Petronio, Satyricon: 16-30

Petronio, Satyricon: 16-30

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 16-30
[XVI] Sed ut primum beneficio Gitonis praeparata nos implevimus cena, ostium satis audaci strepitu impulsum exsonuit

Cum et ipsi ergo pallidi rogaremus quis esset: 'Aperi, inquit, iam scies'

Dumque loquimur, sera sua sponte delapsa cecidit reclusaeque subito fores admiserunt intrantem

Mulier autem erat operto capite, et: 'Me derisisse, inquit, vos putabatis

Ego sum ancilla Quartillae, cuius vos sacrum ante cryptam turbastis

Ecce ipsa venit ad stabulum petitque ut vobiscum loqui liceat

Nolite perturbari

Nec accusat errorem vestrum nec punit, immo potius miratur, quis deus iuvenes tam urbanos in suam regionem detulerit'

[XVII] Tacentibus adhuc nobis et ad neutram partem adsentationem flectentibus intravit ipsa, una comitata virgine, sedensque super torum meum diu flevit
16 Avevamo appena finito di rimpinzarci coi manicaretti preparati da Gitone, quando sentiamo bussare alla porta con fragore minaccioso

Chiediamo pieni di paura Chi è e subito da fuori una voce ci risponde: Apri e lo saprai

Mentre ci scambiamo queste battute, lo scrocco della porta scivola via da solo e i battenti si spalancano, lasciando entrare il nuovo venuto

una donna con un velo sul viso, la stessa che poco prima era insieme al contadino, e diceCredevate di avermi presa in giro

Sono l'ancella di Quartilla, che poco fa voi avete disturbato mentre celebrava un sacrificio di fronte alla cripta

venuta di persona qui alla vostra locanda e chiede di potervi parlare

Non spaventatevi

non vuole accusarvi né punirvi per l'errore che avete commesso; piuttosto muore dalla voglia di sapere quale dio mai abbia condotto dalle sue parti dei giovanotti così a modo

17 Mentre noi ce ne stiamo a bocca chiusa senza azzardarci a prendere posizione, lei entra accompagnata da una ragazzina, si siede sul mio letto e attacca a piangere come una fontana
Ac ne tunc quidem nos ullum adiecimus verbum, sed attoniti expectavimus lacrimas ad ostentationem doloris paratas

Vt ergo tam ambitiosus detonuit imber, retexit superbum pallio caput, et manibus inter se usque ad articulorum strepitum constrictis: 'Quaenam est, inquit, haec audacia, aut ubi fabulas etiam antecessura latrocinia didicistis

Misereor mediusfidius vestri; neque enim impune quisquam quod non licuit, aspexit

Utique nostra regio tam praesentibus plena est numinibus, ut facilius possis deum quam hominem invenire

Ac ne me putetis ultionis causa huc venisse; aetate magis vestra commoveor quam iniuria mea

Imprudentes enim, ut adhuc puto, admisistis inexpiabile scelus

Ipsa quidem illa nocte vexata tam periculoso inhorrui frigore, ut tertianae etiam impetum timeam
Noi continuiamo a tacere e aspettiamo increduli che la finisca con tutte quelle lacrime che si era preparata per simulare un grande dolore

Quando finalmente quel diluvio da sceneggiata si smorza, la donna si toglie il velo scoprendo un volto indignato e, stropicciandosi le mani fino a far scrocchiare le giunture, dice: Che razza di sfrontatezza è mai la vostra, e dove avete imparato questi numeri da balordi che superano di gran lunga quelli teatrali

Provo pena per voi, dio solo sa quanto, perché nessuno ha mai assistito a cerimonie di culto proibite passandola liscia

In ogni modo, il nostro territorio è così affollato di numi tutelari, che in giro è più facile trovare un dio che un uomo

Ma non crediate che sia venuta qua per vendicarmi; mi ha toccato più la vostra giovane età che non l'offesa subita

Perché ho l'impressione che sia stata l'imprudenza a farvi commettere un sacrilegio tanto imperdonabile

Quella notte ebbi dei brividi di freddo tanto preoccupanti da farmi temere un attacco di febbre terzana
Et ideo medicinam sommo petii, iussaque sum vos perquirere atque impetum morbi monstrata subtilitate lenire

Sed de remedio non tam valde laboro; maior enim in praecordiis dolor saenit, qui me usque ad necessitatem mortis deducit, ne scilicet iuvenili impulsi licentia quod in sacello Priapi vidistis vulgetis, deorumque consilia proferatis in populum

Protendo igitur ad genua vestra supinas manus, petoque et oro ne nocturnas religiones iocum risumque faciatis, neve traducere velitis tot annorum secreta, quae vix mille homines noverunt'

[XVIII] Secundum hanc deprecationem lacrimas rursus effudit gemitibusque largis concussa tota facie ac pectore torum meum pressit
Così cercai rimedio nel sonno e mi fu ordinato di cercarvi e di smorzare l'assalto della malattia ricorrendo a un ingegnoso espediente

Ma al momento non è il rimedio la mia più grossa preoccupazione: mi spezza il cuore un dolore ben più grande che finirà per togliermi la vita, e cioè la paura che voialtri, giovani e irresponsabili come siete, andiate a raccontare in giro quel che avete visto nel santuario di Priapo, e diate in pasto alla gente i segreti propositi degli dèi

Per questo mi inginocchio davanti a voi con le mani tese, chiedendovi e supplicandovi di non mettere in burla i riti notturni, e di non rivelare segreti tanto antichi, di cui sono venuti a conoscenza sì e no un migliaio di uomini

18 Dopo questa implorazione, scoppia di nuovo in lacrime e, scossa da singhiozzi esagerati, affonda il petto e il volto nel mio letto

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Petronio, Satyricon: 61-75
Petronio, Satyricon: 61-75

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 61-75

Ego eodem tempore et misericordia turbatus et metu, bonum animum habere eam iussi et de utroque esse securam: nam neque sacra quemquam vulgaturum, et si quod praeterea aliud remedium ad tertianam deus illi monstrasset, adiuvaturos nos divinam providentiam vel periculo nostro

Hilarior post hanc pollicitationem facta mulier basiavit me spissius, et ex lacrimis in risum mota descendentes ab aure capillos meos lenta manu duxit et: 'Facio, inquit, indutias vobiscum, et a constituta lite dimitto

Quod si non adnuissetis de hac medicina quam peto, iam parata erat in crastinum turba, quae et iniuriam meam vindicaret et dignitatem:Contemni turpe est, legem donare superbum;hoc amo, quod possum qua libet ire via

Nam sane et sapiens contemptus iurgia nectit,et qui non iugulat, victor abire solet
Commosso e impressionato al contempo, io le dico di farsi coraggio e di stare tranquilla tanto per l'una che per l'altra cosa: nessuno sarebbe andato a raccontare in giro i sacri misteri, e se poi un dio le avesse consigliato qualche altro rimedio per la sua febbre terzana, non avremmo avuto esitazioni a dare una mano alla divina provvidenza, anche a costo di rischiare di persona

Tornata di buon umore dopo la promessa, la donna attacca a sbaciucchiarmi da tutte le parti, e, passando dalle lacrime al riso, mi aggiusta con tocchi languidi i capelli dietro le orecchie e poi dice: Con voi voglio fare pace e ritiro ogni accusa

Se però non aveste accettato di darmi la medicina che cerco, era già pronta per domani una banda incaricata di vendicare l'offesa fatta alla mia dignità: Venir disprezzati è infame, perdonare è bello; amo seguir la via che mi piace

Se offeso, anche il saggio chiede ragione,ma vince davvero chi non taglia la gola all'avversario
Complosis deinde manibus in tantum repente risum effusa est, ut timeremus

Idem ex altera parte et ancilla fecit, quae prior venerat, idem virguncula, quae una intraverat

[XIX] Omnia mimico risu exsonuerant, cum interim nos quae tam repentina esset mutatio animorum facta ignoraremus, ac modo nosmetipsos, modo mulieres intueremur

'Ideo vetui hodie in hoc deversorio quemquam mortalium admitti, ut remedium tertianae sine ulla interpellatione a vobis acciperem'

Ut haec dixit Quartilla, Ascyltos quidem paulisper obstupuit, ego autem frigidior hieme Gallica factus nullum potui verbum emittere

Sed ne quid tristius expectarem, comitatus faciebat

Tres enim erant mulierculae, si quid vellent conari, infirmissimae, scilicet contra nos, si nihil aliud, virilis sexus esset

At praecincti certe altius eramus
Poi, battendo le mani, scoppia in una risata tanto fragorosa che ci spaventiamo

Dal canto loro, si mettono a fare la stessa cosa anche l'ancella che l'aveva preceduta e la ragazzina che era arrivata con lei

19 Tutta la stanza rimbombava di quelle risa farsesche, mentre noi, che non riuscivamo ancora a capire che cosa avesse causato un mutamento di umore tanto repentino, un po' ci guardavamo negli occhi tra di noi, e un po' fissavamo le donne

per questo che oggi ho dato istruzione di non fare entrare anima viva nella locanda, per avere da voi il rimedio alla terzana, senza che nessuno venga a interrompere

A queste parole di Quartilla, Ascilto rimase mezzo basito, mentre io, che dentro mi sentivo più freddo di un inverno in Gallia, non riuscivo a spiccicare verbo

A farmi escludere il peggio era la composizione del gruppo

Loro erano infatti solo tre donnicciole per giunta non troppo in forze e, se solo avessero osato farci qualche brutto tiro, noi per lo meno avevamo dalla nostra il sesso

Inoltre, con la tunica tirata in su eravamo anche meno lenti

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Petronio, Satyricon: 111-131
Petronio, Satyricon: 111-131

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 111-131

Immo ego sic iam paria composueram ut, si depugnandum foret, ipse cum Quartilla consisterem, Ascyltos cum ancilla, Giton cum virgine

Tunc vero excidit omnis constantia attonitis, et mors non dubia miserorum oculos coepit obducere

[XX] 'Rogo, inquam, domina, si quid tristius paras, celerius confice: neque enim tam magnum facinus admisimus, ut debeamus torti perire'

Ancilla, quae Psyche vocabatur, lodiculam in pavimento diligenter extendit

Sollicitavit inguina mea mille iam mortibus frigida

Operuerat Ascyltos pallio caput, admonitus scilicet periculosum esse alienis intervenire secretis

Duas institas ancilla protulit de sinu alteraque pedes nostros alligavit, altera manus

Ascyltos, iam deficiente fabularum contextu: 'Quid

Ego, inquit, non sum dignus qui bibam
Ad ogni modo avevo già studiato gli accoppiamenti nel caso si fosse arrivati al corpo a corpo: io me la sarei vista con Quartilla, Ascilto con l'ancella e Gitone con la ragazzina

In quel momento rimanemmo sbigottiti e sentimmo che le forze ci venivano meno, mentre una morte certa cominciava a offuscare gli occhi di noi poveracci

20 Signora, dico, se hai in mente qualcosa di peggio, vedi di metterlo in pratica in fretta, perché non abbiamo commesso un delitto tanto grave da morire tra mille tormenti

L'ancella che si chiamava Psiche stese con cura una coperta sul pavimento

Mi maneggiò gli attributi che ormai erano freddi come se fossero morti un migliaio di volte

Ascilto aveva nel mentre infilato la testa nel mantello, perché era stato messo in guardia sul rischio di ficcare il naso nei segreti affari altrui

L'ancella tirò fuori di tasca due cordicelle, usandone prima una e poi l'altra per legarci mani e piedi

Ascilto, vedendo che la conversazione era arrivata a un punto morto: Che diamine

disse Possibile che non mi venga versato un goccetto
Ancilla risu meo prodita complosit manus et: 'Apposui: quidem adulescens, solus tantum medicamentum ebibisti

-- Itane est

inquit Quartilla, quicquid saturei fuit, Encolpius ebibit

Non indecenti risu latera commovit

Ac ne Giton quidem ultimo risum tenuit, utique postquam virguncula cervicem eius invasit et non repugnanti puero innumerabilia oscula dedit

[XXI] Volebamus miseri exclamare, sed nec in auxilio erat quisquam, et hinc Psyche acu comatoria cupienti mihi invocare Quiritum fidem malas pungebat, illinc puella penicillo, quod et ipsum satureo tinxerat, Ascylton opprimebat

Ultimo cinaedus supervenit myrtea subornatus gausapa cinguloque succinctus
E l'ancella, chiamata in causa dalla mia risata, batté le mani e dichiarò: Cocco, io l'ho messo qua; ti sarai mica bevuto da solo tutta quella roba

Cosa

interruppe Quartilla Encolpio s'è scolato tutto il satirio che c'era

Ancheggiò senza tanto sbracarsi in risate

Perfino Gitone alla fine scoppiò a ridere, specie quando la ragazzina gli si avvinghiò al collo, cominciando a inondarlo di baci cui lui non diceva certo di no

21 Disperati come eravamo, avremmo voluto chiedere aiuto, ma non c'era un cane che ci potesse dare una mano; e non appena io cercavo di attirare l'attenzione dei passanti, Psiche mi punzecchiava le guance con una forcina da capelli, mentre la ragazzetta tormentava Ascilto con un pennellino ugualmente imbevuto di satirio

Per ultimo sopraggiunse un culattone in vestaglia color mirto con tanto di cintura

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Petronio, Satyricon: 46-60
Petronio, Satyricon: 46-60

Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 46-60

modo extortis nos clunibus cecidit, modo basiis olidissimis inquinavit, donec Quartilla, ballaenaceam tenens virgam alteque succincta, iussit infelicibus dari missionem

Uterque nostrum religiosissimis iuravit verbis inter duos periturum esse tam horribile secretum

Intraverunt palaestritae quamplures et nos legitimo perfusos oleo refecerunt

UVtcunque ergo lassitudine abiecta cenatoria repetimus et in proximam cellam ducti sumus, in qua tres lecti strati erant et reliquus lautitiarum apparatus splendidissime eitus

Iussi ergo discubuimus, et gustatione mirifica initiati vino etiam Falerno inundamur

Excepti etiam pluribus ferculis cum laberemur in somnum: 'Itane estinquit Quartilla, etiam dormire vobis in mente est, cum sciatis Priapi genio pervigilium deberi'
si venne a strusciare addosso a noi agitando le natiche e ci insozzò con dei baci schifosi, finché Quartilla, con una stecca di balena in mano e la gonna tirata su, gli intimò di aver pietà di noi e di lasciarci tirare il fiato

Con formule sacrosante giurammo tutti e due che un segreto tanto terribile ce lo saremmo portati nella bara

Entrarono dei massaggiatori in massa che ci unsero da capo a piedi di olio di oliva rimettendoci in sesto

Così, non sentendo più la stanchezza, indossammo gli abiti per la cena e fummo portati in una camera attigua dove c'erano tre letti pronti all'uso e una parata di leccornie imbandite come dio comanda

Ci dissero di sdraiarci e subito attacchiamo con un antipasto incredibile che inondiamo addirittura con del Falerno

Rimpinzati da molti altri manicaretti, quando ormai stiamo per franare nel sonno, Quartilla interviene: Non penserete mica di andarvene già a letto, quando sapete benissimo che questa notte va dedicata per intero al culto di Priapo
[XXII] Cum Ascyltos gravatus tot malis in somnum laberetur, illa quae iniuria depulsa fuerat ancilla totam faciem eius fuligine longa perfricuit, et non sentientis labra umerosque sopitionibus pinxit

Iam ego etiam tot malis fatigatus minimum veluti gustum hauseram somni; idem et tota intra forisque familia fecerat, atque alii circa pedes discumbentium sparsi iacebant, alii parietibus appliciti, quidam in ipso limine coniunctis manebant capitibus; lucernae quoque umore defectae tenue et extremum lumen spargebant, cum duo Syri expilaturi lagoenam triclinium intraverunt, dumque inter argentum avidius rixantur, diductam fregerunt lagoenam

Cecidit etiam mensa cum argento, et ancillae super torum marcentis excussum forte altius poculum caput fregit
22 Mentre Ascilto, stremato da tutte quelle avventure, non si reggeva più in piedi dal sonno, l'ancella da lui prima ingiuriosamente respinta gli sfrega tutta la faccia con della fuliggine e gli tatua sui fianchi e sulle spalle tanti bei cazzetti senza che lui se ne accorga

Anch'io, stremato com'ero da tutti quegli accidenti, comincio a pregustarmi il piacere di un sonnellino; lo stesso fa la servitù dentro e fuori la sala da pranzo: c'è chi si stravacca tra i piedi degli invitati, chi invece ronfa accasciato contro le pareti, mentre altri se la dormono in piedi sulla porta, testa contro testa, mentre le lampade, con l'olio ormai quasi finito, spandono una luce fioca e tremolante; In quel momento due schiavi siriani entrano nella sala da pranzo per portarsi via una bottiglia: mentre se la contendono con la bava alla bocca in mezzo a tutti quegli argenti, la bottiglia sgraffignata cade e va in mille pezzi

Insieme a tutta l'argenteria crolla a terra anche il tavolo e capita che un bicchiere schizzato in aria per poco non mandi al creatore una serva stravaccata su un letto

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Petronio, Satyricon: 01 - 15
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Latino: dall'autore Petronio, opera Satyricon parte 01 - 15

Ad quem ictum exclamavit illa, pariterque et fures prodidit et partem ebriorum excitavit

Syri illi qui venerant ad praedam, postquam deprehensos se intellexerunt, pariter secundum lectum conciderunt, ut putares hoc convenisse, et stertere tanquam olim dormientes coeperunt

Iam et tricliniarches experrectus lucernis occidentibus oleum infuderat, et pueri detersis paulisper oculis redierant ad ministerium, cum intrans cymbalistria et concrepans aera omnes excitavit

[XXIII] Refectum igitur est convivium et rursus Quartilla ad bibendum revocavit

Adiuvit hilaritatem comissantis cymbalistria
Per la botta la tipa caccia un urlo e automaticamente stana i ladri svegliando parte della gente ubriaca

I due siriani venuti a fare il colpo, quando si vedono scoperti, in un attimo si lasciano cadere ai piedi di un letto, come da copione, e attaccano a russare quasi stessero dormendo da un pezzo

L'addetto al triclinio, svegliato anche lui, versa dell'olio nelle lampade ormai in riserva, mentre i servi più giovani, dopo essersi stropicciati un attimo gli occhi, tornano alle loro faccende, proprio mentre entra in sala una virtuosa di cembalo che ci sveglia tutti con un colpo di piatti

23 Il festino riprende e Quartilla invita di nuovo a trincare

La tipa del cembalo fa crescere l'allegria della gozzoviglia

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