Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 06, Paragrafi 131-153

Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 06, Paragrafi 131-153

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 06, Paragrafi 131-153

[131] Proxima Tigri regio Parapotamia appellatur

in ea dictum est de Mesene; oppidum eius Dabitha

cui iungitur Chalonitis cum Ctesiphonte, non palmetis modo, verum et olea pomisque arbusta

ad eam pervenit Zagrus mons, ex Armenia inter Medos Adiabenosque veniens supra Paraetacenen et Persida; Chalonitis abest a Perside CCCLXXX p

; tantum a Caspio mari et a Syria abesse conpendio itineris aliqui tradunt

[132] inter has gentes atque Mesenen Sittacene est, eadem Arbelitis et Palaestine dicta

oppidum eius Sittace Graecorum, ab ortu et Sabdata, ab occasu autem Antiochia inter duo flumina Tigrim et Tornadotum, item Apamea, cui nomen Antiochus matris suae inposuit; Tigri circumfunditur haec, dividitur Archoo

[133] infra est Susiane, in qua vetus regia Persarum Susa, a Dario Hystaspis filio condita; abest ab Seleucia Babylonia CCCCL p
[131] La regione vicina al Tigri è chiamata Parapotamia

In essa si è detto della Mesene; la sua città Dabita

A lei è unita la Calonitide con Ctesifonte, non solo con palmeti, ma anche olivi e alberi con frutti

Giunge fino ad essa il monte Zagro, passando dall'Armenia attraverso Medi e Adiabeni sopra la Paretacene e la Perside

La Calonitide dista dalla Perside 380 miglia; alcuni tramandano distare altrettanto dal mar Caspio e dalla Siria con una scorciatoia di cammino

[132] Fra questi popoli e la Mesene c'è Sittacene, la stessa detta Arbelitide e Palestina

La sua città Sittace dei Greci, a oriente e Sabdata, a occidente poi Antiochio tra due fiumi il Tigri e il Tornadoto, pure Apamea, a cui Antioco dette il nome di sua madre; questa è circondata dal Tigri, è divisa dall'Arcoo

[133] Sotto c'è Susiana, in cui (c'è) Susa la vecchia reggia dei Persiani, fondata da Dario figlio di Istaspe; dista da Seleucia di Babilonia 450 miglia, altrattante da Ecbatana dei Medi attraverso il monte Carbanto
, tantundem ab Ecbatanis Medorum per montem Carbantum

in septentrionali Tigris alveo oppidum est Barbitace; abest a Susis CXXXV p

ibi mortalium soli auri miro odio contrahunt id defodiuntque, ne cui sit in usu

Susianis ad orientem versus iunguntur Oxii latrones et Mizaeorum XL populi, liberae feritatis; [134] supra eos parent Parthis Mardi et Saitae ii qui praetenduntur supra Elymaida, quam Persidi in ora iunximus; Susa a Persico mari absunt CCL p

qua subiit ad eam classis Alexandri Pasitigri, vicus ad lacum Chaldaicum vocatur Aple, unde Susa navigatione LXII D p

absunt; Susianis ab oriente proximi sunt Cossiaei, supra Cossiaeos ad septentrionem Massabatene sub monte Cambalido, qui est Caucasi ramus, inde mollissimo transitu in Bactros
Nell'alveo settentrionale del Tigri c'è la città di Barbitace; dista da Susa 135 miglia

Qui unici mortali con uno strano odio dell'oro lo raccolgono e sotterrano, affinchè non sia in uso per qualcuno

Ai Susiani sono uniti ad oriente gli Ossi predoni e 40 tribù dei Mizei, di selvaggia ferocia

[134] Sopra questi obbediscono ai Parti i Mardi e quei Saiti che si concentrano sopra l'Elimaide, che abbiamo unito alla Perside sulla costa

Susa dista dal mare Persico 250 miglia dove la flotta di Alessandro risalì il Pasitigri fino ad essa, un villaggio accanto al lago Caldaico è chiamato Aple, da dove Susa dista 62 miglia e mezzo di navigazione

Da oriente sono vicini ai Susiani i Cossiei, sopra i Cossiei verso settentrione la Massabatene sotto il monte Cambalido, che è un ramo del Caucaso, con un agevolissimo passaggio da lì verso i Battri
[135] Susianen ab Elymaide disterminat amnis Eulaeus, ortus in Medis modicoque spatio cuniculo conditus ac rursus exortus et per Massabatenen lapsus; circumit arcem Susorum ac Dianae templum augustissimum illis gentibus, et ipse in magna caerimonia, siquidem reges non ex alio bibunt et ob id in longinqua portant

recipit amnes Hedyphon praeter Asylum Persarum venientem, Adunam ex Susianis

oppidum iuxta eum Magoa, a Charace XV p

; quidam hoc in extrema Susiane ponunt solitudinibus proximum

[136] infra Eulaeum Elymais est in ora iuncta Persidi, a flumine Orati ad Characem CCXL p

oppida eius Seleucia et Sostrate, adposita monti Chasiro; oram, quae praeiacet, minorum Syrtium vice diximus inaccessam caeno, plurimum limi deferentibus Brixa et Ortacia amnibus, madente et ipsa Elymaide in tantum, ut nullus sit nisi circuitu eius ad Persidem aditus
[135] Il fiume Eleusi divide la Susiana dall'Elimaide, nato fra i Medi e immerso per un breve tratto in un cunicolo e di nuovo emerso e portato attraverso la Massabatene

Scorre intorno alla rocca dei Susiani e al tempio di Diana molto rinomato per quei popoli, ed esso stesso in grande venerazione, se alcuni re non bevono da nessun altro e perciò lo portano in luoghi lontani

Riceve i fiumi Edifo che giunge oltre Asilo dei Persiani, Aduna fra i Susiani

Vicino ad esso la città di Magoa, a 15 miglia da Carace; alcuni la collocano nell'estrema parte della Susiana vicino ai deserti

[136] Sotto l'Euleo sulla costa c'è l'Elimaide unita alla Perside, dal fiume Orati a Carace 240 miglia

Le sue città Seleucia e Sostrate, poste accanto al monte Casiro

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 37, Paragrafi 01-18
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 37, Paragrafi 01-18

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 37, Paragrafi 01-18

infestatur et serpentibus, quos flumina deportant

pars eius maxime invia Characene vocatur ab oppido Arabiae claudente regna ea, de quo dicemus exposita prius M

Agrippae sententia

[137] namque is Mediam et Parthiam et Persidem ab oriente Indo, ab occidente Tigri, a septentrione Tauro Caucasio, a meridie Rubro mari terminatas patere in longitudinem |XIII| XX p

, in latitudinem DCCCXL prodidit, praeterea per se Mesopotamiam, ab oriente Tigri, ab occasu Euphrate, a septentrione Tauro, a meridie mari Persico inclusam, longitudine DCCC p, latitudine CCCLX; [138] Charax, oppidum Persici sinus intimum, a quo Arabia Eudaemon cognominata excurrit, habitatur in colle manu facto inter confluentes dextra Tigrim, laeva Eulaeum, II p
Abbiamo definito la costa, che è antistante, inaccessibile per il fango alla maniera delle Sirti minori, poiché i fiumi Brissa e Ortacia portano moltissimo limo, e poichè la stessa Elimaide è imbevuta tanto, che non c'è nessun accesso verso la Perside se non dal suo passaggio

E' infestata anche di serpenti, che portano i fiumi

La sua parte maggiormente inaccessibile è detta Caracene dalla città dell'Arabia che comprende quei regni, della quale diremo dopo aver prima sentito l'opinione di Agrippa

[137] Infatti egli affermò che la Media e la Partia e la Perside delimitate ad oriente dall'Indo, ad occidente dal Tigri, a nord dal Tauro Caucasico, a sud dal mar Rosso si estendono in lunghezza 1320 miglia, in larghezza 840, inoltre la Mesopotamia di per sé, ad oriente dal Tigri, a occidente dall'Eufrate, a settentrione dal Tauro, a sud chiusa dal mare Persico, con una lunghezza di 800 miglia e una larghezza di 360

[138] Carace, città interna del golfo Persico, da cui si protende l'Arabia detta Felice, è abitata su un colle artificiale tra le confluenze a destra del Tigri, a sinistra dell'Euleo, con 2 miglia di ampiezza
laxitate; conditum est primum ab Alexandro Magno, colonis ex urbe regia Durine, quae tum interiit, deductis, militum inutilibus ibi relictis; Alexandriam appellari iusserat pagumque Pellaeum a patria sua, quem proprie Macedonum fecerat

[139] flumina id oppidum expugnavere; postea restituit Antiochus quintus regum et suo nomine appellavit, iterumque infestatum Spaosines Sagdodonaci filius, rex finitimorum Arabum, quem Iuba satrapen Antiochi fuisse falso tradit, oppositis molibus restituit nomenque suum dedit, emunito situ iuxta in longitudinem VI p

, in latitudinem paulo minus; prius fuit a litore stadiis X maritimum etiam Vipsania porticus habet , Iuba vero prodente L p; [140] nunc abesse a litore CXX legati Arabum nostrique negotiatores, qui inde venere, adfirmant

nec ulla in parte plus aut celerius profecere terrae fluminibus invectae
Fu fondata dapprima da Alessandro Magno, con coloni condotti dalla città regia di Durina, che allora decadde, avendo lasciato qui gli invalidi dei soldati; aveva ordinato che fosse chiamata Alessandria e Pelleo un villaggio dal (nome) della sua patria, che aveva reso esclusivamente dei Macedoni

[139] I fiumi distrussero questa città; poi la ricostruì Antioco quinto re e la chiamò col suo nome, e danneggiata di nuovo Spaosine figlio di Sagdodonaco, re degli Arabi confinanti, che Giuba afferma erroneamente essere stato satrapo di Antiochia, la ricostruì con dighe messe di fronte e dette il suo nome, dopo aver fortificato vicino il luogo per una lunghezza di 6 miglia, poco meno in larghezza

La prima fu a 10 stadi dal litorale-anche il porticato Vipsanico la riporta marittima-, Giuba invece che avanza per 50 miglia; [140] gli ambasciatori Arabi e i nostri mercanti che vennero da lì, dicono che ora dista dal litorale 120 miglia

E in nessun luogo le terre avanzarono di più e più velocemente trasportate dai fiumi

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Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 161 - 170
Plinio il Vecchio, Naturalis Historia: Libro 09, Paragrafi 161 - 170

Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 09, Paragrafi 161 - 170

magis id mirum est, aestu longe ultra id accedente non repercussas

[141] hoc in loco genitum esse Dionysium, terrarum orbis situs recentissimum auctorem, quem ad commentanda omnia in orientem praemiserit Divus Augustus ituro in Armeniam ad Parthicas Arabicasque res maiore filio, non me praeterit nec sum oblitus sui quemque situs diligentissimum auctorem visum nobis introitu operis: in hac tamen parte arma Romana sequi placet nobis Iubamque regem, ad eundem Gaium Caesarem scriptis voluminibus de eadem expeditione Arabica
Questo è più strano, che non siano state erose dalla marea che avanza lungamente oltre essa

[141] Non tralascio che in questo luogo era nato Dionisio, autore molto recente della collocazione delle terre del mondo, che il Divino Augusto aveva mandato in oriente per descrivere tutto mentre il figlio maggiore stava per partire verso l'Armenia per le imprese contro i Parti e gli Arabi, né ho dimenticato all'inizio dell'opera che un autore ci sembrò molto accurato del suo luogo: tuttavia in questa parte ci piace seguire gli eserciti romani e il re Giuba, con i libri scritti sulla medesima spedizione arabica per Gaio Cesare che parte
[142] Arabia, gentium nulli postferenda amplitudine, longissime a monte Amano e regione Ciliciae Commagenesque descendit, ut diximus, multis gentibus eorum deductis illo a Tigrane Magno, sponte vero ad mare nostrum litusque Aegyptium, ut docuimus, nec non et in media Syriae ad Libanum montem penetrantibus Nubaeis, quibus iunguntur Ramisi, dein Teranei, dein Patami

[143] ipsa vero paeninsula Arabia, inter duo maria Rubrum Persicumque procurrens, quodam naturae artificio ad similitudinem atque magnitudinem Italiae mari circumfusa, in eandem etiam caeli partem nulla differentia spectat, haec quoque in illo situ felix

populos eius a nostro mari usque ad Palmyrenae solitudines diximus: reliqua nunc inde peragemus
[142] L'Arabia, da non posporre a nessun popolo per grandezza, si estende molto lontano dal monte Amano dalla regione della Cilicia e dalla Commagene, come abbiamo detto, con molte loro popolazioni condotte là da Tigrane Magno, con i Nubei che invece spontaneamente penetrarono fino al nostro mare e alla costa dell'Egitto, come abbiamo riferito, ed anche nel centro della Siria fino al monte Libano, a questi sono uniti i Ramisi, poi i Teranei, poi i Patami

[143] La stessa penisola arabica in verità, che s'estende fra due mari il Rosso e il Persico, circondata dal mare a forma e grandezza dell'Italia per un certo artificio della natura, guarda anche verso la stessa parte del cielo senza alcuna differenza, anche questa felice in quella collocazione

Abbiamo descritto i suoi popoli dal nostro mare fino ai deserti di Palmira: ora da lì tratteremo le cose rimanenti

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Latino: dall'autore Plinio il Vecchio, opera Naturalis Historia parte Libro 25, Paragrafi 28-32

Nomadas infestatoresque Chaldaeorum Scenitae, ut diximus, cludunt, et ipsi vagi, sed a tabernaculis cognominati, quae ciliciis metantur ubi libuit

[144] deinde Nabataei oppidum incolunt, Petram nomine, in convalle paulo minus II p

amplitudinis, circumdatum montibus inaccessis, amne interfluente; abest ab Gaza oppido litoris nostri DC, a sinu Persico CXXXV

huc convenit utrumque bivium, eorum qui ex Syria Palmyram petiere et eorum qui a Gaza venerunt

[145] a Petra incoluere Omani ad Characen usque, oppidis quondam claris ab Samiramide conditis Abaesamide et Soractia; nunc sunt solitudines; deinde est oppidum quod Characenorum regi paret in Pasitigris ripa, Forat nomine, in quod a Petra conveniunt, Characenque inde XII p

secundo aestu navigant, e Parthico autem regno navigantibus vicus Teredon
Gli Sceniti, come abbiamo detto, delimitano i Nomadi e i molestatori dei Caldei, e gli stessi vaganti, ma denominati dalle tende di pelle di capra, che mettono dove aggrada

[144] Poi i Nabatei abitano una città, di nome Petra, in una convalle di grandezza poco meno di 2 miglia, circondata da monti inaccessibili, con un fiume che scorre in mezzo

Dista da Gaza città della nostra costa 600 miglia, dal golfo Persico 135

Qua convergono entrambi i bivi, di quelli che si sono diretti a Palmira dalla Siria e di quelli che sono venuti da Gaza

[145] Da Petra fino a Carace abitano gli Omani, con le città un tempo famose di Abesamide e Sorattia fondate da Samiramide; ora sono luoghi solitari

Poi c'è la città che è soggetta al re dei Caraceni sulla riva del Pasitigri, di nome Forat, in cui arrivano da Petra, e da lì navigano con una corrente favorevole per 12 miglia verso Carace, poi per chi naviga dal regno partico (c'è) il villaggio di Teredonte
infra confluentem Euphratis et Tigris laeva fluminis Chaldaei optinent, dextra Nomades Scenitae

[146] quidam et alia duo oppida longis intervallis Tigri praenavigari tradunt, Barbatiam, mox Dumatham, quod abesse a Petra dierum X navigatione

nostri negotiatores dicunt Characenorum regi parere et Apameam, sitam ubi restagnatio Euphratis cum Tigri confluat; itaque molientes incursionem Parthos operibus obiectis inundatione arceri

[147] Nunc a Charace dicemus oram, Epiphani primum exquisitam; locus ubi Euphratis ostium fuit, flumen Salsum, promunturium Caldone, voragini similius quam mari per L orae, flumen Achenum, deserta C p

usque ad insulam Barum, sinus Capeus, quem accolunt Gaulopes et Gattaei, sinus Gerrhaicus, oppidum Gerrha, V p
Sotto la confluenza dell'Eufrate e del Tigri i Caldei si stanziano a sinistra del fiume, a destra i Nomadi Sceniti

[146] Alcuni tramandano che altre due città sono attraversate sul Tigri a lunghe distanze, Barbazia, poi Dumata, che questa dista da Petra 10 giorni di navigazione

I nostri mercanti dicono essere soggetta al re dei Caraceni anche Apamea, posta dove il ristagno dell'Eufrate confluisce col Tigri; che perciò respingono i Parti che preparano un'incursione con opere che fanno opposizione con un'inondazione

[147] Ora descriveremo la costa da Carace, esplorata per la prima volta da Epifane

Il luogo dove ci fu la foce dell'Eufrate, il fiume Salso, il promontorio Caldone, più simile a una voragine che al mare per 50 miglia di costa, il fiume Acheno, deserti per 100 miglia fino all'isola di Baro, il golfo Capeo, che abitano Gaulopi e Gattei, il golfo Gerraico, la città di Gerra, della grandezza di 5 miglia; ha torri di blocchi di sale squadrati

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amplitudine; turres habet ex salis quadratis molibus; [148] a litore L regio Attene, ex adverso Tylos insula, totidem milibus a litore, plurimis margaritis celeberrima cum oppido eiusdem nominis, iuxtaque altera minor, a promunturio eius XII D p

ultra magnas aspici insulas tradunt, ad quas non sit perventum; huius ambitum CXII D p

, a Perside longius abesse, adiri uno alveo angusto

insula Ascliae, gentes Nochaeti, Zurazi, Borgodi, Catharraei, Nomades, flumen Cynos; [149] ultra navigationem inconpertam ab eo latere propter scopulos tradit Iuba praetermissa mentione oppidi Omanorum Batrasavaves et Omanae, quod priores celebrem portum Carmaniae fecere, item Homnae et Attanae, quae nunc oppida maxime celebrari a Persico mari nostri negotiatores dicunt
[148] La regione Attene a 50 miglia dal litorale, di fronte l'isola di Tilo, ad altrettante miglia dalla costa, molto famosa per le abbondanti perle con la città dello stesso nome, e vicino un'altra più piccola, a 12 miglia e mezzo dal suo promontorio

Dicono che oltre si vedono grandi isole, alle quali non si giunse, che il suo circuito di 112 miglia e mezzo dista più lontano dalla Perside, che si raggiunge con uno stretto passaggio

L'isola di Asclia, i popoli Noceti, Zurazi, Borgodi, Catarrei, Nomadi, il fiume Cino

[149] Giuba riferisce da quel versante una navigazione incerta al di là a causa degli scogli essendo stata tralasciata la menzione della città degli Omani Batrasavavi e di Omana, che i precedenti resero un porto frequentato della Carmania, ancora Omna e Attana, città che i nostri mercanti dicono ora essere soprattutto rinomate dal golfo Persico

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