Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 152-202

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 16, Paragrafi 152-202

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 16, Paragrafi 152-202

[152] sed proprium albae, quod inter media folia emittit bracchia utrimque semper amplectens, hoc et in muris, quamvis ambire non possit

itaque etiam pluribus locis intercisa vivit tamen duratque, et totidem initia radicum habet quot bracchia, quibus incolumis et solida arbores sugit ac strangulat

est et in fructu differentia albae nigraeque hederae, quoniam aliis tanta amaritudo acini, ut aves non attingant

est et rigens hedera, quae sine adminiculo stat sola omnium generum, ob id vocata orthocissos, e diverso numquam nisi humi repens chamaecissos

[153] Similis est hederae e Cilicia quidem primum profecta, sed in Graecia frequentior, quam vocant smilacem, densis geniculata caulibus, spinosis frutectosa ramis, folio hederaceo, parvo, non anguloso, a pediculo emittente pampinos, flore candido, olente lilium
[152] Ma tipico di quella bianca, il fatto che in mezzo alle foglie emette ramificazioni avvolgendo sempre entrambe le parti, questo anche sui muri, sebbene non possa girare intorno

Così anche tagliata vive tuttavia in diversi luoghi e resiste, e ha altrettanti inizi di radici quante le ramificazioni, con cui incolume e solida succhia gli alberi e li comprime

C'è differenza anche nel frutto per l'edera bianca e nera, poiché tanta l'amarezza dell'acino, che gli uccelli non lo toccano

C'è anche un'edera eretta, che unica di tutti i generi sta dritta senza sostegno, detta per questo orthocissos, al contrario il chamaecissos che non striscia se non a terra

[153] E' simile all'edera venuta certo dapprima dalla Cilicia, ma più frequente in Grecia, quella che chiamano smilace, nodosa con fitti gambi, cespugliosa con rami spinosi, con la foglia dell'edera, piccola, non angolare, che emette pampini dal peduncolo, con un fiore bianco, che ha l'odore del giglio
[154] fert racemos labruscae modo, non hederae colore rubro, conplexa acinis maioribus nucleos ternos, minoribus singulos, nigros durosque, infausta omnibus sacris et coronis, quoniam sit lugubris virgine eius nominis propter amorem iuvenis Croci mutata in hunc fruticem

[155] id volgus ignorans plerumque festa sua polluit hederam existimando, sicut in poetis aut Libero patre aut Sileno quis omnino scit quibus coronentur

E smilace fiunt codicilli, propriumque materiae est, ut admota auribus lenem sonum reddat

Hederae mira proditur natura ad experienda vina, si vas fiat e ligno eius, vina transfluere ac remanere aquam, si qua fuerit mixta

[156] Inter ea, quae frigidis gaudent, et aquaticos frutices dixisse conveniat

principatum in his tenebunt harundines belli pacisque experimentis necessariae atque etiam deliciis gratae
[154] Porta grappoli al modo della vite selvatica, non dell'edera di colore rosso, negli acini più grandi racchiude tre noccioli, nei più piccoli uno, neri e duri, infausta in tutti i riti sacri e per le corone, poiché è luttuosa essendo stata mutata in questo arbusto una fanciulla di tale nome a causa dell'amore del giovane Croco

[155] Il volgo ignorando ciò contaminò spesso le sue feste col ritenerla edera, come per i poeti o il padre Libero o Sileno chi sa sicuramente con quali cose siano incoronati

Dalla smilace fanno tavolette per scrivere, ed è tipico del legno, che accostato alle orecchie renda un suono lieve

E' ritenuta straordinaria la natura dell'edera per sperimentare i vini, che, se si fa un vaso col suo legno, i vini passano e rimane l'acqua, se vi era stata mescolata

[156] Fra queste, che godono dei freddi, conviene aver considerato anche gli arbusti acquatici

Fra questi avranno la precedenza le canne utili per le necessità della guerra e della pace e anche gradite per i vantaggi
Tegulo earum domus suas septentrionales populi operiunt, durantque aevis tecta talia; et in reliquo vero orbe et camaras levissime suspendunt

[157] chartisque serviunt calami, Aegyptii maxime cognatione quadam papyri

probatiores tamen Cnidii et qui in Asia circa Anaeticum lacum nascuntur

nostratibus fungosior subest natura, cartilagine bibula, quae cavo corpore intus, superne tenui inarescit ligno, fissilis, praeacuta semper acie

[158] geniculata cetero gracilitas nodisque distincta leni fastigio tenuatur in cacumina, crassiore paniculae coma, neque hac supervacua

aut enim pro pluma strata cauponarum replet aut, ubi lignosiore induruit callo, sicut in Belgis, contusa et interiecta navium commissuris feruminat textus glutino tenacior rimisque explendis fidelior pice
I popoli settentrionali coprono le loro case con un tetto di queste, e tali tetti resistono nei secoli; ma anche nel resto del mondo costruiscono pure molto leggermente le volte

[157] Le canne servono per le carte, soprattutto (quelle) dell'Egitto per una certa parentela del papiro

Tuttavia più adatte quelli di Cnido e quelle che nascono in Asia intorno al lago Anaetico

La natura è più porosa per le nostrane, con una cartilagine assorbente, che con un corpo vuoto all'interno, inaridisce in superficie con un legno sottile, facile a fendersi, con una punta sempre molto acuminata

[158] Per il resto una sottigliezza nodosa e divisa con nodi si assottiglia alla cima con leggera inclinazione, con una chioma più fitta di una pannocchia, e questa non inutile

Infatti o riempie al posto della piuma i giacigli delle locande o, dove s'indurisce con una polpa più legnosa, come fra i Belgi, pestata ed inserita nelle giunture delle navi unisce le strutture più tenace della colla e più sicura della pece per otturare le fessure

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 30, Paragrafi 42-115
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 30, Paragrafi 42-115

[159] Calamis orientis populi bella conficiunt, calamis mortem adcelerant pinna addita, calamis spicula addunt inrevocabili hamo noxia fitque et ex ipso telum aliud fracto in vulneribus

his armis solem ipsum obumbrant

propter hoc maxime serenos dies optant, odere ventos et imbres, qui inter illos pacem esse cogunt

[160] ac si quis Aethiopas, Aegyptum, Arabas, Indos, Scythas, Bactros, Sarmatarum tot gentes et orientis omniaque Parthorum regna diligentius conputet, aequa ferme pars hominum in toto mundo calamis superata degit

[161] praecipuus hic usus in Creta bellatores suos nobilitavit

sed in hoc quoque, ut ceteris in rebus, vicit Italia, quando nullus sagittis aptior calamus quam in Rheno Bononiensi amne, cui plurima inest medulla pondusque volucre et contra flatus quoque pervicax libra
[159] Con le canne i popoli dell'oriente fanno le guerre, con le canne accelerano la morte con l'aggiunta di una penna, alle canne aggiungono punte nocive con un uncino che non si toglie e dallo stesso spezzato si forma un'altra freccia nelle ferite

Con queste armi oscurano il sole stesso

A causa di ciò desiderano soprattutto giorni sereni, odiano i venti e le piogge, che costringono a stare in pace fra loro

[160] E se qualcuno più diligentemente conta gli Etiopi, l'Egitto, gli Arabi, gli Indi, gli Sciti, i Battri, tutte le popolazioni dei Sarmati e dell'oriente e tutti i regni dei Parti, certo un'equa parte degli uomini vive in tutto il mondo dominata dalle canne

[161] Questo uso particolare a Creta rese famosi i combattenti

Ma anche in questo, come nelle altre cose, predomina l'Italia, poiché nessuna canna più adatta per le frecce di quella sul fiume Reno del territorio di Bologna, per la quale c'è moltissimo midollo e un peso idoneo a volare e un equilibrio adatto anche contro i soffi
quippe non eadem gratia Belgicis haec et Creticis commendatio omnibus

quamquam praeferuntur Indici, quorum alia quibusdam videtur natura, quando et hastarum vicem praebent additis cuspidibus

[162] harundini quidem Indicae arborea amplitudo, quales vulgo in templis videmus

differre mares ac feminas in his quoque Indi tradunt

spissius mari corpus, feminae capacius

navigiorumque etiam vicem praestant, si credimus, singula internodia

circa Acesinen amnem maxime nascitur

[163] Harundo omnis ex una stirpe numerosa, atque etiam recisa fecundius resurgit

radix natura vivax, geniculata et ipsa

folia Indicis tantum brevia, omnibus vero a nodo orsa conplexu tenues per ambitum inducunt tunicas, atque a medio internodio cum plurimum desinunt vestire procumbuntque
Certo non questa stessa qualità per i Belgi e il pregio per tutte quelle Cretesi

Sebbene vengano preferite le indiane, la cui natura sembra diversa ad alcuni, poiché aggiunte le punte, le utilizzano al posto delle lance

[162] La grandezza poi per la canna indiana come un albero, come vediamo comunemente nei templi

Gli Indi affermano che i maschi e le femmine differiscono anche fra queste

Il corpo del maschio più spesso, della femmina più capiente

Se prestiamo fede, i singoli internodi anche al posto delle barche

Nasce soprattutto intorno al fiume Acesine

[163] Ogni canna (deriva) molteplice da una radice, ed anche tagliata rinasce più abbondantemente

La radice vitale per natura, ed essa stessa nodosa

Solo per le indiane foglie corte, in tutte poi nate dal nodo intrecciato stendono sottili pellicole all'intorno, e nella metà dell'internodo quando cessano principalmente di ricoprire e si piegano

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latera harundini calamoque in rotunditate bina, super nodos alterno semper inguine, ut alterum a dextera fiat, alterum superiore geniculo ab laeva per vices

inde exeunt aliquando rami, qui sunt calami tenues

[164] Plura autem genera

alia spissior densiorque geniculis, brevibus internodiis, alia rarior maioribus, tenuiorque et ipsa

calamus vero alius totus concavus, quem vocant syringian, utilissimus fistulis, quoniam nihil est ei cartilaginis atque carnis

Orchomenio et nodi continuo foramine pervii, quem auleticon vocant

hic tibiis utilior, fistulis ille

[165] est alius crassiore ligno et tenui foramine

hunc totum fungosa replet medulla

alius brevior, alius procerior, exilior crassiorque
I lati per la canna e il calamo in una duplice rotondità, sopra i nodi sempre con intersezione alterna, cosicché uno sia alla destra, l'altro nell'articolazione superiore a sinistra a turno

Talvolta di là escono i rami, che sono sottili canne

[164] Diverse specie inoltre

Una più spessa e più fitta nei nodi, con internodi corti, un'altra più rada con quelli più grandi, e più sottile anche essa stessa

Un'altra canna invece tutta concava, che chiamano siringia, molto utile per la zampogne, poiché non c'è niente in lei di cartilagine e di polpa

Per quella di Orcomeno, che chiamano auletica, anche nodi aperti con una fessura continua

Questa più adatta per i flauti, quella per le zampogne

[165] Un'altra è con un legno più consistente e una fenditura sottile

Un midollo spugnoso la riempie tutta

Un'altra più bassa, un'altra più lunga, più sottile e più spessa
fruticosissimus, qui vocatur donax, non nisi in aquaticis natus, quoniam et haec differentia est, multum praelata harundine quae in siccis proveniat

[166] suum genus sagittario calamo, ut diximus, sed Cretico longissimis internodiis, obsequiumque quo libeat flecti calefacto

differentias faciunt et folia non multitudine tantum et longitudine, verum et colore

varia Laconicis et ab ima parte densiora, quales in totum circa stagna gigni putant dissimiles amnicis longisque vestiri foliis spatiosius a nodo scandente complexu

[167] est et obliqua harundo, non in excelsitatem nascens, sed iuxta terram fruticis modo se spargens, suavissima in teneritate animalibus

vocatur a quibusdam elegia
Molto cespugliosa, quella che è detta donax, nata solo in zone acquatiche, poiché c'è pure questa differenza, preferita di molto la canna che cresce nelle zone secche

[166] Un proprio genere per la canna da arciere, come abbiamo detto, soprattutto per la cretese con lunghissimi internodi, e riscaldata essere piegata a piacimento

Creano differenze anche le foglie non solo per il numero e la lunghezza, ma anche per il colore

Varie per quelle della Laconia e più fitte nella parte in basso, pensano che tali siano prodotte in generale intorno agli stagni diverse da quelle dei fiumi e che siano rivestite più ampiamente di foglie lunghe da un nodo che sale ad avvolgere

[167] C'è anche una canna obliqua, che cresce non in altezza, ma si stende vicino alla terra al modo di un cespuglio, molto gradita agli animali nella delicatezza

E' detta da alcuni elegia

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est et in Italia palustris ex cortice tantum sub ipsa coma nascens, adarca nomine, utilissima dentibus, quoniam vis eadem est quae sinapi

[168] De Orchomenii lacus harundinetis accuratius dici cogit admiratio antiqua

characian vocabant crassiorem firmioremque, plocimon vero subtiliorem, hanc in insulis fluvitantibus natam, illam in ripis exspatiantis lacus

[169] tertia est harundo tibialis calami, quem auleticon dicebant

nono hic anno nascebatur

nam et lacus incrementa hoc temporis spatio servabat, prodigiosus, si quando amplitudinem biennio extendisset, quod notatum apud Chaeroniam infausto Atheniensium proelio est





aepe





Lebadia





vocatur influente Cephiso

cum igitur anno permansit inundatio, proficiunt in aucupatoriam quoque amplitudinem
C'è anche in Italia una che nasce dalla scorza di quella di palude solo sotto il ciuffo stesso, col nome di adarca, molto utile per i denti, poiché l'efficacia è la stessa di quella della senape

[168] L'antica ammirazione costringe che si parli più accuratamente dei canneti del lago Orcomeno

Chiamavano characias una più grossa e più resistente, plocimos invece una più sottile, nata questa sulle isole ondeggianti, quella sulle rive del lago inondato

[169] La terza è la canna del calamo da zufolo, che chiamavano auletica

Era prodotta qui ogni nove anni

Infatti anche il lago riportava aumenti in questo intervallo di tempo, prodigioso, se talvolta avesse prolungato l'ampiezza per due anni, cosa che fu notata presso Cheronea nell'infausta battaglia degli Ateniesi





spesso





a Lebadia





è detto alla foce del Cefiso

Quando dunque l'inondazione è durata per un anno, aumentano anche l'altezza per l'uccellagione
vocabantur zeugitae, contra bombyciae maturius reciproco; graciles, feminarum latiore folio atque candidiore, modica lanugine; at omnino nulla spadonum nomine insignibus

[170] hinc erant armamenta ad inclutos cantus, non silendo et reliquo curae miraculo, ut venia sit argento iam potius cani

caedi solebant tempestivae usque ad Antigeniden tibicinem, cum adhuc simplici musica uterentur, sub arcturo

sic praeparatae aliquot post annos utiles esse incipiebant, [171] tunc quoque multa domandae exercitatione et canere tibiae ipsae edocendae, comprimentibus se linguis, quod erat illis theatrorum moribus utilius

postquam varietas accessit et cantus quoque luxuria, caedi ante solstitia coeptae et fieri utiles in trimatu, apertioribus earum lingulis ad flectendos sonos, quae inde sunt et hodie
Erano chiamate zeugite, al contrario bombicyae con un riflusso più rapido; sottili, con una foglia più larga e più bianca delle femmine, con una lanugine modesta; ma nessuna affatto per quelle famose col nome di eunuchi

[170] Di qui erano gli strumenti per i canti famosi, non tacendo anche la restante meraviglia dell'interesse, cosicché ormai per essere cantati ci sia piuttosto la preferenza per l'argento

Erano solite essere tagliate precoci sotto la costellazione di Arturo, fino al tempo del flautista Antigenide, quando si usavano ancora con la musica semplice

Così preparate cominciavano ad essere utili dopo alcuni anni, [171] allora anche da ammorbidire con molto esercizio e gli stessi flauti da abituare a suonare, comprimendosi le imboccature, il che era più adatto a quelle abitudini dei teatri

Dopo che sopraggiunse la varietà e l'esuberanza del canto, cominciate ad essere tagliate prima dei solstizi e a diventare utilizzabili dopo tre anni, con le loro imboccature più aperte per i suoni da modulare, da allora queste sono anche oggi

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[172] sed tum ex sua quamque tantum harundine congruere persuasum erat, et eam, quae radicem antecesserat, laevae tibiae convenire, quae cacumen, dexterae, inmensum quantum praelatis quas ipse Cephisus abluisset

nunc sacrificae Tuscorum e buxo, ludicrae vero e loto ossibusque asininis et argento fiunt

Aucupatoria harundo e Panhormo laudatissima, piscatoria Abaritana ex Africa

[173] Harundinis Italiae usus ad vineas maxime

Cato seri eam iubet in umidis agris bipalio subacto prius solo, oculis dispositis intervallo ternorum pedum, simul et corrudae, unde asparagi fiant, concordare amicitiam, salicis vero circa
[172] Ma allora si conveniva che ciascuna provenisse solo dalla stessa canna, e che quella che era davanti alla radice, fosse adatta al flauto di sinistra, quella (davanti) alla cima, a quello di destra, essendo preferite enormemente quelle che aveva bagnato lo stesso Cefiso

Ora quelli dei sacrifici dei Tusci si ricavano dal busso, invece quelli dei giochi dal loto e dalle ossa di asino e dall'argento

La canna da uccellagione più pregiata, quella da pesca di Abaris dall'Africa

[173] L'uso della canna in Italia soprattutto per i vigneti

Catone consiglia che sia piantata in terreni umidi con il suolo prima mosso dalla vanga, con i bulbi posti ad un intervallo di tre piedi, insieme anche all'asparago selvatico, da cui derivano gli asparagi, (dice) che l'affinità concorda, certo con i salici intorno

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