Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 76 - 116
[76] Murena quocumque mense parit, cum ceteri pisces stato pariant ova eius citissime crescunt in sicca litora elapsas vulgus coitu serpentium impleri putat Aristoteles zmyrum vocat marem qui generet; discrimen esse quod murena varia et infirma sit, zmyrus unicolor et robustus dentesque et extra os habeat in Gallia septentrionali murenis omnibus dextera in maxilla septenae maculae ad formam septentrionis aureo colore fulgent, dumtaxat viventibus, pariterque cum anima extinguuntur [77] invenit in hoc animali documenta saevitiae Vedius Pollio, eques Romanus ex amicis Divi Augusti, vivariis earum inmergens damnata mancipia, non tamquam ad hoc feris terrarum non sufficientibus, sed quia in alio genere totum pariter hominem distrahi spectare non poterat ferunt aceti gustu praecipue eas in rabiem agi |
[76] La murena partorisce in qualunque mese, mentre gli altri pesci partoriscono in uno stabilito Le sue uova crescono molto velocemente La gente pensa che sulle sponde asciutte siano fecondate dall'unione con i serpenti Aristotele chiama zmiro il maschio che feconda; (dice) esserci differenza poiché la murena è variegata e debole, lo zmiro uniforme e robusto e ha i denti fuori dalla bocca Nella Gallia settentrionale sette macchie a forma della costellazione settentrionale splendono con colore dorato nella mascella destra a tutte le murene, almeno a quelle viventi, e ugualmente si estinguono con il soffio vitale [77] In questo animale Vedio Pollione, cavaliere romano fra gli amici del Divino Augusto, dimostrò prove della crudeltà, immergendo nei vivai di queste gli schiavi condannati, non perché non fossero suffienti per questo le belve della terra, ma perché con un altro sistema non poteva vedere allo stesso modo un uomo essere tutto sbranato Dicono che esse s'infuriano soprattutto con l'odore dell'aceto |
tenuissimum iis tergus, contra anguillis crassius, eoque verberari solitos tradit Verrius praetextatos et ob id multam iis dici non institutum [78] Planorum piscium alterum est genus, quod pro spina cartilaginem habet, ut raiae, pastinacae, squatinae, torpedo et quos bovis, lamiae, aquilae, ranae nominibus Graeci appellant quo in numero sunt squali quoque, quamvis non plani haec Graece in universum σελαχη appellavit Aristoteles primus hoc nomine iis inposito nos distinguere non possumus, nisi si cartilaginea appellare libeat omnia autem carnivora sunt talia et supina vescuntur, ut in delphinis diximus, et cum ceteri pisces ova pariant, hoc genus solum, ut ea quae cete appellant, animal parit, excepta quam ranam vocant |
Per loro una pelle sottilissima, più spessa invece per le anguille, Verrio dice che con questa sono soliti essere frustati i giovani e per questo non si stabilì che fosse inflitta ad essi una multa [78] C'è un altro genere di pesci piatti, che ha una cartilagine al posto della spina, come le raie, le pastinache, i pescicani, la torpedine e quelli che i Greci chiamano con i nomi di bue, lamia, aquila, rana In questa serie sono anche gli squali, sebbene non piatti Aristotile li chiamò in generale in greco selachi avendo imposto loro per primo questo nome Non non possiamo distinguere, a meno che non si possa dire cartilaginei Tutti questi sono poi carnivori e mangiano supini, come abbiamo detto dei delfini, e mentre gli altri pesci depongono uova, solo questa specie, come quelli che chiamano cetacei, generano l'animale, tranne quello che chiamano rana |
[79] Est parvus admodum piscis adsuetus petris, echeneis appellatus; hoc carinis adhaerente naves tardius ire creduntur, inde nomine inposito; quam ob causam amatoriis quoque veneficiis infamis est et iudiciorum ac litium mora, quae crimina una laude pensat fluxus gravidarum utero sistens partusque continens ad puerperium in cibos tamen non admittitur pedes eum habere arbitrantur, Aristoteles it apposita pinnarum similitudine [80] Mucianus muricem esse latiorem purpura, neque aspero neque rotundo ore neque in angulos prodeunte rostro, sed sicut concha utroque latere sese colligente quibus inhaerentibus plenam venti stetisse navem Periandri portantem, ut castrarentur, nobiles pueros; conchas, quae id praestiterint, apud Cnidiorum Venerem coli |
[79] C'è un pesce oltremodo piccolo abituato agli scogli, detto remora Ritengono che le navi vadano più lentamente quando questo s'attacca alle carene, di qui il nome assegnato Per tale motivo è anche malfamato per i filtri amorosi e gli indugi dei processi e delle liti, crimini che compensa con un merito fermando le perdite delle gravide nell'utero e portando la gravidanza fino al parto Tuttavia non è considerato fra i cibi Dicono che questo abbia zampe, Aristotele per l'ammessa somiglianza delle pinne [80] Muciano (dice) che il murice è più largo della porpora, non una bocca ruvida e rotonda né un becco che sporge agli angoli, ma come una conchiglia che si racchiude su entrambi i lati (Dice) che essendosi questi attaccati, una nave piena di vento fu fermata mentre trasportava, per conto di Periandro, nobili fanciulli per essere castrati; che le conchiglie, che segnalarono ciò, sono venerate presso Venere di Cnido |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 01-11
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Trebius Niger pedalem esse et crassitudine quinque digitorum, naves morari; praeterea hanc esse vim eius adservati in sale, ut aurum, quod deciderit in altissimos puteos, admotus extrahat [81] Mutant colorem candidum menae et fiunt aestate nigriores mutat et phycis, reliquo tempore candida, vere varia eadem piscium sola nidificat ex alga atque in nido parit [82] Volat sane perquam similis volucri hirundo, item miluus, subit in summa maria piscis ex argumento appellatus lucerna, linguaque ignea per os exerta tranquillis noctibus relucet attollit e mari sequipedanea fere cornua quae ab iis nomen traxit rursus draco marinus, captus atque inmissus in harenam, cavernam sibi rostro mira celeritate excavat [83] Piscium sanguine carent de quibus dicemus |
Trebio Nigro (dice) che la lunghezza è anche di cinque dita di spessore, che le navi sono trattenute; inoltre che questo è il suo potere ad essere conservato nel sale, che accostato estrae l'oro che è caduto in pozzi profondissimi [81] Le menole mutano il colore bianco e diventano più scure in estate Muta anche la ficis, bianca nel resto del tempo, variegata in primavera Questa sola dei pesci fa il nido con l'alga e genera nel nido [82] La rondine certo straordinariamente simile all'uccello vola, anche il pesce nibbio, sale sulla superficie dei mari un pesce chiamato di proposito lucerna, e messa fuori dalla bocca la lingua ardente brilla nelle notti serene Solleva dal mare le corna di circa un piede e mezzo quello che prende nome da queste Invece il drago marino, catturato e trascinato sulla spiaggia, si scava col muso una caverna con straordinaria velocità [83] Dei pesci di cui parleremo sono privi del sangue |
sunt autem tria genera: primum quae mollia appellantur, dein contecta crustis tenuibus, postremo testis conclusa duris mollia sunt lolligo, saepia, polypus et cetera generis eius his caput inter pedes et ventrem, pediculi octoni omnibus saepiae et lolligini pedes duo ex his longissimi et asperi, quibus ad ora admovent cibos et in fluctu se velut ancoris stabiliunt, cetera cirri, quibus venantur [84] Lolligo etiam volitat extra aquam se efferens, quod et pectunculi faciunt, sagittae modo Saepiarum generi mares varii et nigriores constantiaeque maioris percussae tridente feminae auxiliantur, at femina icto mare fugit ambo autem, ubi sensere se adprehendi, effuso atramento, quod pro sanguine iis est, infuscata aqua absconduntur [85] Polyporum multa genera terreni maiores quam pelagii |
Ce ne sono infatti tre tipi: dapprima quelli che sono chiamati molluschi, poi quelli protetti da sottili croste, infine quelli chiusi in gusci duri I molluschi sono il calamaro, la seppia, il polipo e altri di questo genere Per questi il capo (è) fra i piedi e il ventre, per tutti otto peduncoli Per la seppia e il calamaro due piedi di questi lunghissimi e ruvidi, con cui portano i cibi alla bocca e si fissano tra l'onda come con ancore, gli altri tentacoli, con cui cacciano [84] Il calamaro vola anche balzando fuori dall'acqua, cosa che fanno anche i pettini di mare, a mo' di freccia Per il genere delle seppie maschi variegati e più scuri e di maggiore fedeltà Aiutano la femmina colpita dal tridente, ma la femmina se è colpito il maschio fugge Entrambi poi, quando hanno capito di essere assaliti, emesso un liquido nero, che è per loro come il sangue, si nascondono nell'acqua oscurata [85] Molti i tipi dei polipi Quelli di terra più grandi di quelli del mare |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 35, Paragrafi 105-153
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omnibus bracchiis ut pedibus ac manibus utuntur, cauda vero, quae est bisulca et acuta, in coitu et polypis fistula in dorso, qua tramittunt mare, eamque modo in dexteram partem, modo in sinistram transferunt natant obliqui in caput, quod praedurum est sufflatione viventibus cetero per bracchia velut acetabulis dispersis haustu quodam adhaerescunt; tenent supini, ut avelli non queant vada non adprehendunt, et grandibus minor tenacitas soli mollium in siccum exeunt, dumtaxat asperum; levitatem odere [86] vescuntur conchyliorum carne, quorum conchas conplexu crinium frangunt; itaque praeiacentibus testis cubile eorum deprehenditur et cum alioqui brutum habeatur animal, ut quod ad manum hominis adnatet, in re quodammodo familiari callet |
Si servono di tutti i tentacoli come piedi e mani, invece della coda, che è bifida e appuntita, nell'accoppiamento Anche per i polipi un condotto sul dorso, da dove fanno passare l'acqua del mare, e spostano questo ora verso la parte destra, ora verso la sinistra Nuotano obliqui nel capo, che è molto duro con un rigonfiamento in quelli vivi Per il resto come con ventose sparse attraverso i tentacoli aderiscono con un certo aggancio; si afferrano supini, cosicché non possano essere strappati Non occupano i fondali, e per i grandi (c'è) minor presa Unici dei molluschi escono all'asciutto, purché ruvido; odiano la levigatezza [86] Si nutrono con la polpa delle conchiglie, di cui spezzano i gusci con la stretta dei tentacoli; perciò dalle croste sparse davanti è rivelato il loro nascondiglio E mentre è ritenuto per altri motivi un animale stupido, poiché nuota verso la mano dell'uomo, in qualche modo è esperto nell'aspetto domestico |
omnia in domum conportat, dein putamina erosa carne egerit adnatantesque pisciculos ad ea venatur [87] colorem mutat ad similitudinem loci, et maxime in metu ipsu bracchia sua rodere falsa opinio est id enim a congris evenit ei, sed renasci, sicut colotis et lacertis caudas, haut falsum [88] Inter praecipua autem miracula est qui vocatur nautilos, ab aliis pompilos supinus in summa aequorum pervenit, ita se paulatim adsubrigens, ut emissa omni per fistulam aqua velut exoneratus sentina facile naviget postea prima duo bracchia retorquens membranam inter illa mirae tenuitatis extendit, qua velificante in aura, ceteris subremigans bracchiis, media se cauda ut gubernaculo regit ita vadit alto Liburnicarum gaudens imagine, si quid pavoris interveniat, hausta se mergens aqua |
Porta tutto nella tana, poi mangiata la carne getta le croste e caccia i pesciolini che nuotano verso esse [87] Cambia il colore a somiglianza del luogo, e soprattutto nel pericolo E' falsa la credenza che da se stesso si roda i suoi tentacoli - infatti ciò gli accade fra i gronchi -, ma non (è) falso che ricrescano, come le code del ramarro e della lucertola [88] Fra le notevoli meraviglie poi c'è quello che è chiamato nautilus, da altri pompilus Viene alla superficie delle acque supino, risalendo a poco a poco così che, buttata tutta l'acqua attraverso il condotto quasi alleggerito dalla sentina navighi facilmente Volgendo dietro le due prime braccia stende fra quelle una membrana di straordinaria sottigliezza, con cui veleggia nell'aria, remando sotto con le altre braccia, si guida come timone con la coda nel mezzo Così arriva in alto mare compiacendosi a immagine delle navi liburniche, immergendosi nell'acqua inghiottita, se interviene qualcosa di pauroso |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 29, Paragrafi 16-60
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[89] Polyporum generis est ozaena dicta a gravi capitis odore, ob hoc maxime murenis eam consectantibus Polypi binis mensibus conduntur ultra bimatum non vivunt pereunt autem tabe semper, feminae celerius et fere a partu Non sunt praetereunda et L Lucullo proconsule Baeticae conperta de polypis; quae Trebius Niger e comitibus eius prodidit: [90] avidissimos esse concharum, illas ad tactum conprimi, praecidentes bracchia eorum, ultroque escam ex praedante capere carent conchae visu omnique sensu alio quam cibi et periculi insidiantur ergo polypi apertis inpositoque lapillo extra corpus, ne palpitatu eiciatur: ita securi grassantur extrahuntque carnes illae se contrahunt, sed frustra, discuneatae tanta sollertia animalium hebetissimis quoque est |
[89] E' del genere dei polipi quello detto ozena per il forte odore del capo, inseguendolo soprattutto per questo le murene I polipi si nascondono per due mesi Non vivono oltre due anni Muoiono quasi sempre per consunzione, le femmine più presto e di solito dal parto Non sono da trascurare anche le notizie sui polipi da parte di L Lucullo proconsole della Betica; che Trebio Nigro fra i suoi accompagnatori tramandò: [90] che sono avidissimi di conchiglie, che quelle al tatto si rinserrano, tagliando i loro tentacoli, e spontaneamente si fanno esca da parte dell'assalitore Le conchiglie sono prive della vista e di ogni altro senso eccetto il cibo e il pericolo I polipi quindi tendono insidie a quelle aperte e posta una pietra all'esterno del corpo, affinchè non sia gettata dalla contrazione: così sicuri si avvicinano ed estraggono le carni Quelle si contraggono, ma invano, aperte con un cuneo Tanta astuzia c'è anche nei più stupidi degli animali |
[91] praeterea negat ullum atrocius esse animal ad conficiendum hominem in aqua luctatur enim conplexu et sorbet acetabulis ac numeroso suctu trahit, cum in naufragos urinantesve impetum cepit sed si invertatur, elanguescit vis; exporrigunt enim se resupinati cetera, quae idem retulit, monstro propiora possunt videri [92]Carteiae in cetariis adsuetus exire e mari in lacus eorum apertos atque ibi salsamenta populari mire omnibus marinis expetentibus odorem quoque eorum, qua de causa et nassis inlinuntur, convertit in se custodum indignationem adsiduitate furti inmodici saepes erant obiectae, sed has transcendebat per arborem nec deprehendi potuit nisi canum sagacitate hi redeuntem circumvasere noctu, concitique custodes expavere novitatem primum omnium magnitudo inaudita erat, dein colos muria obliti, odore diri |
[91] Inoltre nega che ci sia alcun animale più crudele nell'uccidere l'uomo nell'acqua Infatti lotta con la stretta e assorbe con le ventose e succhia con frequente sorso, quando ha portato l'assalto contro naufraghi o nuotatori Ma se è capovolto, la forza langue; infatti rovesciati si distendono Le altre cose, che ugualmente ha riferito, possono sembrare più vicine ad un prodigio [92] A Carteia uno era solito venire dal mare ai loro laghi aperti nei vivai e qui devastare i pesci salati-ricercando tutti quelli marini straordinariamente anche il loro odore, per cui sono spalmati sulle nasse-, volse verso di sé l'indignazione dei custodi per la frequenza del furto eccessivo Erano interposte siepi, ma le oltrepassava attraverso l'albero e non potè essere preso se non per l'abilità dei cani Questi di notte lo circondarono mentre arrivava, e i custodi svegliati temettero la novità Prima di tutto la grandezza era inaudita, poi il colore delle pelle spalmata con la salamoia, con un odore terribile |
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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 18, Paragrafi 353-365
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quis ibi polypum exspectasset aut ita cognosceret cum monstro dimicare sibi videbantur namque et adflatu terribili canes agebat, nunc extremis crinibus flagellatos, nunc robustioribus bracchiis clavarum modo incussos, [93] aegreque multis tridentibus confici potuit ostendere Lucullo caput eius, dolii magnitudine, amphorarum XV capax, atque, ut ipsius Trebi verbis utar, barbas, quas vix utroque bracchio conplecti esset, clavarum modo torosas, longas pedum XXX, acetabulis sive caliculis urnalibus pelvium modo, dentes magnitudini respondentes reliquiae adservante miraculo pependere pondo DCC saepias quoque et lolligines eiusdem magnitudinis expulsas in litus illud idem auctor est in nostro mari lolligines quinum cubitorum capiuntur, saepiae binum neque his bimatu longior vita |
Chi si sarebbe aspettato lì un polipo o lo riconoscerebbe così Dal momento che sembravano scontrarsi con un mostro Infatti con terribile soffio cacciava i cani, ora colpiti con le punte dei tentacoli, ora percossi con le braccia più forti a mo' di clave, [93] ed a fatica con molti tridenti poté essere ucciso Mostrarono la sua testa a Lucullo, della grandezza di un dolio, capace di 15 anfore, e, affinché io usi le parole dello stesso Trebio, i tentacoli, che a stento con entrambe le braccia si potesse abbracciare, nodosi a mo' di clave, lunghi 30 piedi, con ventose o piccoli calici da urne a mo' di catini, denti proporzionati alla grandezza I resti con salvaguardata curiosità misurarono 700 di peso Egli stesso testimonia che anche seppie e calamari della stessa grandezza furono gettati su quel litorale Nel nostro mare sono catturati calamari di cinque cubiti, seppie di due Per questi una vita non più lunga di due anni |