Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 122-190

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 17, Paragrafi 122-190

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 17, Paragrafi 122-190

[122] Non est omittenda raritas unius exempli

Corellius eques Romanus Ateste genitus insevit castaneam suomet ipsam surculo in Neapolitano agro

sic facta est castanea, quae ab eo nomen accepit inter laudatas

postea Tereus eiusdem libertus Corellianam iterum insevit

haec est inter eas differentia: illa copiosior, haec Tereiana melior

[123] Reliqua genera casus ingenio suo excogitavit ac defractos serere ramos docuit, cum pali defixi radices cepissent

multa sic seruntur inprimisque ficus omnibus aliis modis nascens praeterquam talea, optime quidem, si vastiore ramo pali modo exacuto adigatur alte, exiguo super terram relicto capite eoque ipso harena cooperto
[122] Non bisogna tralasciare la rarità di un fatto

Il cavaliere romano Corellio nato ad Ateste innestò uno stesso castagno con il suo medesimo germoglio nel territorio napoletano

Così fu prodotta una castagna fra le rinomate, che prese nome da lui

Poi il suo liberto Tereo innestò di nuovo la corelliana

Questa è la differenza fra esse: quella più abbondante, questa tereiana migliore

[123] Il caso con la sua inventiva escogitò gli altri metodi e insegnò a piantare i rami spazzati, dopo che i pali conficcati avevano messo le radici

Così sono piantati molti e fra i primi il fico che nasce in tutti gli altri modo tranne per talea, certo orridamente, se viene spinto profondamente con un ramo piuttosto grande appuntito al modo di un palo, collocato sul terreno con una piccola cima e coperto anch'esso di sabbia
ramo seruntur et punica, palis laxato prius meatu, item myrtus, omnium horum longitudine III pedum, crassitudine minus bracchiali, cortice diligenter servato, trunco exacuto

[124] Myrtus et taleis seritur, morus talea tantum, quoniam in ulmo eam inseri religio fulgurum prohibet

quapropter de talearum satu nunc dicendum est

servandum in eo ante omnia, ut taleae ex feracibus fiant arboribus, ne curvae neve scabrae aut bifurcae, ne tenuiores quam ut manum impleant, ne minores pedalibus, ut inlibato cortice atque ut sectura inferior ponatur semper et quod fuerit ab radice, adcumuleturque germinatio terra, donec robur planta capiat
Anche i melograno sono piantati col ramo, scavata prima una buca con i pali, ugualmente il mirto, con una lunghezza di tutti questi di 3 piedi, con la grandezza meno di un braccio, con la corteccia diligentemente conservata, con il tronco appuntito

[124] Il mirto è piantato anche con le talee, il moro solo con la talea, poiché la superstizione dei fulmini impedisce che esso sia innestato sull'olmo

Pertanto ora bisogna parlare della riproduzione delle talee

In ciò bisogna badare innanzitutto, che le talee provengano da alberi fecondi, non curve né ruvide o biforcute, né troppo sottili che non riempiano una mano, né più corte dei piedi, come con la corteccia intatta e sia posta sempre in basso la parte tagliata e quello che sia derivato dalla radice, e la germinazione sia colmata di terra, finchè la pianta acquista forza
[125] Quae custodienda in olearum cura Cato iudicaverit, ipsius verbis optime praecipiemus: "Taleas oleagineas, quas in scrobe saturus eris, tripedaneas facito, diligenterque tractato, ne liber laboret, cum dolabis aut secabis

quas in seminario saturus eris, pedales facito

eas sic inserito: locus bipalio subactus sit beneque gluttus

cum taleam demittes, pede taleam opprimito

si parum descendet, malleo aut mateola adigito

cavetoque, ne librum scindas, cum adiges

palo prius locum ne feceris, quo taleam demittas; ita melius vivet

taleae ubi trimae sunt, tum denique maturae sunt, ubi liber se vertet

[126] si in scrobibus aut in sulcis seres, ternas taleas ponito easque divaricato

supra terram ne plus quattuor digitos traversos emineant, vel oculos serito
[125] Catone avrà suggerito quelle norme da seguire nella cura degli ulivi, istruiremo ottimamente con le parole dello stesso: "Le talee degli ulivi, che starai per piantare nella fossa, le farai di tre piedi, e le tratterai accuratamente, affinché il libro non soffra, quando pulirai o taglierai

Quelle che starai per piantare nel vivaio, li farai di un piede

Le innesterai così: il luogo sia scavato con la vanga e compresso bene

Quando metterai la talea, spingerai la talea col piede

Se scenderà poco, spingerai col martello o col mazzuolo

E starai attento, a non spezzare il libro, quando spingerai

Non avrai fatto posto prima con un palo, dove metterai la talea; così vivrà meglio

Quando le talee sono di tre anni, allora sono finalmente mature, quando il libro si trasforma

[126] Se pianterai in fosse o solchi, le metterai a tre a tre e con un intervallo

Non sporgano sul terreno più di quattro dita trasversali, o pianterai le gemme

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 116 - 172
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 07, Paragrafi 116 - 172

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 07, Paragrafi 116 - 172

Diligenter eximere oleam oportet et radices quam plurimas cum terra ferre, ubi radices bene operueris, calcare bene, ne quid noceat

si quis quaeret, quod tempus oleae serendae sit, agro sicco per sementem, agro laeto per ver

[127] Olivetum diebus XV ante aequinoctium vernum incipito putare

ex eo die dies XL recte putabis

id hoc modo putato: qua locus recte ferax erit, quae arida erunt et si quid ventus interfregerit, inde ea omnia eximito

qua locus ferax non erit, id plus concidito aratoque bene enodatoque stirpisque leves facito

Circum oleas autumnitate ablaqueato et stercus addito

Qui oletum saepissime et altissime miscebit, is tenuissimas radices exarabit

si male arabit, radices susum abibunt, crassiores fient et eo in radices vires oleae abibunt"
Occorre che estrarre l'olivo accuratamente e trasportare quante più radici con il terreno, quando avrai ben ricoperto le radici, premere bene, affinché qualcosa non danneggi

Se qualcuno chiede, quale sia il periodo di piantare l'ulivo, nel terreno secco attraverso la semenza, nel terreno ricco durante la primavera

[127] Comincerai a potare l'oliveto nei quindici giorni prima dell'equinoziodi primavera

Da quel giorno poterai felicemente per quaranta giorni

Lo poterai in questo modo: dove il luogo sarà favorevolmente fertile, quelle parti che saranno aride e se qualche vento avrà spezzato, di là toglierai tutte queste cose

Dove il luogo non sarà fertile, lo taglierai di più e dopo aver arato bene e tolto i nodi del tronco li renderai lisci

Nell'autunno scaverai intorno agli ulivi e e aggiungerai concime

Colui che molto assiduamente e molto profondamente rivolterà l'uliveto, questo strapperà le radici più sottili

Se arerà male, le radici andranno verso l'alto, diventeranno più grandi e per questo le forze dell'ulivo andranno verso le radici"
[128] Quae genera olearum et in quo genere terrae iuberet seri quoque spectare oliveta, diximus in ratione olei

Mago in colle et siccis et argilla inter autumnum et brumam seri iussit, in crasso aut umido aut subriguo solo a messe ad brumam

quod praecepisse eum Africae intellegitur

Italia quidem nunc vere maxime serit

sed si et autumno libeat, post aequinoctium XL diebus ad vergiliarum occasum IIII soli dies sunt, quibus seri noceat

[129] Africae peculiare, quod in oleastro eas inserit quadam aeternitate, cum senescant, proxima adoptione virga emissa atque ita alia arbore ex eadem iuvenescente iterumque et quotiens opus sit, ut aevis eadem oliveta constent

inseritur autem oleaster calamo et inoculatione
[128] Abbiamo spiegato nell'argomento dell'olio quali generi di ulivi e in quale tipo di terra consigliava che fossero piantati e come orientare gli oliveti

Magone ordinò che fossero piantati su un colle e su quelli secchi e con argilla fra l'autunno e l'inverno, in un luogo grasso o umido o col suolo un po' umido dalla mietitura all'inverno

Si capisce che questo l'aveva prescritto per l'Africa

Certo ora l'Italia pianta soprattutto a primavera

Ma se si vuole anche in autunno, nei 40 giorni dopo l'equinozio ci sono solo 4 giorni verso il tramonto delle Pleiadi, in cui sia dannoso essere piantati

[129] Caratteristico dell'Africa, il fatto che li avrà innestati sull'oleastro quasi con una certa eternità, quando invecchiano, l'innesto seguente con una virga conficcata e così da uno stesso albero un altro che ringiovanisce ancora e ogni volta che sia necessario, affinché gli stessi uliveti durino nei tempi

L'oleastro inoltre s'innesta con la marza e con l'innesto ad occhio

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 19, Paragrafi 51-56

[130] Olea, ubi quercus effossa est, male ponitur, quoniam vermes, qui raucae vocantur, in radice quercus nascuntur et transeunt

non infumare taleas aut siccare prius, quam serantur, utilius conpertum

vetus olivetum ab aequinoctio verno intra vergiliarum exortum interradi alternis annis melius inventum, item muscum radi, circumfodi autem omnibus annis a solstitio II cubitorum scrobe pedali altitudine, stercorari tertio anno

[131] Mago idem amygdalas ab occasu arcturi ad brumam seri iubet, pira non eodem tempore omnia, quoniam neque floreant eodem, oblonga aut rotunda ab occasu vergiliarum ad brumam, reliqua genera media hieme ab occasu sagittae, subsolanum aut septentrionis spectantia, laurum ab occasu aquilae ad occasum sagittae

conexa enim de tempore serendi que ratio est
[130] L'ulivo viene collocato male, dove è stata sradicata una quercia, poiché i vermi, che sono detti rauci, nascono nella radice della quercia e passano

Considerato più utile non affumicare o seccare le talee prima, che siano piantate

Ritenuto meglio che un vecchio oliveto sia sfrondato ad anni alterni dall'equinozio di primavera entro il sorgere delle Pleiadi, che anche il muschio sia strappato, in tutti gli anni poi dopo il solstizio sia scavato con una fossa di due cubiti con la profondità di un piede, nel terzo anno sia concimato

[131] Magone stesso consiglia che i mandorli siano piantati dal tramonto di Arturo al solstizio d'inverno, i peri non tutti nello stesso periodo, poiché non fioriscono nello stesso periodo, quelli ovali o rotondi dal tramonto delle Pleiadi al solstizio d'inverno, gli altri tipi a metà inverno dal tramonto del Sagittario, che guardano ad oriente o a settentrione, l'alloro dal tramonto dall'aquila al tramonto del Sagittario

Infatti c'è un rapporto collegato circa il periodo del seminare e< l'argomento degli astri>
[132] vere et autumno id magna ex parte fieri decrevere

est et alia hora circa canis ortus, paucioribus nota, quoniam non omnibus locis pariter utilis intellegitur, sed haud omittenda nobis non tractus alicuius rationem, verum naturae totius indagantibus

[133] in Cyrenaica regione sub etesiarum flatu conserunt, nec non et in Graecia, oleam maxime in Laconia

Coos insula et vites tunc serit, ceteri apud Graecos inoculare et inserere non dubitant, sed arbores non serunt

plurimumque in eo locorum natura pollet; namque in Aegypto omni serunt mense et ubicumque imbres aestivi sunt, ut in India et Aethiopia, necessario post haec autumno seruntur arbores

[134] ergo tria tempora eadem germinationis, ver et canis arcturique ortus
[132] Stabilirono che avvenisse ciò per la maggior parte in primavera e in autunno

C'è anche un altro momento verso il sorgere del cane, noto a meno persone, poiché è ritenuto ugualmente utile in tutti i luoghi, ma non dev'essere trascurato da noi che indaghiamo non il metodo di qualche zona, ma di tutta la natura

[133] Nella regione Cirenaica piantano sotto il soffio degli etesii, ed anche in Grecia, soprattutto l'ulivo in Laconia

Anche l'isola di Coo allora pianta le viti, gli altri presso i Greci non esitano ad innestare ad occhio e piantare, ma non piantano gli alberi

In questo interessa moltissimo la natura dei luoghi; infatti in Egitto piantano ogni mese e dovunque ci sono piogge estive, come in India ed Etiopia, gli alberi sono piantati necessariamente in autunno dopo queste

[134] Dunque tre i periodi stessi della germinazione, la primavera e il sorgere del Cane e di Arturo

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neque enim animalium tantum est ad coitus aviditas, sed multo maior est terrae ac satorum omnium libido, qua tempestive uti plurimum interest conceptus, peculiare utique in insitis, cum sit mutua cupiditas utrimque coeundi

[135]qui ver probant, ab aequinoctio statim admittunt, praedicantes germina parturire, ideo faciles corticum esse conplexus

qui praeferunt autumnum, ab arcturi ortu, quoniam statim radicem quandam capiant et ad ver parata veniant atque non protinus germinatio auferat vires

quaedam tamen statutum tempus anni habent utique, ut cerasi et amygdalae circa brumam serendi vel inserendi

de pluribus locorum situs optime iudicabit

frigida enim et aquosa verno conseri oportet, sicca et calida autumno
Infatti non è solo degli animali il desiderio verso l'accoppiamento, ma il desiderio della terra e di tutte le piante è di molto maggiore, di cui importa moltissimo servirsene per il concepimento, particolare soprattutto negli innesti, essendoci la reciproca volontà di entrambi di unirsi

[135] Quelli che scelgono la primavera, innestano subito dopo l'equinozio, dichiarando che i germogli generano, che perciò l'unione delle cortecce è facile

Quelli che preferiscono l'autunno, dopo il sorgere di Arturo, poiché ricevono subito qualche radice e verso primavera risultano pronte e la germinazione non toglie subito le forze

Tuttavia alcune hanno comunque un periodo stabilito dell'anno di piantare e d' innestare, come i ciliegi e i mandorli verso il solstizio d'inverno

Riguardo ai più la posizione dei luoghi giudicherà ottimamente

Infatti conviene che quelli freddi ed umidi siano piantati in primavera, quelli secchi e caldi in autunno
[136] communis quidem Italiae ratio tempora ad hunc modum distribuit: moro ab idibus Februariis in aequinoctium, piro autumnum, ita ut brumam XV ne minus diebus antecedant, malis aestivis et cotoneis, item sorbis, prunis, post mediam hiemem in idus Februarias, siliquae Graecae et persicis ante brumam per autumnum, nucibus iuglandi et pineae et abellanae et Graecae atque castaneae a kal Martiis ad idus easdem, salici et genistae circa Martias kal

hanc in siccis semine, illam in umidis virga seri diximus

[137] Est etiamnum nova inserendi ratio, ne quid sciens quidem praeteream, quod usquam invenerim, Columellae excogitata, ut adfirmat ipse, qua vel diversae insociabilesque arborum naturae copulentur, ut fici atque oleae
[136] Certamernte la condizione comune dell'Italia distribuisce in questo modo i periodi: per il moro dalle idi di Febbraio all'equinozio, per il pero l'autunno, così che non precedano il solstizio d'inverno meno di 15 giorni, per i meli estivi e i cotogni, come per i sorbi, i susini, dopo la metà dell'inverno alle idi di Febbraio, per il carrubo greco e i peschi prima del solstizio d'inverno durante l'autunno, per i noci e il pino e il nocciolo e per la Grecia anche il castagno dalle calende di Marzo alle idi stesse, per il salice e la ginestra verso le calende di Marzo

Abbiamo detto che questa viene piantata col seme in luoghi secchi, quella con un ramo in quelli umidi

[137] Esiste anche un nuovo metodo d'innestare, affinché io non tralasci sapendo, qualcosa che abbia conosciuto in qualche luogo, inventato da Columella, come egli stesso afferma, con cui sono unite anche nature di alberi diverse ed incompatibili, come i fichi e gli ulivi

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iuxta hanc seri ficum iubet non ampliore intervallo, quam ut contingi large possit ramo oleae quam maxime sequaci atque oboedituro, eumque omni interim tempore edomari meditatione curvandi

[138] postea fico adepta vires, quod evenire trimae aut utique quinquenni, detruncata superficie ipsum quoque deputatum et, ut dictum est, adraso cacumine defigi in crure fici, custoditum vinculis, ne curvatura fugiat

ita quodam propaginum insitorumque temperamento triennio communem inter duas matres coalescere, quarto anno abscisum totum adoptantis esse, nondum vulgata ratione aut mihi certe satis conperta

[139] Cetero eadem illa de calidis frigidisque et umidis aut siccis supra dicta ratio et scrobes fodere monstravit
Consiglia che vicino a questo sia piantato un fico con una distanza non più grande, di quanto possa largamente essere toccata da un ramo di ulivo quanto più propenso ad assecondare e cedere, e che esso frattanto in ogni momento venga abituato con l'esercizio a piegarsi

[138] Dopo che il fico ha acquistato le forze, il che accadere in tre anni o comunque in cinque, troncata la cima potato anche lo stesso e, come si è detto, tolta la punta essere conficcato nel tronco del fico, legato con corde, affinché non scappi per la curvatura

Così crescere con un certo miscuglio di propaggini e di innesti per tre anni fra due madri, nel quarto anno, reciso, diventare tutto dell'albero che l'ha adottato, metodo non ancora divulgato o certo non abbastanza noto a me

[139] Per il resto quella stessa ragione citata sopra circa i luoghi caldi e freddi ed umidi o secchi insegnò anche a scavare le fosse

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