Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 26, Paragrafi 03-78, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 26, Paragrafi 03-78

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 26, Paragrafi 03-78

medetur ergo plantago trita, quinquefolium, radix albuci ex aceto, ficulni caules ex aceto decocti, hibisci radix cum glutino et aceto acri decocta ad quartas

defricant etiam pumice, ut rumicis radix trita ex aceto inlinatur

[22] et flos visci cum calce subactus laudatur et tithymalli cum resina decoctum

lichen vero herba omnibus suis praefertur, inde nomine invento

nascitur in saxis, folio uno ad radicem lato, caule uno parvo, longis foliis dependentibus

haec delet et stigmata

teritur cum melle

est aliud genus lichenis, petris totum adhaerens ut muscus, qui et ipse inlinitur

hic et sanguinem sistit volneribus instillatus et collectiones inlitus

morbum quoque regium cum melle sanat ore inlito et lingua

qui ita curentur, aqua salsa lavari iubentur, ungui oleo amygdalino, hortensiis abstinere
Cura dunque la piantagine tritata, il cinquefoglie, la radice di asfodelo con aceto, i gambi di fico cotti con aceto, la radice di ibisco cotta con colla e aceto forte fino ad un quarto

Sfregano anche con la pomice, cosicchè si spalmi la radice del romice tritata con aceto

[22] E' consigliato anche il fiore del vischio trattato con calce e del titimaglio cotto con resina

Invece l'erba lichene è preferita a tutte loro, da qui scoperto il nome

Nasce fra i sassi, con una sola foglia larga verso la radice, con uno stelo piccolo, con lunghe foglie che pendono

Questa cancella anche i segni

Si trita col miele

C'è un altro tipo di lichene, che aderisce tutto alle pietre come il muschio, che viene anch'esso spalmato

Questo ferma anche il sangue versato sulle ferite e gli ascessi spalmato

Cura anche l'itterizia con miele spalmato in bocca e sulla lingua

Quelli che sono curati così, sono raccomandati essere lavati con acqua salata, essere unti con olio di mandorla, astenersi dagli ortaggi
ad lichenas et thapsiae radice utuntur trita cum melle

[23] Anginae argemonia medetur sumpta ex vino, hysopum cum fico decoctum et gargarizatum, peucedanum cum coagulo vituli marini aequis partibus, proserpinaca cum muria ex menis et oleo trita vel sub lingua habita, item sucus de quinquefolio potus cyathis III

hic et omnibus faucium vitiis medetur gargarizatus, verbascum privatim tonsillis in aqua potum, [24] strumis plantago, chelidonia cum melle et axungia, quinquefolium, radix persollatae, item cum axungia operitur folio suo inposita, item Artemisia, radix mandragorae ex aqua

sideritis latifolia clavo sinistra manu circumfossa adalligatur, custodienda sanatis, ne rursus sata taedium herbariorum scelere, ut in quibusdam diximus, rebellet, quod et in iis, quos Artemisia sanaverit, praedici reperio, item in iis, quos plantago
Usano la radice della tapsia tritata col miele per le lichene

[23] L'argemonia presa col vino cura l'angina, l'isopo bollito col vino e gargarizzato, il peucedano con caglio di vitello marino in parti uguali, la sanguinaria tritata con salamoia di sardelle e olio o tenuta sotto la lingua, anche il succo del cinquefoglie bevuto in tre bicchieri

Questo gargarizzato cura anche tutti i mali dei visi, il verbasco particolarmente le tonsille bevuto in acqua, [24] per gli eczemi la piantaggine, la chelidonia con miele e sugna, il cinquefoglie, la radice della persollata, è coperta anche con sugna poggiata con la sua foglia, anche l'artemisia, la radice della mandragora con acqua

E' legata sulle latifoglie della siderite bucate intorno con un chiodo con la mano sinistra, da evitare per i guariti, affinché piantata non rinnovi il fastidio di nuovo per l'avidità degli erboristi, come abbiamo detto per alcuni, poiché trovo essere riportato anche verso quelli che l'artemisia, la piantaggine ha curato
[25] damasonium, quae et alcima vocatur, sub solstitio collecta inponitur ex aqua caelesti, folium tritum vel radix tusa cum axungia ita, ut inposita folio suo operiatur

sic et ad omnes cervicis dolores tumoresque quacumque in parte

[26] Bellis in pratis nascitur, flore albo, aliquatenus rubente

hanc cum Artemisia inlitam efficaciorem esse produnt

Condurdum quoque herba solstitialis, flore rubro, suspensa in collo conprimere dicitur strumas, item verbenaca cum plantagine

Digitorum vitiis omnibus et privatim pterygiis quinquefolium medetur

[27] In pectoris vitiis vel gravissimum est tussis
[25] Il damasonio, che è detto anche alcima, raccolto verso il solstizio si applica con acqua piovana, la foglia tritata o la radice pestata con sugna così, che messa sopra sia coperta dalla sua foglia

Così anche per tutti i dolori del capo e i gonfiori in qualunque parte

[26] La bellis nasce nei prati, col fiore bianco, talora rosseggiante

Dicono che questa sia più efficace spalmata con l'artemisia

Anche la saponaria erba solstiziale, col fiore rosso, è detta sopprimere gli eczemi appesa al collo, anche la verbena con la piantaggine

La cinquefoglie cura tutti i mali delle dita e particolarmente le escrescenze

[27] Fra i mali del petto poi il più grave è la tosse

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 34, Paragrafi 19-65

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 34, Paragrafi 19-65

huic medetur panacis radix in vino dulci, sucus hyoscyami etiam sanguinem excreantibus, nidor quoque accensi tussientibus, item scordotis mixto nasturcio et resina cum melle tunsa arida, facit et per se faciles excreationes, item centaurium maius vel sanguinem reicientibus, cui vitio et plantaginis sucus medetur et Vettonica obolis III in aqua; [28] contra purulentas contraque cruentas exscreationes persollatae radix drachmae pondere cum pineis nucleis XI, peucedani sucus

pectoris doloribus acorum subvenit, idem antidotis miscetur; tussi daucum, item Scythica herba, eadem omnibus pectoris vitiis; tussi et purulenta excreantibus obolis III in passi totidem verbascum, cuius est flos aureus
La cura la radice della panacea nel vino dolce, il succo del giusquiamo anche a quelli che emettono sangue, anche l'odore di quella bruciata per quelli che tossiscono, anche lo scordote con nasturzio mescolato e resina ressa pestata con miele, rende facili anche di per sé le espettorazioni, anche il centaurio maggiore poi per quelli che sputano sangue, anche il succo della piantaggine cura tale male e la vettonica in tre oboli nell'acqua; [28] Contro le espettorazioni purulente e contro le cruente la radice della persollata con la dose di una dracma con 11 pinoli, il succo del peucedano

Per i dolori del petto aiuta l'acoro, lo stesso si mescola agli antidoti; il dauco per la tosse, anche l'erba scitica, la stessa per tutti i mali del petto; per la tosse e per quelli che hanno emissioni purulente il verbasco, il cui fiore è dorato, con tre oboli in altrettanto vino passito
[29] huic tanta vis, ut iumentis etiam non tussientibus modo, sed ilia quoque trahentibus auxilietur potu, quod et de Gentiana reperio

radix cacaliae conmanducata et in vino madefacta non tussi tantum, sed et faucibus prodest

hysopi V rami cum II rutae et ficis III decocti thoracem purgant, tussim sedant

[30] Bechion tussilago dicitur

duo eius genera

silvestris ubi nascitur, subesse aquas credunt, et hoc habent signum aquileges

folia sunt maiuscula quam hederae V aut VII, subalbida a terra, superne pallida, sine caule, sine flore, sine semine, radice tenui

quidam eandem esse arcion et alio nomine chamaeleucen putant

huius aridae cum radice fumus per harundinem hasutus et devoratus veterem sanare dicitur tussim, sed in singulos haustus passum gustandum est

[31] altera a quibusdam salvia appellatur, similis verbasco
[29] Tanta la forza per questo, che non solo giova anche ai giumenti che tossiscono, ma in bevanda anche a quelli che trascinano i fianchi, trovo questo anche riguardo alla genziana

La radice della cacalia mangiata e macerata nel vino, giova non solo alla tosse, ma anche alle gole

Cinque rami di isopo bolliti con due di ruta e con tre fichi purificano il torace, calmano la tosse

[30] Il bechion è detto tossilagine

Due i suoi generi

Dove nasce il selvatico, credono che ci siano le acque, e quelli che cercano acqua hanno questo segnale

Le foglie sono 5 o 7 più grandi (di quelle) dell'edera, biancastre dal terreno, chiare sopra, senza gambo, senza fiore, senza seme, con la radice sottile

Alcuni pensano che la stessa sia l'arcion e con altro nome il cameleuce

Il fumo di questo seccato con la radice aspirato e ingoiato attraverso una cannuccia è detto curare la tosse cronica, ma in ogni singolo sorso bisogna sorseggiare vino passito

[31] L'altro è chiamato da alcuni salvia, simile al verbasco

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 72-80
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 13, Paragrafi 72-80

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 13, Paragrafi 72-80

conteritur et colata calefacit atque ita ad tussim laterisque dolores bibitur, contra scorpiones eadem et dracones marinos efficax

contra serpentes quoque ex oleo perungui ea prodest

Hysopi fasciculus cum quadrante mellis decoquitur ad tussim, lateris, pectoris dolores, verbascum cum ruta ex aqua, Vettonicae farina bibitur ex aqua calida

[32] Stomachum conroborat scordotis suco, centaurium, Gentiana ex aqua pota, plantago aut per se in cibo sumpta aut cum lente alicaeve sorbitione

Vettonica alias gravis stomacho, vitia tamen sanat pota vel foliis conmanducata, item aristolochia pota, agaricum manducatum siccum, ut ex intervallo merum sorbeatur, nymphaea Heraclia inlita, peucedani sucus

psyllion ardoribus inponitur, vel cotyledon trita cum polenta vel aixoum
Viene tritata e versata si riscalda e così si beve per la tosse e i dolori del fianco, la stessa efficace contro gli scorpioni e i draghi marini

Giova essere unti con questa anche con olio contro i serpenti

Un pugno di isopo con un quarto di miele viene cotto per la tosse, per i dolori del fianco, del petto si beve il verbasco con la ruta in acqua, la farina della vettonica con acqua calda

[32] Si rinforza lo stomaco col succo di scordote, la centaurea, la genziana bevuta con l'acqua, la piantaggine o da sola presa col cibo o con la lenticchia o in una pozione di spelta

La vettonica invece pesante per lo stomaco, tuttavia bevuta o mangiata con le foglie cura i mali, anche l'aristolochia bevuta, l'agarico masticato secco, purché ad intevalli sia bevuto il vino, la ninfea eraclia spalmata, il succo del peucedano

Lo psillio si applica per i bruciori, o il cotiledone tritato con la polenta o il sempreverde
[33] Molon scapo est striato, foliis mollibus, parvis radice IIII digitorum, in qua extrema alii caput est

vocatur a quibusdam syron

ex vino stomacho dyspnoeae medetur centaurium maius ecligmate, plantago suco vel cibo, Vettonicae tusae pondo libra, mellis Attici semuncia ex aqua calida cotidie bibentibus, aristolochia vel agaricum obolis ternis ex aqua calida aut lacte asini potum

[34] cissanthemos ad orthopnoeas bibitur, item hysopum et asthmaticis, peucedani sucus in iocineris doloribus et pectoris laterisque, si febres non sint

sanguinem quoque expuentibus subvenit agaricum victoriati pondere tritum et in mulsi V cyathis datum

[35] idem et amomon facit

iocineri privatim Teucria bibitur recens drachmis IIII in poscae hemina, Vettoniace drachma I in aquae calidae cyathis III ad cordis vitia in frigidae cyathis II
[33] Il molon è col fusto striato, con foglie tenere, piccole con la radice di 4 dita, sulla cui estremità c'è un capo di aglio

E' chiamato da alcuni syron

Col vino per lo stomaco cura l'asma il centaurio maggiore in sciroppo, la piantaggine col succo o col cibo, una libbra di vettonica pestata, mezza oncia di miele attico con acqua calda per quelli che la bevono ogni giorno, l'aristolochia o l'agarico bevuto in tre oboli con acqua calda o latte d'asina

[34] Il cissanthemos si beve per le respirazioni, ugualmente l'isopo anche per gli asmatici, il succo del peucedano nei dolori del fegato e del petto e del fianco, se non ci siano febbri

Per quelli che sputano sangue aiuta anche l'agarico tritato nella dose di un'oncia e dato in 5 bicchieri di vino mielato

[35] Anche l'amomo fa la stessa cosa

Per il fegato si beve particolarmente la felce fresca in quattro dracme in un'emina di acqua e aceto, una dracma di vettonica in 3 bicchieri di acqua calda in 2 bicchieri di acqua fredda per le malattie del cuore

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 31, Paragrafi 01-07

quinquefolii sucus iocineris et pulmonis vitiis sanguinemque reicientibus et cuicumque vitio sanguinis intus occurrit

iocineri anagallides mire prosunt

capnon herbam qui edere, bilem per urinam reddunt

acoron iocineri medetur, thoraci et praecordiis daucum

[36] Ephedra, ab aliis anabasis vocata, nascitur ventoso fere tractu scandens arborem et ex ramis propendens, folio nullo, cirris numerosa, qui sint iunci geniculati, radice pallida

datur ex vino nigro austero trita ad tussim, suspiria, tormina et sorbitione facta, in quam vinum addi convenit

item Gentiana madefacta pridie contrita denarii pondere in vini cyathis III

[37] Gaeum radiculas tenues habet nigras, bene olentes

medetur non modo pectoris doloribus aut lateris, sed et cruditates discutit iucundo sapore
Il succo della cinquefoglie giova per i mali del fegato e del polmone e per quelli che emettono sangue e per ciascuna perdita di sangue all'interno

Giovano meravigliosamente al fegato le anagallidi

Quelli che mangiano l'erba capnon, eliminano la bile attraverso l'urina

L'acoron cura il fegato, il dauco il torace e gli organi interni

[36] L'efedra, detta da altri anabasi, nasce in territorio per lo più ventoso scalando l'albero e pendendo dai rami, con nessuna foglia, ricca di viticci, che sono giunchi nodosi, con la radice chiara

Si dà tritata col vino nero forte per la tosse, le asme, le coliche e fatta in pozione, in cui conviene che sia aggiunto il vino

Anche la genziana macerata il giorno prima tritata nella dose di un denaro in 3 bicchieri di vino

[37] Il gaeum ha radichette sottili nere, che profumano piacevolmente

Cura non solo i mali del petto o del fianco, ma elimina anche le indigestioni con il piacevole sapore
verbenaca vero omnibus visceribus medetur, lateribus, pulmonibus, iocineribus, thoraci; [38] peculiariter autem pulmonibus et quos ab iis phthisis temptet radix herbae consilignis, quam nuper inventam diximus

suum quidem et pecoris omnis temdu praesens est pulmonum vitio vel traiecta tantum in auricula

bibi debet ex aqua haberique in ore adsidue sub lingua

superficies eius herbae an sit in aliquo usu, adhuc incertum est

renibus prodest plantaginis cibus, Vettonicae potus, agaricum potum ut in tussi

[39] Tripolion in maritimis nascitur saxis, ubi adludit unda, neque in mari neque in sicco, folium isatis crassiore, caule palmum alto, in mucrone diviso, radice alba, odorata, crassa, calidi gustus

datur hepaticis in farre cocta

haec herba eadem videtur quibusdam quae polium, de qua suo loco diximus
La verbena invece cura tutte le viscere, i fianchi, i polmoni, i fegati, al torace; [38] particolarmente poi per i polmoni e fra questi quelli che la tisi opprime la radice dell'erba consiligine, che abbiamo detto scoperta da poco

E' immediata anche per il male dei polmoni dei maiali e di ogni gregge anche solo inserita nelle orecchie

Dev'essere bevuta con l'acqua ed essere tenuta sempre in bocca sotto la lingua

Finora è incerto se la superficie di quest'erba sia per altro uso

Il cibo della piantaggine giova ai reni, la bevanda della vettonica, l'agarico bevuto come per la tosse

[39] Il tripolio nasce sulle rocce marittime, dove batte l'onda, né nel mare né all'asciutto, la foglia con più spessore dell'isato, col gambo alto un palmo, diviso sulla punta, con la radice bianca, profumata, spessa, di gusto caldo

Si dà agli epatici cotta nel farro

Al alcuni quest'erba sembra la stessa che il polio, di cui abbiamo parlato a suo luogo

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 04, Paragrafi 75-80
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 04, Paragrafi 75-80

[40] caulem foliis, in posca sanguinem reicientibus Gromphaena, alternis viridibus roseisque per medetur

iocineri autem herba malundrum, nascens in segete ac pratis, flore albo, odorata

eius cauliculus conteritur ex vino vetere

item herba calcetum e vinaceis contrita inponitur

faciles praestat vomitiones radix Vettonicae, hellebori modo IIII drachmis in passo aut mulso, hysopum tritum cum melle, utilius praesumpto nasturcio aut irione, molemonium denarii pondere

et sillybi lacteus sucus, qui densatur in cummim, sumitur cum melle supra dicto pondere praecipueque bilem trahit

[41] rursus sistunt vomitionem cuminum silvestre, Vettonicae farina; sumuntur ex aqua

abstergent fastidia cruditatesque digerunt daucum, Vettonicae farina ex aqua mulsa, plantago decocta caulium modo

Singultus heminonium sedat, item aristolochia, suspiria clymenus
[40] La gromphena cura con le foglie alterne sul gambo verdi e rosa, che in acqua e aceto respingono il sangue

Per il fegato poi l'erba malundrum, che nasce fra la messe e eni prati, col fiore bianco, profumata

Il suo piccolo gambo è pestato con vino vecchio

Anche l'erba calceto estirpata dalle vigne viene applicata

La radice della vettonica rende facili i vomiti, al modo dell'elleboro con 4 dracme in vino passito o mielato, l'isopo tritato col miele, più utile dopo aver preso il nasturzio o l'irione, il molemio nella dose di un denaro

Anche il succo latteo del silibo, che s'addensa in gomma, viene preso col miele nella dose sopra detta ed elimina particolarmente la bile

[41] Inoltre fermano il vomito il cumino selvatico, la farina di vettonica; sono presi con l'acqua

Eliminano le nausee e aiutano le indigestioni il dauco, la farina di vettonica con acqua mielata, la piantaggine decotta al modo del cavolo

L'emonio calma il sighiozzo, anche l'aristolochia, il climene l'asma

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 01-71

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Prefazione

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 14-29

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 45-103

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 28, Paragrafi 86-96