Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 10, Paragrafi 94-119, pag 2

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 10, Paragrafi 94-119

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 10, Paragrafi 94-119

itaque in foveas, quibus feras venamur, delapsae solae evadunt

[113] vultur et fere graviores nisi ex procursu aut altiore cumulo inmissae non evolant; cauda reguntur

aliae circumspectant, aliae flectunt colla, nec ullae vescuntur ea quae rapuere pedibus

sine voce non volant multae, aut e contrario semper in volatu silent

subrectae, pronae, obliquae in latera, in ora, quaedam et resupinae feruntur, ut, si pariter cernantur plura genera, non in eadem natura meare videantur

[114] Plurimum volant quae apodes, quia careant usu pedum, ab aliis cypseli appellantur, hirundinum specie

nidificant in scopulis

hae sunt quae toto mari cernuntur, nec umquam tam longo naves tamque continuo cursu recedunt a terra, ut non circumvolitent eas apodes

cetera genera residunt et insistunt; his quies nisi in nido nulla: aut pendent aut iacent
Pertanto cadute nelle fosse, con cui cacciamo le fiere, ne escono da sole

[113] L'avvoltoio e in genere i più pesanti non volano se non spinti da uno slancio o da un'altura più elevata; sono guidati dalla coda

Alcuni guardano intorno, alcuni piegano il collo, e alcuni mangiano che ciò che hanno catturato con le zampe

Molti non volano senza grida, o al contrario tacciono sempre in volo

Sono trasportati dritti, proni, obliqui sui lati, sulle teste, alcuni anche supini, come, se si osservano insieme più generi, non sembrano muoversi nello stesso elemento

[114] Maggiormente volano quelli che sono chiamati apodi, perché mancano dell'uso dei piedi, da altri cypseli dall'aspetto di rondini

Nidificano sugli scogli

Sono questi che si vedono su totto il mare, e le navi non si allontanano mai dalla terra con un viaggio tanto lungo e continuo, che su esse non volino gli apodi

Le altre specie si posano e si fermano; per questi nessun riposo se non nel nido: o volano o giacciono
[115] Et ingenia aeque varia, ad pastum maxime

caprimulgi appellantur, grandioris merulae, aspectu furis nocturni; interdiu enim visu carent

intrant pastorum stabula caprarumque uberibus advolant suctum propter lactis, qua iniuria uber emoritur caprisque caecitas, quas ita mulsere, oboritur

platea nominatur advolans ad eas, quae se in mari mergunt, et capita illarum morsu corripiens, donec capturam extorqueat

eadem cum devoratis se inplevit conchis, calore ventris coctas evomit atque ita ex iis esculenta eligit testas excernens

[116] Villaribus gallinis et religio inest

inhorrescunt edito ovo excutiuntque sese et circumactae purificant aut festuca aliqua sese et ova lustrant

minimae avium cardueles imperata faciunt, nec voce tantum, sed pedibus et ore pro manibus
[115] Anche ugualmente diverse le astuzie, soprattutto per il cibo

Sono chiamati succiacapre quelli più grandi del merlo, dall'aspetto di rapace notturno; infatti di giorno sono privi della vista

Entrano nelle stalle dei pastori e volano sulle poppe delle capre per il succo del latte, per questa violenza la poppa muore e compare la cecità per le capre, che furono munte così

E' chiamato gabbiano quello che vola verso quelli che si tuffano in mare, e che colpisce col morso le loro teste, finché strappa la preda

Lo stesso si è riempito di conchiglie divorate, le vomita cotte col calore del ventre e così sceglie fra queste le parti commestibili scartando i gusci

[116] Anche nelle galline domestiche è presente la pratica religiosa

Deposto l'uovo si azzuffano e si scuotono e si purificano dopo aver girato intorno o con qualche pagliuzza puliscono se e le uova

I più piccoli degli uccelli i cardellini eseguono gli ordini, e non solo con la voce, ma con le zampe e la bocca al posto delle mani
est quae boum mugitus imitetur, in Arelatensi agro taurus appellata, alioquin parva est

equorum quoque hinnitus anthus nomine herbae pabulo adventu eorum pulsa imitatur, ad hunc modum se ulciscens

[117] super omnia humanas voces reddunt, psittaci quidem etiam sermocinantes

India hanc avem mittit, siptacen vocat, viridem toto corpore, torque tantum miniato in cervice distinctam

imperatores salutat et quae accipit verba pronuntiat, in vino praecipue lasciva

capiti eius duritia eadem quae rostro

hoc, cum loqui discit, ferreo verberatur radio; non sentit aliter ictus

cum devolat, rostro se excipit, illi innititur levioremque ita se pedum infirmitati facit

[118] Minor nobilitas, quia non ex longinquo venit, sed expressior loquacitas certo generi picarum est
C'è quello che imita i muggiti dei buoi, chiamato toro nel territorio di Arles, per il resto è piccolo

Anche quello di nome anthus imita i nitriti dei cavalli cacciato dal loro arrivo dal pascolo di erba, vendicandosi a questo modo

[117] Soprattutto imitano le voci umane, i pappagalli che sanno anche certamente parlare

L'India produce questo uccello, lo chiama siptace, verde in tutto il corpo, segnato solo da un collare rosso sul collo

Saluta gli imperatori e pronuncia le parole che ha afferrato, petulante soprattutto col vino

La durezza della sua testa la stessa che quella del becco

Questo, quando impara a parlare, è colpito con una bacchetta di ferro; diversamente non sente i colpi

Quando vola in giù, si poggia sul becco, si sostiene a quello e così si rende più leggero per la debolezza dei piedi

[118] Minore notorietà, perché non viene da lontano, ma una loquacità più espressiva c'è per un determinato genere di gazze

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 18, Paragrafi 1-55

adamant verba quae loquantur nec discunt, sed diligunt meditantesque intra semet curam atque cogitationem, intentionem non occultant

constat emori victas difficultate verbi ac, nisi subinde eadem audiant, memoria falli quaerentesque mirum in modum hilarari, si interim audierint id verbum

nec vulgaris his forma, quamvis non spectanda: satis illis decoris in specie sermonis humani est

[119] verum addiscere alias negant posse quam ex genere earum quae glande vescantur, et inter eas facilius quibus quini sunt digit in pedibus, ac ne eas quidem ipsas nisi primis duobus vitae annis

latiores linguae omnibus in suo cuique genere, quae sermonem imitantur humanum

Prediligono le parole che pronunciano e non imparano, ma le amano ed esercitando fra loro la diligenza e la riflessione, non nascondono l'interesse

Risulta che muoiono vinte dalla difficoltà della parola e, se non ascoltano di seguito la stessa, falliscono nella memoria e cercando si rallegrano in modo straordinario, se intanto hanno udito questa parola

Per loro un aspetto non comune, sebbene non da ammirare: c'è per loro sufficiente bellezza nell'aspetto della parola umana

[119] Ma negano che altri possano imparare se non quelle della loro specie che si nutrono di ghiande, e fra queste più facilmente per quelle a cui ci sono cinque dita nelle zampe, e neppure queste stesse se non nei primi due anni di vita

Per tutti quelli che imitano la parola umana, lingue più larghe a ciascuno secondo il suo genere

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