae

[162] Ex caeruleo fit quod vocatur lomentum, perficitur id lavando terendoque

hoc est caeruleo candidius

pretia eius X in libras, caerulei VIII

usus in creta; calcis inpatiens

nuper accessit et Vestorianum, ab auctore appellatum

fit ex Aegyptii levissima parte; pretium eius in libras I

idem et Puteolani usus, praeterque ad fenestras; cylon vocant

[163] Non pridem adportari et Indicum coeptum est, cuius pretium VII
Anticamente di questo ci furono tre tipi: si apprezza soprattutto l'egiziano; lo scitico poi si diluisce facilmente e, quando si trita, è cambiato in quattro colori, più chiaro e più scuro e più intenso o più tenue; a questo si preferisce ancora quello di Cipro

A questi si è aggiunto quello di Pozzuoli e lo spagnolo, iniziata qui ad essere lavorata la sabbia

Ognuno poi è tinto e si cuoce in una propria erba e assorbe il liquido

Le restanti realizzazioni le stesse che per la crisocolla

[162] Dall'azzurro si ottiene quello che è detto lomento, esso si ricava col lavare e tritare

Questo è più chiaro dell'azzurro

Il suo costo 10 denari a libbra, dell'azzurro 8

L'uso nella creta; intollerante della calce

Da poco si è aggiunto anche il vestoriano, denominato dall'autore

Si fa dalla parte più leggera dell'egiziano; il suo prezzo 11 denari a libbra

Lo stesso anche l'uso di quello di Pozzuoli, inoltre per le finestre; lo chiamano cilon

[163] Non da molto cominciò ad essere importato anche l'indiano, il cui prezzo 7 denari

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ratio in pictura ad incisuras, hoc est umbras dividendas ab lumine

Est et vilissimum genus lomenti, quod tritum vocant, quinis assibus aestimatum

Caerulei sinceri experimentum in carbone ut flagret; fraus viola arida decocta in aqua sucoque per linteum expresso in cretam Eretriam

vis in medicina ut purget ulcera; itaque et emplastris adiciunt, item causticis

teritur autem difficillime

[164] Sil in medendo leniter mordet adstringitque et explet ulcera

uritur in fictilibus, ut prosit
L'utilizzo nella pittura per i contorni, cioè per le ombre da separare dalla luce

C'è anche un tipo molto scadente di lomento, che chiamano trito, valutato cinque assi

La prova dell'azzurro puro sul carbone cosicché frigga; la frode con la viola secca cotta nell'acqua e spremuto il succo attraverso un panno su creta dell'Eretria

La proprietà nella medicina affinché pulisca le ulcere; perciò l'aggiungono anche agli empiastri, pure alle sostanze caustiche

Si pesta poi molto difficilmente

[164] Il sil nel curare brucia leggermente e restringe e rimargina le ulcere

Si brucia in vasi di creta, affinché giovi

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