Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 06, Paragrafi 154 - 204

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 06, Paragrafi 154 - 204

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 06, Paragrafi 154 - 204

[154] promunturium, a quo ad continentem Trogodytarum L, Thoani, Actaei, Chatramotitae, Tonabaei, Antiadalaei, Lexianae, Agraei, Cerbani, Sabaei, Arabum propter tura clarissimi, ad utraque maria porrectis gentibus

oppida eorum in Rubro litore Merme, Marma, Corolia, Sabbatha; intus oppida Nascus, Cardava, Carnus et, quo merces odorum deferunt, Thomala

[155] pars eorum Atramitae, quorum caput Sabota LX templa muris includens; regia tamen est omnium Marelibata

sinum optinent XCIIII, refertum insulis odoriferis

Atramitis in mediterraneo iunguntur Minaei

mare accolunt et Aelamitae oppido eiusdem nominis, iis iuncti Chaculatae, oppidum Sibi, quod Graeci Apaten vocant, Arsi, Codani, Vadaei oppido magno, Barasasaei, Lechieni, Sygaros insula, quam canes non intrant expositique circa litora errando moriuntur
[154] Un promontorio, da cui fino alla terraferma dei Trogoditi (ci sono) 50 miglia, i Toani, gli Actei, i Catramotiti,Tonabi, Antiadali, Lexiani, Agrei, Cernabi, Sabei, i più famosi degli Arabi per gli incensi, con popoli stanziati verso entrambi i mari

Lo loro città sul litorale Rosso Merme, Marma, Corolia, Sabbata; all'interno la città di Nasco, Cardava, Carno e, dove portano i prodotti dei profumi, Tomala

[155] Una loro parte gli Atramiti, la cui capitale Sabota che racchiude nelle mura 60 templi; tuttavia sede regia di tutti è Marelibata

Occupano il golfo per 94 miglia, ricco di isole produttrici di essenze

Gli Atramiti nell'entroterra sono uniti ai Minei

Abitano sul mare anche gli Elamiti con una città dello stesso nome, uniti a questi i Caculati, la città di Sibi, che i Greci chiamano Apate, gli Arsi, i Codani, i Vadei con una grande città, i Barasasei, Lechieni, l'isola di Sigaro, che i cani non frequentano e abbandonati intorno al litorale muoiono vagando
[156] sinus intimus, in quo Laeanitae, qui nomen ei dedere; regia eorum Agra et in sinu Laeana vel, ut alii, Aelana: nam et ipsum sinum nostri Laeaniticum scripsere, alii Aelaniticum, Artemidorus Alaeniticum, Iuba Leaniticum; circuitus Arabiae a Charace Laeana colligere proditur |XLVII| LXV p

, Iuba paulo minus |XL| putat

latissima est a septentrione inter oppida Heroum et Characem

[157] nam et reliqua mediterranea eius dicantur; Nabataeis Thimaneos iunxerunt veteres, nunc sunt Taveni, Suelleni, Araceni, Arreni oppido in quod negotiatio omnis convenit, Hemnatae, Avalitae, oppida Domata, Haegra, Thamudaei, oppidum Baclanaza, Chariattaei, Toali, oppidum Phodaca, Minaei, a rege Cretae Minoe, ut existimant, originem trahentes, quorum Carmei; oppidum XIIII p

Maribba, Paramalacum, et ipsum non spernendum, item Canon
[156] Un golfo interno, in cui (vivono) i Leniti, che gli diedero il nome; Agra la loro reggia e sul golfo Leana o, secondo altri, Elana: infatti anche i nostri hanno denominato lo stesso golfo Leanitico, altri Elanitico, Artemidoro (lo chiama) Alenitico, Giuba Lenitico

Il perimetro dell'Arabia da Carace a Leana è detto misurare 4765 miglia, Giuba ritiene poco meno di 4000 miglia

Grandissima è a nord fra le città di Ereo e Carace

[157] Infatti siano riportati anche i suoi restanti luoghi interni

Gli antichi congiunsero i Timanei ai Nabatei, ora ci sono Taveni, Suelleni, Araceni, Arreni con una città in cui avviene ogni commercio, gli Emnati, Avaliti, le città di Domata, Egra, Tamudei, la città di Baclanaza, Cariattei, Toali, la città di Fodaca, i Minei che traggono origine, dal re di Creta Minosse, come ritengono, di questi i Carmei; la città di Maribba a 14 miglia, Paramalaco, e la stessa da non trascurare, ugualmente Canon
[158] Rhadamaei et horum origo Rhadamanthus putatur, frater Minois , Homeritae Mesala oppido, Hamiroei, Gedranitae, Amphryaei, Lysanitae, Bachylitae, Samnaei, Amaitaei oppidis Nessa et Chenneseri, Zamareni oppidis Sagiatta, Canthace, Bacaschami Riphearina oppido, quo vocabulo hordeum appellant, Autaei, Ethravi, Cyrei Elmataeis oppido, Chodae Aiathuri in montibus oppido XXV p, in quo fons Aenuscabales, quod significat camelorum, [159] oppidum Ampelome, colonia Milesiorum, Athrida oppidum, Calingi, quorum Mariba oppidum significat dominos omnium, oppida Pallon, Murannimal iuxta flumen, per quod Euphraten emergere putant, gentes Agraei, Ammoni, oppidum Athenae, Caunaravi, quod significat ditissimos armento, Chorranitae, Cesani, Choani

fuerunt et Graeca oppida Arethusa, Larisa, Chalcis, deleta variis bellis
[158] I Radamei-anche il capostipite di questi è ritenuto Radamante, fratello di Minosse-, gli Omeriti con la città di mesala, gli Amirei, Gedraniti, Anfriei, Lisaniti, Bachiliti, Samnei, Amaitei con le città di Nessa e Chenneseri, gli Zamareni con le città di Sagiatta, Cantace, i Bacascami con la città di Rifearina, col quale vocabolo chiamano l'orzo, gli Autei, Etravi, Cirei con la città di Elmatei, i Codi con la città di Aiaturi sui monti a 25 miglia, in cui la fonte Enuscabale, che significa dei cammelli, [159] la città di Ampelome, la colonia dei Milesii, la città di Atrida, i Calingi, la cui città Maroba significa padroni di tutti, le città di Pallo, Murannimal vicino ad un fiume, attraverso cui pensano riemergere l'Eufrate, i popoli Agrei, Ammoni, la città di Atene, i Caunaravi, il che significa ricchissimi di bestie, Coranniti, Cesani, Coani

Ci furono anche le città greche di Aretusa, Larisa, Calcide, distrutta da varie guerre

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 38-44
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 03, paragrafi 38-44

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 03, paragrafi 38-44

[160] Romana arma solus in eam terram adhuc intulit Aelius Gallus ex equestri ordine, nam C

Caesar Augusti filius prospexit tantum Arabiam

Gallus oppida diruit, non nominata auctoribus qui ante scripserunt, Negranam, Nestum, Nescam, Magusum, Caminacum, Labaetiam et supra dictam Maribam circuitu VI, item Caripetam, quo longissime processit

[161] cetera explorata retulit: Nomadas lacte et ferina carne vesci, reliquos vinum ut Indos palmis exprimere, oleum sesamae

numerosissimos esse Homeritas, Minaeis fertiles agros palmetis arbustos, in pecore divitias

Cerbanos et Agraeos armis praestare, maxime Chatramotitas

Carreis latissimos et fertilissimos agros, Sabaeos ditissimos silvarum fertilitate odorifera, auri metallis, agrorum riguis, mellis ceraeque proventu

de odoribus suo dicemus volumine
[160] Finora solo Elio Gallo dell'ordine equestre portò gli eserciti romani in questa terra, infatti C

Cesare figlio di Augusto sfiorò soltanto l'Arabia

Gallo distrusse città, non nominate dagli autori che hanno scritto precedentemente, Negrana, Nesto, Nesca, Maguso, Caminaco, Labezia e la sopra citata Mariba col perimetro di 6 miglia, così Caripeta, dove più lontanamente giunse

[161] Riferì le restanti cose esplorate: che i Nomadi si nutrono di latte e carne animale, che gli altri ricavano il vino dalle palme come gli Indi, l'olio dal sesamo

Che gli Omeriti sono molto numerosi, per i Minei campi d'alberi fertili di palmeti, ricchezze di bestiame

Che i Cerbani e gli Agrei sono superiori nelle armi, soprattutto i Catramotiti

Per i Carrei grandissimi e fertilissimi campi, i Sabei ricchissimi di boschi con abbondanza di essenze, per le miniere di oro, l'irrigazione dei campi, la produzione di miele e cera

Parleremo dei profumi nel volume appropriato
[162] Arabes mitrati degunt aut intonso crine; barba abraditur praeterquam in superiore labro; aliis et haec intonsa

mirumque dictu, ex innumeris populis pars aequa in commerciis aut latrociniis degit

in universum gentes ditissimae, ut apud quas maximae opes Romanorum Parthorumque subsidant, vendentibus quae e mari aut silvis capiunt nihilque invicem redimentibus

[163] Nunc reliquam oram Arabiae contrariam persequemur; Timosthenes totum sinum quadridui navigatione in longitudinem taxavit, bidui in latitudinem, angustias VII D p

; Eratosthenes ab ostio |XII| in quamque partem; [164] Artemidorus Arabiae latere |XIV| L, Trogodytico vero |XI| LXXXVII D p

Ptolemaida usque; Agrippa |XVII| XXXII sine differentia laterum; plerique latitudinem CCCCLXXV prodiderunt, faucesque hiberno orienti obversas alii IIII, alii VII D, alii XII patere
[162] Gli Arabi vivono con la mitra o col capo non rasato; la barba viene rasata tranne sul labbro superiore; per altri anche questa non rasata

E strano a dirsi, fra le numerose tribù una parte uguale vive di commerci o furti

In generale popolazioni ricchissime, cosicchè le massime ricchezze dei Romani e dei Parti si concentrano presso questi, poiché vendono ciò che ricavano dal mare o dai boschi e invece non comprano nulla

[163] Ora seguiremo la restante costa di fronte all'Arabia

Timostene calcolò tutto il golfo in quattro giorni di navigazione in lunghezza, due in larghezza, lo stretto in 7 miglia e mezzo; Eratostene 1200 miglia dalla foce verso ciascuna parte; [164] Artemidoro 1450 miglia dal lato dell'Arabia, invece dal Trogoditico fino a Tolemaide 1187 e mezzo; Agrippa 1732 senza differenza dei lati

I più tramandarono una larghezza di 475 miglia, e altri che l'imboccatura si estendeva volta all'oriente invernale 4 miglia, altri 12

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 02, Paragrafi 221-223
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 02, Paragrafi 221-223

[165] Situs autem ita se habet: a sinu Laeanitico alter sinus quem Arabes Aean vocant, in quo Heroon oppidum est; fuit et Cambysu inter Nelos et Marchadas, deductis eo aegris exercitus

gens Tyro, Daneon portus, ex quo navigabilem alveum perducere in Nilum, qua parte ad Delta dictum decurrit, LXII D intervallo, quod inter flumen et Rubrum mare interest, primus omnium Sesostris Aegypti rex cogitavit, mox Darius Persarum, deinde Ptolemaeus sequens, qui et duxit fossam latitudine pedum C, altitudine XXX, in longitudinem XXXVII D p

usque ad Fontes Amaros; [166] ultra deterruit inundationis metus, excelsiore tribus cubitis Rubro mari conperto quam terra Aegypti

aliqui non eam adferunt causam, sed ne inmisso mari corrumperetur aqua Nili, quae sola potus praebet
[165] Il luogo quindi si presenta così: dal golfo Leanitico un altro golfo che gli Arabi chiamano Ea, in cui c'è la città di Ero

Ci fu anche Cambiso fra Nelo e Marcadi, trasferiti qui gli invalidi dell'esercito

Il popolo Tiro, il porto Daneo, da cui per primo Sesostri re d'Egitto, poi Dario dei Persiani, pensò di condurre un canale navigabile verso il Nilo, nella parte dove scorre verso il cosiddetto Delta, a 62 miglia e mezzo di distanza, il che si trova fra il fiume e il mar Rosso, poi in seguito Tolomeo, che fece anche una fossa di 100 piedi di larghezza, 30 di profondità, 37 e mezzo di lunghezza fino alle Fonti Amare; [166] lo trattiene oltre il timore di un'inondazione, essendosi scoperto il mar Rosso più profondo di tre cubiti della terra d'Egitto

Alcuni non adducono questo motivo, ma che l'acqua del Nilo unica che offre da bere venisse inquinata dal mare immessovi
nihilo minus iter totum terreno frequentatur a mari Aegyptio, quod est triplex; unum a Pelusio per harenas, in quo, nisi calami defixi regant, via non reperitur, subinde aura vestigia operiente; [167] alterum ultra Casium montem, quod a LX p

redit in Pelusiacam viam accolunt Arabes Autaei; tertium a Gerrho, quod Agipsum vocant, per eosdem Arabas LX propius, sed asperum montibus et inops aquarum; eae omnes viae Arsinoen ducunt, conditam sororis nomine in sinu Carandra a Ptolemaeo Philadelpho, qui primus Trogodyticen excussit; amnem qui Arsinoen praefluit Ptolemaeum appellavit
Nondimeno dal mare Egizio è percorribile via terra tutto il tragitto, che è triplice; uno dal Pelusio attraverso le sabbie, in cui, se non guidano le canne conficcate, non si trova la strada, poiché il vento ricopre subito le orme; [167] un altro oltre il monte Cassio, che a 60 miglia torna sulla via Pelusica-abitano gli Arabi Autei-; il terzo da Gerro, che chiamano Agipso, attraverso gli stessi Arabi 60 miglia più vicino, ma aspro per i monti e povero di acque

Tutte queste vie portano ad Arsinoe, fondata col nome della sorella nel golfo Carandra da Tolomeo Filadelfo, che per primo esplorò la Trogodite; chiamò Tolomeo il fiume che bagna Arsinoe

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 36, Paragrafi 179-182
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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 36, Paragrafi 179-182

[168] mox oppidum parvum est Aenum alii pro hoc Philoterias scribunt, deinde sunt Asaraei, ex Trogodytarum conubiis Arabes feri, insulae Sapirine, Scytala, mox deserta ad Myoshormon, ubi fons Ainos, mons Aeas, insula Iambe, portus multi, Berenice oppidum, matris Philadelphi nomine, ad quod iter a Copto diximus, Arabes Autaei et Gebadaei

[169] Trogodytice, quam prisci Midoen, alii Midioen dixere, mons Pentedactylos, insulae Stenae Dirae aliquot, Halonesi non pauciores, Cardamine, Topazos, quae gemmae nomen dedit

sinus insulis refertus: ex his quae Mareu vocantur, aquosae, quae Stratonos, sitientes; regum hi praefecti fuere

introrsus Candaei, quos Ophiophagos vocant, serpentibus vesci adsueti; neque alia regio fertilior est earum
[168] Poi c'è la piccola città di Eno-altri scrivono al posto di questa Filoteria-, poi ci sono gli Asarei, Arabi selvaggi da incroci dei Trogoditi, le isole Sapirine, Scitala, poi i deserti verso Miosormo, dove (c'è) la fonte Aino, il monte Eo, l'isola di Iambe, molti porti, la città di Berenice, col nome della madre del Filadelfo, abbiamo descritto la strada da Copto a questa, gli Arabi Autei e i Gebadei

[169] La Trogloditica, che gli antichi (chiamavano) Midoe, altri definirono Midioe, il monte Pentedattilo, le Stene Dire alcune isole, le Alonesi non meno numerose, Cardamine, Topazo, che dette il nome alla gemma

Un golfo ripieno di isole: fra queste quelle che sono chiamate Mareo, ricche d'acqua, quelle che (sono dette) Stratono, assetate; ci furono i prefetti dei re

All'interno i Candei, che chiamano Ofiofagi, abituati a nutrirsi di serpenti; nessun'altra regione è più fertile di queste
[170] Iuba, qui videtur diligentissime persecutus haec, omisit in hoc tractu nisi exemplarium vitium est Berenicen alteram, quae Panchrysos cognominata est, et tertiam, quae Epidires, insignem loco: est enim sita in cervice longe procurrente, ubi fauces Rubri maris VII D p

ab Arabia distant

insula ibi Citis, topazum ferens et ipsa; [171] ultra silvae, ubi Ptolemais, a Philadelpho condita ad venatus elephantorum, ob id Epitheras cognominata, iuxta lacum Monoleum; haec est regio secundo volumine a nobis significata, in qua XLV diebus ante solstitium totidemque postea hora sexta consumuntur umbrae et in meridiem reliquis horis cadunt, ceteris diebus in septentrionem, cum in Berenice quam primam posuimus ipso die solstitii sexta hora umbrae in totum absumantur nihilque adnotetur aliud novi, DCII p
[170] Giuba, che sembra aver esplorato molto accuratamente questi posti, omise in questo tratto-a meno che non sia errore delle copie- un'altra Berenice, che fu soprannominata Pancriso, e una terza, che (è detta) Epidire, notevole per il luogo: infatti è posta su una cime che si protende lontano, dove le imboccature del mar Rosso distano dall'Arabia 7 miglia e mezzo

Qui l'isola di Citi, che è produttrice anch'essa di topazi

[171] Più in là i boschi, dove (c'è) Tolemaide, fondata da Filadelfo per la caccia degli elefanti, perciò soprannominata Epitera, vicino al lago Monoleo

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 21, Paragrafi 21-30

intervallo a Ptolemaide: res ingentis exempli locusque subtilitatis inmensae, mundo ibi deprehenso, cum indubitata ratione umbrarum Eratosthenes mensuram terrae prodere inde conceperit

[172] hinc Azanium mare, promunturium quod aliqui Hippalum scripsere, lacus Mandalum, insula Colocasitis et in alto multae, in quibus testudo plurima

oppidum Sace, insula Daphnidis, oppidum Aduliton; Aegyptiorum hoc servi profugi a dominis condidere

[173] maximum hic emporium Trogodytarum, etiam Aethiopum; abest a Ptolemaide V dierum navigatione

deferunt plurimum ebur, rhinocerotum cornua, hippopotamiorum coria, chelium testudinum, sphingia, mancipia
Da noi (me) è descritta nel secondo volume questa regione, in cui 45 giorni prima del solstizio e altrettanti dopo alla sesta ora sono cancellate le ombre e si proiettano a sud nelle rimanenti ore, nei restanti giorni a nord, mentre nella Berenice che abbiamo prima detto nello stesso giorno del solstizio alla sesta ora le ombre sono cancellate del tutto e non è notato niente altro di diverso, per uno spazio di 602 miglia e mezzo da Tolemaide: cosa di grande significato e situazione di notevole riflessione, essendo stato capito qui il mondo, quando Eratostene con il sicuro metodo delle ombre ideò da qui di riportare la misura della terra

[172] Da qui il mare Azanio, il promontorio che alcuni denominarono Ippalo, il lago Mandalo, l'isola di Colocasite e in alto mare molte, in cui frequente (è) la tartaruga

La città di Sace, l'isola di Dafnide, la città di Adulite; fondarono questa gli schiavi dell'Egitto fuggiti dai padroni

[173] Qui il più grande mercato dei Trogoditi, anche degli Etiopi; dista da Tolemaide 5 giorni di navigazione

Portano moltissimo avorio, corna di rinoceronti, pelli di ippopotami, guscio di tartarughe, scimmie, schiavi

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