Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 22, Paragrafi 145-155

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 22, Paragrafi 145-155

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 22, Paragrafi 145-155

[145]stomachi quidem causa polentae modo potionibus inspergitur

quae sint ambusta, aqua semicocta curant, postea trita et per cribrum effuso furfure, mox procedente curatione addito melle

ex posca coquitur ad guttura

est et palustris lens, per se nascens in aqua non profluenti, refrigeratoriae naturae, propter quod collectionibus inlinitur et maxime podagris et per se et cum polenta

glutinat et interanea procidentia

[146]Est silvestris elelisphacos dicta a Graecis, aliis sphacos dicta, sativa lente leviore et folio minore atque sicciore et odoratiore

est et alterum genus eius silvestrius, odore gravi; haec mitior folia habet cotonei mali effigie, set minora et candida, quae cum ramis decocuntur

menses ciet et urinas, et pastinacae marinae ictus sanat, torporem autem obducit percusso loco
[145] Per lo stomaco viene sparsa quindi al modo della polenta in pozioni

Curano quelle parti che siano bruciate, con quella cotta a metà in acqua, poi tritata e attraverso un crivello con la buccia tolta, quindi con miele aggiunto nella cura che prosegue

Viene cotta in acqua e aceto per le gole

C'è anche la lenticchia palustre, che nasce di per sé nell'acqua stagnante, di natura rinfrescante, per questo viene spalmata per le infiammazioni e soprattutto per le gotte sia da sola sia con la polenta

Rassoda anche le viscere che prolassano

[146] C'è la selvatica detta dai Greci elelisphacos, detta da altri sphacos, più leggera della lenticchia coltivata e con una foglia più piccola e più secca e più profumata

C'è anche un suo altro genere più selvatico, con un odore forte; questa più tenera ha foglie con l'aspetto della melacotogna, ma più piccole e bianche, che vengono cotte con i rami

Favorisce le mestruazioni e le urine, guarisce anche le ferite della pastinaca marina, induce però torpore nella parte colpita
bibitur cum absinthio et dysinteriae

[147]cum vino eadem commorantes menses trahit, abundantes sistit decocto eius poto

per se inposita herba vulnerum sanguinem cohibet

purgat et serpentium morsus et, si in vino decoquatur, pruritus testium sedat

nostri, qui nunc sunt, herbarii elelisphacum Graece, salviam Latine vocant, mentae similem, canam, odoratam

partus emortuos ea adposita extrahunt, item vermes ulcerum auriumque

[148]Cicer et silvestre est, foliis simile, odore gravi

si largius sumatur, alvus solvitur et inflatio contrahitur et tormina

tostum salubrius habetur

cicercula etiamnum magis in alvo proficit

farina utriusque ulcera manantia capitis sanat, efficacius silvestris, item comitiales et iocinerum tumores et serpentium ictus

[149]ciet menses et urinas, grano maxime
Si beve con assenzio anche per la dissenteria

[147] La stessa col vino induce le mestruazioni che ritardano, riduce quelle abbondanti col suo decotto bevuto

Posta sopra ferma di per sé il sangue delle ferite

Purifica anche i morsi dei serpenti e, se viene cotta nel vino, calma i pruriti dei testicoli

I nostri erboristi, che sono presenti ora, la chiamano in lingua greca elelisphaco, in latino salvia, simile alla menta, bianca, profumata

Esse poste sopra estraggono i parti morti, anche i vermi delle ulcere e delle orecchie

[148] C'è anche il cece selvatico, simile nelle foglie, di odore forte

Se si assume troppo abbondantemente, si scioglie l'intestino e viene trattenuto il gonfiore e le dissenterie

Tostato è ritenuto più efficace

La cicerchia giova anche più all'intestino

La farina di entrambe cura le ferite del capo che permangono, più efficacemente la selvatica, così le epilessie e i tumori del fegato e i morsi dei serpenti

[149] Soprattutto in granello, favorisce le mestruazioni e le urine
emendat et lichenas et testium inflammationes, regium morbum, hydropicos

laedunt omnia haec genera exulceratam vesicam et renes

gangraenis utiliora cum melle et his, quae cacoëthe vocantur

verrucarum in omni genere prima luna singulis granis singulas tangunt, eaque grana in linteolo deligata post se abiciunt, ita fugari vitium arbitrantes

[150]nostri praecipiunt arietinum in aqua cum sale discoquere, ex eo bibere cyathos binos in difficultatibus urinae; sic et calculos pelli morbumque regium

eiusdem foliis sarmentisque decoctis aqua quam maxime calida morbos pedum lenit, et ipsum calidum tritumque inlitum

columbini decocti aqua horrorem tertianae et quartanae minuere creditur

nigrum autem cum gallae dimidio tritum oculorum ulceribus ex passo medetur
Elimina anche le irritazioni cutanee e le infiammazioni dei testicoli, l'itterizia, gli idropici

Tutti questi tipi danneggiano le vescica infiammata e i reni

Per le cancrene più utili col miele e per quei mali, che sono detti tumori maligni

Con la prima luna toccano con singoli grani le singole parti in ogni tipo di verruche, poi si gettano dietro quei grani legati in un sacchetto, pensando così che il malanni sia messo in fuga

[150] I nostri prescrivono di cuocere l'arietino con sale nell'acqua, di bere due tazze di questo nei disturbi dell'urina; così sono eliminati anche i calcoli e l'itterizia

Cotte le sue foglie e i rami in acqua quanto più calda lenisce le malattie dei piedi, e la stessa cosa spalmato caldo e tritato

L'acqua di quello colombino decotto è ritenuta diminuire il tremito della febbre terzana e quartana

Il nero poi tritato con metà di una noce galla cura nel passito le ferite degli occhi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 38-44
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 38-44

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 03, paragrafi 38-44

[151]De ervo quaedam in mentione eius diximus, nec potentiam ei minorem veteres quam brassicae tribuere contra serpentium ictus ex aceto, ad crocodilorum hominumque morsum

si quis ervum cotidie ieiunus edit, lienem eius absumi certissimi auctores adfirmant

farina eius varos, sed et maculas cutis toto corpore emendat

serpere ulcera non patitur, in mammis efficacissimum

[152]carbunculos rumpit ex vino

urinae difficultates, inflationem, vitia iocineris, tenesmon et quae cibum non sentiant, atropha appellata, tostum et in nucis abellanae magnitudinem melle collectum devoratumque corrigit; item impetigines ex aceto coctum et quarto die solutum

panos in melle inpositum suppurare prohibet

[153]aqua decocti perniones et pruritus sanat fovendo
[151] Sull'ervo abbiamo detto alcune cose nella sua menzione, gli antichi attribuirono ad esso con l'aceto una potenza non minore che al cavolo contro le ferite dei serpenti, il morso dei coccodrilli e degli uomini

Se qualcuno mangia a digiuno ogni giorno l'ervo, autori molto affidabili sostengono che la sua milza viene distrutta

La sua farina toglie i foruncoli, ma anche le macchie della pelle in tutto il corpo

Non permette che le ulcere dilaghino, molto efficace sulle mammelle

[152] Col vino rompe le pustole annerite

Tostata ed ridotta col miele alla grandezza di una nocciola e mangiata migliora le difficoltà dell'urina, la flatulenza, i mali del fegato, il tenesmo e quelle parti che non assumono il cibo, dette atrofizzate; anche le infezioni cotta con l'aceto e lasciata per quattro giorni

Messa nel miele impedisce che i gonfiori di suppurare

[153] L'acqua di quella cotta risana i geloni e i pruriti nell'applicarla
quin et universo corpori, si quis cotidie ieiunus biberit, meliorem fieri colorem existumant

cibis idem hominis alienum

vomitiones movet, alvum turbat, capiti et stomacho onerosum; genua quoque degravat

sed madefactum pluribus diebus mitescit, bubus iumentisque utilissimum

siliquae eius virides prius, quam indurescant, cum suo caule foliisque contritae capillos nigro colore inficiunt

[154]Lupini quoque silvestres sunt, omni modo minores praeterquam amaritudine

ex omnibus, quae eduntur, sicco nulli minus ponderis est nec plus utilitatis

mitescunt cinere aut aqua calidis

colorem hominis frequentiores in cibo exhilarant, amari contra aspidas valent

ulcera atra aridi decorticatique triti supposito linteolo ad vivum corpus redigunt

strumas, parotidas in aceto cocti discutiunt
Anzi se qualcuno ha bevuto a digiuno ogni giorno pensano che il colore diventi migliore in tutto il corpo

La stessa estranea ai cibi dell'uomo

Muove i vomiti, disturba l'intestino, pesante per la testa e lo stomaco; appesantisce anche le ginocchia

Ma macerata per più giorni s'indebolisce, molto utile per i buoi ei giumenti

I suoi baccelli verdi prima che induriscano, tritati con il suo fusto e le foglie rendono i capelli di colore nero

[154] Ci sono anche i lupini selvatici, in ogni aspetto inferiori tranne che nell'amarezza

Fra tutte le cose, che si mangiano, per nessuna secca c'è minore peso e più utilità

S'addolciscono con la cenere o con acqua calda

Più abbondanti nel cibo distendono il colorito dell'uomo; gli amari servono contro le serpi

Sbucciati secchi e tritati in un panno posto sulle ulcere nere riportano ad un corpo vivo

Cotti nell'aceto curano le ghiandole, gli orecchioni

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[155]sucus decoctorum cum ruta et pipere vel in febri datur ad ventris animalia pellenda minoribus XXX annorum, pueris vero etiam inpositi in ventrem ieiunis prosunt, et alio genere tosti vel in defruto poti vel ex melle sumpti

iidem aviditatem cibi faciunt, fastidium detrahunt

farina eorum aceto subacta papulas pruritusque in balneis inlita cohibet et per se siccat ulcera

livores emendat, inflammationes cum polenta sedat

[155] Il succo di quelli cotti con la ruta e il pepe viene dato anche durante la febbre ai minori di 30 anni per i parassiti del ventre da eliminare, ai bambini poi giovano anche posti sul ventre a digiuno, e secondo un altro metodo tostati o bevuti in mosto cotto o presi col miele

Gli stessi provocano desiderio di cibo, eliminano la nausea

La loro farina trattata con aceto spalmata durante il bagno impedisce le vesciche e i pruriti e di per sé secca le ulcere

Toglie i lividi, con la polenta calma le infiammazioni

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