Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 55-69

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 55-69

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 16, Paragrafi 55-69

[55] Huius expressum pingue praecipua resina fit atque rara nec nisi paucis in locis subalpinae Italiae, conveniens medicis

resinae albae congium in II aquae pluviae coquunt

alii utilius putant sine aqua coquere lento igne toto die, utique vase aeris albi, item terebinthinam in sartagine cinere ferventi, hanc ceteris praeferentes

proxima e lentisco

[56] non omittendum apud eosdem zopissam vocari derasam navibus maritimis picem cum cera, nihil non experiente vita, multoque efficaciorem ad omnia, quibus pices resinaeque prosunt, videlicet adiecto salis callo

[57] Aperitur picea e parte solari, non plaga, sed vulnere ablati corticis, cum plurimum bipedali hiatu, ut a terra cubito cum minimum absit

nec corpori ipsi parcitur, ut in ceteris, quoniam astula in fructu est
[55] La resina eccellente di questo diventa essenza grassa inoltre rara e se non in pochi luoghi dell'Italia subalpina, utile ai medici

Fanno cuocere un congio di resina bianca in due di acqua piovana

Altri ritengono più utile cuocere senza acqua a fuoco lento per tutto il giorno, certo in un recipiente di rame bianco, anche in una padella con cenere calda la terebintina, preferendo questa alle altre

La successiva (quella del lentisco)

[56] Non si deve tralasciare che presso gli stessi (autori) è chiamata zopissa la pece con la cera raschiata dalle imbarcazioni marittime, poiché la vita non tralascia niente, e di molto più efficace per tutte le cose, a cui servono le peci e le resine, certamente per la compattezza aggiunta del sale

[57] La picea si apre dalla parte esposta al sole, non con un'incisione, ma con un taglio della corteccia asportata, con una fenditura al massimo di due piedi, cosicché disti da terra minimo di un cubito

Né viene risparmiato lo stesso legno, come negli altri, poiché la scheggia fa parte del prodotto
verum haec proxima laudatur, altior amaritudinem adfert

postea umor omnis e tota confluit in ulcus

item in taeda

[58] cum id manare desiit, simili modo ex alia parte aperitur ac deinde alia

postea tota arbor succiditur et medulla eius uritur

sic et in Syria terebintho detrahunt cortices, ibi quidem et e ramis ac radicibus, cum resina damnetur ex his partibus

in Macedonia laricem masculam urunt, feminae radices tantum

[59] Theopompus scripsit in Apolloniatarum agro picem fossilem, non deteriorem Macedonica, inveniri

pix optima ubique ex apricis aquilonis situ, ex opacis horridior virusque praeferens, frigida hieme deterior ac minus copiosa et decolor
E' apprezzata questa più vicina (al terreno) in verità, quella piuttosto alta produce un sapore amaro

Poi tutto il liquido confluisce da tutto l'albero nella fenditura

Così nella teda

[58] Quando cessa questo sgorgare, allo stesso modo si apre da un'altra parte e poi da un'altra

Dopo tutta la pianta viene tagliata e il suo midollo è bruciato

Così anche in Siria tolgono le cortecce al terebinto, lì inoltre anche dai rami e dalle radici, sebbene sia disprezzata la resina da queste parti

In Macedonia bruciano il larice maschio, della femmina solo le radici

[59] Teopompo ha scritto che nella zona dell'Apollonia viene trovata una pece fossile, non peggiore di quella macedonica

Ottima pece dovunque dal luogo con zone soleggiate settentrionali, più rozza da quelle in ombra e che emana cattivo odore, peggiore nella stagione fredda e meno abbondante e sbiadita
[60] quidam arbitrantur in montuosis copia praestantiorem ac colore et dulciorem fieri, odore quoque gratiorem, dum resina sit, decoctam autem minus picis reddere, quoniam in serum abeat, tenuioresque esse ipsas arbores quam in planis, sed has et illas serenitate steriliores

fructum quaedam proximo anno ab incisu largiuntur, aliae secundo, quaedam tertio

expletur autem plaga resina, non cortice nec cicatrice, quae in hac arbore non coit

[61] Inter haec genera propriam quidam fecere sappinum, quoniam ex cognatione harum seritur, quales dicta est in nucleis, eiusdemque arboris imas partes taedas vocant, cum sit illa arbor nil aliud quam picea feritatis paulum mitigatae satu, sappinus autem materies caesurae genere fiat, sicuti docebimus

[62] Materiae enim causa reliquas arbores natura genuit copiosissimamque fraxinum
[60] Alcuni ritengono che sui luoghi montuosi diventa più notevole per abbondanza e colore e più dolce, più gradevole anche nell'odore, finché è resina, ma cotta rende meno pece, poiché passa a siero, e che gli stessi alberi (sono) più sottili che nelle pianure, ma questi e quelli più sterili col tempo sereno

Alcuni forniscono un frutto l'anno successivo all'incisione, altri nel secondo, alcuni nel terzo

La ferita poi si riempie di resina, non con corteccia né cicatrice, che su quest'albero non si rimargina

[61] Fra questi generi alcuni inserirono il sappino uno particolare, poiché si semina a somiglianza di queste, come fu detto per le pigne, e chiamano tede le parti basse di questa pianta, essendo quell'albero nient'altro che una picea di selvatichezza un po' mitigata dalla semina, il sappino invece è materiale del genere da taglio, come spiegheremo

[62] Infatti a riguardo del legno la natura ha prodotto altri alberi e il più abbondante il frassino

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 25-66
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 25-66

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 25-66

procera haec ac teres, pinnata et ipsa folio, multumque Homeri praeconio et Achillis hasta nobilitata

materies est ad plurima utilis; ea quidem, quae fit in Ida Troadis, in tantum cedro similis, ut ementes fallat cortice ablato

[63] Graeci duo genera eius fecere: longam enodem, alteram brevem duriorem fuscioremque, laureis foliis

bumeliam vocant in Macedonia amplissimam lentissimamque

alii situ divisere, campestrem enim esse crispam, montanam spissam

[64] folia earum iumentis mortifera, ceteris ruminantium innocua Graeci prodidere; in Italia nec iumentis nocent

contra serpentes vero suco expresso ad potum et inposita ulceri opifera, ut nihil aeque, reperiuntur, tantaque est vis, ut ne matutinas quidem occidentesve umbras, cum sunt longissimae, serpens arboris eius adtingat, adeo ipsam procul fugiat
Questo alto e affusolato, e lo stesso appuntito nella foglia, ed esaltato molto dall'elogio di Omero e dall'asta di Achille

Il legno è utile per diversi usi; certamente quello che si trova sull'Ida della Troade, tanto simile al cedro, che tolata la corteccia inganna i compratori

[63] I Greci distinsero due suoi generi: uno alto senza nodi, l'altro corto più resistente e più scuro, con le foglie dell'alloro

In Macedonia chiamano bumelia uno molto grande e assai flessibile

Altri classificarono secondo il luogo, che infatti il campestre è ritorto, il montano compatto

[64] I Greci riferirono mortali per i giumenti le loro foglie, innocue per gli altri ruminanti; in Italia non nocciono ai giumenti

In realtà sono ricercati contro i serpenti, e niente ugualmente, col succo spremuto per berlo e come aiuto posto per la ferita, è tanto il potere, che il serpente non raggiunge neppure le ombre mattutine o del tramonto, quando sono molto alte, del suo albero, tanto lo sfugge lontano
experti prodimus, si fronde ea circumcludantur ignis et serpens, in ignes potius quam in fraxinum fugere serpentem

mira naturae benignitas, prius quam hae prodeant, florere fraxinum nec ante conditas folia demittere

[65] In tilia mas et femina differunt omni modo

namque et materies maris dura rufiorque ac nodosa et odoratior, cortex quoque crassior ac detractus inflexibilis

nec semen fert aut florem ut femina, quae crassior arbore, materie candida praecellensque est

mirum in hac arbore fructum a nullo animalium adtingi, foliorum corticisque sucum esse dulcem

inter corticem ac lignum tenues tunicae multiplici membrana, e quibus vincula tiliae vocantur tenuissimumque eorum philyrae, coronarum lemniscis celebres antiquorum honore

materies teredinem non sentit, proceritate perquam modica, verum utilis
Esperti affermiamo che, se con questa fronda sono circondati il fuoco e un serpente, il serpente fugge verso le fiamme più che verso il frassino

La straordinaria bontà della natura fa fiorire il frassino, prima che questi fuoriescano, e non fa cadere le foglie prima che si siano ritirati

[65] Nei tigli il maschio e la femmina differiscono in ogni modo

Infatti anche il legno del maschio duro e più rosso e nodoso e più profumato, anche la corteccia più spessa e tolta non flessibile

Non porta il seme o il fiore come la femmina, che (è) più spessa nel tronco, è molto pregiata per il legno bianco

Straordinario su quest'albero che il frutto non è toccato da nessun animale, che il succo delle foglie e della corteccia è dolce

Fra la corteccia e il legno sottili pellicole con una molteplice membrana, da cui le corde sono dette tigli e la più sottile di esse fili di tiglio, celebri per gli intrecci delle corone per la considerazione degli antichi

Il legno non subisce il tarlo, di altezza alquanto modesta, ma utile

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 13 - 37
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 11, Paragrafi 13 - 37

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 11, Paragrafi 13 - 37

[66] Acer eiusdem fere amplitudinis, operum elegantia ac subtilitate citro secundum

plura eius genera: album, quod praecipui candoris, vocatur Gallicum in transpadana Italia transque Alpes nascens

alterum genus crispo macularum discursu, qui cum excellentior fuit, a similitudine caudae pavonum nomen accepit, in Histria Raetiaque praecipuum

e viliore genere crassivenium vocatur

[67] Graeci situ discernunt, campestre enim candidum esse nec crispum, quod glinon vocant, montanum vero crispius duriusque, etiamnunc e mascula crispius ad lautiora opera, tertium genus zygian rubentem, fissili ligno, cortice livido, scabro

hoc alii generis proprii esse malunt et Latine carpinum appellant

[68] Pulcherrimum vero est bruscum, multoque excellentius etiamnum molluscum
[66] L'acero quasi della stessa grandezza, secondo al cedro per eleganza e finezza del lavori

Diversi i suoi generi: bianco, di un candore eccezionale, che è detto gallico e che nasce nell'Italia transpadana e oltre le Alpi

L'altro genere con diffusione increspata di macchie, che quando fu più pregiato, prese il nome dalla somiglianza della coda dei pavoni, eccezionale nell'Istria e nella Rezia

E' detto crassivenio da un genere inferiore

[67] I Greci classificano secondo il luogo, che infatti il campestre è bianco e non increspato, che chiamano glinos, il montano invece più crespo e più duro, ed ancora dal maschio più crespato per lavori più pregiati, il terzo genere lo zygia rosseggiante, con legno pieghevole, corteccia nerastra, ruvida

Alcuni preferiscono che questo sia di un genere particolare e lo chiamano alla latina carpino

[68] In verità molto bello è il brusco, e di molto più eccellente ancora il mollusco
tuber utrumque arboris eius, bruscum intortius crispum, molluscum simplicius sparsum et, si magnitudinem mensarum caperet, haud dubie praeferretur citro; nunc intra pugillares lectorumque solidos aut lamnas raro usu spectatur

e brusco fiunt et mensae nigrescentes

[69] reperitur et in alno tuber, tanto deterius, quantum ab acere alnus ipsa distat

aceris mares prius florent

etiamnum in siccis natae praeferuntur aquaticis, sicut et fraxini

est trans Alpes arbor simillima aceri albo materie, quae vocatur staphylodendron

fert siliquas et in iis nucleos sapore nucis abellanae

Entrambi protuberanza di questa pianta, il brusco increspato più contortamente, il mollusco screziato più semplicemente e, se contenesse la grandezza delle mense, certamente sarebbe preferito al cedro; ora è visto in un raro uso fra tavolette dei lettori e oggetti solidi o pannelli

Dal brusco ricavano anche le mense nerastre

[69] Si trova una protuberanza anche sull'ontano, di tanto inferiore, quanto lo stesso ontano differisce dall'acero

I maschi dell'acero fioriscono prima

I nati in terreni secchi poi sono preferiti agli umidi, come anche i frassini

Oltre le Alpi c'è un albero molto simile nel legno all'acero bianco, che è detto stafilodendro

Produce baccelli e in questi gli spicchi col sapore della nocciola

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