Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 20, Paragrafi 99-189

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 20, Paragrafi 99-189

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 20, Paragrafi 99-189
[99] prodest et gingivis et dentibus vel per se commanducata

taenias et reliqua ventris animalia pellit ex aceto et melle sumpta

linguae quoque recens subiecta praestat, ne hydropici sitiant

coquitur pluribus modis: in olla, quae coiciatur in clibanum aut furnum, vel adipe aut luto inlita, vel frustatim in patinis

[100] et cruda siccatur, deinde conciditur coquiturque in aceto, cum serpentium ictibus inponitur

tosta quoque purgatur et medium eius iterum in aqua coquitur

usus sic coctae ad hydropicos, ad urinam ciendam tribus obolis cum melle et aceto potae, item splenicos et stomachicos, si non sentiant ulcus, quibus innatet cibus, ad tormina, regios morbos, tussim veterem cum suspirio

[101] discutit et foliis strumas quadrinis diebus soluta, furfures capitis et ulcera manatia inlita ex oleo cocta
[99] Giova anche alle gengive e ai denti o mangiata di per sé

Presa con aceto e miele caccia le tenie e gli altri animali del ventre

Anche fresca messa sotto la lingua permette, che gli idropici non abbiano sete

Viene cotta in più modi: in una pentola, che è sistemata in un tegame o nel forno, e spalmata con grasso o creta, o pezzo a pezzo in casseruole

[100] Viene seccata anche cruda, poi è tagliata ed è cotta in aceto, allora si mette per le ferite dei serpenti

Tostata viene anche pulita e il suo centro è cotto di nuovo in acqua

Così l'uso di quella cotta per gli idropici, bevuta per favorire l'urina in tre oboli con miele e aceto, ugualmente per i malati di milza e di stomaco, se non avvertono ulcere, in cui si fermi il cibo, per le coliche, le itterizie, la tosse cronica con gemito

[101] Sciolta anche con le foglie per quattro giorni guarisce le ghiandole, spalmata cotta nell'olio le forfore del capo e le ulcere purulente
coquitur et in melle cibi gratia, maxime uti concoctionem faciat

sic et interiora purgat

rimas pedum sanat in oleo cocta et mixta resinae

semen eius lumborum dolori ex melle inponitur

Pythagoras scillam in limine quoque ianuae suspensam contra malorum medicamentorum introitum pollere tradit

[102] Ceteri bulbi ex aceto et sulpure ulceribus in facie medentur, per se vero triti nervorum contractioni et ex vino porrigini, cum melle canum morsibus; Erasistrato placet cum pice

idem sanguinem sistere eodem tradit inlitos cum melle

alii, si e naribus fluat, coriandrum et farinam adiciunt

[103] Theodorus et lichenas ex aceto bulbis curat, erumpentia in capite cum vino austero aut ovo

et bulbos epiphoris idem inlinit et siccae lippitudini media eorum
E' cotta anche nel miele come cibo, soprattutto perché produca la digestione

Così purifica anche gli organi interni

Cotta nell'olio e mista alla resina risana le screpolature dei piedi

Il suo seme viene messo col miele per il dolore dei fianchi

Pitagora tramanda che la cipolla appesa anche sulla soglia della porta agisce contro l'ingresso dei rimedi malefici

[102] I rimanenti bulbi curano con aceto e zolfo le ferite sul viso, invece tritati di per sé la contrazione dei nervi e col vino la tigna, col miele i morsi dei cani; ad Erasistrato aggrada con la pece

Lo stesso tramanda che quelli spalmati col miele fermano appunto il sangue

Altri, se scorre dalle narici, aggiungono anche coriandolo e farina

[103] Teodoro con i bulbi nell'aceto cura anche le lichene, le eruzioni sul capo con vino aspro o con l'uovo

Lo stesso spalma anche i bulbi per i catarri e per l'infiammazione secca le parti centrali di essi
vitia, quae sunt in facie, rubentes maxime in sole inliti cum melle et nitro emendant, lentiginem cum vino aut cum aceto

vulneribus quoque mire prosunt per se aut, ut Damion, ex mulso, si quinto die solvantur

[104] iisdem et auriculas fractas curat et testium pituitas; in articulorum doloribus miscet et farinam

in vino cocti inliti ventri duritiam praecordiorum emolliunt

dysintericis in vino ex aqua caelesti temperato dantur, ad convulsa intus cum silphio pilulis fabae magnitudine

ad sudorem tusi inlinuntur

nervis utiles, ideo et paralyticis dantur

[105] luxata in pedibus, qui sunt rufi ex iis, citissime sanant cum melle et sale

venerem maxime Megarici stimulant, hortensii partum cum sapa aut passo sumpti, silvestres interaneorum plagas et vitio cum silphio pilulis devoratis sedant
Quelli rossi soprattutto messi al sole con miele e nitrato eliminano i mali, che sono sul viso, col vino o l'aceto la lentiggine

Giovano meravigliosamente anche alle ferite di per sé o, secondo Damione, con vino mielato, se sono rimossi nel quinto giorno

[104] Cura con gli stessi anche le orecchie fratturate e gli ascessi dei testicoli; mescola anche la farina per i dolori delle articolazioni

Cotti nel vino spalmati sul ventre rilassano la durezza degli organi interni

Sono dati ai dissenterici nel vino mescolato con acqua piovana, per le convulsioni all'interno con silfio in pillole con la grandezza della fava

Pestati sono spalmati per il sudore

Utili per i nervi, perciò sono dati anche ai paralitici

[105] Quelli fra questi che sono rossi, sanano molto velocemente le lussazioni dei piedi con miele e sale

Quelli di Megara stimolano soprattutto la passione, quelli degli orti il parto presi con mosto cotto o vino passito, i selvatici le piaghe degli organi interni e rimediano al male mangiati in pillole col silfio

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 123-164
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 33, Paragrafi 123-164

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 33, Paragrafi 123-164

illorum semen contra phalangia bibitur in vino

[106] ipsi ex aceto inlinuntur contra serpentium ictus

semen antiqui bibendum insanientibus dabant

flos bulborum tritus crurum maculas varietatesque igni factas emendat

Diocles hebetari oculos ab his putat

elixos assis minus utiles esse adicit et difficile concoqui ex vi uniuscuiusque naturae

[107] Bolbinen Graeci vocant herbam porraceis foliis, rubicundo bulbo

haec traditur vulneribus mire utilis, dumtaxat recentibus

bulbus, quem vomitorium vocant ab effectu, folia habet nigra, ceteris longiora

[108] Inter utilissimos stomacho cibos asparagi traduntur

cumino quidem addito inflationes stomachi colique discutiunt, iidem oculis claritatem adferunt, ventrem leniter molliunt, pectoris et spinae doloribus intestinorumque vitiis prosunt, vino, cum coquuntur, addito
Il loro seme è bevuto nel vino contro i falangi

[106] Gli stessi sono spalmati con l'aceto contro le ferite dei serpenti

Gli antichi davano il seme da bere ai pazzi

Il fiore dei bulbi tritato elimina le macchie delle gambe e le sfumature fatte dal fuoco

Diocle ritiene che gli occhi siano indeboliti da essi

Aggiunge che quelli lessi sono meno utili degli arrostiti e che sono digeriti difficilmente per la forza di ciascuna specie

[107] I Greci chiamano cipolletta l'erba con le foglie del porro, con un bulbo rossiccio

Questa è ritenuta straordinariamente utile per le ferite, ma solo per le recenti

Il bulbo, che chiamano vomitorio per l'effetto, ha foglie nere, più lunghe delle altre

[108] Gli asparagi sono tramandati fra i cibi molto utili per lo stomaco

Aggiunto poi il cumino eliminano le infiammazioni dello stomaco e del colon, gli stessi portano acutezza agli occhi, rilassano lievemente il ventre, giovano ai dolori del petto e della spina dorsale e ai mali degli organi interni, quando sono cotti con vino aggiunto
ad lumborum et renium dolores semen obolorum trium pondere, pari cumini bibitur

venerem stimulant, urinam cient utilissime, praeterquam vesica exulcerata, [109] radice quoque plurimorum praedicatione

trita et in vino albo pota calculos quoque exturbat, lumborum et renium dolores sedat

quidam et ad vulvae dolorem radicem cum vino dulci propinant

eadem in aceto decocta contra elephantiasim proficit

asparago trito ex oleo perunctum pungi ab apibus negant

[110] Silvestrem asparagum aliqui Libycum vocant, Attici orminum

huius ad supra dicta omnia efficacior vis, et candidiori maior

morbum regium extenuant

veneris causa aquam eorum decoctam bibi iubent ad heminam

idem et semen valet cum aneto ternis utriusque obolis
Il seme nella mirura di tre oboli anche per i dolori dei fianchi e dei reni, viene bevuto con pari peso di cumino

Stimolano la passione, favoriscono molto efficacemente l'urina, eccetto con la vescica ulcerata, [109] anche con la radice secondo il parere dei più

Bevuta tritata anche nel vino bianco espelle pure i calcoli, calma i dolori dei lombi e dei reni

Alcuni danno la radice col vino dolce per il dolore dell'organo femminile

La stessa cotta in aceto serva contro l'elefantiasi

Negano che chi è stato unto con l'asparago tritato nell'olio sia punto dalle api

[110] Alcuni chiamano libico l'asparago selvatico, gli Attici ormino

Più efficace la potenza di questo per tutte le malattie sopra citate, e più grande per quello bianco

Riducono l'itterizia

Consigliano per la passione che sia bevuta in un'emina l'acqua bollita di questi

Anche lo stesso seme serve con l'aneto in tre oboli di entrambi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 10, Paragrafi 120-130
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 10, Paragrafi 120-130

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 10, Paragrafi 120-130

datur et ad serpentium ictus sucus decoctus; radix miscetur radici marathri inter efficacissima auxilia

[111] si sanguis per urinam reddatur, semen et asparagi et apii et cumini ternis obolis in vini cyathis duobus Chrysippus dari iubet

set id hydropicis contrarium esse, quamvis urinam moveat, docet, item veneri, vesicae quoque nisi decoctum; quae aqua si canibus detur, occidi eos

in vino decoctae radicis sucum, si ore contineatur, dentibus mederi

[112] Apio gratia in volgo est

namque rami lactis potionibus per rura innatant et in condimentis peculiarem gratiam habent

praeterea oculis inlitum cum melle, ita ut subinde foveantur ferventi suco decocti, aliisque membrorum epiphoris per se tritum aut cum pane vel polenta inpositum mire auxiliatur

pisces quoque, si aegrotent in piscinis, apio viridi recreantur
Viene dato anche il succo decotto contro le ferite dei serpenti; la radice è mescolata alla radice del finocchio fra i rimedi molto efficaci

[111] Se è rilevato sangue attraverso l'urina, Crisippo consiglia che sia dato il seme sia dell'asparago sia del sedano sia del cumino con tre oboli in due ciati di vino

Ma spiega che ciò è dannoso agli idropici, sebbene provochi l'urina, così alla passione, anche alla vescica se non decotto; che se questo è dato ai cani con l'acqua, essi sono uccisi

Il succo della radice cotta nel vino, se è trattenuta in bocca, cura i denti

[112] C'è apprezzamento per il sedano fra il popolo

Infatti i rami si spargono per i campi ed hanno un particolare sapore con le bevande del latte e nei condimenti

Inoltre spalmato sugli occhi col miele, così che subito siano riscaldati col succo caldo del decotto, e aiuta straordinariamente messo per gli altri flussi delle membra tritato di per sé o col pane o con la polenta

Anche i pesci, se s'ammalano nelle piscina, sono risanato col sedano verde
[113] verum apud eruditos non aliud erutum terra in maiore sententiarum varietate est

distingitur sexu

Chrysippus feminam esse dicit crispioribus foliis et duris, crasso caule, sapore acri et fervido; Dionysius, nigriorem, brevem, radicis, vermiculos gignentem; ambo neutrum ad cibos admittendum, immo omnino nefas, namque id defunctorum epulis feralibus dicatum esse, visus quoque claritati inimicum, [caule feminae vermiculos gigni] [114] ideoque eos, qui ederint, sterilescere, mares feminasve; in puerperiis vero ab eo cibo comitiales fieri qui ubera hauriant; innocentiorem tamen esse marem

eaque causa est, ne inter nefastos frutex damnatur

mammarum duritiam inpositis foliis emollit

[115] suaviores aquas potui incoctum praestare
[113] In verità non c'è altro ricavato dalla terra con maggiore varietà di pareri presso gli scrittori

Viene distinto dal sesso

Crisippo dice che la femmina è con foglie più crespe e dure, col gambo grosso, col sapore acre e pungente; Dionisio, più nera, corta, di radice, che produce vermetti; entrambi che nessuno dei due è da mettere nei cibi, anzi completamente sacrilego, che infatti è riservato per le mense sacre dei defunti, dannoso anche alla chiarezza della vista, [che dal gambo della femmina sono generati vermetti] [114] e che perciò quelli, che ne abbiano mangiato, diventano sterili, maschi e femmine; invece fra i neonati diventare epilettici con questo cibo quelli che lo succhiano dalla mammella; tuttavia che quello maschio è meno nocivo

E' questa la causa, perché l'arbusto non è condannato fra quelli nefasti

Ammorbidisce la durezza delle mammelle con le foglie applicate

[115] Quello cotto rendere più gradite le acque da bere

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 01-11

suco maxime radicis cum vino lumborum dolores mitigat, eodem iure instillato gravitatem aurium

semine urinam ciet, menstrua ac secundas partus et si foveantur semine decocto

suggillata reddit colori cum ovi albo inlitum

at ex aqua coctum potumque renibus medetur, in frigida tritum oris ulceribus

semen cum vino vel radix cum vetere vino vesicae calculos frangunt

semen datur et arquatis ex vino albo

[116] Apiastrum Hyginus quidem melissophyllum appellat, sed in confessa damnatione est venenatum in Sardinia

contexenda enim sunt omnia ex eodem nomine apud Graecos pendentia

[117] Olusatrum, quod hipposelinum vocant, adversatur scorpionibus

poto semine torminibus et interaneis medetur; item difficultatibus urinae semen eius decoctum ex mulso potum

radix in vino decocta calculos pellit et lumborum ac lateris dolores
Soprattutto col succo della radice col vino calma i dolori dei lombi, con lo stesso liquido instillato la pesantezza delle orecchie

Col seme favorisce l'urina, le mestruazioni e i parti favorevoli anche se sono riscaldati col seme cotto

Restituisce le ecchimosi al colore spalmato con bianco d'uovo

Ma cotto e bevuto con acqua cura i reni, tritato in acqua fresca le ulcere della bocca

Il seme col vino o la radice con vino vecchio frantumano i calcoli della vescica

Il seme è dato anche ai curvi con vino bianco

[116] Igino poi chiama apiastro l'erba melissa, ma in Sardegna è per condanna manifesta avvelenata

Infatti sono da riunire tutte le cose che presso i Greci dipendono da uno stesso nome

[117] L'olusatro, che chiamano ipposelino, s'oppone agli scorpioni

Col seme in bevanda cura le coliche e gli intestini; così il suo seme decotto bevuto con vino mielato per le difficoltà dell'urina

La radice cotta nel vino toglie i calcoli e i dolori del limbi e del fianco
canis rabiosi morsibus potum et inlitum medetur

sucus eius algentes calefacit potus

quartum genus ex eodem aliqui faciunt oreoselinum, palmum alto frutice recto, semine cumino simili, urinae et menstruis efficax

heleoselino vis privata contra araneos; eo et oreoselino feminae purgantur e vino

[118] Alio genere petroselinum quidam appellant in saxis natum, praecipuum ad vomicas, coclearibus binis suci additis in cyathum marrubii suci atque ita calidae aquae tribus cyathis

adiecere quidam buselinum, differens brevitate caulis a sativo et radicis colore rufo, eiusdem effectus, praevalere contra serpentes potu et inlitu
Bevuto e spalmato cura i morsi del cane rabbioso

Il suo succo bevuto riscalda quelli che hanno freddo

Alcuni considerano un quarto tipo di questo l'oroselino, con lo stelo dritto alto un palmo, nel seme simile al cumino, efficace per l'urina e le mestruazioni

Per l'eleoselino una particolare forza contro i ragni; con questo e con l'oreoselino nel vino le donne sono ripulite

[118] Alcuni riferiscono a un altro genere il petroselino nato fra i sassi, particolare per gli ascessi, con due cucchiai di succo aggiunti un bicchiere di succo di marrobio e ancora tre bicchieri di acqua calda

Alcuni aggiunsero che il buselino, che si differenzia per la brevità del gambo da quello coltivato e per un colore rosso della radice, di uguale effetto, prevaleva contro i serpenti in bevanda e in unguento

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 28, Paragrafo 114-125

[119] Ocimum quoque Chrysippus graviter increpuit inutile stomacho, urinae, oculorum quoque claritati, praeterea insaniam facere et lethargos et iocineris vitia, ideoque capras id aspernari, hominibus quoque fugiendum censens

addunt quidam tritum, si operiatur lapide, scorpionem gignere, commanducatum et in sole positum vermes; [120] Afri vero, si eo die feriatur quispiam a scorpione, quo ederit ocimum, non posse servari

quin immo tradunt aliqui, manipulo ocimi cum cancris X marinis vel fluviatilibus trito convenire ad id scorpiones ex proximo omnes

Diodorus in empiricis etiam pediculos facere ocimi cibum

[121] secuta aetas acriter defendit, nam id esse capras, nec cuiquam mentem motam, et scorpionum terrestrium ictibus marinorumque venenis mederi ex vino addito aceti exiguo
[119] Crisippo critica pesantemente anche il basilico inutile per lo stomaco, l'urina, anche per l'acutezza degli occhi, causare inoltre pazzia e catalessi e malattie del fegato, e che perciò le capre lo evitano, ritenendo che anche gli uomini debbano sfuggirlo

Alcuni aggiungono che quello tritato, se è coperto con una pietra, generi uno scorpione, masticato e messo al sole i vermi; [120] Gli Africani invece, se qualcuno è ferito da uno scorpione in quel giorno, in cui ha mangiato basilico, non poter essere salvato

Anzi alcuni tramandano anche che, tritato un mazzo di basilico con 10 granchi marini o di fiume convergono verso questo tutti gli scorpioni dalle vicinanze

Diodoro negli scritti empirici (dice che) il cibo del basilico produce anche pidocchi

[121] L'età successiva l'ha difeso fortemente, infatti (ha detto) che le capre lo accettano, che né ad alcuno la mente si è sconvolta, che col vino aggiunto a un poco di aceto cura le ferite degli scorpioni terrestri e i veleni di quelli marini

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