Petronio, Satyricon: 16-30, pag 2

Petronio, Satyricon: 16-30

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 16-30

Intrat cinaedus, homo omnium insulsissimus et plane illa domo dignus, qui ut infractis manibus congemuit, eiusmodi carmina effudit:Huc huc convenite nunc, spatalocinaedi,pede tendite, cursum addite, convolate planta,femore facili, clune agili et manu procaces,molles, veteres, Deliaci manu recisi

Consumptis versibus suis immundissimo me basio conspuit

Mox et super lectum venit atque omni vi detexit recusantem

Super inguina mea diu multumque frustra moluit

Profluebant per frontem sudantis acaciae rivi, et inter rugas malarum tantum erat cretae, ut putares detectum parietem nimbo laborare

[XXIV] Non tenui ego diutius lacrimas, sed ad ultimam perductus tristitiam: 'Quaeso, inquam, domina, certe embasicoetan iusseras dari'

Complosit illa tenerius manus et: 'O, inquit, hominem acutum atque urbanitatis vernaculae fontem
Entra di nuovo il culattone, uomo di rara demenza e in tutto all'altezza di quella casa, il quale, dopo aver fatto scrocchiare le dita fino a farsi male, se ne esce con questi versi: Qua, qua radunatevi qua mie morbide checche,avanti, correte veloci, librate nel vento le piante,veloci di coscia, di natica lesti, di mano sfrontati,miei vecchi, adorati, castrati di Delo

Dopo aver chiuso coi suoi versi, mi sbava la faccia con un bacio schifosissimo

Poi mi salta sul letto e mettendocela tutta riesce a spogliarmi anche se io non voglio

si dà molto da fare, e a lungo, con le mie parti basse, senza grossi risultati

Dalla fronte fradicia di sudore gli colano rivoli di belletto, mentre nelle grinze del viso c'era tanto di quel fondotinta che l'avresti scambiato per un muro scrostato dalla pioggia battente

24 Non riesco a trattenere più a lungo le lacrime e, arrivato al colmo dell'avvilimento, esclamo: Mia signora perdonami, ma avevi ordinato di portarmi il vasino

Lei batte con grazia le mani e replica: Ma che tipo sottile e che spirito da uomo di mondo
Quid

Tu non intellexeras cinaedum embasicoetan vocari

Deinde ne contubernali meo melius succederet: 'Per fidem, inquam, vestram, Ascyltos in hoc triclinio solus ferias agit

-- Ita, inquit Quartilla, et Ascylto embasicoetas detur'

Ab hac voce equum cinaedus mutavit, transituque ad comitem meum facto clunibus eum basiisque distrivit

Stabat inter haec Giton et risu dissolvebat ilia sua

Itaque conspicata eum Quartilla, cuius esset puer diligentissima sciscitatione quaesivit

Cum ego fratrem meum esse dixissem: 'Quare ergo, inquit, me non basiavit

vocatumque ad se in osculum adplicuit

Mox manum etiam demisit in sinum et pertractato vasculo tam rudi: 'Haec, inquit, belle cras in promulside libidinis nostrae militabit; hodie enim post asellum diaria non sumo'
Ma come

Non avevi capito che qui i culattoni li chiamiamo vasini

Poi, perché ce ne fosse anche per il mio socio, osservo: Ma abbiate pazienza: possibile che su questo divano Ascilto sia l'unico a essere lasciato in pace

Allora risponde Quartilla, portate il vasino anche ad Ascilto

A queste parole il culattone cambia cavallo e, saltando addosso al mio compare, se lo lavora a colpi di chiappe e di baci

Gitone, che era in piedi lì in mezzo, si sbellicava dal ridere

Quartilla, dopo averlo avvistato, si informa per filo e per segno di chi sia il ragazzino

E quando io specifico che è mio fratello, lei ribatte: Perché allora non mi ha baciata

Lo chiama lì da lei, gli si attacca alla bocca

Poi, ficcandogli le mani sotto il vestito, e tastandogli l'arnese ancora in erba, commenta: Questo verrà bene da antipasto nell'orgia di domani: oggi che mi sono beccata una mazza asinina, di robetta così ne posso fare a meno
[XXV] Cum haec diceret, ad aurem eius Psyche ridens accessit et cum dixisset nescio quid: 'Ita, ita, inquit Quartilla, bene admonuisti

Cur non, quia bellissima occasio est, devirginatur Pannychis nostra'

Continuoque producta est puella satis bella et quae non plus quam septem annos habere videbatur, ea ipsa quae primum cum Quartilla in cellam venerat nostram

Plaudentibus ergo universis et postulantibus nuptias, obstupui ego et nec Gitona, verecundissimum puerum, sufficere huic petulantiae adfirmavi, nec puellam eius aetatis esse, ut muliebris patientiae legem posset accipere'

Ita, inquit Quartilla, minor est ista quam ego fui, cum primum virum passa sum

Iunonem meam iratam habeam, si unquam me meminerim virginem fuisse
25 Mentre diceva queste cose, Psiche ridendo le sussurra all'orecchio qualcosa che non riesco a capire; Ma certo, esclama Quartilla, è proprio un ottimo suggerimento

Non è forse una magnifica occasione per far sverginare la nostra Pannichide

Fanno subito entrare una ragazzina abbastanza graziosa e che non dimostra più di sette anni, la stessa che era entrata nella nostra camera insieme a Quartilla

Tutti applaudono e chiedono che si celebrino le nozze; io, invece, rimango di sasso e dico che né Gitone, ragazzo quanto mai rispettoso, avrebbe mai avuto il fegato di commettere una simile porcata, né la ragazzina aveva l'età per sostenere da donna fatta un assalto in piena regola

Non crederai mica interviene Quartilla che questa qui sia più giovane di quanto ero io la prima volta che mi è toccato andare con un uomo

Che Giunone mi strafulmini, se mi ricordo d'essere mai stata vergine

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Petronio, Satyricon: 132-141
Petronio, Satyricon: 132-141

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 132-141

Nam et infans cum paribus inquinata sum, et subinde procedentibus annis maioribus me pueris adplicui, donec ad hanc aetatem perveni

Hinc etiam puto proverbium natum illud, ut dicatur posse taurum tollere, qui vitulum sustulerit'

Igitur ne maiorem iniuriam in secreto frater acciperet, consurrexi ad officium nuptiale

[XXVI] Iam Psyche puellae caput involverat flammeo, iam embasicoetas praeferebat facem, iam ebriae mulieres longum agmen plaudentes fecerant, thalamumque incesta exornaverant veste

Tum Quartilla quoque iocantium libidine accensa et ipsa surrexit, correptumque Gitona in cubiculum traxit

Sine dubio non repugnaverat puer, ac ne puella quidem tristis expaverat nuptiarum nomen
Da bambina ho perso il mio onore coi coetanei, poi, col passare degli anni, me la facevo con ragazzi sempre più grandi, e così fino ad oggi

Anzi, credo che proprio di lì venga il proverbio che dice 'chi riesce a reggere un vitello, domani potrà sollevare un toro'

Così, per evitare che al fratellino possa succedere qualcosa di peggio lontano da me, mi alzo per assistere alla cerimonia nuziale

26 Psiche aveva già avvolto la testa della ragazzina nel velo nuziale rosso porpora, il culattone ci stava già facendo strada con la torcia in mano, e le donne, ubriache com'erano, applaudivano schierate in fila, mentre sul letto avevano già sistemato la coperta destinata allo stupro

Quartilla allora, più infoiata ancora da quella messinscena, si alza anche lei, afferra Gitone per mano e lo trascina in camera

A dir la verità la cosa non fa granché schifo al ragazzo, né sembra che la bimbetta si spaventi a sentir parlare di nozze
Itaque cum inclusi iacerent, consedimus ante limen thalami, et in primis Quartilla per rimam improbe diductam adplicuerat oculum curiosum, lusumque puerilem libidinosa speculabatur diligentia

Me quoque ad idem spectaculum lenta manu traxit, et quia considerantium haeserant vultus, quicquid a spectaculo vacabat, commovebat obiter labra et me tamquam furtivis subinde osculis verberabat

Abiecti in lectis sine metu reliquam exegimus noctem

Venerat iam tertius dies, id est expectatio liberae cenae, sed tot vulneribus confossis fuga magis placebat quam quies

Itaque cum maesti deliberaremus quonam genere praesentem evitaremus procellam, unus servus Agamemnonis interpellavit trepidantes et: 'Quid

vos, inquit, nescitis hodie apud quem fiat

Trimalchio, lautissimus homo
Così, mentre i due si buttano a letto dopo esser stati chiusi dentro, noi ci sediamo di fronte alla porta della stanza, e Quartilla è la prima che, ficcando il suo occhio vizioso in un foro praticato apposta, spia con morbosa curiosità i giochetti dei due poppanti

Poi, con tocchi sinuosi, spinge anche me a contemplare quello spettacolo, ma, siccome così facendo ci sfioriamo la faccia, lei - non appena la scenetta ha un attimo di tregua - sporge in quell'attimo le labbra e come di nascosto mi slinguazza furtiva la bocca a colpi di baci

Buttati sui letti, passiamo il resto della notte senza nulla temere

Arriva il terzo giorno, cioè quello che noi aspettiamo per partecipare alla cena d'addio; solo che, rotti com'eravamo in tutto il corpo, l'idea di alzare i tacchi ci andava più a genio che la prospettiva di starcene lì a poltrire

Così, mentre discutiamo mogi mogi su quale sia il modo migliore per evitare la tempesta che c'è nell'aria, arriva a liberarci da ogni perplessità un servo di Agamennone che ci interpella: Come

Ma allora non sapete da chi si va oggi

Da Trimalcione, uno che scoppia di soldi

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Petronio, Satyricon: 91-110
Petronio, Satyricon: 91-110

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 91-110

Horologium in triclinio et bucinatorem habet subornatum, ut subinde sciat quantum de vita perdiderit'

Amicimur ergo diligenter obliti omnium malorum et Gitona libentissime servile officium tuentem iubemus in balneum sequi

[XXVII] Nos interim vestiti errare coepimus, immo iocari magis et circulis accedere, cum subito videmus senem calvum, tunica vestitum russea, inter pueros capillatos ludentem pila

Nec tam pueri nos, quamquam erat operae pretium, ad spectaculum duxerant, quam ipse pater familiae, qui soleatus pila prasina exercebatur

Nec amplius eam repetebat quae terram contigerat, sed follem plenum habebat servus sufficiebatque ludentibus
in sala da pranzo ha un orologio e un trombettiere, piazzato lì apposta per ricordargli via via quanto tempo della sua vita se n'è andato

A queste parole, scordandoci di tutti i nostri guai, ci intabarriamo per bene e ordiniamo a Gitone - ben felice di recitare la parte dello schiavo - di venire con noi alle terme

27 Nel frattempo, senza stare a spogliarci, ci mettiamo a gironzolare; anzi a fare battute passando da un gruppo all'altro, quando all'improvviso vediamo un vecchio crapa pelata con addosso una tunica rosso fuoco, impegnato a giocare a palla in mezzo a dei giovani con i capelli lunghi

Ciò che colpì la nostra attenzione non erano tanto i ragazzi (anche se ne valeva la pena), quanto piuttosto il loro padrone che, con le pantofole ai piedi, si stava allenando con una palla color verde pisello

Il bello è che non raccattava mica quelle che cadevano a terra, ma c'era lì un servo pronto con una sacca piena di palle di riserva da distribuire ai giocatori
Notavimus etiam res novas: nam duo spadones in diversa parte circuli stabant, quorum alter matellam tenebat argenteam, alter numerabat pilas, non quidem eas quae inter manus lusu expellente vibrabant, sed eas quae in terram decidebant

Cum has ergo miraremur lautitias, accurrit Menelaus: 'Hic est, inquit, apud quem cubitum ponitis, et quidem iam principium cenae videtis

Et iam non loquebatur Menelaus cum Trimalchio digitos concrepuit, ad quod signum matellam spado ludenti subiecit

Exonerata ille vesica aquam poposcit ad manus, digitosque paululum adspersos in capite pueri tersit

[XXVIII] Longum erat singula excipere

Itaque intravimus balneum, et sudore calfacti momento temporis ad frigidam eximus

Iam Trimalchio unguento perfusus tergebatur, non linteis, sed palliis ex lana mollissima factis
Notammo anche delle altre bizzarrie: impalati alle estremità opposte del cerchio c'erano i due eunuchi, il primo con in mano un pitale d'argento, il secondo intento a conteggiare non tanto le palle che passavano di mano in mano nel corso del gioco, quanto quelle che cadevano a terra

Mentre noi siamo lì a guardare a bocca aperta quelle finezze, arriva di corsa Menelao che dice: Ecco da chi andate a mangiare stasera, anche se quel che avete visto è soltanto l'inizio

Menelao aveva appena finito di parlare, che Trimalcione schiocca le dita e a quel segnale l'eunuco porge il pitale al giocatore

E quello, dopo aver scaricato la vescica, si fa portare dell'acqua per le mani, la sfiora appena con le dita e quindi se le asciuga coi capelli di uno dei ragazzi

28 Impossibile notare tutta quella sfilza di particolari

Così entriamo nel bagno e, una volta madidi di sudore, in un lampo ci ficchiamo sotto la doccia fredda

Intanto Trimalcione, pieno di creme, si stava asciugando non con le solite salviette, ma con asciugamani di lana finissima

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Petronio, Satyricon: 61-75
Petronio, Satyricon: 61-75

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 61-75

Tres interim iatraliptae in conspectu eius Falernum potabant, et cum plurimum rixantes effunderent, Trimalchio hoc suum propinasse dicebat

Hinc involutus coccina gausapa lecticae impositus est praecedentibus phaleratis cursoribus quattuor et chiramaxio, in quo deliciae eius vehebantur, puer vetulus, lippus, domino Trimalchione deformior

Cum ergo auferretur, ad caput eius symphoniacus cum minimis tibiis accessit et tanquam in aurem aliquid secreto diceret, toto itinere cantavit

Sequimur nos admiratione iam saturi et cum Agamemnone ad ianuam pervenimus, in cuius poste libellus erat cum hac inscriptione fixus:QVISQVIS SERVVS SINE DOMINICO IVSSV FORAS EXIERIT ACCIPIET PLAGAS CENTVM
Nel contempo tre massaggiatori gli trincano bottiglie di Falerno davanti agli occhi, ma siccome litigando tra loro ne versano un bel po' per terra, Trimalcione dice che è tutto alla sua salute

Poi, bardato in una veste scarlatta, viene issato su una portantina preceduta da quattro lacchè in livrea e da una specie di carrozzina a mano nella quale c'era il suo tesoro, un bambino con la faccia da vecchietto, tutto cisposo e più brutto ancora del suo padrone

Mentre lo trasportano in questo modo, gli si avvicina un musicista con un flauto minuscolo in mano, che per tutto il tragitto gli fa da colonna sonora, come se gli sussurrasse qualcosa alle orecchie

Dietro veniamo noi, già un po' seccati da tutte quelle sorprese, e, sempre insieme ad Agamennone, arriviamo alla porta di casa, sul cui stipite era inchiodato un cartello con su scritte queste parole: Qualsiasi servo esca di casa senza il permesso del padrone, riceverà cento frustate
In aditu autem ipso stabat ostiarius prasinatus, cerasino succinctus cingulo, atque in lance argentea pisum purgabat

Super limen autem cavea pendebat aurea in qua pica varia intrantes salutabat

[XXIX] Ceterum ego dum omnia stupeo, paene resupinatus crura mea fregi

Ad sinistram enim intrantibus non longe ab ostiarii cella canis ingens, catena vinctus, in pariete erat pictus superque quadrata littera scriptum CAVE CANEM

Et collegae quidem mei riserunt

Ego autem collecto spiritu non destiti totum parientem persequi

Erat autem venalicium cum titulis pictis, et ipse Trimalchio capillatus caduceum tenebat Minervamque ducente Romam intrabat

Hinc quemadmodum ratiocinari didicisset, deinque dispensator factus esset, omnia diligenter curiosus pictor cum inscriptione reddiderat
Sempre lì sull'ingresso c'era un portiere in uniforme verdognola con in vita tanto di cintura color ciliegia e intento a sbucciare piselli su un vassoio d'argento

Sulla soglia penzolava una gabbia d'oro con dentro una gazza screziata che dava il benvenuto alla gente in arrivo

29 E mentre io me ne sto lì impalato a guardare tutte quelle cose, faccio un salto indietro che per poco non mi spacco una gamba

Infatti, a sinistra per chi entrava, a pochi passi dalla guardiola del portinaio, vedo dipinto sul muro un cane gigantesco tenuto però alla catena e con sopra scritto a lettere cubitali: Attenti al cane

I miei soci scoppiano a ridere

Ma io, dopo essermi ripreso dallo spavento, mi rimetto a studiare la parete esaminandola per intero

C'era dipinto un mercato di schiavi con tanto di cartellino al collo e Trimalcione in persona che, con capelli fluenti e in mano il caduceo, faceva ingresso a Roma scortato da Minerva

Di seguito il pittore compiacente lo aveva accuratamente effigiato con tanto di cartigli nell'atto di imparare a far di conto e poi nel giorno in cui era stato nominato tesoriere

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Petronio, Satyricon: 76-90
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Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 76-90

In deficiente vero iam porticu levatum mento in tribunal excelsum Mercurius rapiebat

Praesto erat Fortuna cornu abundanti copiosa et tres Parcae aurea pensa torquentes

Notavi etiam in porticu gregem cursorum cum magistro se exercentem

Praeterea grande armarium in angulo vidi, in cuius aedicula erant Lares argentei positi Venerisque signum marmoreum et pyxis aurea non pusilla, in qua barbam ipsius conditam esse dicebant

Interrogare ergo atriensem coepi, quas in medio picturas haberent'

Iliada et Odyssian, inquit, ac Laenatis gladiatorium munus'

[XXX] Non licebat tam multa otiose considerare

Nos iam ad triclinium perveneramus, in cuius parte prima procurator rationes accipiebat
In fondo al portico, Mercurio lo issava verso un altissimo trono prendendolo per il mento

Al suo fianco c'era la Fortuna con il corno dell'abbondanza e le tre Parche impegnate a filare con conocchie d'oro

Nel portico vedo anche una squadra di atleti intenti ad allenarsi nella corsa sotto la guida di un preparatore

In un angolo noto poi un grosso armadio, dentro cui, in una nicchia, c'erano dei Lari d'argento, una statua di Venere in marmo e un calice d'oro di proporzioni ragguardevoli, nel quale si vociferava fossero conservati i peli della prima barba di Trimalcione

A quel punto attacco a chiedere al maggiordomo che cosa rappresentino le pitture visibili al centro

L'Iliade e l'Odissea risponde lui, e l'incontro tra i gladiatori di Lenate

30 Ma non era davvero possibile star lì a osservare tutta quella roba

Eravamo ormai in prossimità della sala da pranzo, dove un sovrintendente stava facendo dei conti

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