Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 191-197

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 191-197

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 191-197

[191] Protinus hanc a vindemia, ubi caeli tepor indulget, adoriuntur [191] La iniziano subito dalla vendemmia, quando il tepore del cielo lo permette
sed et in hoc fieri numquam debet ratione naturae ante exortum aquilae, ut in siderum causis docebimus proximo volumine, immo vero favonio, quoniam anceps culpa sit praeproperae festinationis Ma anche in questo non si deve mai procedere con il motivo della natura prima del sorgere dell'aquila, come mostreremo nel volume successivo sugli influssi degli astri, anzi col favonio, poiché è pericolosa la colpa della fretta precipitosa
si saucias recenti medicina mordeat quaedam hiemis ruminatio, certum est gemmas earum frigore hebetari plagasque findi et caeli vitio exuri oculos lacrima destillante Se una certa recrudescenza dell'inverno danneggia le viti ferite per il recente rimedio, è certo che le loro gemme s'indeboliscono per il freddo e che le ferite si spaccano e che gli occhi per colpa del clima si bruciano mentre stilla la lacrima

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 70-123
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 70-123

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 70-123

nam gelu fragiles fieri quis nescit Infatti chi non sa che diventano fragili per il freddo
[192] operarum ista conputatio est in latifundis, non legitima naturae festinatio [192] Questa è un'attività dei lavori nei latifondi, non una legittima fretta della natura

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 51-60
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 21, Paragrafi 51-60

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 51-60

quo maturius putantur aptis diebus, eo plus materiae fundunt; quo serius, eo fructum uberiorem Quanto più velocemente sono potate nei giorni adatti, tanto più si riempiono di legno; quanto più tardivamente, tanto più ricco il frutto
quare macras prius conveniet putare, validas novissime, plagam omnem obliquam fieri, ut facile decidant imbres, et ad terram verti quam levissima cicatrice acie falcis exacuta plagaque conlevata, recidi autem semper inter II gemmas, ne sit vulnus oculis in recisa parte Perciò converrà prima potare le viti esili, per ultimo le robuste, che tutto il taglio sia obliquo, affinché le piogge scendano facilmente, e siano rivolte verso la terra con una fenditura quanto più leggera di una falce con la punta affilata e il taglio ripulito, che siano tagliate poi sempre fra due gemme, affinché la ferita non si trovi sulle gemme nella parte recisa

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 56-69
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 56-69

[193] nigram esse eam existimant et, donec ad sincera veniatur, recidendam, quoniam e vitioso materia utilis non exeat [193] Ritengono che essa sia nera e, da recidere, finchè non si giunga alle parti incorrotte, poiché da una parte corrotta non esce un legno utile
si macra vitis idoneos palmites non habeat, ad terram recidi eam novosque elici utilissimum, in pampinatione non hos detrahere pampinos, qui cum uva sint; id enim et uvas supplantat praeterquam in novella vinea Se la vite esile non ha tralci adatti, molto utili che essa sia tagliata dino al terreno e che siano estratti i nuovi, nella pampinazione non togliere quei pampini, che sono con l'uva; infatti questo distrugge anche le uve tranne nella vigna novella

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 16, Paragrafi 230-241

inutiles iudicantur in latere nati, non ab oculo, quippe etiam uva, quae nascatur e duro, rigescente, ut nisi ferro detrahi non possit Sono ritenute inutili quelli nati sul fianco, non dall'occhio, poiché s'indurisce anche l'uva, che nasce dalla parte dura, cosicché non possa essere presa se non col ferro

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 27, Paragrafi 63-90

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